Risultato della ricerca: treno veloce cagliari sassari
Cosa si aspetta a fare veramente l’Università della Sardegna? Professori datevi una mossa. E la Regione non stia a guardare!
A proposito di classifiche delle Università. In quelle stilate dal Sole 24 ore le Università della Sardegna sono situate inesorabilmente in fondo. Le cose vanno meglio nelle classifiche per settori disciplinari stilate dal Censis per la Grande guida di Repubblica. In ogni caso tra i punti deboli più rilevanti delle Università sarde vi sono la mancanza di attrattività e la carenza di sbocchi occupativi. Difficile colmare quest’ultima carenza, seppure qualcosa in più si deve escogitare, ma sull’aspetto della attrattività oggi non si fa quasi nulla e invece si potrebbe fare moltissimo, per esempio con la federazione dei due Atenei, federazione vera sotto l’egida dell’Università della Sardegna. Lo ripetiamo (e per questo riproduciamo un nostro articolo su Aladin e altre News on line), anche se gli accademici non ne vogliono sentire, ripiegando su mezze misure come l’attuale finta federazione tra i due Atenei. Eppure chiunque sappia di marketing sa che Cagliari e Sassari all’estero sono del tutto sconosciute e l’unico brand attrattivo è “Sardegna”. L’Università della Sardegna come The University of California: questa è una soluzione giusta. Non basta certo, ma questa scelta aiuterebbe eccome!
di Franco Meloni (su Aladinews del 2 febbraio 2015) – segue –
E allora? Si muove?
La commissione parlamentare: saremo alleati della giunta
Impegni dopo le proteste, i fondi erano scesi a soli 30 milioni
Meta: «Più risorse alle ferrovie dell’isola Noi lo esigeremo»
SASSARI «Stiamo già operando per far arrivare più risorse finanziarie alla rete ferroviaria dell’isola». L’impegno è di Michele Meta, Pd, presidente della commissione parlamentare trasporti. «E per capire come la giunta regionale possa essere nostra alleata abbiamo così promosso un incontro per martedì con i suoi rappresentanti», spiega l’esponente democratico. Al vertice dovrebbe prendere parte il governatore o l’assessore Massimo Deiana. – segue –
Università della Sardegna. Il dibattito è aperto. I pro e i contro. Le decisioni urgono
Il confronto
Una eventuale fusione degli atenei di Sassari e Cagliari andrebbe evidentemente a tutto svantaggio di quello turritano Se ne occupi la politica
di Antonietta Mazzette
Da alcune settimane si è ricominciato a dibattere sulla cosiddetta Università della Sardegna, discettando su dove collocare il Consiglio di amministrazione: Oristano, Nuoro, chissà! Non è ben chiaro se il cuore della proposta sia quello di una fusione dei due atenei sardi o se, più limitatamente, sia quello di una federazione governata da un unico organo collegiale. Comunque, un unico consiglio di amministrazione significa che, giacché l’università di Sassari è più piccola di quella di Cagliari, si ritroverebbe ad essere, per così dire, “un azionista di minoranza”, con meno peso economico e meno rappresentanza politico-culturale. Considerato che le previsioni sul futuro delle università non inducono ad essere ottimisti, scarsi finanziamenti e costante riduzione dei docenti si potrebbero tradurre in scelte quali, ad esempio, accorpamento dei corsi nel caso in cui ci siano duplicati. Ossia quasi tutti, esclusi quelli di Agraria e Veterinaria e forse Medicina. Le raccomandazioni di andare verso federazioni o fusioni erano contenute nella Legge Gelmini, ma non è un caso che il sistema universitario italiano le abbia largamente ignorate. Non mi risulta che in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna etc. qualcuno si sia appassionato a questo tema, per cui il nostro è un dibattito tutto locale. Ma non sottovaluto le argomentazioni che stanno alla base degli interventi di alcuni studiosi cagliaritani ed entro nel merito. I due atenei sardi si collocano stabilmente nelle graduatorie in una condizione mediana; quello di Sassari si ritrova spesso ai vertici delle graduatorie delle università medie. Con tutta la diffidenza che si deve avere verso dette graduatorie, ciò dimostra che il sistema universitario sardo è sano e forma laureati di media e buona qualità, con alcune eccellenze. Si pensi ai diversi casi di successo di cui scrive Giacomo Mameli. Naturalmente, i problemi delle due università sono destinati a crescere, tanto per il costante assottigliamento dei fondi e l’assenza di turn over, quanto per la debolezza strutturale del sistema economico sardo. Debolezza che incide negativamente su alcuni indicatori e dunque sulla dotazione dei finanziamenti ministeriali, quali tasse non elevate, scarsa occupazione dei laureati, poca attrattività di studenti provenienti dal di là del mare. Se questa sommaria descrizione dello stato delle cose ha un fondamento, la proposta di Università della Sardegna esige almeno due domande: quali vantaggi e quali costi comporta? Tra i primi certamente vanno asseverati risparmio (compreso quello riguardante il capitale umano), efficienza e maggiore razionalizzazione dell’offerta formativa. Per ciò che riguarda i costi, invece, è necessario chiedersi se questa “nuova” università avrà o no un incremento di iscritti, se potrà essere di maggiore qualità, di quale natura saranno gli effetti sul territorio, a partire da Sassari, giacché, probabilmente l’ateneo di Sassari subirebbe i maggiori sacrifici. Ho molti dubbi che ci sarebbero incrementi di iscritti. Com’è noto, i giovani del Nord Sardegna se scelgono di non studiare a Sassari non vanno a Cagliari, bensì fuori dall’Isola (Pisa, Perugia, Pavia, Torino). Mentre i giovani che rischiano di non poter studiare a Sassari andrebbero a infoltire le fila di coloro che non studiano e non lavorano. Sulla qualità non saprei se un’unica struttura universitaria possa essere un migliore laboratorio di idee oppure no. Mentre gli effetti sulla città di Sassari sarebbero devastanti. La sua storica università, dopo l’Azienda sanitaria, è la più grande azienda del Nord Sardegna e una sua riduzione costituirebbe un evidente danno economico per il territorio. A tutto ciò aggiungo che la proposta di Università della Sardegna è un elemento di un puzzle più grande che va in una sola direzione: concentrare peso politico, risorse materiali e culturali verso l’area metropolitana di Cagliari. Si pensi alle politiche più recenti riguardanti gli assetti istituzionali, la mobilità, i porti. Ciò che però stupisce è il fatto che le classi dirigenti della vasta area territoriale del Nord-Sardegna sia silente, come se ciò di cui si sta discutendo fuori dai loro confini siano di scarso interesse.
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Universidade de Sardigna Università della Sardegna University of Sardinia
di Franco Meloni
Il treno veloce Cagliari-Sassari e viceversa (auspicabilmente esteso ad altre tratte, Olbia in primis) trainerà anche la realizzazione dell’Università della Sardegna. Unica Università o federazione tra i due Atenei storici? Questo è da decidere. Allo stato risulta si propenda per la loro federazione, “al fine di salvaguardarne maggiormente la storia e la tradizione”, ma pur sempre sotto l’egida comune di Università della Sardegna. Però la federazione deve essere vera, come avverte il competente Ministero, che nel documento di programmazione 2013-2015 del sistema universitario italiano delinea le caratteristiche dei “modelli federativi di università su base regionale o macroregionale… ferme restando l’autonomia scientifica e gestionale dei federati nel quadro delle risorse attribuite”. Precisamente devono prevedersi: “a) unico Consiglio di amministrazione con unico Presidente; b) unificazione e condivisione di servizi amministrativi, informatici, bibliotecari e tecnici di supporto alla didattica e alla ricerca”. Siamo allora ben lontani dal debole patto federativo firmato dai due Atenei alcuni anni fa. Nella pratica non si va ancora in tale direzione; assistiamo invece a un atteggiamento prudente e defatigatorio. E non ne sono prove contrarie l’intensificarsi tra gli Atenei degli accordi di programmazione formativa e di collaborazione per la ricerca scientifica (peraltro sempre esistiti). Tutte cose positive, ma, al contrario, perdura l’incapacità di gestione unitaria di importanti attività, come, ad esempio, i progetti di formazione professionale di grandi dimensioni (lo fu Itaca per il paesaggio), o il consorzio per l’Università telematica della Sardegna o i Centri di competenza tecnologica: iniziative fortemente incentivate dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione, sempre più ridotte a operazioni di piccolo cabotaggio. Così non si potrà continuare perché l’unificazione (o la vera federazione) è ormai un fatto ineludibile, che la spending review governativa impone, anche attraverso progressive penalizzazioni nel trasferimento di risorse statali se non si procederà nella direzione indicata, ma come peraltro imporrebbero criteri di razionalità nella gestione complessiva delle risorse – e non solo – nell’interesse della Sardegna. Almeno così pensiamo in molti, in prevalenza fuori dall’accademia, nella quale invece prevalgono la conservazione di antichi privilegi e posizioni di potere, quando anche giustificati da nobili motivazioni. Lo riconosciamo: il discorso è complesso e il percorso per arrivare all’obbiettivo dell’unica Università della Sardegna, in una delle possibili forme, non è facile, ma, appunto per questo, occorre agire da subito vincendo la paralizzante prudenza. Qualche segnale della volontà in tal senso arriva dall’esordiente Rettore dell’Università di Sassari, Massimo Carpinelli, che in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico ha parlato di “un progetto capace di promuovere l’Università della Sardegna, che preservi le specificità dei due Atenei, la loro storia e la loro tradizione”, per questo appellandosi particolarmente alla Regione Sardegna “che deve dialogare con gli Atenei e i centri di ricerca [per] costruire un’unica struttura che possa far crescere la formazione, la scienza e la cultura nella nostra Regione”. E’ già qualcosa, ma occorre andare rapidamente oltre le parole e passare ai fatti, prima che qualcun altro, anche in questa circostanza, decida per la Sardegna. La Regione, chiamata giustamente in causa, deve intervenire per favorire questo processo di unificazione/federazione, smettendo di fare solo la parte di bancomat che trasferisce risorse alle Università sarde. E poi, occorre che il dibattito si allarghi, cogliendo anche l’occasione dell’ormai imminente elezione del Rettore dell’Università di Cagliari, perché, come ripetiamo spesso: l’Università è troppo importante per essere lasciata nelle mani dei soli professori, come la guerra in quelle dei generali.
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Un futuro possibile per la città di Nuoro è diventare la sede dell’Università della Sardegna
di Salvatore Cubeddu
Un giorno dopo l’altro, le notizie si sovrappongono, una più allarmata dell’altra. 4 febbraio: Antonietta Mazzette, sociologa, da Sassari giustamente si preoccupa che … “l’Ateneo di Sassari si sta avvicinando pericolosamente alla soglia dei 10mila iscritti, soglia che comporterebbe il passaggio da media a piccola università. Questo significherebbe automaticamente contrazione dei finanziamenti, dei corsi di laurea e dell’alta formazione”. Noi sappiamo dall’articolo di Franco Meloni di qualche giorno fa che l’ateneo di Sassari è obbligato da disposizioni governative a federarsi/fondersi con l’università di Cagliari.
Due giorni dopo: il 6 febbraio. Sul futuro della zona industriale e della città di Nuoro si autoconvocano i 7 consiglieri regionali della provincia e insistono con l’assessore all’industria Piras che … “Il Nuorese, come il Sulcis, deve essere inserito nel programma nazionale di rilancio delle aree di crisi». Commento del giornalista (La Nuova Sardegna): “È questa la formula magica che, secondo i sette consiglieri regionali del Nuorese, darebbe una nuova opportunità di riscatto alla Sardegna centrale, in ginocchio dopo la fine del sogno industriale)”. Stesso giorno, diverso il giornale (L’Unione Sarda), riporta che “il Sulcis è tra le province sarde quella che ha speso meno risorse dai fondi Por Fesr (cofinanziamento regionale e comunitario) e dal Piano di azione e coesione. Una torta che vale 93 milioni di euro, per 152 progetti presentati da enti locali, istituti scolastici, Regione, imprese. Nella provincia più povera d’Italia però il 63 per cento dei fondi assegnati non è stato ancora speso, il dato peggiore tra le diverse aree della Sardegna. Quasi 35 milioni sono stati già utilizzati, ma ben 58 milioni devono ancora essere spesi …”.
In questo stato di cose resta da dire che le dirigenze delle due università sarde – oltre ad aver traslocato parte dei loro massimi esponenti a governare la Regione sarda – trascurano i dettati della legge di risparmio per le università italiane e vorrebbero dalle casse della Regione (o, tramite essa, dall’UE, che se ne è lamentata) quello che invece devono avere dallo Stato. Intanto fanno finta di non sapere che avrebbero già dovuto fondersi tra loro, Sassari e Cagliari.
Le tre informazioni possono, allora, meglio sintetizzarsi nei termini seguenti: anche le università sarde, come i comuni e le province, vivono una stagione di riforma istituzionale; nel piatto della crisi istituzionale, quindi, insieme ai paesi e ai capoluoghi di provincia, bisogna inserire anche le università delle quattro sedi (Cagliari e Sassari sono decentrate anche ad Oristano e Nuoro); tutte queste istituzioni bussano per i soldi alla Regione, prescindendo (nel caso dell’università) dalle sue competenze. Ma non sempre i soldi sono la soluzione, come nella ex-provincia più povera d’Italia (Sulcis) e, presumibilmente, in quella che viene subito dopo (Nuoro).
Dunque, nel mazzo delle riforme istituzionali bisogna mettere: i comuni, le province e le università. Nel complesso delle loro dimensioni: servizi ai cittadini, occupazione, disponibilità finanziaria. Mancherebbe la Regione, il cui Consiglio è chiamato a decidere. Come? La logica della cieca subordinazione alle indicazioni romane e l’unicità del parametro economico stanno portando inesorabilmente le istituzioni della Sardegna verso un loro generale declassamento. A vantaggio di chi? Neanche dei cagliaritani, nonostante le apparenze, in quanto che, nella loro generalità, questi cittadini non sono consapevoli di quel che sta succedendo; e poi: non saprebbero né potrebbero reggere le proteste e l’aggressività di una Sardegna umiliata da decisioni distruttive degli storici ruoli e compiti degli altri comuni e città.
Prendiamo ora il caso di Nuoro. Sta per perdere la provincia, la camera di commercio ed altri uffici ad essi connessi. Il sogno dell’industria non potrà mai realizzarsi se non tramite imprenditori locali, ma non se ne vedono tanti all’orizzonte. Il suo futuro sembra segnato da quanto già vivono Iglesias e Ozieri, con l’ospedale e il vescovo (fino a quando, in quelle due cittadine?) quali uniche istituzioni di rilievo territoriale.
Nuoro deve il suo ruolo di città al fatto di essere capoluogo di provincia. La provincia di Nuoro fu preferita alla più legittimata, storicamente ed economicamente, sede di Oristano, per permettere al Governo il controllo dell’ordine pubblico in Barbagia. Una preoccupazione che, evidentemente, è venuta meno.
Ma con essa il destino della città è sospesa nel limbo della disponibilità altrui. Difatti, nessuno ne risolverà i problemi se la sua dirigenza non individuerà le soluzioni e si batterà per costruirle.
I Nuoresi si lamentano, si vittimizzano, invocano presso di sé la presenza della Giunta regionale. Fanno in piccolo, verso Cagliari, quello che tutti i sardi spesso fanno nei confronti di Roma. Ma non propongono una vera e convincente idea sul futuro della propria città. Magari un futuro da costruire nei decenni, da confrontare con le altre città della Sardegna che, anch’esse, si domandano cosa sarà di loro dopo la chiusura della provincia. Nuoro, come Sassari, come Oristano o Olbia, non hanno niente da pietire alla Regione. Sono esse stesse componenti chiamate a decidere il futuro delle istituzioni della Sardegna. Ogni comune, iniziando dal più piccolo, non deve sentirsi portato a elemosinare la propria esistenza sulla base dei semplici rapporti di forza. Tutte attendono scelte di cambiamento, persino dolorose, ma che almeno abbiano un senso, siano equamente con – divise, vengano inserite in un’idea generale della Sardegna dei prossimi decenni.
Nuoro dovrebbe organizzarsi per divenire da subito (nella decisione) la sede della Università della Sardegna, chiedendo per sé la costruzione delle nuove case dello studente in progetto a Sassari e Cagliari, iniziando con il potenziamento delle facoltà esistenti e con lo spostamento di nuove facilmente trasferibili. Tutta la nuova urbanistica cittadina dovrebbe relazionarsi alla prevedibile e futura presenza di 20/30 mila studenti universitari (con il corpo docente ed i relativi servizi) distribuiti nei campus che dalla città si distenderanno nel verde dei boschi. Più agili e veloci collegamenti sarebbero inevitabilmente indispensabili con gli aeroporti di Olbia ed Oristano. Evidentemente l’autorità cittadina accompagnerebbe la dirigenza accademica nelle scelte connesse al nuovo ruolo che la Sardegna assegna alla sua città più interna. Nel mondo è continua, e da secoli, sia l’individuazione che la costruzione di campus e di città universitarie. Le positive ricadute culturali ed economiche sono facilmente individuabili. Insieme alla permanenza della grande provincia del Nord–Sardegna, e alla ri-costruzione di Olbia, l’operazione rappresenterebbe per decenni un volano di investimenti pubblici di qualità. Parte di quel new deal attraverso il quale lanciare nel futuro la Sardegna che vogliamo e che suppone una nuova attribuzione di funzioni ai nostri paesi e alle nostre città.
Altrimenti: che cosa vuole essere, Nuoro? E, se non ora, quando?
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Salvatore Cubeddu. Cagliari, 15 febbraio 2015 (2. continua: il primo articolo è uscito il 18 gennaio).
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* Il dibattito su L’Università della Sardegna è ripreso anche da altri siti: FondazioneSardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra, SardegnaSoprattutto.
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- Università della California
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- Nell’illustrazione: particolare del dipinto di Filippo Figari “Sardegna universitaria”, aula magna Rettorato Università di Cagliari.
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Logo del Progetto formativo Itaca, ideato e gestito dalle due Università riunite in ATS (Associazione di Scopo), anni 2005-2008
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- INFORMAZIONI sul Progetto Itaca nella fase di attuazione (a cura di Uniss)
Universidade de Sardigna Università della Sardegna University of Sardinia
di Franco Meloni
Il treno veloce Cagliari-Sassari e viceversa (auspicabilmente esteso ad altre tratte, Olbia in primis) trainerà anche la realizzazione dell’Università della Sardegna. Unica Università o federazione tra i due Atenei storici? Questo è da decidere. Allo stato risulta si propenda per la loro federazione, “al fine di salvaguardarne maggiormente la storia e la tradizione”, ma pur sempre sotto l’egida comune di Università della Sardegna. Però la federazione deve essere vera, come avverte il competente Ministero, che nel documento di programmazione 2013-2015 del sistema universitario italiano delinea le caratteristiche dei “modelli federativi di università su base regionale o macroregionale… ferme restando l’autonomia scientifica e gestionale dei federati nel quadro delle risorse attribuite”. Precisamente devono prevedersi: “a) unico Consiglio di amministrazione con unico Presidente; b) unificazione e condivisione di servizi amministrativi, informatici, bibliotecari e tecnici di supporto alla didattica e alla ricerca”. Siamo allora ben lontani dal debole patto federativo firmato dai due Atenei alcuni anni fa. Nella pratica non si va ancora in tale direzione; assistiamo invece a un atteggiamento prudente e defatigatorio. E non ne sono prove contrarie l’intensificarsi tra gli Atenei degli accordi di programmazione formativa e di collaborazione per la ricerca scientifica (peraltro sempre esistiti). Tutte cose positive, ma, al contrario, perdura l’incapacità di gestione unitaria di importanti attività, come, ad esempio, i progetti di formazione professionale di grandi dimensioni (lo fu Itaca per il paesaggio), o il consorzio per l’Università telematica della Sardegna o i Centri di competenza tecnologica: iniziative fortemente incentivate dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione, sempre più ridotte a operazioni di piccolo cabotaggio. Così non si potrà continuare perché l’unificazione (o la vera federazione) è ormai un fatto ineludibile, che la spending review governativa impone, anche attraverso progressive penalizzazioni nel trasferimento di risorse statali se non si procederà nella direzione indicata, ma come peraltro imporrebbero criteri di razionalità nella gestione complessiva delle risorse – e non solo – nell’interesse della Sardegna. Almeno così pensiamo in molti, in prevalenza fuori dall’accademia, nella quale invece prevalgono la conservazione di antichi privilegi e posizioni di potere, quando anche giustificati da nobili motivazioni. Lo riconosciamo: il discorso è complesso e il percorso per arrivare all’obbiettivo dell’unica Università della Sardegna, in una delle possibili forme, non è facile, ma, appunto per questo, occorre agire da subito vincendo la paralizzante prudenza. Qualche segnale della volontà in tal senso arriva dall’esordiente Rettore dell’Università di Sassari, Massimo Carpinelli, che in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico ha parlato di “un progetto capace di promuovere l’Università della Sardegna, che preservi le specificità dei due Atenei, la loro storia e la loro tradizione”, per questo appellandosi particolarmente alla Regione Sardegna “che deve dialogare con gli Atenei e i centri di ricerca [per] costruire un’unica struttura che possa far crescere la formazione, la scienza e la cultura nella nostra Regione”. E’ già qualcosa, ma occorre andare rapidamente oltre le parole e passare ai fatti, prima che qualcun altro, anche in questa circostanza, decida per la Sardegna. La Regione, chiamata giustamente in causa, deve intervenire per favorire questo processo di unificazione/federazione, smettendo di fare solo la parte di bancomat che trasferisce risorse alle Università sarde. E poi, occorre che il dibattito si allarghi, cogliendo anche l’occasione dell’ormai imminente elezione del Rettore dell’Università di Cagliari, perché, come ripetiamo spesso: l’Università è troppo importante per essere lasciata nelle mani dei soli professori, come la guerra in quelle dei generali.
- Di seguito i riferimenti citati
- Nell’illustrazione: particolare del dipinto di Filippo Figari “Sardegna universitaria”, aula magna Rettorato Università di Cagliari.
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* L’articolo di Franco Meloni viene pubblicato anche sui siti di FondazioneSardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra, SardegnaSoprattutto.
in giro con la lampada di aladin…
la lampada di aladin su Università e Università degli studi della Sardegna
- Universitá sarde verso l’estinzione. A meno che… Giuseppe Pulina su SardegnaSoprattutto*
- Per connessione: a proposito dell’Università di Cagliari, un commento del direttore.
in giro con la lampada di aladin…
- Accordo Stato-Regione sul patto di stabilità, ecco il testo integrale! Ora, c’è qualcuno che ce lo sa spiegare? Intanto Pier Sandro Scano… Su vitobiolchini.it
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- Ogni tanto una buona notizia.. Ecco il nuovo treno veloce, partirà in autunno. Da Cagliari a Sassari in poco più di due ore. La presentazione del nuovo treno. Su L’Unione Sarda on line – Servizio (con video) su La Nuova Sardegna on line. – Ulteriori informazioni sul sito della RAS.
Questa è una bella notizia! Tra i tanti possibili titoli eccone uno: prima concreta iniziativa per una vera federazione le due Università sarde (Università della Sardegna)
Treno superveloce Cagliari-Sassari-Olbia. (…) Al termine della sua audizione, l’assessore [Massimo Deiana] ha dato una notizia in anteprima alla Commissione: l’arrivo oggi in Sardegna del primo degli otto treni superveloci acquistati dalla Regione per collegare il Nord al Sud dell’Isola.
- See more at: http://www.castedduonline.it/sardegna/campidano/16256/sardegna-arriva-oggi-il-primo-treno-super-veloce-cagliari-sassari.html#sthash.dqHDzaEP.dpuf
- Prima concreta iniziativa per una vera federazione tra le due Università sarde nell’Università della Sardegna.
Sull’accordo RAS – Università della Sardegna: autocompiacimento decisamente fuori luogo
di Aladin
Piovono 220 milioni di euro sulle Università sarde. Ma non sarà come per gli areoplani di Mussolini*? Cioè sono sempre i soliti soldi (che appaiono, scompaiono e riappaiono), dei quali ci parlano da alcuni anni. Niente di nuovo. Comunque approfondiamo. Ma occorre approfondire lo stato complessivo delle Università sarde, per le quali si parla con sempre maggiore insistenza e in modo allarmante di decadenza…
Cogliamo comunque l’occasione per fare solo alcune brevi riflessioni:
- 1) in presenza di una contrazione significativa degli studenti è il caso di investire su nuove strutture didattiche e della ricerca? Non sarebbe invece opportuno investire tutte le risorse sulla riqualificazione delle strutture esistenti, come solo in parte si è deciso? E’ risaputo infatti che tutte le strutture universitarie (storiche e perfino di nuova realizzazione) richiedono notevoli risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria e per la messa a norma in termini di sicurezza.
- 2) Se si vogliono mantenere le strutture esistenti, adeguandole e migliorandole, in presenza della citata diminuzione della popolazione studentesca (tenuto conto dei mancati introiti delle relative tasse di iscrizione) e della contrazione dei finanziamenti statali, non c’è altra strada che attuare politiche di attrazione di nuovi studenti al di là dei tradizionali locali bacini di riferimento e soprattutto occorre differenziare l’offerta formativa, aprendosi decisamente alla formazione permanente.
E, invece, poco o niente di tutto ciò nella conferenza stampa del presidente e dei rettori, se non autocompiacimento decisamente fuori luogo. Non sarà anche per questo motivo che il rettore Mastino si è ben guardato di dare pubblicizzazione dell’evento nel sito dell’Università di Sassari? Un momento di sano e serio ripensamento? Mah! Torneremo presto su queste questioni…
Più avanti i dettagli dell’operazione sul sito istituzionale della RAS.
[nella foto de La Nuova Sardegna on line del 12 maggio 2014, il treno veloce Cagliari-Sassari e vc: il provvedimento più efficace per realizzare l’Università della Sardegna] – segue -
Il fascino dell’Università della Sardegna, University of Sardinia
di Franco Meloni
Ammettiamo che il prof. Giuseppe Pulina, attualmente docente (illustre e autorevole, insomma uno di quelli che conta) dell’Università di Sassari fosse il più accreditato futuro rettore dell’Università della Sardegna, quella che si potrebbe formare con la (possibile, paventata o, al contrario, auspicata) unificazione dei due Atenei sardi, cesserebbe la sua avversione a detta operazione? Non fraintendetemi e, soprattutto non me ne voglia il prof. Pulina nel momento in cui uso la sua posizione al riguardo, anche perchè ha il pregio della chiarezza, come risulta espressa in diversi suoi interventi, ultimo quello su La Nuova Sardegna di oggi. Il mio ragionamento è questo: nel momento in cui i due Atenei si unificassero sul serio (e non con una finta federazione come l’esistente), dovrebbero cessare, sia pure con una certa gradualità, tutte le motivazioni ostative di tipo campanilistico o di appartenenza per fare posto invece a scelte ispirate a razionalità e soprattuto alla salvaguardia degli interessi delle popolazioni (sarde in primis), della scienza e, per ultimo ma non ultimi, dei giovani sardi. Certo occorrerebbe uno “spirito dei tempi” che allo stato non sembra soffiare sui cieli e sulle terre di Sardegna. Occorrerebbe, come occorre perchè ce n’è bisogno quanto il pane, ripensare tutta l’Università e il suo ruolo in e per la Sardegna, in e per l’Europa, e oltre… Discorso complesso, che non possiamo rimandare e, ovviamente, neppure lasciare appannaggio agli accademici (un po’ come la guerra: troppo seria e importante per essere lasciata in mano ai generali!). Insomma cerchiamo di discutere di questa grande questione con apertura mentale, tutto considerando… E, per favore, per prima cosa rivendichiamo e otteniamo (rivolgendoci allo Stato, all’Unione Europea, alla Regione) un treno veloce e frequente Cagliari-Sassari e viceversa, tale da consentirci di spostarci da una città all’altra in un’ora e mezzo. Questa si che sarebbe una condizione di effettivo successo dell’unificazione. E poi, a parte tutto, a me l’Università della Sardegna, University of Sardinia, mi piace!
La LAMPADA di ALADIN
SAREMO UN PAESE NORMALE QUANDO…
Berlusconi non sarà più nelle prime pagine dei giornali.
INTEGRAZIONE TRA I DUE ATENEI SARDI
Indispensabile la linea ferroviaria veloce Cagliari-Sassari e viceversa!
POLITICHE DEL TURISMO IN SARDEGNA. L’Istituto Alberghiero Azuni di Cagliari senza cucine! Ma la Camera di Commercio di Cagliari non può intervenire per contribuire a risolvere questo problema? La formazione dei nostri ragazzi dovrebbe essere non una ma la priorità!
Leggi l’articolo di oggi su L’Unione Sarda (segue)