Risultato della ricerca: programmazione 2014-2020

Start up e impresa innovativa, progetti su cui puntare. Buono l’esempio di Trieste. E noi?

Trieste Cagliari start upSu Repubblica di oggi (domenica 28 febbraio 2016), pag. 21 a cura di Paolo Berizzi.
Startup e ricerca nel centro storico così Trieste diventa la “Silicon” italiana
… “La nostra sfida parte dai giovani” IL COMUNE. A Trieste, nella foto, il comune metterà a disposizione spazi in centro e fondi così da creare un polo destinato agli inventori di start up…. I NUMERI. Case per i giovani: 60 appartamenti recuperati nel centro storico (la metà destinata a giovani coppie, famiglie e singoli; l’altra metà destinata a residenze temporanee per i giovani studenti e ricercatori. 10 locali ex comunali destinati a imprese under 35. 250.000 euri stanziati per il bando comunale a sostegno delle imprese under 35, con contributi a fondo perduto. TILT: la Silicon Valley per start up innovative. SPAZIO PROGETTI SOCIALI: 1.600 mq. di un ex ospedale psichiatrico ristrutturati dal Comune. 8.450.000 duri l’investimento del Comune nei progetti, di cui 4,2 milioni di fondi europei destinati a una piattaforma per imprese hi-tech.
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ape-innovativaE a Cagliari? Il Comune smantella la “Città dell’Impresa” già destinata a Città-dellimpresa-Cagliari marchioIncubatore d’impresa e sostegno alle start up. Il Sindaco Zedda, decisamente impreparato, partecipa a una manifestazione dell’Università di Cagliari (19 febbraio u.s.) e, non sapendo cosa dire nel merito dei contenuti dell’evento, s’inventa una riproposizione del pre-salario universitario, senza minimamente preoccuparsi di dire cosa ha fatto finora per la giovane impresa (nulla) o, almeno, cosa potrebbe fare in futuro la nuova Amministrazione. Il presidente Pigliaru promette finanziamenti (previsti nella programmazione dei fondi europei 2014-2020) per le start up e, in generale, per l’innovazione. Ha l’onestà intellettuale di non attribuirsi il merito dei progetti innovativi creati dall’Università (Clab in primis) quando ricopriva la carica di pro-rettore alla ricerca. Per dirla tutta avrebbe dovuto ammettere di averli ostacolati, ma lasciamo perdere, perché è più importante come la pensa oggi. La Camera di Commercio non pervenuta. Eppure ha Brocure-Convegno-19-3-13-215x300importanti competenze, a partire dalla gestione del Registro delle start up innovative, ma non solo. Nell’aprile del 2013 collaborammo, mobilitando anche l’Università, all’organizzazione di un Convegno sulla nuova legge di incentivazione delle start up innovative, nella indifferenza della dirigenza camerale. Poi il vuoto assoluto di idee e progetti… Situazione che perdura tutt’oggi. Tra le varie proposte, che qui ribadiamo, quella di destinare una parte della Fiera all’innovazione anche con l’ospitalità delle imprese innovative e dei loro progetti. La risposta? Un silenzio assordante, che noi vogliamo contribuire a squarciare!

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Clab Unica über alles. Prima Yenetics, ma hanno vinto tutti!

Clab Unica über alles. Prima Yenetics, seconda Bxtar, terza Bautifulbox, ma hanno vinto tutti! Tutte le informazioni domani su Unicanews e su TTecnologico. Intanto alcune notazioni a caldo…
clab 19 feb16 seiclab 19 feb16 cinqueContamination Lab di Unica. Pigliaru promette di proseguirne il sostegno con i fondi della programmazione europea 2014-2020. Ammette di non aver avuto alcun merito in questo progetto, ma strada facendo se ne è convinto. Ne siamo felici. Pigliaru si vanta di essere renziano. Poteva risparmiare di ricordarcelo, anche perché Renzi è oggi il principale responsabile del tentativo di annientamento delle Università del Sud isole comprese. Ma, dice Pigliaru, che Renzi non è consapevole dei guai che la sua politica genera. Un po’ come Scaiola per la casa al Colosseo… Non lo sapeva. Pigliaru ha promesso di spiegarglielo!Clab 19feb16 quattroClabUnica, Contamination Lab. Ottima iniziativa dell’Università di Cagliari. Potrebbe avere una nuova vetrina, anche come disseminazione dei buoni risultati alla Fiera Internazionale della Sardegna di aprile-maggio 2016.Clab 19feb16 tre Casi di successo: Nausdream, Intendime, BabaiolaClab 19feb16 dueClab bravi tutti
Bravi tutti e brave Maria del Zompo (Rettore), Annalisa Bonfiglio (Pro Rettore all’innovazione), Chiara Di Guardo (responsabile progetto), Michela Loi (coordinatrice), Anna Rita Etzi (responsabile gestionale) e tutti/e gli/le altri/e che comunque saranno citati/e nei servizi di UnicaNews.Clab 19feb16 Tutti Proseguite in Fiera, perché con il vostro apporto la Fiera Internazionale della Sardegna potrà essere ripensata. L’innovazione potrà essere la salvezza della Fiera al servizio di Cagliari e della Sardegna! Siamo alle battute finali. Chi ha vinto? Yenetics! Tutte le informazioni e molto di più su Unicanews.

Macroregione europea? Di cosa cosa parlano Pigliaru e Simeoni? Cerchiamo di fare chiarezza. Noi ci proviamo da tempo…

Mediterraneo-Archimedlampada aladin micromicroMacroregione? Oppure o anche Euroregione… o Gect? Di cosa cosa parlano Pigliaru e Simeoni? E’ probabile che con precisione non lo sappiano neppure loro. Cerchiamo allora di fare chiarezza. Noi, nel nostro piccolo, ci proviamo da tempo, non ci sembra che vi sia altrettanto impegno da quanti avrebbero più titoli e risorse per farlo. Su queste tematiche che richiamano capacità innovativa anche di innovazione istituzionale, di cui abbiamo particolare necessità*, s’impegnino allora innanzitutto la Regione e l’Università della Sardegna (come avevamo richiesto nel luglio 2014).
Con riferimento al nostro impegno e come stimolo per altri, ci sembra utile riproporre alcune riflessioni di Nicolò Migheli (Sardegna Soprattutto) e Franco Meloni (Aladinews), che crediamo mantengano intatta attualità. Ovviamente occorre approfondire e andare avanti nella concreta realizzazione di forme di cooperazione internazionale.
Facciamo precedere i citati contributi da una risposta in forma scritta di Johannes Hahn a nome della Commissione Europea (13 settembre 2012) a un’interrogazione dell’europarlamentare Mara Bizzotto (EFD) del 30 luglio 2012. Ci sembra chiara e quindi utile.

“Il concetto di Euroregioni è stato elaborato dal Consiglio d’Europa. Esse sono istituite al di fuori del quadro giuridico dell’UE, da gruppi, in genere di autorità pubbliche, interessati a cooperare a livello transfrontaliero. Tali gruppi sono istituiti conformemente alle rispettive legislazioni nazionali e definiscono le proprie regole di funzionamento. Sebbene il concetto non sia stato elaborato dall’UE, la Commissione è favorevole al ruolo che le Euroregioni possono svolgere nello sviluppo di progetti transfrontalieri e per superare gli ostacoli alla cooperazione, costituendo in questo modo un importante valore aggiunto per il mercato interno.
Fino ad ora gli approcci macroregionali sono stati elaborati sulla base di richieste del Consiglio europeo. Non esiste una procedura formale per l’istituzione delle macroregioni, ma l’esperienza si basa su aree vaste, che condividono sfide e opportunità comuni, che si uniscono per affrontare tali sfide in un quadro ampio che sottolinea il valore aggiunto pratico a livello di UE. Le macroregioni e la loro struttura di governance sono descritte nella comunicazione e nel piano d’azione relativi a ciascuna strategia dell’UE, integrati da orientamenti concordati dai partner partecipanti. Le macroregioni generalmente operano su una scala più ampia rispetto alle Euroregioni. L’agevolazione del mercato interno figura tra le strategie macroregionali esistenti nell’UE.
Vi sono molti tipi di gruppi di cooperazione transfrontaliera, con una struttura più o meno formale. Uno strumento formale disponibile nel contesto della politica di coesione è il gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) (1). Il regolamento (CE) n. 1082/2006 descrive come istituire e gestire un GECT. I GECT agevolano e promuovono la cooperazione territoriale a vantaggio anche del mercato interno”.
(1) Regolamento (CE) n. 1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio.

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Per quanto riguarda esperienze concrete e recenti di macroregione, possiamo fare riferimento alla Macroregione Adriatica-ionica, approvata dall’Unione Europea nell’ottobre 2014.
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Di seguito i contributi di Nicolò Migheli e Franco Meloni.
mar mediderraneo cartaape-innovativa2La riflessione di Nicolò Migheli sulle macroregioni europee (che sotto riproponiamo da Sardegna Soprattutto) dalla quale emerge la proposta che la Sardegna promuova la costituzione di una “macroregione mediterranea” (così composta: per la Spagna da Catalogna, Valencia, Murcia, Aragona e Baleari; per la Francia da Languedoc-Roussillon e Corsica; per l’Italiada Sardegna, Sicilia e Toscana), che riprendiamo corredandola con un nostro contributo apparso su Aladinews il 23 giugno 2014, ci consente di sollecitare un apposito dibattito. Particolarmente necessario proprio in relazione allo stato delle proposte in campo, che non sono totalmente combacianti, come anche risulta dai due contributi pubblicati, tuttavia convergenti nell’individuazione dello strumento “macroregione” come grande opportunità di nuovo sviluppo per la Sardegna e per le altre entità coinvolgibili, Non ci possiamo permettere di sprecarla. Ci pensino innanzitutto il Consiglio e la Giunta regionale e tutti gli altri soggetti interessati. Tra questi, non ultime, le Camere di Commercio sarde e la loro Unione regionale. Al riguardo un ruolo decisivo potrà giocarlo la commissaria straordinaria della Camera di Cagliari, Paola Piras, che, nonostante il breve tempo del suo mandato, potrà invertire la deprecabile inattività e l’autoreferenzialità che hanno per troppo lungo tempo segnato il sistema camerale sardo e segnatamente la sua parte più rilevante.

Mentre Cagliari guarda Roma, sulle Alpi…
di Nicolò Migheli
By sardegnasoprattutto/ 12 agosto 2015/ Società & Politica/

Fino ad ora l’allarme dello Svimez ha prodotto un rinfocolarsi di reciproci pregiudizi. Da una parte le accuse allo stato per aver abbandonato il Sud, dall’altra il solito sprezzante giudizio sulle classi dirigenti meridionali. Entrambe le opinioni hanno una base di verità. Il governo risponde con stanziamenti, mirabolanti solo nei comunicati Tweeter. Si scopre infatti che non c’è nulla di nuovo: solo cofinanziamenti per i programmi comunitari 2014-2020.

Compartecipazione obbligatoria da parte dello stato. Senza, i fondi non potranno essere spesi. Soldi che finiranno in gran parte in Campania, Puglia, Sicilia, Calabria e Basilicata, nei documenti Ue meno sviluppate. Abruzzo Molise e Sardegna, in transizione per le stesse classificazioni, prenderanno molto meno. Un’ulteriore dimostrazione che l’accorpamento Mezzogiorno non ha più senso, se non nelle stanche abitudini di certi commentatori. Tanto meno per la Sardegna, per ragioni geografiche, storiche, di capitale sociale, cultura e lingua.

In quei stessi giorni, la Ue approvava EUSALP, macro regione europea delle Alpi. Ne fanno parte le regioni tedesche Baviera e Baden Wutemberg; le francesi Provenza-Alpi-Costa Azzurra (PACA), Rodano-Alpi, Franca Contea. Lombardia, Piemonte, Liguria, le provincie autonome di Trento e Bolzano, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia per l’Italia. Austria e Slovenia e come regioni associate, Svizzera e Liechtenstein. Settantacinque milioni di abitanti e il Pil pro capite tra i maggiori del continente. Obbiettivi di EUSALP: promuovere innovazione e sostenibilità, sviluppo territoriale, tutela del patrimonio alpino e delle risorse naturali e culturali. Programmi ambiziosi che lasciano intravedere la creazione di un nucleo oltre gli stati nazionali. Sono in arrivo la macroregione baltica, quella del Danubio e Adriatica-Jonica. È in atto un cambiamento che determinerà quale Europa e come volerla.

La Sardegna dal 1996 fa parte di IMEDOC, con Sicilia, Corsica e Baleari. Una macroregione che nell’Ue ha rivendicato, con scarsi risultati, solo il riconoscimento dell’insularità. Uno strumento che la politica sarda ha considerato marginale. Gli occhi sempre rivolti a Roma, percepita come alfa ed omega dei nostri destini. A questo punto però occorre ragionare in maniera diversa. Avere un approccio strategico. Quindi considerare quella che fino ad ora era politica estera dello stato, come politica propria. Se gli interlocutori, quelli che possono realmente determinare il nostro futuro stanno a Bruxelles, è lì che bisogna rivolgersi.

La Sardegna, regione e non stato indipendente, ha una forza limitata, ciò non toglie che possa farsi promotrice di un’aggregazione del Mediterraneo occidentale. Sarebbe come riprendere i rapporti storici che l’isola ha avuto per settecento anni, fino all’avvento dei Savoia. Basterebbe trasformare IMEDOC ed allargarla alle regioni sul mare. Per la Spagna le Comunità autonome: Catalogna, Valencia, Murcia e le Baleari. Benché non rivierasca, l’Aragona andrebbe inserita per ragioni storiche. Per la Francia Languedoc-Roussillon e Corsica. Per l’Italia, Sardegna, Sicilia e Toscana. Questa, nelle programmazioni europee, ha fatto parte di numerosi programmi INTERREG con le regioni citate.

Si avrebbero circa 23 milioni di abitanti e molti programmi comuni da affrontare: salute del mare, ricerca, agroalimentare, artigianato di qualità, sostenibilità e sviluppo rurale; beni culturali, salvaguardia degli ambienti naturali e delle culture autoctone. Pilastri strategici della politica europea. La regione che potrebbe promuovere questa nuova aggregazione potrebbe essere la Sardegna. In questi anni con i programmi INTERREG, la cooperazione internazionale del Programma LEADER, l’iniziativa euro mediterranea dell’EMPI- la cui sede resterà in Sardegna anche per la prossima programmazione – l’isola si è dotata di professionisti e funzionari che hanno maturato esperienza. La politica dovrebbe farsi promotrice di immaginazione e di un programma ambizioso.

La Sardegna potrebbe uscire dal frangente proponendosi come perno del progetto. Basta crederci. La Catalogna impegnata in elezioni che porteranno, quasi sicuramente, ad una dichiarazione unilaterale di indipendenza, difficilmente può essere regione capofila. Lo scontro con Madrid si annuncia molto duro. Per Barcellona l’aggregazione del Mediterraneo occidentale può rivelarsi un’arma di consenso. Per la Sardegna una modalità per pensarsi centro e non periferia e per prendere in mano il proprio destino come soggetti attivi e non destinatari di scelte altrui. Agire come se Roma non ci fosse. Per quel che è possibile.

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lampadadialadmicromicro133Articolo pubblicato su Aladinews il 23 giugno 2014
Le politiche della Sardegna verso il Mediterraneo. L’interesse della Sardegna a partecipare alle Euroregioni (o altre entità cooperative similari) del Mediterraneo.
Nei giorni scorsi sulla nostra news abbiamo dato rilievo alla notizia dell’approvazione da parte della Commissione Europea della costituzione della Macroregione europea Adriatica-Ionica, per la quale si attende ora l’approvazione finale da parte del Consiglio europeo prevista il prossimo 24 ottobre. Di questa Macroregione non fa parte la Sardegna (1) in quanto la nostra isola è situata nella parte tirrenica del mar Mediterraneo. Ma, allora, perchè siamo così interessati a questa nuova realtà istituzionale? La risposta sta in quello che appare, dai documenti pubblicati, un progetto serio e credibile, che va dandosi un’organizzazione robusta in grado di sostenere un programma ambizioso e, cosa estremamente importante, che raccoglie il consenso e l’impegno di tutte le istituzioni interessate. Al riguardo il coordinatore dell’iniziativa Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche, sostiene che la costituzione della Macroregione “è il frutto di un intenso lavoro svolto dalla comunità adriatica e ionica, dalle città, Università, Camere di Commercio e Istituzioni territoriali che hanno trovato a Bruxelles, nel Comitato delle regioni, il luogo per dare forza al loro progetto”. Noi che siamo del parere che una delle ragioni della situazione disastrosa della Sardegna sia imputabile in gran parte alla incapacità delle istituzioni sarde di cooperare per l’attuazione di una buona politica nell’interesse dell’Isola, non possiamo che plaudire alla capacità costruttiva delle diverse Istituzioni coinvolte nel processo di realizzazione di questa Macroregione, la quale per i protagonisti, per il percorso effettuato, per i progetti strategici e così via, costituisce un modello per altre Macroregioni o per altre Entità similari di cui fa parte o potrà far parte la Sardegna. Attualmente la Sardegna non partecipa ad alcuna Macroregione, che ha una propria caratterizzazione normativa europea, ma a un’altra aggregazione cooperativa, molto somigliante denominata Euroregione (su queste nuove Istituzioni occorrerebbero approfondimenti soprattutto di carattere giuridico; intanto si segnala l’ottimo saggio di Laura Berionni “La strategia macroregionale come nuovo strumento di cooperazione territoriale” ). Archimed loghetto1Partecipa infatti alla Euroregione delle Isole, chiamata Archimed, la quale sembra versare in una situazione di precarietà, decisamente lontana dalla vitalità impressa alla Macroregione Adriatica-Ionica. Forse la causa della inconsistenza di Archimed sta nel suo vizio originario di un nuovo soggetto nato senza grande coinvolgimento istituzionale e sociale, che “si aggiunge” a tanti altri quasi una nuova bottega di generi alimentari in una città già ricca di tali esercizi. Che male c’è? Qualche posto di lavoro in più, qualche nuova prebenda per qualche amico, qualche occasione in più di turismo congressuale a spese della collettività, qualche occasione per fare fotografie di gruppo per far finta che qualcosa si fa. La gestione di Ugo Cappellacci della vicenda Archimed da proprio questa sensazione di superficialità e spreco di risorse pubbliche. Di interesse per la Sardegna esiste poi un’altra Euroregione, denominata Alp-Med, che allo stato coinvolge diverse regioni francesi e italiane (2), ma non la Sardegna né la Corsica, anche se sussisterebbe un interesse delle stesse isole, evidenziato dal fatto che ambedue fanno parte di una struttura parallela di associazionismo delle Camere di Commercio della stessa Euroregione, in attesa di un allargamento istituzionale. Peraltro anche l’euroregione Alp-Med sembra allo stato poco attiva, prova ne sia il non aggiornamento del sito web ufficiale gestito dalla regione Piemonte, fermo al 2013).
Perchè siamo così interessati alle Macroregioni europee e alle Euroregioni? Perchè crediamo possano essere utili per la Sardegna. Ci pensiamo da molto tempo. Ma diverse recenti occasioni di dibattito hanno riacuito l’interesse per questa questione. Innanzitutto mi riferisco al dibattito sulla necessità di un nuovo Statuto per la Sardegna. In particolare, trattando di politica di relazioni esterne della Sardegna, che devono avere riconoscimento anche nello Statuto, mi riferisco alle relazioni della Sardegna con il Mediterraneo. L’argomento è stato specificamente oggetto dell’intervento di Pietrino Soddu al Convegno sullo Statuto promosso dalla Fondazione Sardinia, dalla Carta di Zuri e da Sardegna Soprattutto il 9 giugno, con l’ulteriore approfondimento nell’iniziativa del 23 del corrente mese.
Nel citato intervento (non ancora trascritto in atti, ma tuttavia presente in audio/video tra i materiali del Convegno, nel sito web della Fondazione Sardinia) Pietrino Soddu sostiene che la Sardegna fino all’inizio del periodo sabaudo (1720) era saldamente collocata nel contesto Mediterraneo, specificatamente quello del Sud, verso cui intratteneva le sue relazioni più consistenti, sia in termini economici, sia di natura culturale. Gli interessi prevalenti dei nuovi dominatori sabaudi erano invece prevalentemente rivolti al Nord, in particolare alla Lombardia, circostanza che avrebbe, gioco forza, mutato la direzione dello “sguardo” della Sardegna verso il Continente italiano e verso l’Europa continentale, disinteressandosi sostanzialmente del campo passato. Secondo Soddu questa diversa prospettiva ha portato anche notevoli conseguenze positive per la Sardegna, laddove era proprio su quel versante europeo che maggiormente correva il fiume della modernità e del progresso. Oggi non si tratta di abbandonare questa collocazione, quanto di riscoprire e rilanciare l’interesse verso il Mediterraneo, nel suo complesso, e verso il Mediterraneo del Sud. Come fare? Soddu non lo ha detto, confessando di non avere idee al riguardo, se non la certezza della strada da compiere. Per questo occorre superare le incertezze e perfino le paure legate all’ancestrale timore de “su moru, che viene a rapirci le nostre donne e ad impadronirsi delle nostre risorse materiali”. I nuovi mori oggi hanno precise sembianze: sono soprattutto (e non solo) gli emiri arabi, interessati al comprarsi la Sardegna. Tutto ciò non deve portare ad un atteggiamento di chiusura, quanto piuttosto di apertura, di scambi paritari, consentiti nella misura in cui abbiamo una buona classe dirigente, espressa dalla maggioranza dei “sardi padroni in casa propria” e rafforzati sempre più nella loro identità. Ecco la migliore garanzia perchè non si venda la Sardegna a nessuno! L’intervento di Pietrino Soddu si è fermato proprio al punto che forse costituiva una prima risposta al suo interrogativo e insieme auspicio su “Sardegna: che fare verso una politica di interesse, partecipazione e integrazione nell’area mediterranea”, cioè alla seconda parte del settimo principio della Carta di Zuri: «La Sardegna (…) offre amichevole collaborazione alle comunità e alle regioni vicine per formare, a partire dal Mediterraneo, una euroregione per il progresso degli interessi comuni». Un’euroregione, appunto! E perchè, allora, non approfondire gli strumenti che l’Unione Europea mette a disposizione per realizzare concretamente questa opportunità. Sono strumenti utili e adeguati? Parliamo quindi della proposta di mandare avanti seriamente, al contrario di quanto si sia fatto finora, la realizzazione dell’euroregione Archimed, con la partecipazione di tutte le isole del Mediterraneo appartenenti all’Unione Europea, con l’intento di rafforzare una politica di pace, di solidarietà di scambi a tutti i livelli con i paesi del Mediterraneo del Sud, compresi quelli non facenti parte dell’Unione Europea e con i quali esistono già interessanti relazioni, a volte incentivate dalla stessa UE (pensiamo al programma ENPI), che potrebbero estendersi all’interno della specifica politica Bomeluzo-Alpmed2-con-UE2-300x212di favore prevista per la condizione di insularità. Ma, anche per corrispondere alla esigenza prospettata da Soddu che la Sardegna non abbandoni il fronte continentale europeo: non sarebbe utile e opportuno coltivare la piena realizzazione dell’Euroregione Alp-Med, con l’ingresso della Sardegna e della Corsica nella compagine societaria? Temi evidentemente da approfondire, che richiedono innanzitutto una “presa in carico” della Regione e, insieme, uno specifico filone d’impegno per i nostri parlamentari italiani ed europei (peraltro questi ultimi rappresentano già la circoscrizione Sardegna-Sicilia; facciamo dunque di “necessità” virtù). Peraltro, in questa sede, giova apportare un qualche correttivo all’analisi di Pietrino Soddu secondo cui la Sardegna ha abbandonato ogni interesse per il Mediterraneo a far data dal passaggio dalla Spagna al Piemonte. L’interesse per il Mediterraneo infatti se pur sopito è stato sempre coltivato e non mancano le riflessioni politiche e culturali al riguardo. Tra le prime (anch’esse culturali, ma di maggior valenza poltica) ricordiamo quanto scritto recentemente da Federico Francioni in un articolo critico proprio nei confronti del pluricitato intervento di Pietrino Soddu, pubblicato sul sito della Fondazione Sardinia, laddove Francioni ricorda che “(…) l’idea di una Federazione mediterranea – di uno Stato che avrebbe dovuto raggruppare Baleari, Corsica, Sardegna e Sicilia – fu delineata dopo il primo conflitto mondiale” proprio dal PSd’Az . Ma è giusto anche in questa sede ricordare il dibattito e gli interventi di carattere culturale (basti citare per tutti le riflessioni di Giovanni Lilliu) e l’impegno di ricerca delle Università sarde nei paesi dell’Africa mediterranea. Tutto occorre riprendere e rilanciare, perchè non si parte da zero. Anzi! E questo è il nostro e altrui impegno. Certo da rafforzare e estendere, chiamando in causa soprattutto le Istituzioni sarde.
Voglio ora concludere con una proposta operativa, sicuramente riduttiva, ma, a mio parere, importante e immediatamente fattibile.
Il 28 febbraio 2012 fu siglato dal presidente della Camera di Commercio di Cagliari e dal direttore del Dipartimento di Scienze Sociali e Istituzioni dell’Università di Cagliari un “Accordo di collaborazione” tra le due Organizzazioni per l’elaborazione di progetti per rafforzare i rapporti della Sardegna con i paesi della sponda sud del Mediterraneo, anche come possibile rappresentanza/terminale avanzato della Sardegna verso i paesi del nord Africa, soprattutto attraverso l’associazionismo camerale (Ascame, Insuleur, Alpmed). I progetti elaborati e gestiti congiuntamente si dovevano proporre l’obiettivo di dare concreta attuazione alla normativa di cui all’art. 4 della legge regionale 28 dicembre 2009, n.5, finanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna*. Tale legge regionale prevedeva un impegno della Regione così definito: “La Giunta regionale è autorizzata al finanziamento, anche con il concorso di risorse di provenienza statale e comunitaria, di progetti speciali finalizzati:
a) alla definizione di un sistema internazionale e mediterraneo di osservatori per l’intercettazione degli allarmi di crisi economico-sociale e dei settori produttivi o delle prospettive di sviluppo delle attività produttive e dell’occupazione;
b) alla predisposizione e sperimentazione di modelli di intervento per prevenire e scongiurare gli effetti derivanti dallo stato di crisi economico-sociale o per anticipare e cogliere integralmente ogni opportunità di sviluppo dei settori produttivi e dell’occupazione (…)”. A quell’accordo di collaborazione non seguì nulla. La ragione fondamentale, mi dicono, fu (e purtroppo tuttora è, considerato che al riguardo nulla è cambiato) che non si trovò un interlocutore a livello di Esecutivo politico e di organizzazione amministrativa regionale che consentisse di passare dalle parole ai fatti. Insomma, il solito problema di grandi idee (già molto che quelle ci furono) ma miseria di comportamenti e nullismo organizzativo. Non potevamo permettecerlo allora e tanto meno oggi. La proposta è dunque riprendere quell’Accordo, riscriverlo coinvolgendo in dimensioni regionali l’Unioncamere e l’Università della Sardegna, ridefinirne l’ambito, allargandolo, per esempio, al supporto alla realizzazione delle Euregioni, prima tra tutte quella esistente Archimed, di cui, per inciso, di recente è diventato presidente, in virtù della sua carica, Francesco Pigliaru.
Per questo e altro l’imperativo è: muoviamoci!

Note
1) Della Macroregione fanno parte: Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Herzegovina, Serbia, Montenegro, Albania, Grecia. In Italia le regioni interessate sono Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Lombardia, Trentino Alto Adige. Come si vede la Sardegna non è interessata a detta macroregione
2) L’Euroregione Alpi Mediterraneo riunisce cinque Regioni francesi e italiane (Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Rodano-Alpi).
3) Dell’Euroregione Archimed fanno parte la Regione Sicilia, la Regione Sardegna, il Govern de les Illes Balears e l’ Agenzia dello Sviluppo Larnaca di Cipro (Larnaca District Development Agency – Cyprus)
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Archimed questo sconosciuto. Aggiornamento 27 agosto 2015
A proposito di Archimed visitando il suo scarno sito web in data odierna abbiamo appreso che l’organismo ha un nuovo presidente. Si tratta di Spyros Elenodorou – President Larnaca District Development Agency (CIPRO). Non abbiamo trovato traccia della riunione assembleare che lo ha eletto. Dal sito risulta invece la composizione dell’assemblea: per la Sardegna, oltre a Francesco Pigliaru ne fa parte l’assessore Cristiano Erriu. Chiederemo a lui qualche ulteriore informazione.Per ora Archimed rimane un oggetto misterioso.
Mediterraneo Archimed
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* A proposito di INNOVAZIONE “Siamo abituati a pensare ad un tale processo in termini di cambiamenti tecnologici. In questo modo di vedere non c’è nessun male, purché si sia ben consapevoli che i cambiamenti organizzativi, amministrativi e istituzionali (che includono i cambiamenti orginati da leggi) possono avere, nel processo dello sviluppo economico, esattamente lo stesso ruolo del processo tecnico inteso nel senso stretto” (Paolo Sylos Labini)
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- Risposta di Johannes Hahn a nome della Commissione Europea ad apposita interrogazione di Mara Bizzotto (13 settembre 2012).

Do you remember, t’arregordas la “Città dell’Impresa”? (II parte)

Città-dellimpresa-Cagliaricittà impresa 2
di Franco Meloni

Non ricordo quante riunioni fece il Comitato di gestione, senza dubbio pochissime. Ne ricordo solo una a cui partecipò il sindaco di allora, Emilio Floris, il quale fece una dura reprimenda al dirigente responsabile, rimproverandogli di aver fatto poco o nulla per avviare le iniziative della “Città delle Imprese” e minacciando di trasferire l’intero progetto all’Università. Cosa che evidentemente non fece. Di quella riunione ricordo ancora – ed è quanto mi preme mettere in evidenza per il ragionamento che faccio di seguito – la richiesta che mi fece il Sindaco nella mia veste di rappresentante dell’Ateneo: “Senti Meloni, il Comune è impegnato in questi giorni a definire uno o più progetti per la costituzione delle zone franche urbane. Ti confesso che non ne so quasi nulla e altrettanto i miei uffici. Ti chiedo se l’Università può darci una mano. Intanto per chiarire la questione. Poi per aiutarci a definire i progetti nel modo migliore”. Io risposi che sicuramente l’Università era in grado di fornire più che un aiuto, molto al di là della precisa richiesta del Sindaco, nel quadro di relazioni che meritavano ulteriori approfondimenti, innanzitutto con il coinvolgimento del Rettore e del pro-Rettore all’Innovazione e, per loro tramite, delle strutture e del personale di ricerca dell’Ateneo. Feci subito alcune esemplificazioni di quanto poteva fare l’Università, che qui ripeto, anche perché di perdurante attualità: 1) rafforzare il sistema di copertina-fixo Dirinnovaconsulenza alla giovane impresa innovativa, quale quella che si stava già costituendo con i primi spin off, innanzitutto attraverso lo sportello, emanazione dell’Ufficio Liaison office, già funzionante nell’edificio, finanziato con i fondi del progetto Ilon@Sardegna, per poi proseguire con i fondi del progetto Innovare (finanziamenti che perdurano nella programmazione 2014-2020 FESR e FSE). In questo ambito si potevano approfondire questioni come le zone franche urbane e, in generale, riferentesi a tutte le attività innovative. Per queste finalità attivando collaborazioni con giovani laureati, borse per assegni e dottorati di ricerca e così via. 2) Specifici studi di interesse del Comune potevano poi effettuarsi utilizzando la legge regionale n.7 del 2007 (Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna). Giova ricordarla questa legge di grande pregio, della quale fu principale promotore ed estensore il prof. Gianluigi Gessa, anche nella sua veste di consigliere regionale della consigliatura in cui fu varata. Della legge per stretta pertinenza rispetto a quanto qui trattato riporto di seguito integralmente l’articolo 5.
Legge Regionale 7 agosto 2007, n. 7
Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna
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(omissis)
Art. 5
Trasferimento di conoscenze e competenze scientifiche e tecnologiche
1. La Regione al fine di promuovere il trasferimento delle conoscenze e competenze scientifiche e tecnologiche presso le imprese e le amministrazioni pubbliche, nonché lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali innovative in Sardegna:
a) promuove l’avvio di iniziative imprenditoriali basate sulla conoscenza prodotta in Sardegna dalle università e dagli enti e centri di ricerca pubblici e privati che abbiano una ricaduta economica ed occupazionale;
b) sostiene, per un periodo di tempo non superiore a due anni, la proprietà intellettuale di scoperte di particolare interesse realizzate dalle università e dagli enti e centri pubblici di ricerca operanti in Sardegna;
Unica Liaison office Bomeluzoc) sostiene programmi per favorire il distacco temporaneo di ricercatori e tecnici dalle università e dagli enti pubblici di ricerca alle amministrazioni pubbliche e alle imprese operanti in Sardegna e viceversa;
d) cofinanzia progetti di trasferimento tecnologico tra il sistema della ricerca e quello delle imprese e delle amministrazioni pubbliche;
e) sostiene la costituzione, il potenziamento e il coordinamento di appositi strumenti informativi secondo il modello dei “liaison office”
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mondo bluDi recente abbiamo commentato positivamente la ripresa dell’iniziativa dell’Università di Cagliari nel e col territorio, nello svolgimento della sua terza missione (Dove eravamo rimasti? Dopo cinque anni di quasi deserto l’Università di Cagliari riprende un rapporto sistemico con le imprese. Su Aladinews del 6 novembre 2015), ma occorre fare di più: occorre una maggiore integrazione tra università e ambiente di suo primo riferimento: la città, l’area vasta (oggi definita metropolitana), la regione intera (nel perseguimento della concreta realizzazione con l’Università di Sassari di una vera Federazione “Università della Sardegna”). Un esempio concreto lo troviamo proprio per la questione che poneva il Sindaco Floris: le zone franche urbane e, per naturale estensione, i punti franchi doganali. Ecco, ci aspetteremo che quanto prima il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, annunciasse che l’Università di Cagliari ha costituito un gruppo di lavoro integrato ricercatori-tecnici-amministrativi per collaborare con tutti i soggetti coinvolti alla concreta realizzazione delle zone franche urbane e dei punti franchi, con la formulazione e la gestione di adeguati progetti. Non solo studio teorico quindi, anche concrete applicazioni, con la nascita di appositi laboratori di ricerca, da realizzarsi nelle aree adiacenti il punto franco doganale del porto di Cagliari e non solo. Il porto però è fondamentale: una risorsa sui cui puntare, centrale nell’economia del mare. Non dimentichiamo che l’economia del mare non può fare a meno dell’apporto delle competenze scientifiche dell’Università. Riprendiamo in questo contesto il concetto di nuovo sviluppo della città verso il mare (Riflessioni sul futuro di Cagliari: il mare come strategia di sviluppo per sbloccare e liberare la città. Ma occorre una diversa classe dirigente).

La Regione si organizza per le politiche di accoglienza dei migranti. Seguiamo con interesse e occhio critico nella misura necessaria

occhi migrantiape-innovativaRiferendoci alla precedente nostra comunicazione del 12 u.s., diamo conto della pubblicazione nel sito ufficiale RAS della deliberazione della Giunta regionale n. 1/9 del 12 gennaio 2016 sull’attuazione organizzativa delle politiche di accoglienza dei migranti. Approfondiremo e vigileremo sulle concrete iniziative e soprattutto sulla scelta del personale di direzione e coordinamento.
logo RAS microDELIBERAZIONE N. 1/9 DEL 12.1.2016
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Oggetto: Disposizioni regionali per l’accoglienza dei flussi migratori non programmati. Piano regionale 2016.
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CAGLIARI. Dibattito su/per la città alla vigilia delle elezioni comunali.

AladinDibattito-CAUn nuovo modello di sviluppo sostenibile: da Cagliari città metropolitana alla Sardegna

di Pierluigi Marotto

– Ci sono state e ci saranno discussioni e critiche all’impostazione politica e culturale che Cagliari Città Capitale ha dato e sta dando alla propria sfida. I principi di Autodeterminazione e di Sostenibilità segnano uno spartiacque netto tra il passato e il futuro, tra destra e sinistra, tra vecchio e nuovo. I più acuti osservatori sollevano questioni di intangibilità giuridica della nostra Costituzione sul primo dei due principi e tendono a banalizzare il tutto relegandolo nel mare magnum dell’indipendentismo protestatario e negazionista. Ma su questo avremo modo di ritornarci, non dimenticando di richiamare la legittimazione giuridica internazionale di tale principio rispettivamente affermata nella Carta delle Nazioni Unite (26 giugno 1945; art. 1, par. 2 e 55) e nell’Atto Finale di Helsinki del 1975 “Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa” (CSCE), in cui si afferma il diritto per tutti i popoli di stabilire in piena libertà, quando e come lo desiderano, il loro regime politico senza ingerenza esterna e di perseguire come desiderano il loro sviluppo economico, sociale e culturale.
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Convegno di chiusura del Progetto di formazione per gli addetti agricoli “Isidoro – Cultivar”

Isidoro 0Con il convegno tenutosi venerdì 4 dicembre presso la sala Sulis della Fiera di Cagliari si è concluso il progetto Isidoro- Cultivar, promosso e gestito da una compagine formata dal Centro servizi promozionali per le imprese (Azienda speciale della Camera di Commercio di Cagliari) e dalle Università di Cagliari e di Sassari.
Isidoro1Il progetto è stato finanziato dall’assessorato regionale del Lavoro con fondi Fse Por 2007-13 (Obiettivo Competitività Regionale e Occupazione – Asse Adattabilità). Articolato in sei tipologie corsi di formazione – per un totale di 67 corsi, partecipati da 700 persone, soprattutto giovani, di tutta la Sardegna – ha consentito l’acquisizione di nuove competenze agli imprenditori agricoli professionali, agli addetti del comparto apistico, ai forestali per la decortica delle piante di sughera e agli operatori delle fattorie didattiche.
Al convegno è stata presente una numerosa rappresentanza degli alunni dei corsi, insieme ai docenti e allo staff organizzativo. Sono anche intervenuti gli assessori dell’Agricoltura e del Lavoro e i rappresentanti dei Rettori di Cagliari e di Sassari.
L’assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi ha sostenuto che per far crescere la qualità delle produzioni agroalimentari e migliorare la competitività nei mercati non si può prescindere da un investimento massiccio nella formazione continua degli operatori.

La Sardegna scommette sull’agricoltura. Non bastano i soldi per fare bene… Oggi nel Convegno Isidoro Cultivar tutte le posizioni in campo. Avanti nel dibattito e nelle concrete realizzazioni. DOCUMENTAZIONE

convegno 4dic2015 isidoroL’intervento del presidente del Centro Servizi per le Imprese della Camera di Commercio di Cagliari, capofila del Progetto Isidoro – Cultivar, Cristian Atzori
Isidoro  Cultivar conv 1Atzori e Falchi
“…Voglio qui sottolineare l’accordo tra la Camera di Commercio, per il tramite del Centro Servizi (..) e le Università della Sardegna (Università di Sassari e Università di Cagliari). E’ un modello vincente, che dobbiamo riproporre in tutti gli ambiti, magari trovando strumenti di accordo maggiormente calzanti. Riprendo al riguardo un’idea vecchia quanto attuale: quella di costituire una Fondazione tra le due Università della Sardegna e Unioncamere regionale per la comune gestione di progetti europei e non solo. Ne avrebbero un grande vantaggio la formazione professionale e le attività di trasferimento tecnologico sul territorio. Per le Università si tratterebbe di svolgere meglio la loro “terza missione” in stretto raccordo, anzi integrazione, con il mondo delle imprese (profit e no profit) rappresentato dal sistema Camerale.”
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La Sardegna scommette sull’agricoltura. Non bastano i soldi per fare bene… Oggi nel Convegno Isidoro Cultivar tutte le posizioni in campo. Avanti nel dibattito e nelle concrete realizzazioni

OGGI 3Isidoro  Cultivar conv 1ape-innovativaSi è tenuto questa mattina nella sala Sulis della Fiera Internazionale della Sardegna il Convegno conclusivo del Progetto Isidoro Cultivar. E’ stato un ottimo convegno sia come numerosità dei partecipanti sia come contenuti dei numerosi interventi nelle relazioni introduttive, nella “tavola rotonda”, nel dibattito e nei conversari del buffet conclusivo. Hanno partecipato qualificate rappresentanze dei corsisti, dei docenti, delle associazioni di categorie, gli organizzatori al gran completo. E poi i politici: gli assessori regionali all’Agricoltura e al Lavoro (che hanno trovato lo spazio per partecipare nonostante impegnati nella concomitante riunione della giunta regionale – unico assente, giustificato, l’assessore agli Enti locali che con un sms ha fatto sapere di essere impelagato nella riunione con l’Anci per la riforma degli enti locali) e il rappresentante del sindaco di Cagliari. E, inoltre: i dirigenti regionali e di Laore, i rappresentanti al massimo livello delle associazioni di categoria, i professori universitari… Il dibattito, pur nella massima correttezza e cortesia, ha dato conto anche di profonde differenze di impostazione delle problematiche, per esempio nelle priorità di finanziamenti delle attività formative, conseguenza dei diversi interessi in ballo. Palpabile al riguardo lo scontro tra gli interessi delle imprese più o meno consolidate rispetto agli esordienti in agricoltura (singoli imprenditori o aspiranti tali, micro imprese, cooperative sociali, etc). Interessi che la buona politica deve saper rendere compatibili rispetto a comuni obbiettivi democraticamente stabiliti. Cosa non facile. Gli organizzatori del progetto Isidoro Cultivar si sono trovati caricati di un peso esorbitante rispetto alla loro missione, portata felicemente a compimento con il progetto. Ma volentieri si sono accollati questa parte, offrendo un utilissimo terreno di confronto niente affatto di circostanza. Tutti i lavori sono stati audioregistrati e numerose sono state le foto che hanno fissato in tempo reale i lavori del Convegno. Questi materiali che saranno resi fruibili a breve e nel proseguo del tempo costituiranno strumenti per orientare o ri-orientare le politiche regionali per l’agricoltura. Le risorse a disposizione nella programmazione 2014-2020 sono ingenti (1 miliardo e 300 milioni di euro solo per il PSR Programma Sviluppo Rurale, a cui si aggiungono i fondi FSE e FESR utilizzabili) vanno ben impiegate per rispondere alle esigenze di sviluppo della Sardegna. Torneremo presto sulle problematiche dell’agricoltura in Sardegna, a partire dai lavori e dalle conclusioni del Convegno di oggi.
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Alleggerimenti
A margini del Convegno un confronto fotografico tra il primo presidente della Camera di Commercio di Cagliari Enrico Serpieri (1862) e il prof. Maurizio Mulas dell’Università di Sassari (2015)
enrico-serpieri CCIAA CAMaurizio Mulas 2

I giovani sardi scoprono l’agricoltura. Ci vuole più formazione e professionalità. Convegno finale del progetto Isidoro Cultivar

Isidoro  Cultivar conv 1BlogoSocial_parole-condivise2 Venerdì 4 dicembre Convegno di chiusura del Progetto formativo Isidoro Cultivar. Alla Fiera Internazionale della Sardegna.
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I giovani sardi scoprono la campagna
di Alessandro Zorco – 16 novembre su BLOG O SOCIAL
Molti sono laureati, ma anziché aprirsi uno studio da avvocato, da commercialista o da ingegnere hanno deciso di cambiare stile di vita e puntare sul lavoro in campagna. Molti sono ragazzi che continuano l’attività dei genitori, magari con un po’ di innovazione. Altri sono agricoltori di prima generazione. Negli ultimi anni circa 70 mila giovani in tutta Italia hanno scelto il lavoro in campagna. In Sardegna dal 2011 al 2014 gli imprenditori agricoli under 35 sono quasi raddoppiati, passando da 252 a 470. Da una recente indagine della Coldiretti risulta che nel 2015 i giovani agricoltori siano ulteriormente aumentati del 35% nell’isola e il 50% degli imprenditori agricoli di prima generazione sono laureati. Segno che la reputazione dell’agricoltura nel sentire comune sta cambiando profondamente: secondo i dati della Coldiretti, sale infatti al 57% la percentuale dei giovani sardi che preferiscono gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (18%), mentre un genitore su 3 (il 29%) consiglia al proprio figlio di fare l’agricoltore.
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Il cammino della concreta realizzazione della nuova programmazione dell’agricoltura sarda (Prs) 2014-2020 si avvia, negativamente segnato dal disimpegno certo di ingenti risorse del precedente ciclo programmatorio (2007-2013)

shutterstock_123223540_0(Dalla RAS) Agricoltura. Venerdì 20 novembre nel mercato agroalimentare di Sestu, l’assessore all’Agricoltura Elisabetta Falchi presenta nella sala Convegni del Mercato Agroalimentare della Sardegna il nuovo PSR (Programma di sviluppo rurale) 2014-2020.
RAS loghettoPSR 2014-2020
ape-innovativaUna corretta informazione dovrebbe cominciare con il rendere facile l’accesso alla pertinente documentazione nel sito web della Regione. Così non è. Provare per credere: cercate le informazioni in internet e vedrete quante difficoltà! Lo segnaliamo all’assessore e agli uffici competenti. Intanto cerchiamo noi di dare qualche riferimento. - segue -

POR FSE: l’evento di fine programmazione

por fse 26 10 15Giovedì 29 ottobre, presso l’hotel Regina Margherita a Cagliari, si terrà l’evento di fine programmazione del POR FSE 2007-2013: un’occasione per riflettere sui risultati raggiunti nei sette anni passati e sulle prospettive offerte dal nuovo Programma Operativo 2014-2020. Un’intera giornata di lavori che l’Autorità di Gestione del POR FSE ha organizzato proprio con l’obiettivo di fare il punto su quanto svolto sinora e, parallelamente, per creare un momento di confronto sulla nuova Programmazione.
L’evento avrà inizio alle ore 9:30 e sarà concepito all’insegna della partecipazione e della condivisione. Saranno invitati a partecipare gli stakeholder del territorio (imprese, giovani, cittadini, beneficiari reali e potenziali) che, insieme ai referenti regionali, potranno confrontarsi lungo i principali ambiti tematici: Impresa (Occupazione), Giovani (Istruzione e Formazione), Terzo settore (Inclusione sociale). – SEGUE –

LE FERIE SONO FINITE. Punt’e billettu per riprendere i progetti ITI (Investimenti Territoriali Integrati)

via Is Mirrionis segue numerazioneScuola Popolare Is Mirrionis IL RUDERE- Protocollo d’intesa Regione-Comune di Cagliari.
- La documentazione sul sito del Comune di Cagliari: cominciamo a studiarla.
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- La notizia sul sito della RAS.
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- Informazioni sugli ITI (Investimenti Territoriali Integrati)
- http://www.antonioladu.it/le-aree-urbane-nella-programmazione-regionale-2014-2020/

Una o più macroregioni mediterranee che la Sardegna può promuovere e candidarsi a guidare

mar mediderraneo cartaape-innovativa2La riflessione di Nicolò Migheli sulle macroregioni europee (che sotto riproponiamo da Sardegna Soprattutto) dalla quale emerge la proposta che la Sardegna promuova la costituzione di una “macroregione mediterranea” (così composta: per la Spagna da Catalogna, Valencia, Murcia, Aragona e Baleari; per la Francia da Languedoc-Roussillon e Corsica; per l’Italiada Sardegna, Sicilia e Toscana), che riprendiamo corredandola con un nostro contributo apparso su Aladinews il 23 giugno 2014, ci consente di sollecitare un apposito dibattito. Particolarmente necessario proprio in relazione allo stato delle proposte in campo, che non sono totalmente combacianti, come anche risulta dai due contributi pubblicati, tuttavia convergenti nell’individuazione dello strumento “macroregione” come grande opportunità di nuovo sviluppo per la Sardegna e per le altre entità coinvolgibili, Non ci possiamo permettere di sprecarla. Ci pensino innanzitutto il Consiglio e la Giunta regionale e tutti gli altri soggetti interessati. Tra questi, non ultime, le Camere di Commercio sarde e la loro Unione regionale. Al riguardo un ruolo decisivo potrà giocarlo la commissaria straordinaria della Camera di Cagliari, Paola Piras, che, nonostante il breve tempo del suo mandato, potrà invertire la deprecabile inattività e l’autoreferenzialità che hanno per troppo lungo tempo segnato il sistema camerale sardo e segnatamente la sua parte più rilevante.

Mentre Cagliari guarda Roma, sulle Alpi…
di Nicolò Migheli
By sardegnasoprattutto/ 12 agosto 2015/ Società & Politica/

Fino ad ora l’allarme dello Svimez ha prodotto un rinfocolarsi di reciproci pregiudizi. Da una parte le accuse allo stato per aver abbandonato il Sud, dall’altra il solito sprezzante giudizio sulle classi dirigenti meridionali. Entrambe le opinioni hanno una base di verità. Il governo risponde con stanziamenti, mirabolanti solo nei comunicati Tweeter. Si scopre infatti che non c’è nulla di nuovo: solo cofinanziamenti per i programmi comunitari 2014-2020.

Compartecipazione obbligatoria da parte dello stato. Senza, i fondi non potranno essere spesi. Soldi che finiranno in gran parte in Campania, Puglia, Sicilia, Calabria e Basilicata, nei documenti Ue meno sviluppate. Abruzzo Molise e Sardegna, in transizione per le stesse classificazioni, prenderanno molto meno. Un’ulteriore dimostrazione che l’accorpamento Mezzogiorno non ha più senso, se non nelle stanche abitudini di certi commentatori. Tanto meno per la Sardegna, per ragioni geografiche, storiche, di capitale sociale, cultura e lingua.

In quei stessi giorni, la Ue approvava EUSALP, macro regione europea delle Alpi. Ne fanno parte le regioni tedesche Baviera e Baden Wutemberg; le francesi Provenza-Alpi-Costa Azzurra (PACA), Rodano-Alpi, Franca Contea. Lombardia, Piemonte, Liguria, le provincie autonome di Trento e Bolzano, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia per l’Italia. Austria e Slovenia e come regioni associate, Svizzera e Liechtenstein. Settantacinque milioni di abitanti e il Pil pro capite tra i maggiori del continente. Obbiettivi di EUSALP: promuovere innovazione e sostenibilità, sviluppo territoriale, tutela del patrimonio alpino e delle risorse naturali e culturali. Programmi ambiziosi che lasciano intravedere la creazione di un nucleo oltre gli stati nazionali. Sono in arrivo la macroregione baltica, quella del Danubio e Adriatica-Jonica. È in atto un cambiamento che determinerà quale Europa e come volerla.

La Sardegna dal 1996 fa parte di IMEDOC, con Sicilia, Corsica e Baleari. Una macroregione che nell’Ue ha rivendicato, con scarsi risultati, solo il riconoscimento dell’insularità. Uno strumento che la politica sarda ha considerato marginale. Gli occhi sempre rivolti a Roma, percepita come alfa ed omega dei nostri destini. A questo punto però occorre ragionare in maniera diversa. Avere un approccio strategico. Quindi considerare quella che fino ad ora era politica estera dello stato, come politica propria. Se gli interlocutori, quelli che possono realmente determinare il nostro futuro stanno a Bruxelles, è lì che bisogna rivolgersi.

La Sardegna, regione e non stato indipendente, ha una forza limitata, ciò non toglie che possa farsi promotrice di un’aggregazione del Mediterraneo occidentale. Sarebbe come riprendere i rapporti storici che l’isola ha avuto per settecento anni, fino all’avvento dei Savoia. Basterebbe trasformare IMEDOC ed allargarla alle regioni sul mare. Per la Spagna le Comunità autonome: Catalogna, Valencia, Murcia e le Baleari. Benché non rivierasca, l’Aragona andrebbe inserita per ragioni storiche. Per la Francia Languedoc-Roussillon e Corsica. Per l’Italia, Sardegna, Sicilia e Toscana. Questa, nelle programmazioni europee, ha fatto parte di numerosi programmi INTERREG con le regioni citate.

Si avrebbero circa 23 milioni di abitanti e molti programmi comuni da affrontare: salute del mare, ricerca, agroalimentare, artigianato di qualità, sostenibilità e sviluppo rurale; beni culturali, salvaguardia degli ambienti naturali e delle culture autoctone. Pilastri strategici della politica europea. La regione che potrebbe promuovere questa nuova aggregazione potrebbe essere la Sardegna. In questi anni con i programmi INTERREG, la cooperazione internazionale del Programma LEADER, l’iniziativa euro mediterranea dell’EMPI- la cui sede resterà in Sardegna anche per la prossima programmazione – l’isola si è dotata di professionisti e funzionari che hanno maturato esperienza. La politica dovrebbe farsi promotrice di immaginazione e di un programma ambizioso.

La Sardegna potrebbe uscire dal frangente proponendosi come perno del progetto. Basta crederci. La Catalogna impegnata in elezioni che porteranno, quasi sicuramente, ad una dichiarazione unilaterale di indipendenza, difficilmente può essere regione capofila. Lo scontro con Madrid si annuncia molto duro. Per Barcellona l’aggregazione del Mediterraneo occidentale può rivelarsi un’arma di consenso. Per la Sardegna una modalità per pensarsi centro e non periferia e per prendere in mano il proprio destino come soggetti attivi e non destinatari di scelte altrui. Agire come se Roma non ci fosse. Per quel che è possibile.

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lampadadialadmicromicro133Articolo pubblicato su Aladinews il 23 giugno 2014
Le politiche della Sardegna verso il Mediterraneo. L’interesse della Sardegna a partecipare alle Euroregioni (o altre entità cooperative similari) del Mediterraneo.
Nei giorni scorsi sulla nostra news abbiamo dato rilievo alla notizia dell’approvazione da parte della Commissione Europea della costituzione della Macroregione europea Adriatica-Ionica, per la quale si attende ora l’approvazione finale da parte del Consiglio europeo prevista il prossimo 24 ottobre. Di questa Macroregione non fa parte la Sardegna (1) in quanto la nostra isola è situata nella parte tirrenica del mar Mediterraneo. Ma, allora, perchè siamo così interessati a questa nuova realtà istituzionale? La risposta sta in quello che appare, dai documenti pubblicati, un progetto serio e credibile, che va dandosi un’organizzazione robusta in grado di sostenere un programma ambizioso e, cosa estremamente importante, che raccoglie il consenso e l’impegno di tutte le istituzioni interessate. Al riguardo il coordinatore dell’iniziativa Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche, sostiene che la costituzione della Macroregione “è il frutto di un intenso lavoro svolto dalla comunità adriatica e ionica, dalle città, Università, Camere di Commercio e Istituzioni territoriali che hanno trovato a Bruxelles, nel Comitato delle regioni, il luogo per dare forza al loro progetto”. Noi che siamo del parere che una delle ragioni della situazione disastrosa della Sardegna sia imputabile in gran parte alla incapacità delle istituzioni sarde di cooperare per l’attuazione di una buona politica nell’interesse dell’Isola, non possiamo che plaudire alla capacità costruttiva delle diverse Istituzioni coinvolte nel processo di realizzazione di questa Macroregione, la quale per i protagonisti, per il percorso effettuato, per i progetti strategici e così via, costituisce un modello per altre Macroregioni o per altre Entità similari di cui fa parte o potrà far parte la Sardegna. Attualmente la Sardegna non partecipa ad alcuna Macroregione, che ha una propria caratterizzazione normativa europea, ma a un’altra aggregazione cooperativa, molto somigliante denominata Euroregione (su queste nuove Istituzioni occorrerebbero approfondimenti soprattutto di carattere giuridico; intanto si segnala l’ottimo saggio di Laura Berionni “La strategia macroregionale come nuovo strumento di cooperazione territoriale” ). Archimed loghetto1Partecipa infatti alla Euroregione delle Isole, chiamata Archimed, la quale sembra versare in una situazione di precarietà, decisamente lontana dalla vitalità impressa alla Macroregione Adriatica-Ionica. Forse la causa della inconsistenza di Archimed sta nel suo vizio originario di un nuovo soggetto nato senza grande coinvolgimento istituzionale e sociale, che “si aggiunge” a tanti altri quasi una nuova bottega di generi alimentari in una città già ricca di tali esercizi. Che male c’è? Qualche posto di lavoro in più, qualche nuova prebenda per qualche amico, qualche occasione in più di turismo congressuale a spese della collettività, qualche occasione per fare fotografie di gruppo per far finta che qualcosa si fa. La gestione di Ugo Cappellacci della vicenda Archimed da proprio questa sensazione di superficialità e spreco di risorse pubbliche. Di interesse per la Sardegna esiste poi un’altra Euroregione, denominata Alp-Med, che allo stato coinvolge diverse regioni francesi e italiane (2), ma non la Sardegna né la Corsica, anche se sussisterebbe un interesse delle stesse isole, evidenziato dal fatto che ambedue fanno parte di una struttura parallela di associazionismo delle Camere di Commercio della stessa Euroregione, in attesa di un allargamento istituzionale. Peraltro anche l’euroregione Alp-Med sembra allo stato poco attiva, prova ne sia il non aggiornamento del sito web ufficiale gestito dalla regione Piemonte, fermo al 2013).
Perchè siamo così interessati alle Macroregioni europee e alle Euroregioni? Perchè crediamo possano essere utili per la Sardegna. Ci pensiamo da molto tempo. Ma diverse recenti occasioni di dibattito hanno riacuito l’interesse per questa questione. Innanzitutto mi riferisco al dibattito sulla necessità di un nuovo Statuto per la Sardegna. In particolare, trattando di politica di relazioni esterne della Sardegna, che devono avere riconoscimento anche nello Statuto, mi riferisco alle relazioni della Sardegna con il Mediterraneo. L’argomento è stato specificamente oggetto dell’intervento di Pietrino Soddu al Convegno sullo Statuto promosso dalla Fondazione Sardinia, dalla Carta di Zuri e da Sardegna Soprattutto il 9 giugno, con l’ulteriore approfondimento nell’iniziativa del 23 del corrente mese.
Nel citato intervento (non ancora trascritto in atti, ma tuttavia presente in audio/video tra i materiali del Convegno, nel sito web della Fondazione Sardinia) Pietrino Soddu sostiene che la Sardegna fino all’inizio del periodo sabaudo (1720) era saldamente collocata nel contesto Mediterraneo, specificatamente quello del Sud, verso cui intratteneva le sue relazioni più consistenti, sia in termini economici, sia di natura culturale. Gli interessi prevalenti dei nuovi dominatori sabaudi erano invece prevalentemente rivolti al Nord, in particolare alla Lombardia, circostanza che avrebbe, gioco forza, mutato la direzione dello “sguardo” della Sardegna verso il Continente italiano e verso l’Europa continentale, disinteressandosi sostanzialmente del campo passato. Secondo Soddu questa diversa prospettiva ha portato anche notevoli conseguenze positive per la Sardegna, laddove era proprio su quel versante europeo che maggiormente correva il fiume della modernità e del progresso. Oggi non si tratta di abbandonare questa collocazione, quanto di riscoprire e rilanciare l’interesse verso il Mediterraneo, nel suo complesso, e verso il Mediterraneo del Sud. Come fare? Soddu non lo ha detto, confessando di non avere idee al riguardo, se non la certezza della strada da compiere. Per questo occorre superare le incertezze e perfino le paure legate all’ancestrale timore de “su moru, che viene a rapirci le nostre donne e ad impadronirsi delle nostre risorse materiali”. I nuovi mori oggi hanno precise sembianze: sono soprattutto (e non solo) gli emiri arabi, interessati al comprarsi la Sardegna. Tutto ciò non deve portare ad un atteggiamento di chiusura, quanto piuttosto di apertura, di scambi paritari, consentiti nella misura in cui abbiamo una buona classe dirigente, espressa dalla maggioranza dei “sardi padroni in casa propria” e rafforzati sempre più nella loro identità. Ecco la migliore garanzia perchè non si venda la Sardegna a nessuno! L’intervento di Pietrino Soddu si è fermato proprio al punto che forse costituiva una prima risposta al suo interrogativo e insieme auspicio su “Sardegna: che fare verso una politica di interesse, partecipazione e integrazione nell’area mediterranea”, cioè alla seconda parte del settimo principio della Carta di Zuri: «La Sardegna (…) offre amichevole collaborazione alle comunità e alle regioni vicine per formare, a partire dal Mediterraneo, una euroregione per il progresso degli interessi comuni». Un’euroregione, appunto! E perchè, allora, non approfondire gli strumenti che l’Unione Europea mette a disposizione per realizzare concretamente questa opportunità. Sono strumenti utili e adeguati? Parliamo quindi della proposta di mandare avanti seriamente, al contrario di quanto si sia fatto finora, la realizzazione dell’euroregione Archimed, con la partecipazione di tutte le isole del Mediterraneo appartenenti all’Unione Europea, con l’intento di rafforzare una politica di pace, di solidarietà di scambi a tutti i livelli con i paesi del Mediterraneo del Sud, compresi quelli non facenti parte dell’Unione Europea e con i quali esistono già interessanti relazioni, a volte incentivate dalla stessa UE (pensiamo al programma ENPI), che potrebbero estendersi all’interno della specifica politica Bomeluzo-Alpmed2-con-UE2-300x212di favore prevista per la condizione di insularità. Ma, anche per corrispondere alla esigenza prospettata da Soddu che la Sardegna non abbandoni il fronte continentale europeo: non sarebbe utile e opportuno coltivare la piena realizzazione dell’Euroregione Alp-Med, con l’ingresso della Sardegna e della Corsica nella compagine societaria? Temi evidentemente da approfondire, che richiedono innanzitutto una “presa in carico” della Regione e, insieme, uno specifico filone d’impegno per i nostri parlamentari italiani ed europei (peraltro questi ultimi rappresentano già la circoscrizione Sardegna-Sicilia; facciamo dunque di “necessità” virtù). Peraltro, in questa sede, giova apportare un qualche correttivo all’analisi di Pietrino Soddu secondo cui la Sardegna ha abbandonato ogni interesse per il Mediterraneo a far data dal passaggio dalla Spagna al Piemonte. L’interesse per il Mediterraneo infatti se pur sopito è stato sempre coltivato e non mancano le riflessioni politiche e culturali al riguardo. Tra le prime (anch’esse culturali, ma di maggior valenza poltica) ricordiamo quanto scritto recentemente da Federico Francioni in un articolo critico proprio nei confronti del pluricitato intervento di Pietrino Soddu, pubblicato sul sito della Fondazione Sardinia, laddove Francioni ricorda che “(…) l’idea di una Federazione mediterranea – di uno Stato che avrebbe dovuto raggruppare Baleari, Corsica, Sardegna e Sicilia – fu delineata dopo il primo conflitto mondiale” proprio dal PSd’Az . Ma è giusto anche in questa sede ricordare il dibattito e gli interventi di carattere culturale (basti citare per tutti le riflessioni di Giovanni Lilliu) e l’impegno di ricerca delle Università sarde nei paesi dell’Africa mediterranea. Tutto occorre riprendere e rilanciare, perchè non si parte da zero. Anzi! E questo è il nostro e altrui impegno. Certo da rafforzare e estendere, chiamando in causa soprattutto le Istituzioni sarde.
Voglio ora concludere con una proposta operativa, sicuramente riduttiva, ma, a mio parere, importante e immediatamente fattibile.
Il 28 febbraio 2012 fu siglato dal presidente della Camera di Commercio di Cagliari e dal direttore del Dipartimento di Scienze Sociali e Istituzioni dell’Università di Cagliari un “Accordo di collaborazione” tra le due Organizzazioni per l’elaborazione di progetti per rafforzare i rapporti della Sardegna con i paesi della sponda sud del Mediterraneo, anche come possibile rappresentanza/terminale avanzato della Sardegna verso i paesi del nord Africa, soprattutto attraverso l’associazionismo camerale (Ascame, Insuleur, Alpmed). I progetti elaborati e gestiti congiuntamente si dovevano proporre l’obiettivo di dare concreta attuazione alla normativa di cui all’art. 4 della legge regionale 28 dicembre 2009, n.5, finanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna*. Tale legge regionale prevedeva un impegno della Regione così definito: “La Giunta regionale è autorizzata al finanziamento, anche con il concorso di risorse di provenienza statale e comunitaria, di progetti speciali finalizzati:
a) alla definizione di un sistema internazionale e mediterraneo di osservatori per l’intercettazione degli allarmi di crisi economico-sociale e dei settori produttivi o delle prospettive di sviluppo delle attività produttive e dell’occupazione;
b) alla predisposizione e sperimentazione di modelli di intervento per prevenire e scongiurare gli effetti derivanti dallo stato di crisi economico-sociale o per anticipare e cogliere integralmente ogni opportunità di sviluppo dei settori produttivi e dell’occupazione (…)”. A quell’accordo di collaborazione non seguì nulla. La ragione fondamentale, mi dicono, fu (e purtroppo tuttora è, considerato che al riguardo nulla è cambiato) che non si trovò un interlocutore a livello di Esecutivo politico e di organizzazione amministrativa regionale che consentisse di passare dalle parole ai fatti. Insomma, il solito problema di grandi idee (già molto che quelle ci furono) ma miseria di comportamenti e nullismo organizzativo. Non potevamo permettecerlo allora e tanto meno oggi. La proposta è dunque riprendere quell’Accordo, riscriverlo coinvolgendo in dimensioni regionali l’Unioncamere e l’Università della Sardegna, ridefinirne l’ambito, allargandolo, per esempio, al supporto alla realizzazione delle Euregioni, prima tra tutte quella esistente Archimed, di cui, per inciso, di recente è diventato presidente, in virtù della sua carica, Francesco Pigliaru.
Per questo e altro l’imperativo è: muoviamoci!

Note
1) Della Macroregione fanno parte: Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Herzegovina, Serbia, Montenegro, Albania, Grecia. In Italia le regioni interessate sono Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Lombardia, Trentino Alto Adige. Come si vede la Sardegna non è interessata a detta macroregione
2) L’Euroregione Alpi Mediterraneo riunisce cinque Regioni francesi e italiane (Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Rodano-Alpi).
3) Dell’Euroregione Archimed fanno parte la Regione Sicilia, la Regione Sardegna, il Govern de les Illes Balears e l’ Agenzia dello Sviluppo Larnaca di Cipro (Larnaca District Development Agency – Cyprus)
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Archimed questo sconosciuto. Aggiornamento 27 agosto 2015
A proposito di Archimed visitando il suo scarno sito web in data odierna abbiamo appreso che l’organismo ha un nuovo presidente. Si tratta di Spyros Elenodorou – President Larnaca District Development Agency (CIPRO). Non abbiamo trovato traccia della riunione assembleare che lo ha eletto. Dal sito risulta invece la composizione dell’assemblea: per la Sardegna, oltre a Francesco Pigliaru ne fa parte l’assessore Cristiano Erriu. Chiederemo a lui qualche ulteriore informazione.Per ora Archimed rimane un oggetto misterioso.
Mediterraneo Archimed

Fondi strutturali europei. Con l’approvazione del Piano di sviluppo rurale si completa il quadro programmatorio 2014-2020. Ora l’attuazione!

bandiera-SardegnaEuropa3(Dal sito della Ras) PSR 2014-2020, via libera da Bruxelles a 1 miliardo e 300 milioni. Falchi: ora miglioriamo l’agricoltura sarda

“Da oggi i nostri agricoltori e pastori avranno a disposizione uno strumento di programmazione che libera importanti risorse finanziarie per migliorare le produzioni e accrescere la competitività delle imprese sui mercati” ha dichiarato l’assessore Falchi.

Cagliari, 20 agosto 2015 – Il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Sardegna ha ottenuto il via libera ufficiale di Bruxelles. “Da oggi i nostri agricoltori e pastori avranno a disposizione uno strumento di programmazione che libera importanti risorse finanziarie grazie alle quali si potranno migliorare le produzioni e accrescere la competitività delle imprese sui mercati; il nostro PSR ha ricevuto pieno apprezzamento da parte dei tecnici europei, con i quali ci siamo confrontati per un intero anno, che hanno riscontrato nel progetto una piena sintonia con le direttive della UE in materia di sviluppo e innovazione agricola”. Questo il primo commento dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, dopo l’approvazione giunta dalla Commissione europea. “Abbiamo migliorato e integrato la prima bozza presentata il 22 luglio dello scorso anno all’Ue – ha spiegato l’esponente della Giunta Pigliaru – un lavoro costante e puntuale, portato avanti con particolare professionalità dai nostri uffici e attraverso il confronto con le associazioni. Continueremo a perfezionare il PSR al fine di renderlo fruibile dall’intero comparto anche in futuro”. IL PROGRAMMA INVIATO SUL SITO DELLA RAS.
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