Risultato della ricerca: crowdfunding
Oggi Lunedì 19 gennaio 2015 – Creatività
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU:
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Lunedì 19 gennaio a Roma
Un incontro gratuito sul fundraising per la cultura
Dibattito su Cagliari: tanti contenitori da riempire. Ma i vuoti più preoccupanti sono quelli delle idee. Corriamo ai ripari…
Ex Ospedale Marino
- Il dibattito aperto da Tonino Dessì sulla sua pagina fb.
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- seguono alcuni riferimenti per le altre strutture -
Una nuova politica per gli spazi culturali
A Cagliari nasce lo “Studentato Occupato Sa Domu”! Ed ora cambierà la politica della giunta Zedda sugli spazi culturali?
di Vito Biolchini*
Ricordo bene che già qualche mese fa un gruppo di giovani aveva occupato la sede staccata della scuola Manno di via La Marmora a Cagliari (nel quartiere Castello), abbandonata da anni, con l’intento di far nascere un centro culturale autogestito. Il tentativo durò però solo poche ore, stroncato subito dalla questura e dal comune. Stasera invece è andata meglio a circa 350 tra studenti medi e universitari, riunitisi sotto la sigla “Studentato Occupato Sa Domu”. Come hanno raccontato loro stessi in una nota stampa.
Da subito sono intervenute le forze dell’ordine che hanno minacciato denunce e uno sgombero imminente, ma successivamente anche il preside della scuola e il sindaco di Cagliari Massimo Zedda sono arrivati allo studentato occupato. Abbiamo avuto un incontro con entrambi ai quali abbiamo spiegato i motivi che ci hanno spinto a quest’azione e i problemi che vivono tutti i giorni gli studenti e gli universitari di Cagliari e zone limitrofe.
Evidentemente la campagna elettorale già in corso per le comunali del 2016 suggerisce all’amministrazione cagliaritana di centrosinistra di abbandonare l’atteggiamento di chiusura totale nei confronti di operazioni come questa. Per cui per fortuna niente sgombero e anzi massima disponibilità:
Al termine di questi incontri abbiamo ottenuto, molto probabilmente per lunedì, un incontro tra gli studenti occupanti e le istituzioni: il presidente dell’Ersu, Luca Funedda, l’assessore regionale alla pubblica Istruzione Claudia Firino, e il sindaco di Cagliari.
I giovani dello “Studentato Occupato Sa Domu” contestano i tagli all’istruzione, la mancanza di alloggi per universitari (“solo 725 posti letto nelle case dello studente a fronte dei 15.000 studenti fuori sede presenti”). Non solo: nelle loro intenzioni la scuola di via La Marmora (“uno dei tanti posti abbandonati o lasciati all’incuria presenti in città, uno stabile abbandonato al degrado da più di tre anni”) la scuola potrebbe diventare un polo culturale:
perché sentiamo il bisogno di uno spazio indipendente di ricerca e formazione, che possa essere un laboratorio politico, culturale e sociale, aperto agli studenti e a tutta la cittadinanza e slegato dalle logiche di profitto che stanno trasformando le università e le scuole in aziende, invece che un luogo di formazione e condivisione di saperi.
Riusciranno i nostri eroi nell’intento? Ce lo auguriamo caldamente. E ci auguriamo soprattutto che approfittando di questa occupazione, l’amministrazione Zedda compia una virata di 180 gradi e finalmente inizi a concedere a gruppi ed associazioni culturali i tanti spazi pubblici abbandonati da tempo in città. Era una promessa fatta in campagna elettorale che però è stata clamorosamente disattesa.
Finora la politica degli spazi culturali perseguita dal centrosinistra a Cagliari è stata a dir poco disastrosa, con bandi fatti male e ancora campati per aria, progetti morti sul nascere (come quello della “Casa delle associazioni”), e scelte sballate e mai messe laicamente in discussione. Tuttavia per cambiare rotta non è mai tardi, e non è un caso che il Pd cittadino nelle ultime settimane stia dichiarando ai quattro venti che la politica culturale della giunta Zedda ha bisogno di una “verifica”.
“Nei prossimi giorni all’interno dello spazio organizzeremo iniziative e momenti di confronto aperti a tutto il quartiere”, promettono i giovani dello Studentato Occupato Sa Domu.
A Cagliari c’è bisogno di cultura autogestita e autorganizzata. Speriamo che sia la volta buona.
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* Vito Biolchini su vitobiolchini.it
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Civic crowdfunding per i centri di aggregazione socio-culturali
di Franco Meloni
Civic crowdfunding. Cos’è? Superiamo per un momento il fastidio di questi termini anglofoni che ci invadono tutti i giorni e parliamo nel merito di un innovativo strumento finanziario e non solo: si tratta di un metodo per raccogliere soldi dai cittadini interessati a sostenere una certa proposta di rilievo civile e sociale (facciamo più avanti qualche esempio). Lo si fa attraverso una piattaforma tecnologica che semplifica la possibilità di fare i versamenti e di controllare tutti gli aspetti dell’operazione. Intendiamo che il contribuente o qualsiasi cittadino interessato deve poter accedere facilmente a un sito web dove sono presenti tutte le informazioni sul progetto proposto, sul come sta procedendo la raccolta dei fondi e come poi si spendono effettivamente i denari in attuazione di quanto prestabilito. Semplice? Non proprio, ma tutto attuabile stante le molte esperienze di successo in Italia e nel mondo. Ovviamente occorre disporre di un’efficiente organizzazione, di buona reputazione (di cui il cittadino si possa fidare) che gestisca tutte le fasi dell’attività: dall’ideazione del progetto alla sua definizione in dettaglio; dalla campagna di comunicazione alla raccolta dei fondi; dal loro effettivo utilizzo alla puntuale rendicontazione; e così via. Tutte operazioni che richiedono competenze professionali e costi di gestione. Le molte attività di crowfunding, che si esplicano in diverse tipologie (1), prevedono l’intervento di almeno due soggetti attuatori: il gestore della piattaforma tecnologica e di tutto quanto connesso e un istituto di credito che si occupi della parte di gestione finanziaria. Ecco, trattandosi nel nostro caso di “civic crowdfunding”, cioè di iniziative no-profit, senza scopi di lucro, è sostenibile che questi costi vengano sostenuti dalla Pubblica amministrazione. Per esempio per quanto riguarda la nostra regione, dalla Finanziaria regionale Sfirs, che già possiede le competenze professionali per svolgere adeguatamente tali funzioni, eventualmente dotandosi di quanto ulteriormente dovesse servire. Non dimentichiamo che il crowdfunding è sostenuto dall’Unione Europea e pertanto sarebbe possibile che i costi di cui parliamo siano a carico dei fondi di cui la Regione Sarda dispone nell’ambito della programmazione europea 2014-2020. E’ evidente che ci sono molti aspetti da chiarire per essere operativi, ma è senz’altro una strada innovativa (per la nostra realtà) da percorrere senza indugio. Almeno così proponiamo. Applicazioni pratiche, anche con carattere di sperimentalità, potrebbero essere quelle di recuperare all’uso sociale strutture abbandonate nella disponibilità dei Comuni o di altre Amministrazioni pubbliche. Avrete forse capito che sto parlando di un caso pratico che ci sta a cuore: del ricupero dell’attuale rudere già sede della Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis per realizzare un bel centro di aggregazione socio-culturale. In una certa parte (per esempio il 20 per cento) il costo del recupero potrebbe essere affrontato reperendo i fondi necessari appunto con un’operazione di civic crowdfunding, aggiungendosi a quelli della “mano pubblica” (Europa, Regione, Comune, Area ex Iacp, etc).
Alcuni giorni fa ho partecipato all’incontro intitolato “Life in Italy is ok – Diritto alla salute in Italia“, organizzato dal Gruppo Emergency di Cagliari e Serrenti, con la partecipazione di Cecilia Strada. Nel dibattito che è seguito alle relazioni di Cecilia e degli esponenti locali di Emergency è, tra gli altri, intervenuto Gianni Argiolas, responsabile di un’associazione di volontariato in campo sanitario. Lui ha lamentato che gli organismi di volontariato non abbiamo tutto il sostegno che meriterebbero da parte delle amministrazioni pubbliche, in particolare ha rammentato la difficoltà di reperire sedi a canoni sostenibili. Ha anche proposto di recuperare il dismesso carcere di Buoncammino per destinarlo “in toto” alle organizzazioni di volontariato. E’ una proposta senza dubbio legittima, non so quanto vincente rispetto a tante altre che si sono proposte nel dibattito recentemente avviato. Vedremo. Certo è che le esigenze delle associazioni del terzo settore – tra queste citiamo, a mo’ d’esempio, quelle che intervengono rispetto a situazioni di disabilità o di disagio sociale o quelle che organizzano ulteriori attività culturali nel territorio – devono trovare risposte convincenti da parte delle pubbliche amministrazioni. Ma, aggiungiamo noi, non solo… Di questi problemi devono farsi carico tutti i cittadini, anche mettendo mano al portafoglio, ovviamente ciascuno in base alle proprie capacità economiche e finanziarie e alla propria sensibilità sociale. Ecco dunque la proposta di civic crowdfunding, come uno dei possibili strumenti da utilizzare. Gli esperti sostengono che le disponibilità di denari da parte di molte persone, singole o organizzate, siano notevoli e di gran lunga superiori a quanto la crisi in atto potrebbe far pensare. Anche se non fossimo del tutto convinti (è legittimo che facciamo i san Tommaso: provare per credere) è bene tentare di stanare queste risorse, se esistono e, se si, cercare di utilizzarle per investimenti in solidarietà e, in senso lato, per migliorare la qualità della convivenza sociale. Attendiamo qualche risposta da chi di dovere; per parte nostra proseguiamo nel nostro impegno con convinzione, fiducia e con una buona dose di creatività.
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(1) Sul crowdfunding Aladinews è da tempo impegnata. Di recente ha contribuito a realizzare un’iniziativa di studio e divulgazione in collaborazione con la Camera di commercio di Cagliari; ecco la pagina fb dell’evento.
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Incredulità di San Tommaso, Caravaggio
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Riprendiamoci la Scuola Popolare
Intervento di Terenzio Calledda
Pubblichiamo l’intervento di Terenzio Calledda, uno dei tre relatori dell’assemblea-dibattito su “Riprendiamoci la Scuola Popolare di Is Mirrionis. 40 dopo tra storia e futuro” organizzata il 3 dicembre dal Circolo culturale Antonio Gramsci, coordinata da Michela Caria. Il contributo di Terenzio offre una bella ricostruzione delle vicende degli anni 70, particolarmente riguardanti il Circolo culturale del quartiere e avanza una serie di proposte per quanto si può fare oggi in relazione alle vecchie o nuove esigenze dei cittadini di Is Mirrionis. Diamo atto che dal 4 ottobre scorso quando l’associazione Su Passu riprese il discorso, consegnando l’iniziativa al Circolo Gramsci, molto si è costruito intorno alla proposta di ricupero dell’edificio già sede della Scuola come “centro di aggregazione socio-culturale”, nell’ambito di un più vasto progetto di impegni per il quartiere, tutto da costruire, ricuperando quanto di buono si è fatto in passato e anche più recentemente. Avanti con determinazione!
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Il Circolo Culturale di Is Mirrionis
di Terenzio Calledda
Cagliari 3 Dicembre 2014
Con grande piacere voglio contribuire all’iniziativa del circolo culturale Antonio Gramsci, che si propone di ricostruire la storia del quartiere di Is Mirrionis e dei suoi abitanti, di quelle lotte sociali e dei suoi movimenti che da fine anni ’60 animarono l’attività politico-sociale-culturale dell’intera città.
Possiamo certamente contribuire alla raccolta di documentazione, mettendo a disposizione quella che conserviamo sulle iniziative e manifestazioni da noi organizzate, non è poc0!
Lo stesso filo-rosso lega l’azione svolta con continuità in quegli anni, dall’esperienza della Scuola Popolare dei Lavoratori, ai promotori del Comitato del quartiere e agli animatori del Centro Culturale nelle sue diverse fasi.
Rileggendo l’Atto Costitutivo e il registro dei verbali delle riunioni, la nascita del Centro Culturale di IS Mirrionis seconda versione è datata 1979
…Seconda fase del Centro Culturale che ha animato il quartiere di IS MIRRIONIS negli anni 80/90. - segue -
Civic crowdfunding per ricuperare l’edificio già Scuola popolare di Is Mirrionis? Parliamone…
Civic crowdfunding. Cos’è? Superiamo per un momento il fastidio di questi termini anglofoni che ci invadono tutti i giorni e parliamo nel merito di un innovativo strumento finanziario e non solo: si tratta di un metodo per raccogliere soldi dai cittadini interessati a sostenere una certa proposta di rilievo civile e sociale (facciamo più avanti qualche esempio). Lo si fa attraverso una piattaforma tecnologica che semplifica la possibilità di fare i versamenti e di controllare tutti gli aspetti dell’operazione. Intendiamo che il contribuente o qualsiasi cittadino interessato deve poter accedere facilmente a un sito web dove sono presenti tutte le informazioni sul progetto proposto, sul come sta procedendo la raccolta dei fondi e come poi si spendono effettivamente i denari in attuazione di quanto prestabilito. Semplice? Non proprio, ma tutto attuabile stante le molte esperienze di successo in Italia e nel mondo. Ovviamente occorre disporre di un’efficiente organizzazione, di buona reputazione (di cui il cittadino si possa fidare) che gestisca tutte le fasi dell’attività: dall’ideazione del progetto alla sua definizione in dettaglio; dalla campagna di comunicazione alla raccolta dei fondi; dal loro effettivo utilizzo alla puntuale rendicontazione; e così via. Tutte operazioni che richiedono competenze professionali e costi di gestione. Le molte attività di crowfunding, che si esplicano in diverse tipologie (1), prevedono l’intervento di almeno due soggetti attuatori: il gestore della piattaforma tecnologica e di tutto quanto connesso e un istituto di credito che si occupi della parte di gestione finanziaria. Ecco, trattandosi nel nostro caso di “civic crowdfunding”, cioè di iniziative no-profit, senza scopi di lucro, è sostenibile che questi costi vengano sostenuti dalla Pubblica amministrazione. Per esempio per quanto riguarda la nostra regione, dalla Finanziaria regionale Sfirs, che già possiede le competenze professionali per svolgere adeguatamente tali funzioni, eventualmente dotandosi di quanto ulteriormente dovesse servire. Non dimentichiamo che il crowdfunding è sostenuto dall’Unione Europea e pertanto sarebbe possibile che i costi di cui parliamo siano a carico dei fondi di cui la Regione Sarda dispone nell’ambito della programmazione europea 2014-2020. E’ evidente che ci sono molti aspetti da chiarire per essere operativi, ma è senz’altro una strada innovativa (per la nostra realtà) da percorrere senza indugio. Almeno così proponiamo. Applicazioni pratiche, anche con carattere di sperimentalità, potrebbero essere quelle di recuperare all’uso sociale strutture abbandonate nella disponibilità dei Comuni o di altre Amministrazioni pubbliche. Avrete forse capito che sto parlando di un caso pratico che ci sta a cuore: del ricupero dell’attuale rudere già sede della Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis per realizzare un bel centro di aggregazione socio-culturale. In una certa parte (per esempio il 20 per cento) il costo del recupero potrebbe essere affrontato reperendo i fondi necessari appunto con un’operazione di civic crowdfunding, aggiungendosi a quelli della “mano pubblica” (Europa, Regione, Comune, Area ex Iacp, etc).
Alcuni giorni fa ho partecipato all’incontro intitolato “Life in Italy is ok – Diritto alla salute in Italia“, organizzato dal Gruppo Emergency di Cagliari e Serrenti, con la partecipazione di Cecilia Strada. Nel dibattito che è seguito alle relazioni di Cecilia e degli esponenti locali di Emergency è, tra gli altri, intervenuto Gianni Argiolas, responsabile di un’associazione di volontariato in campo sanitario. Lui ha lamentato che gli organismi di volontariato non abbiamo tutto il sostegno che meriterebbero da parte delle amministrazioni pubbliche, in particolare ha rammentato la difficoltà di reperire sedi a canoni sostenibili. Ha anche proposto di recuperare il dismesso carcere di Buoncammino per destinarlo “in toto” alle organizzazioni di volontariato. E’ una proposta senza dubbio legittima, non so quanto vincente rispetto a tante altre che si sono proposte nel dibattito recentemente avviato. Vedremo. Certo è che le esigenze delle associazioni del terzo settore – tra queste citiamo, a mo’ d’esempio, quelle che intervengono rispetto a situazioni di disabilità o di disagio sociale o quelle che organizzano ulteriori attività culturali nel territorio – devono trovare risposte convincenti da parte delle pubbliche amministrazioni. Ma, aggiungiamo noi, non solo… Di questi problemi devono farsi carico tutti i cittadini, anche mettendo mano al portafoglio, ovviamente ciascuno in base alle proprie capacità economiche e finanziarie e alla propria sensibilità sociale. Ecco dunque la proposta di civic crowdfunding, come uno dei possibili strumenti da utilizzare. Gli esperti sostengono che le disponibilità di denari da parte di molte persone, singole o organizzate, siano notevoli e di gran lunga superiori a quanto la crisi in atto potrebbe far pensare. Anche se non fossimo del tutto convinti (è legittimo che facciamo i san Tommaso: provare per credere) è bene tentare di stanare queste risorse, se esistono e, se si, cercare di utilizzarle per investimenti in solidarietà e, in senso lato, per migliorare la qualità della convivenza sociale. Attendiamo qualche risposta da chi di dovere; per parte nostra proseguiamo nel nostro impegno con convinzione, fiducia e con una buona dose di creatività.
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(1) Sul crowdfunding Aladinews è da tempo impegnata. Di recente ha contribuito a realizzare un’iniziativa di studio e divulgazione in collaborazione con la Camera di commercio di Cagliari; ecco la pagina fb dell’evento.
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Incredulità di San Tommaso, Caravaggio
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START CUP IDEE VINCENTI. La competizione tra business plan di idee imprenditoriali innovative
START CUP 2014: RICERCA, IMPRESA E TERRITORIO
A Ingegneria la finale delle dieci migliori idee sarde
Innovazione e ingegno: pavimenti che producono energia, chips di zucchine, software anti frode, app per lo shopping, servizi di condivisione audio-video, rapporti impresa-ricerca, eco-turismo eccetera. Domani, mercoledì 29 ottobre, dalle 16.30, la presentazione in aula magna di Ingegneria. In palio quattordicimila euro per i primi tre business plan che conquistano anche la bellissima nazionale.
Appello di SardegnaSoprattutto per la sopravvivenza del Centro di documentazione e studi delle donne. Anche i cittadini (singoli e organizzati) facciano la loro parte! Le proposte di Aladin
URGENZA
Appoggiamo e rilanciamo l’appello di SardegnaSoprattutto perchè le Istituzioni (e i cittadini – singoli e organizzati) si impegnino per scongiurare la chiusura del Centro di documentazione e studi delle donne, attivo a Cagliari dal 1978 .
Una proposta di Aladin alle Istituzioni e ai cittadini: subito interventi a carattere finanziario per la sopravvivenza del Centro di Documentazione e Studi (contributi pubblici e progetto di civic-crowdfunding sostenuto dai cittadini) e concessione allo stesso Centro della chiesa di San Giuseppe Calasanzio in Castello, attualmente in abbandono, dopo i necessari lavori di ristrutturazione
L’APPELLO
Il Centro di documentazione e studi delle donne, a rischio di chiusura per l’indifferenza delle Istituzioni
(a cura della Redazione di sardegnasoprattutto / 18 luglio 2014).
C’erano una volta due magazzini in via Lanusei a Cagliari. In quei locali di una piccola e poco frequentata strada della città fu aperta, nel 1978, la Libreria delle donne, la prima in Sardegna e una delle poche in Italia. Erano i mitici anni ’70, segnati dalla contestazione, dal confronto politico onesto e soprattutto, per noi e per il mondo, dalla rivoluzione femminista.
La Libreria delle donne si trasforma nel 1986 nel Centro di documentazione e studi delle donne, biblioteca specializzata e luogo di relazioni politiche. Il Centro era ed è l’unico in Sardegna: nel 2008, il suo archivio è stato formalmente riconosciuto “di interesse storico particolarmente importante” dal MIBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo).
La biblioteca, insieme ai documenti d’archivio, ha costituito negli anni un punto di riferimento speciale per ricerche e indagini individuali e collettive, in collaborazione con l’Università di Cagliari, con insegnanti e studenti di scuole superiori, con altre associazioni che lavorano nel nostro territorio.
Gli Enti Locali hanno sostenuto l’attività del Centro con finanziamenti di progetti specifici. Questo sostegno è stato indispensabile per il funzionamento del Centro, che è nato ed è vissuto soprattutto nella forma dell’autofinanziamento, del lavoro volontario, e per merito di contributi individuali di socie e amiche.
E adesso? - segue -
Sinnova2014oggi. Un buon seminario con persone competenti. Un titolo astruso, troppa carne al fuoco e, come al solito, assente l’Europa…
Quello di oggi organizzato nell’ambito di Sinnova2014 (a parte il titolo astruso “Sharing economy e ingegneria finanziaria: l’infrastruttura finanziaria regionale e globale a sostegno dello sviluppo”) è stato un buon seminario con relatori competenti. Bravi gli organizzatori e il conduttore Nicola Pirina. Detto questo, posso anche esprimere qualche osservazione, se volete si può aggettivare come critica, senza togliere nulla al merito degli organizzatori di Sardegna Ricerche: avrei preferito che il tema fosse circoscritto al crowdfunding e pertanto con più tempo per gli approfondimenti. E poi: perchè l’Europa non viene neppure menzionata? L’Unione Europea si sta muovendo (troppo poco) per incentivare il crowdfunding (http://ec.europa.eu/internal_market/finances/docs/crowdfunding/140327-communication_it.pdf), una ragione di più perchè in Sardegna assumiamo un ruolo di critica e di sollecitazione (al riguardo sarebbe importante avere rappresentanti sardi nel Forum europeo sul crowdfunding)… Bene l’Italia sull’equity crowdfunding. Occorre regolamentare (o autoregolamentare) meglio le altre forme di crowdfunding. L’istituzione di un “marchio di qualità” per le piattaforme potrebbe essere un’dea, ovviamente da studiare bene per evitare rischi di burocratizzazioni. In ogni caso, non abbandoniamo il nostro impegno e chiediamo in modo particolare alla Regione, alle Camere di Commercio e all’Università sarda un corrispondente impegno al riguardo. Ne abbiamo diritto! (f.m.).
Chi aiuta i giovani a fare impresa?
di Franco Meloni
Al termine del Seminario sul crowdfunding mi ha avvicinato Luca: “Senta, io ho un’idea d’impresa, abbastanza definita, in cui credo molto e voglio concretizzare. Ma non voglio fare sciocchezze. Prima di spendere denari (quei pochi che ho) ed evitare di buttarli dalla finestra, ho bisogno di parlarne con esperti che mi diano buoni consigli, che mi aiutino… A chi mi posso rivolgere? Bella domanda. Mentre ci penso, Luca incalza: “Per esempio a chi mi posso rivolgere in Camera di Commercio?”. Non lo so proprio, dico io, ma è una domanda che porrò al presidente della Camera. “Addiritura! – dice Luca – C’è bisogno di scomodare il vertice più alto”. Sì, rispondo io convinto: perchè questo è veramente uno dei problemi più seri che abbiamo rispetto alla lotta contro la disoccupazione, specie dei giovani. - segue -
Oggi lunedì 28 aprile 2014 CROWDFUNDING
Cagliari, Palazzo dei Congressi in Fiera, sala D, ore 16-20, ingresso gratuito dal piazzale Coni.
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Lunedì 28 aprile 2014
Palazzo dei Congressi, sala D, ore 16-20, ingresso piazzale Coni
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Lunedì 28 aprile 2014
Palazzo dei Congressi, sala D, ore 16-20, ingresso piazzale Coni
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