Risultato della ricerca: Vanni Tola

Più lotti più inaugurazioni e poca strada: così si governa!

imagesedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola
Il ministro delle infrastrutture Del Rio deve essere stato chiaro quando è stato invitato a venire in Sardegna per parlare di trasporti nell’Isola. “Vengo soltanto se mi fatte inaugurare qualcosa, altrimenti rinuncio”. Prontamente la Regione Sardegna si è attivata per esaudire i desideri dell’illustre visitatore. Il pensiero è andato subito alla strada Sassari-Olbia, da sempre in fase di realizzazione. Ottantaquattro chilometri divisi in otto lotti che, da tempo, la Regione ha fatto inaugurare dal politico di turno con l’escamotage di inaugurarla non tutta intera bensì per lotti. Lo stesso Ministro Del Rio aveva già inaugurato nel mese di giugno dello scorso anno ben quattro lotti, due vicino a Sassari e due vicino ad Olbia. In totale sono già stati inaugurati ben 24 Km sugli ottanta previsti a completamento dell’opera. Non avendo altri lotti pronti da fargli inaugurare, questa volta, hanno fatto inaugurare al Ministro soltanto una parte di un lotto, tre Km, portando cosi i Km della costruenda strada già inaugurati da 24 a 27. Restano ancora da inaugurare in un futuro che speriamo prossimo ben 53 Km. Per cosi pochi Km non è stato neppure necessario accompagnare il Ministro sul luogo dell’inaugurazione, gliela hanno fatta inaugurare per videoconferenza. In cambio, per ricambiare la cortesia, il Ministro con il Presidente della Regione, ha promesso di tutto. Il completamento della Sassari-Olbia entro il 2018, la manutenzione straordinaria della Carlo Felice da Oristano a Sassari, la conclusione dei lavori della Sassari-Alghero, un robusto finanziamento per il rilancio della vetusta rete ferroviaria. Insomma aspettatevi per i prossimi decenni tante altre inaugurazioni.

Dov’è finita la ragione? La follia della guerra

siria
E’ indispensabile recuperare le ragioni della pace contro le pseudo ragioni della guerra. E’ fondamentale che torni a farsi sentire la voce del movimento pacifista mondiale in tutte le sedi e in tutte le occasioni per arrestare la barbarie dei conflitti, delle persecuzioni e dei massacri di individui inermi. Non basta più limitarsi a pensare la pace, occorre mobilitarsi per imporla, per farla diventare il tema principale nell’agenda dei rappresentanti politici. La guerra deve tornare ad essere, o essere finalmente, un tabù per i popoli del mondo.

sedia di Vannitola
di Vanni Tola

Sgomento nel mondo per l’impiego di armi chimiche in Siria. Le Cancellerie di tutto il mondo si affrettano a dichiarare il proprio dolore per l’accaduto, ad esprimere solidarietà al popolo siriano, ad auspicare la pace per quell’area del pianeta. Da tempo Papa Francesco afferma che è ormai in corso la terza guerra mondiale, che i conflitti in atto aumentano e non fanno presagire niente di buono per l’Umanità. Il nostro desiderio di pace ci porta a pensare che non sia vero ma la realtà, sotto forma di strazianti immagini di bambini e di povera gente perseguitata, mortificata, annientata, ci riporta alla realtà. L’ipocrisia dei politici di tutto le nazioni è sempre più evidente. Tutti a piangere manifestando dolore e fingendo di non sapere che da quasi sette anni è in atto in Siria una drammatica guerra civile e che nessun intervento internazionale è stato capace di porre fine a tale orrore. L’Unicef denunciava qualche anno fa che in Siria sono morti 11 milioni di bambini, poi ha smesso di contarli, ormai è quasi impossibile farlo. Nessuna delle potenze militari impegnate nel conflitto si assume la responsabilità di aver condotto contro civili inermi, bambini e perfino ospedali gli attacchi di questi giorni utilizzando le micidiali armi chimiche. Non è stato nessuno, anzi, sono stati gli altri. Il bombardamento degli ospedali nei quali si prestava soccorso a civili e bambini investiti da nuvole di gas nervino saranno giustificati con la negazione totale dell’accaduto o con il solito tragico errore di uno dei tanti bombardamenti “intelligenti”. Oggi si riunirà con urgenza il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Possiamo stare certi che, al di là delle immancabili condanne per l’accaduto, non accadrà assolutamente niente di concreto. La guerra civile Siriana, come gli altri conflitti, proseguirà. Il Consiglio di sicurezza, al massimo, partorirà la decisione di realizzare, tra qualche mese, l’ennesima conferenza per negoziare una tregua umanitaria e avviare future trattative di pace. Non si parlerà certamente dell’embargo di armi contro i paesi belligeranti, dell’istituzione di aree di non sorvolo aereo garantite da forze armate neutrali, del divieto assoluto per la produzione di armi chimiche e della distruzione dei depositi esistenti, dell’apertura di canali umanitari per consentire la fuga ai civili. Come pure non si discuterà di sanzioni economiche e di limitazioni commerciali contro gli Stati che alimentano conflitti in diverse parti del mondo. Tutte inutili idee di idealisti pacifisti che con i loro slogan mostrano totale assenza di realismo politico. Quel realismo che, pur non dichiarandolo esplicitamente, mette in conto anche la guerra come strumento per regolare i rapporti tra gli Stati. E’ indispensabile invece recuperare le ragioni della pace contro le pseudo ragioni della guerra. E’ fondamentale che torni a farsi sentire la voce del movimento pacifista mondiale in tutte le sedi e in tutte le occasioni per arrestare la barbarie dei conflitti, delle persecuzioni e dei massacri di individui inermi. Non basta più limitarsi a pensare la pace, occorre mobilitarsi per imporla, per farla diventare il tema principale nell’agenda dei rappresentanti politici. La guerra deve tornare ad essere, o essere finalmente, un tabù per i popoli del mondo.

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La sedia
di Vanni Tola

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Illustrazione tratta dal sito di Pax Christi.

Papa Francesco: «Penso che oggi il peccato si manifesti con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili. A farne le spese sono sempre gli ultimi, gli inermi. Mi viene solo da chiedere con più forza la pace per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne. Come ho detto anche nel recente messaggio per la giornata mondiale della pace, il secolo scorso è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi»

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Il Papa degli ultimi
di Jorge Mario Bergoglio

papa-venerdi-14-4-17 Roma, via Crucis di venerdì santo 14 aprile 2017.

eddyburgAncora una volta papa Francesco intreccia i mali che l’attuale assetto della società e nei poteri che ne guidano il cammino per additarli alle coscienze capaci di non cadere nell’indifferenza. Intervista di Paolo Rodari, su la Repubblica, giovedì 13 aprile 2017, ripreso da eddyburg.

«Penso che oggi il peccato si manifesti con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili. Il mondo deve fermare i signori della guerra. Perché a farne le spese sono sempre gli ultimi, gli inermi». Papa Francesco arriva oggi nella Casa di Reclusione di Paliano (Frosinone) per celebrare la Messa in Coena Domini con il rito della lavanda dei piedi ad alcuni detenuti. La visita ai carcerati è occasione per una riflessione più ampia che Francesco accetta di fare con Repubblica su una missione che la Chiesa non può eludere: «Farsi prossima degli ultimi, degli emarginati, degli scartati». Dice Papa Bergoglio: «Chi non è colpevole scagli la prima pietra. Guardiamoci dentro e cerchiamo di vedere le nostre colpe. Allora, il cuore diventerà più umano».

Ma come sta vivendo Francesco questa vigilia di Pasqua caratterizzata da uno scenario mondiale ad alta tensione?
«Mi viene solo da chiedere con più forza la pace per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne»

Santo Padre, anche questo giovedì santo si recherà in carcere. Perché?
«Il brano evangelico del giudizio universale dice: “Sono stato prigioniero e siete venuti a trovarmi”. Ecco, il mandato di Gesù vale per ognuno di noi, ma soprattutto per il vescovo che è il padre di tutti».

Lei ha più volte detto che si sente peccatore come i carcerati. In che senso?
«Alcuni dicono: sono colpevoli. Io rispondo con la parola di Gesù: chi non è colpevole scagli la prima pietra. Guardiamoci dentro e cerchiamo di vedere le nostre colpe. Allora, il cuore diventerà più umano».

È questo che devono fare i pastori, essere al servizio di tutti?
«Come preti e come vescovi dobbiamo sempre essere al servizio. Come dissi nella visita in un carcere che feci il primo giovedì santo dopo l’elezione: è un dovere che mi viene dal cuore».

Chi le ha insegnato questa che ormai è divenuta una tradizione?
«Molto mi ha insegnato l’esempio di Agostino Casaroli, scomparso nel 1998 dopo essere stato Segretario di Stato vaticano e cardinale. Da sacerdote ha svolto per anni apostolato nel carcere minorile di Casal del Marmo. Tutti i sabati sera spariva: “Si sta riposando”, dicevano. Arrivava in autobus, con la sua borsa da lavoro, e rimaneva a confessare i ragazzi e a giocare con loro. Lo chiamavano don Agostino, nessuno sapeva bene chi fosse. Quando Giovanni XXIII lo ricevette dopo la sua prima visita nei Paesi dell’Est, in missione diplomatica in piena Guerra Fredda, al termine dell’incontro gli chiese: “Mi dica, continua a andare da quei ragazzi?” “Sì, Santità”. “Le chiedo un favore, non li abbandoni mai”. Fu quella la consegna lasciata a Casaroli dal Papa Buono, che sarebbe morto qualche mese dopo».

Secondo lei, insomma, la Chiesa deve anzitutto andare incontro agli scartati. È questa l’azione principale che le è chiesta?
«Io credo di sì. Andare, farsi prossima degli ultimi, degli emarginati, degli scartati. Quando sono davanti a un carcerato, ad esempio, mi domando: perché lui e non io? Merito io più di lui che sta là dentro? Perché lui è caduto e io no? È un mistero che mi avvicina a loro».

Nella sua intervista a “La Civiltà Cattolica” alla domanda su chi fosse Jorge Mario Bergoglio rispose: «Un peccatore ». È così?
«Mi sento tale, certo. Il motto del mio stemma è una frase di San Beda il Venerabile a proposito di San Matteo: “Dio ha rivolto i suoi occhi”. “Miserando atque eligendo”, “Lo guardò con sentimento d’amore e lo scelse”. È di più di un semplice motto. È la mia stella polare. Poiché in essa è contenuto il mistero di un Dio disposto a portare su di sé il male del mondo pur di dimostrare il proprio amore all’essere umano».

Il Vangelo è pieno di episodi in cui Gesù si fa prossimo a coloro che la società scartava.
«“Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata”, dice con grande fede l’emorroissa (una donna che aveva perdite di sangue da dodici anni, ndr) che sente dentro di sé che Gesù può salvarla. Secondo i Vangeli era una donna scartata dalla società, alla quale Gesù dona la salute e la libertà dalle discriminazioni sociali e religiose. Questo caso fa riflettere sul fatto che il cuore di Gesù è sempre per loro, per gli esclusi, come fra l’altro la donna era percepita e rappresentata allora».

Anche oggi continua in parte questa discriminazione.
«Tutti siamo messi in guardia, anche le comunità cristiane, da visioni della femminilità inficiate da pregiudizi e sospetti lesivi della sua intangibile dignità. In tal senso sono proprio i Vangeli a ripristinare la verità e a ricondurre a un punto di vista liberatorio. Gesù ha ammirato la fede di questa donna che tutti evitavano e ha trasformato la sua speranza in salvezza».

Quella donna si sentiva esclusa anche a causa del suo peccato.
«Tutti siamo peccatori, ma Gesù ci perdona con la sua misericordia. L’emorroissa era timorosa, non voleva farsi vedere, ma quando Gesù incrocia il suo sguardo non la rimprovera: la accoglie con misericordia e tenerezza e cerca l’incontro personale con lei, dandole dignità. Questo vale per tutti noi quando ci sentiamo scartati per i nostri peccati: oggi a tutti noi il Signore dice: “Coraggio, vieni! Noi sei più scartato, non sei più scartata: io ti perdono, io ti abbraccio”. Così è la misericordia di Dio. Dobbiamo avere coraggio e andare da lui, chiedere perdono per i nostri peccati e andare avanti. Con coraggio, come ha fatto questa donna».

Spesso chi si sente escluso si vergogna.
«Chi si sente scartato come i lebbrosi o i senzatetto, si vergogna e come l’emorroissa fa le cose di nascosto. Gesù invece ci rialza in piedi, ci dà la dignità. Quella che Gesù dona è una salvezza totale, che reintegra la vita della donna nella sfera dell’amore di Dio e, al tempo stesso, la ristabilisce nella sua dignità. Gesù indica così alla Chiesa il percorso da compiere per andare incontro a ogni persona, perché ognuno possa essere guarito nel corpo e nello spirito e recuperare la dignità di figlio di Dio».

Ancora in questi giorni le armi uccidono. Cosa ne pensa?
«Penso che oggi il peccato si manifesti con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili. A farne le spese sono sempre gli ultimi, gli inermi. Mi viene solo da chiedere con più forza la pace per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne. Come ho detto anche nel recente messaggio per la giornata mondiale della pace, il secolo scorso è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi. Non è facile sapere se il mondo attualmente sia più o meno violento di quanto lo fosse ieri, né se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilità che caratterizza la nostra epoca ci rendano più consapevoli della violenza o più assuefatti a essa».

Qual è lo scopo secondo lei di queste continue guerre?
«Me lo chiedo anche io sempre. A che scopo? La violenza permette di raggiungere obiettivi di valore duraturo? Tutto quello che ottiene non è forse di scatenare rappresaglie e spirali di conflitti letali che recano benefici solo a pochi “signori della guerra”? L’ho detto più volte e lo ridico: la violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato. Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiché grandi quantità di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficoltà, degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi può portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti».

In carcere porta un messaggio di pace e anche di speranza nonostante tutto?
«A volte, una certa ipocrisia spinge a vedere nei carcerati solo delle persone che hanno sbagliato, per le quali l’unica via è quella del carcere. Ma, ripeto ancora una volta, tutti abbiamo la possibilità di sbagliare. Tutti in una maniera o nell’altra abbiamo sbagliato. E l’ipocrisia fa sì che non si pensi alla possibilità di cambiare vita: c’è poca fiducia nella riabilitazione, nel reinserimento nella società. Ma in questo modo si dimentica che tutti siamo peccatori e, spesso, siamo anche prigionieri senza rendercene conto. Quando si rimane chiusi nei propri pregiudizi, o si è schiavi degli idoli di un falso benessere, quando ci si muove dentro schemi ideologici o si assolutizzano leggi di mercato che schiacciano le persone, in realtà non si fa altro che stare tra le strette pareti della cella dell’individualismo e dell’autosufficienza, privati della verità che genera la libertà. E puntare il dito contro qualcuno che ha sbagliato non può diventare un alibi per nascondere le proprie contraddizioni».
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Oggi giovedì 13 aprile 2017: giovedì santo

Ci vuole “spirito di servizio” a partire da chi sta più in alto.

di Franco Meloni, su Aladinews di giovedì santo del 4 aprile 2012.

Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 4-54 si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. 

La chiesa cattolica nella liturgia del giovedì santo, nella messa in coena Domini, rivive il gesto della lavanda dei piedi riportato nel testo dell’evangelista Giovanni. L’episodio è significativo di un atteggiamento di umiltà del Maestro nei confronti dei suoi discepoli e possiamo correttamente ricondurlo simbolicamente ad un atteggiamento “di servizio”, come si diceva un tempo. Ma il concetto è purtroppo in disuso, proprio nel momento in cui sarebbe salutare farvi ricorso. Riportando questo quadro nelle organizzazioni, il Maestro può correttamente simboleggiare il “superiore gerarchico” (il presidente, il rettore, il direttore, il dirigente, etc), mentre i discepoli possono rappresentare i suoi collaboratori o i cittadini-utenti tutti (qui però tralasciamo questa possibile ulteriore estensione). Perchè ci piace fare questa trasposizione, evidentemente apprezzando il gesto della lavanda dei piedi e di tutto quanto può rappresentare nel rapporto capo-collaboratori? Perchè crediamo che oggi vi sia necessità di recuperare un concetto fondamentale: chi per nomina, elezione o eredità si trovi ai vertici di un’organizzazione, sia essa un’impresa, una pubblica amministrazione, un’associazione, una famiglia o quant’altro, deve sentirsi e comportarsi non come un padrone al di sopra di tutto e di tutti, ma piuttosto come titolare di una funzione di servizio verso la stessa organizzazione e la società in generale. Al contrario, purtroppo, si verifica troppo spesso che chi si trova in posizioni di comando in un’organizzazione pensa di poterne disporre a suo piacimento, quasi come l’avesse “vinta al lotto” e si comporta nei confronti dei collaboratori adottando lo schema padrone-servo.  E invece oggi più che mai abbiamo bisogno di “spirito di servizio”, che si traduce in disponibilità all’ascolto, rispetto e valorizzazione delle persone, coinvolgimento di tutti nel perseguimento delle missioni e degli obbiettivi delle organizzazioni. Nella scala delle responsabilità in tutte le organizzazioni più si è in alto nelle posizioni gerarchiche più si ha il dovere di farsi carico dei problemi o, com’è pertinente dire nella settimana di Passione, di portare la croce.

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sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghdemocraziaoggiGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413
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LocandinaSettimanaSociale2017JENNIFER NEDELSKY: LAVORO “PART TIME” PER TUTTI
La provocazione della filosofa canadese: “Tutti gli adulti dovrebbero fare un lavoro retribuito per un tempo da 12 a 30 ore in una settimana e al contempo 12-30 ore di lavori di cura non retribuiti”. Nedelsky, invitata a Roma dal Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, ha incontrato il 3 aprile i dottorandi della Lumsa, mentre il giorno seguente è stata protagonista di un incontro ospitato dalla Pontificia università San Tommaso d’Aquino (Angelicum)
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democraziaoggiI limiti delle valutazioni microeconomiche dell’impatto delle innovazioni scientifiche e tecnologiche sui sistemi produttivi
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
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Salvare i comuni da spopolamento e estinzione – Alcuni esempi concreti.
su Propositivo.eu
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labsusIn memoria di Carlo Donolo, amico di Labsus e Maestro di riflessioni sui beni comuni
Gregorio Arena – 11 aprile 2017, su LabSus
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CULTURA E LAVORO IN EUROPA: TRA LUCI E OMBRE ECCO I NUMERI
Pubblicato il 15/03/2017
di Massimiliano Zane su Il Giornale delle Fondazioni.

L’Osservatorio Beni Comuni incontra il Comune di Cagliari

img_5696Resoconto dell’incontro del 5 aprile 2017
In data 5 aprile (dalle 12 alle 13.30) presso gli uffici dell’assessorato comunale all’Urbanistica e Pianificazione strategica, l’assessora Francesca Ghirra e il presidente della commissione Urbanistica Matteo Lecis Cocco Ortu hanno ricevuto una delegazione dell’Osservatorio Beni Comuni della Sardegna (sezione di Cagliari) composta da Maria Teresa Arba, Paolo Erasmo, Franco Meloni, Stefano Meloni, Gianni Pisanu. L’incontro verteva principalmente sul “Regolamento amministrazione condivisa beni comuni urbani” di cui la nostra città è allo stato priva. Come era ovvio l’incontro si è esteso a una serie di altre problematiche connesse.
Di tutto diamo conto nel presente comunicato stampa.
Preliminarmente segnaliamo il clima di cordialità dell’incontro e la disponibilità da parte dell’assessora Ghirra e del presidente Lecis Cocco Ortu, i quali, impegnandosi per la loro parte istituzionale, hanno sottolineato come l’argomento ricade per competenza sull’intero Consiglio comunale e anche su altri assessorati (Patrimonio, Cultura, Servizi sociali…). E’ pertanto necessario che a questo primo incontro ne seguano altri con i soggetti titolari ai diversi livelli e specificità della problematica che sinteticamente riconduciamo alla “partecipazione popolare, in applicazione dell’art. 118 della Costituzione della Repubblica”. Il primo appuntamento sarà con la Commissione consiliare per lo Statuto e i regolamenti che sta discutendo della redazione del “Regolamento quadro degli istituti di partecipazione” che dovrà essere sottoposto all’approvazione del Consiglio comunale.
Di seguito ulteriori dettagli delle questioni affrontate nell’incontro. - segue -

Oggi venerdì 7 aprile 2017

sedia di VannitolaGran brutto risveglio oggi. Comincia una nuova guerra, o meglio, si estende quella in atto. So che è banale affermarlo ma queste vicende si sa sempre come cominciano ma è difficile prevedere come evolveranno. Certamente altri morti, Israele che muore dalla voglia di inserirsi nel conflitto, altri paesi che potrebbero reagire all’attacco americano con ulteriori azioni di guerra. Un gran brutto risveglio oggi. Proviamo a fermarli riproponendo con forza le ragioni della pace e del dialogo tra i popoli. (v.t.)
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sabudu-4-4-15-300x225Presentato il programma della Settimana Santa di Cagliari.
- Riti Settimana Santa: brochure.
- Riti Settimana Santa: percorsi processioni.
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Punta de billete per domani sabato 8 aprile 2017.
sabato-8-4-17
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democraziaoggiGrillo vs. Cassamatis, forma e sostanza.
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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vitobiolchini blog occhialini1AMBIENTE / POLITICA / SARDEGNA
Scuola, cultura e ora turismo: in Sardegna il cemento è sempre la prima cura per tutti i mali
Vito Biolchini su vitobiolchini.it

Dov’è finita la ragione? La follia della guerra.

sedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola.

Goya il sonno della ragioneDov’è finita la ragione? La follia della guerra.

Sgomento nel mondo per l’impiego di armi chimiche in Siria. Le Cancellerie di tutto il mondo si affrettano a dichiarare il proprio dolore per l’accaduto, ad esprimere solidarietà al popolo siriano, ad auspicare la pace per quell’area del pianeta. Da tempo Papa Francesco afferma che è ormai in corso la terza guerra mondiale, che i conflitti in atto aumentano e non fanno presagire niente di buono per l’Umanità. Il nostro desiderio di pace ci porta a pensare che non sia vero ma la realtà, sotto forma di strazianti immagini di bambini e di povera gente perseguitata, mortificata, annientata, ci riporta alla realtà. L’ipocrisia dei politici di tutto le nazioni è sempre più evidente. Tutti a piangere manifestando dolore e fingendo di non sapere che da quasi sette anni è in atto in Siria una drammatica guerra civile e che nessun intervento internazionale è stato capace di porre fine a tale orrore. L’Unicef denunciava qualche anno fa che in Siria sono morti 11 milioni di bambini, poi ha smesso di contarli, ormai è quasi impossibile farlo. Nessuna delle potenze militari impegnate nel conflitto si assume la responsabilità di aver condotto contro civili inermi, bambini e perfino ospedali gli attacchi di questi giorni utilizzando le micidiali armi chimiche. Non è stato nessuno, anzi, sono stati gli altri. Il bombardamento degli ospedali nei quali si prestava soccorso a civili e bambini investiti da nuvole di gas nervino saranno giustificati con la negazione totale dell’accaduto o con il solito tragico errore di uno dei tanti bombardamenti “intelligenti”. Oggi si riunirà con urgenza il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Possiamo stare certi che, al di là delle immancabili condanne per l’accaduto, non accadrà assolutamente niente di concreto. La guerra civile Siriana, come gli altri conflitti, proseguirà. Il Consiglio di sicurezza, al massimo, partorirà la decisione di realizzare, tra qualche mese, l’ennesima conferenza per negoziare una tregua umanitaria e avviare future trattative di pace. Non si parlerà certamente dell’embargo di armi contro i paesi belligeranti, dell’istituzione di aree di non sorvolo aereo garantite da forze armate neutrali, del divieto assoluto per la produzione di armi chimiche e della distruzione dei depositi esistenti, dell’apertura di canali umanitari per consentire la fuga ai civili. Come pure non si discuterà di sanzioni economiche e di limitazioni commerciali contro gli Stati che alimentano conflitti in diverse parti del mondo. Tutte inutili idee di idealisti pacifisti che con i loro slogan mostrano totale assenza di realismo politico. Quel realismo che, pur non dichiarandolo esplicitamente, mette in conto anche la guerra come strumento per regolare i rapporti tra gli Stati. E’ indispensabile invece recuperare le ragioni della pace contro le pseudo ragioni della guerra. E’ fondamentale che torni a farsi sentire la voce del movimento pacifista mondiale in tutte le sedi e in tutte le occasioni per arrestare la barbarie dei conflitti, delle persecuzioni e dei massacri di individui inermi. Non basta più limitarsi a pensare la pace, occorre mobilitarsi per imporla, per farla diventare il tema principale nell’agenda dei rappresentanti politici. La guerra deve tornare ad essere, o essere finalmente, un tabù per i popoli del mondo.

Marianna Bussalai, “Signorina Mariannedda de sos Battor Moros”

uid_14b3f3f3cfd.900.0_2L’Otto marzo? Con Marianna Bussalai.
di Francesco Casula

1. la vita
Marianna Bussalai, “Signorina Mariannedda de sos Battor Moros”, così veniva chiamata dagli oranesi, è i una straordinaria figura di femminista, di sardista e di antifascista. Una poetessa, traduttrice e intellettuale di valore, morta nel 1947, a soli 43 anni. Frequenta solo fino alla quarta elementare, poi abbandona a causa di una malattia che non le permette di potersi recare a Nuoro per proseguire gli studi. Autodidatta – legge gli autori sardi (Sebastiano Satta, Montanaru, – con cui ha un fitto carteggio epistolare – e Giovanni Maria Angioy, di cui vanta una remota ascendenza), gli italiani (Dante, Manzoni, Monti, Pindemonte) ma anche i russi. Di Montanaru traduce le poesie in italiano. Di Dante avrebbe voluto tradurre la Divina Commedia in Limba per poter dare al popolo sardo – scriveva – la possibilità di leggere e comprendere l’opera.

2. Il sardismo di Bussalai
“II mio sardismo – scriverà in una lettera all’avvocato Luigi Oggiano – è nato da prima che il Partito sardo sorgesse, cioè da quando, sui banchi delle scuole elementari, mi chiedevo umiliata perché nella storia d’Italia non si parlasse mai della Sardegna. Giunsi alla conclusione che la Sardegna non era Italia e doveva avere una storia a parte”.
Quello della Bussalai è dunque un Sardismo ante litteram, nasce inizialmente come sentimento o, più precisamente, come ri-sentimento contro uno Stato patrigno. Di qui la sua militanza nel Partito sardo d’azione e la sua “devozione” nei confronti di Lussu, che periodicamente le scriveva dall’esilio a Parigi.
“Ho bisogno di seguirlo devotamente in qualunque modificazione, in qualunque innovamento dal più ampio e moderno respiro – scriverà in una lettera all’amica Mariangela Maccioni – ma ad una condizione: purché sia nel Partito nostro, nel Partito sardo, come «sardisti» non in un Partito italiano «nazionale», dove saremmo forse ancora «autonomisti» ma non saremmo più «sardisti». Perché militare in un Partito «sardo» significava che v’era (oltre alla necessità di riforme autonomiste dell’intero stato italiano) anche una «questione sarda», di fronte alla Penisola; una passione Sarda, una coscienza Sarda da formare, sia pure per un lontano futuro.
E a chi obiettava che rinchiudersi nella Sardegna e in un Partito come il PSd’Az sarebbe provinciale e limitativo, in una lettera all’amica Graziella Sechi Giacobbe scrive: “Mi spieghi perché ci voglia un cuore più capace per militare nel Partito italiano d’azione e un cuore più limitato per militare nel Partito sardo d’Azione. Indubbiamente l’Italia ha una superficie maggiore della Sardegna; ma la vastità e la grettezza dello spirito non si misurano a metri o a chilometri quadrati”.

3. Le sue poesie
Famose sono rimaste quelle che mettono alla berlina i fascisti, ad iniziare dai ras locali. Il sardismo e l’antifascismo, cui dedicò tutta la sua vita, – ovvero l’amore smisurato per l’Autonomia e per la libertà – li vedeva incarnati meravigliosamente in Lussu, verso cui nutriva ammirazione e persino devozione. Marianna Bussalai infatti durante tutto il ventennio fascista diventa a Orani – ma non solo – punto di riferimento dell’antifascismo, la sua casa è il circolo antifascista, composto di ragazzi e ragazze, di uomini e donne.
È altresì punto di riferimento dei Sardisti: ai Congressi del PSd’Az viene sempre delegata per portare le istanze dei minatori di Orani, dei pastori e del mondo delle campagne.
Da parte mia ritengo che gli scritti più validi e, ancora oggi più che mai attuali, siano i suoi Mutos e Mutetus, in lingua sarda. Soprattutto quelli ironici e satirici con cui ridicolizzava i gerarchi e gli scherani del fascismo e Mussolini stesso (nel cui nome allungava il mussi-mussi, l’appellativo con cui si chiamano in Sardo i gatti e la cui espressione deriva dal latino mus (topo) e dunque a fronte di mussi-mussi il (gatto si avvicina).
Eccone alcuni:
“Farinacci est bragosu/ca l’ana saludau/sos fascistas de Orane/tene’ pius valentia/de su ras de Cremona/su Farinacci nostru.”

“Ite bella Nugòro / tottu mudada a frores / in colore ‘e fiama. / Ite bella Nugòro / solu a tie est s’amore / ca ses sa sola mama / Sardigna de su coro/ Saludan’ sos sardistas / chin sa manu in su coro / de sas iras fascistas / si nde ride’ Nugòro.”

4. Le amiche e gli amici di Marianna Bussalai
Aveva due grandi amiche e compagne di lotta: Mariangela Maccioni e Graziella Sechi-Giacobbe, che considera “dolci ed eroiche amiche”. La prima è maestra elementare e moglie di Raffaello Marchi (verrà sospesa dall’insegnamento perché ostile al Fascismo), la seconda ugualmente antifascista è moglie di Dino Giacobbe, il mitico combattente e comandante nella Guerra civile in Spagna contro Franco. Formano la cosiddetta triade sardista e antifascista.
Ma aveva anche molti amici: Lussu, Dino Giacobbe, i fratelli Melis, Oggiano, Mastino, Sebastiano Satta, Montanaru. Ma aveva amici, in modo particolare fra i giovani: per cui era un punto di riferimento intellettuale e culturale oltre che politico.
Così la ricorda con affetto e ammirazione Gonario Usala, uno dei suoi “allievi” più cari e fedeli: “Era enciclopedica nella sua formazione culturale nonostante si fosse formata da perfetta autodidatta. Su tutto dava risposte appropriate. Nel suo cuore aveva tuttavia la Sardegna e proprio ai libri sardi, ne possedeva tantissimi, riservava un’attenzione particolare”.
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Pubblica amministrazione: al di là del bene e del codice penale

cattivo governo Lorenzetti_ambrogio_bad_govern._detsedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola

Una settimana particolare, le notizie scorrono veloci, si fa fatica a rincorrerle tutte. Ma è importante non dimenticare.

La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da due vicende particolari, la scissione del Pd e la vicenda del M5S alle prese col progetto del nuovo stadio di Roma. Inevitabilmente altre notizie, pure importanti, sono passate in secondo piano, vicende da cronaca locale lette frettolosamente e poco commentate. Una di queste merita di essere ripresa e approfondita, ha per protagonista la Corte dei Conti e la Sardegna. Come ogni anno, l’inaugurazione dell’anno giudiziario è stata accompagnata dalla relazione della Corte. Che cosa è emerso? In Sardegna si sono verificati sprechi di ogni genere e natura, assunzioni senza concorso, posti assegnati e carriere regalate per vicinanza politica, nascita di società miste pubbliche-private costituite appositamente per operare al di fuori dei controlli, appropriazione di denaro e incarichi. Insomma, riassume la Corte “una sostanziale inadeguatezza dell’amministrazione a prevenire e reprimere tempestivamente condotte antigiuridiche che producono pregiudizi anche ingenti, dei quali gli organi amministrativi vengono a conoscenza soltanto al momento dell’avvio delle indagini”. Basterebbero queste poche frasi contenute nella relazione della Corte dei Conti per autorizzare chiunque a invocare provvedimenti urgenti e incisivi per mandare a casa l’intera classe politica e dirigenziale dell’isola. A parere della Corte dei Conti i casi di cattiva amministrazione hanno quasi sempre carattere diffuso e sistemico che si traducono in ingenti danni erariali. Scendendo nel dettaglio la Corte precisa e definisce meglio alcuni aspetti parlando di inaudita gravità dei fenomeni rilevati, di raffinate tecniche elusive utilizzate da politici e amministratori pubblici e ne elenca alcuni. Opere pubbliche incompiute, costose apparecchiature diagnostiche acquistate e mai utilizzate nel comparto sanitario, acquisti e affitti di immobili a prezzi superiori al valore reale e spesso inutilizzati. Ci sono poi le assunzioni clientelari e senza concorso pubblico realizzate su criteri di spartizione partitica dei posti disponibili con ciò ne consegue in termini progressiva dequalificazione delle prestazioni erogate ai cittadini. Ma ciò su cui sarebbe fondamentale riflettere è il fatto che “si registra ormai tra la gente una certa tendenza a considerare mere leggerezze e a tollerare le deviazioni del sistema fatte di legami, di reti di connivenze, di commistioni tra pubblico e privato, di fedeltà in cambio di favori, che costituiscono il substrato sul quale si regge la manifestazione del potere”. A scanso di equivoci e sottovalutazioni i giudici della Corte precisano ulteriormente: “Siamo in presenza di condotte indirettamente elusive del fine pubblico, attuate con comportamenti apparentemente legittimi ma sostanzialmente indirizzati a realizzare interessi illeciti o ingiusti, se non anche di natura personale e comunque divergenti da quelli individuati dalla norma”. Fin qui il quadro, non certo rassicurante, tracciato dalla relazione magistrati della Corte dei Conti. I politici, a caldo, si limitano a prendere atto. Non potendo smentire i fatti denunciati si trincerano dietro una dichiarazione del vice presidente della Regione Paci, il trionfo dell’ovvio. “Il ruolo di controllo della Corte dei Conti è importante per il costante controllo del rigore dell’utilizzo delle risorse pubbliche, i soldi che arrivano dalle tasse dei cittadini devono essere spesi con correttezza”. Purtroppo cosi non avviene. I servizi di cronaca giornalistica che accompagna il racconto della relazione della Corte, lo documentano ampiamente e con dovizia di particolari. Il cattivo impiego delle risorse pubbliche è sotto gli occhi di tutti. La Corte dei Conti la sua parte l’ha fatta ma occorrerebbe ben altro, una presa di coscienza collettiva. Nel 2016 sono stati recuperati 20 milioni per danni erariali arrecati alla collettività, sono state emesse 50 sentenze di responsabilità (delle quali 42 di condanna) e 41 giudizi ancora pendenti. Ricordiamole alcune delle vicende che hanno caratterizzato la devastazione della pubblica amministrazione, non sono episodi da archiviare facilmente. Utilizzo non corretto dei fondi destinati ai gruppi politici regionali. Venti condanne penali eseguite e più di ottanta consiglieri ed ex consiglieri regionali tra imputati e indagati, alcuni già condannati a risarcire la pubblica amministrazione. Casi di assenteismo, illecita fruizione di permessi sindacali, alterazione dei cartellini di presenza, dirigenti medici che hanno esercitato abusivamente attività professionali private. Ed ancora indennizzi a finti pescatori nelle zone gravate da servitù militari, le sovvenzioni agricole ottenute con la fraudolenta attestazione di possesso di terreni per ottenere sovvenzioni. E l’elenco potrebbe continuare. Richiamerei però l’affermazione emersa nell’analisi dei giudici. Il cittadino si indigna quando apprende l’esistenza di comportamenti a dir poco illegali ma tutto finisce sepolto da quella: “certa tendenza a considerare mere leggerezze e a tollerare le deviazioni” come fatto ineluttabile. Le considerazioni più ricorrenti vanno dal “lo fanno dappertutto” al rassegnato: ”è sempre stato cosi”, fino al consolatorio: “si sa, siamo in Italia”. Ci sono poi le difese d’ufficio dei diretti interessati, degli appartenenti ai diversi gruppi di potere che gestiscono o hanno gestito in un passato recente la cosa pubblica che, come è naturale, tendono a minimizzare l’entità dei fenomeni denunciati dalla Corte. Originale una dichiarazione del Presidente del Consiglio regionale Ganau. Secondo l’esponente politico, nonostante le tredici condanne inflitte ad altrettanti politici regionali per la gestione “disinvolta” dei fondi destinati ai gruppi politici, “ la fiducia dei cittadini nelle istituzioni è salda”. Se lo dice lui! Magari se ci dicesse pure da quali elementi concreti trae tale convinzione gliene saremmo grati. Il dato di fatto è che, dopo una indagine che va avanti da oltre sette anni, i consiglieri regionali indagati potrebbero raggiungere il centinaio con rappresentanti di tutte le forze politiche presenti in Consiglio. L’accusa è di peculato. Gli atti giudiziari documentano una serie di spese pazze realizzate con i fondi per i gruppi consiliari al limite della decenza. Si documentano pranzi e cene in ristoranti di lusso, permanenze in albergo, gite, spese di lavanderia, acquisti di oggetti vari, acquisto di 4795 francobolli, presenze contemporanee del politico in due alberghi diversi e distanti nella medesima giornata e tanto altro ancora. Recentemente sono stati condannati per peculato, con pene dai due anni ai cinque anni e mezzo 13 consiglieri regionali di diverse formazioni politiche. Tre di loro dovranno lasciare il Consiglio regionale. Un primo risultato, attendiamo gli altri atti. Come non ricordare, per concludere, la “giustificazione“ dell’operato di molti politici fornita al procuratore capo Mauro Mura da Giacomo Spissu (presidente del Consiglio negli anni dell’inizio dell’inchiesta). Spissu ha affermato che la specialità dello statuto sarda avrebbe dato agli onorevoli regionali l’autonomia più totale nell’uso di quei fondi, al di là del codice penale. Quale conclusione trarre? E’ evidente che è in crisi il principio della legalità nella gestione della pubblica amministrazione. E’ urgente e necessario richiamare le condotte individuali e collettive e i valori etici essenziali per ricostruire un nuovo rapporto di fiducia tra i corpi sociali e i rappresentanti nelle istituzioni.
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Nelle illustrazioni: Allegoria degli effetti del buono e del cattivo governo di Ambrogio Lorenzetti (particolare degli affreschi, Palazzo pubblico di Siena)

A ottant’anni dalla morte di Antonio Gramsci. Antonio Gramsci ci appartiene, teniamocelo stretto

A-GramsciIO e GRAMSCI

di Piero Marcialis

Il titolo di questo contributo suggerisce già che non è mia intenzione di intrattenervi con un discorso di tipo teorico-politico, ma semplicemente di illustrare come nella vita di ciascuno di noi, nella mia vita in questo caso, si insinua e si intreccia la storia, la parola, la biografia di un grande personaggio come Gramsci.

Gramsci sardo, gobbo, comunista, assassinato per le sue idee.
Ucciso dal fascismo, ma anche a lungo oscurato in epoca democratica e repubblicana.

Oscurato della sua origine sarda, chissà perchè, e ancora troverete qualcuno che si meraviglia che un così grande pensatore sia nato in Sardegna;

oscurato, per educazione, della sua disgrazia di aver sofferto una malattia che lo rese gobbo;

oscurato, per convenienza politica, del suo essersi fatto comunista.

Perchè dico oscurato? Di un uomo che, con Dante Alighieri, è l’autore in lingua italiana più letto nel mondo?
- segue -

Oggi sabato 28 gennaio 2017

sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghdemocraziaoggiGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413
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USA E GETTAChi è Trump e dove ci porterà (se resterà)
Il neopresidente è un fenomeno. Tutto interno alla crisi del capitalismo finanziario. La sua linea non è ancora definita. Come non lo è la sua cultura [Giulietto Chiesa]. Su megachip.
- Per correlazione. Trump: attenti alle esche avvelenate. Frenetica attività del neo Presidente. Vanni Tola su Aladinews.
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democraziaoggiPigliaru sui superstipendi ai supermanager Asl fa vedere le palle al governo!
- Amsicora su Democraziaoggi.
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familie-spindler-um-1932-foto-familie-spindler
L’ANPI e la Giornata della Memoria in Sardegna
Marco Sini su Democraziaoggi.
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Trump: attenti alle esche avvelenate. Frenetica attività del neo Presidente

USA E GETTAsedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola

Trump: attenti alle esche avvelenate. Frenetica attività del neo Presidente.

Il presidente americano, dopo il giuramento non ha perduto tempo. Si è insediato alla Casa Bianca, ha salutato Obama che partiva in elicottero e si è tuffato a capofitto nell’attività ordinaria per dare attuazione al proprio programma elettorale. In pochissimi giorni ha adottato una serie di provvedimenti decisamente in discontinuità con quelli della precedente amministrazione. Ha eliminato la riforma sanitaria (Obamacare) che ha rappresentato uno dei punti di forza del programma di Obama. Ha stabilito un robusto giro di vite contro l’immigrazione “economica” e contro quella proveniente dalla Siria e dai paesi mussulmani . Ha minacciato di pesanti rappresaglie economiche gli industriali che avevano in atto o pensavano di trasferire le produzioni al di fuori dell’America. Ha messo in discussione le linee fondamentali della politica per limitare il riscaldamento del pianeta affermando semplicemente che tale fenomeno non esiste, con buona pace del mondo scientifico internazionale e del noto accordo di Parigi recentemente sottoscritto anche dagli Usa. E non si è fermato qui. Dopo aver più volte attaccato il movimento delle donne durante la campagna elettorale ha ordinato al proprio esecutivo di sospendere i finanziamenti pubblici federali per le associazioni che favoriscono la pratica della interruzione di gravidanza. Ma le ciliegine sulla torta del funambolo della Casa Bianca sono state certamente la sospensione della partecipazione americana ai grandi trattati commerciali per il libero scambio e l’avvio della costruzione del muro ai confini con il Messico. Da oggi l’America ritira la propria partecipazione al trattato di libero scambio nell’area del pacifico TPP ( Parternariato Trans Pacifico ) che mirava a favorire le multinazionali degli scambi di merci e a contenere il crescente potere commerciale di Cina e India. Trump ha pure promesso di fare carta straccia anche di tutti gli altri trattati internazionali per il commercio ancora in discussione, a partire dal TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Pertnership). Panico tra le multinazionali che su tali trattati contavano per estendere il loro potere economico e commerciale in vaste aree del mondo con il superamento dei vincoli doganali e delle norme nazionali sui commerci dei paesi contraenti, in nome della libertà pressoché assoluta del libero scambio.
Come interpretare la frenetica attività del Presidente? Direi che per comprendere il disegno strategico di Trump sia necessario sgombrare il campo da alcuni pregiudizi che potrebbero rivelarsi fuorvianti. Al di là dell’aspetto fisico, delle smargiassate plateali, degli attacchi forsennati contro i “nemici” di turno (la stampa, i servizi di intelligence, il movimento delle donne, i migranti e i mussulmani), giova ricordare che Trump non è il senatore Razzi un po’ più grande. Non è uno stupido, anche se certi suoi atteggiamenti potrebbero autorizzare a pensarlo. E non è neppure un populista poco preparato alla Salvini. Trump in realtà conosce perfettamente il sistema economico americano, il mondo degli affari, il modo di pensare e la psicologia dei ampi strati della società americana che per questo lo hanno sostenuto. Vanta poi una formidabile conoscenza dei mezzi di comunicazione di massa che ha mostrato di sapere influenzare a suo favore nonostante il fuoco di sbarramento predisposto in campagna elettorale dai suoi oppositori e perfino da una parte consistente del suo stesso partito. Trump, come tutti gli uomini soli al governo di un paese, è pure consapevole di avere un consenso non sufficientemente ampio per poter realizzare il suo programma. Ed è per tale motivo che sta adottando una spregiudicata ma efficace strategia politica per aumentare il suo personale livello di consenso del quale ha oggettivamente bisogno. Per lui è indispensabile sbaragliare movimenti e gruppi di potere che gli sono ostili, rimescolare le carte della battaglia politica, trovare nuovi alleati, disseminare lungo il suo percorso politico “bocconi avvelenati” per tutti e contro tutti. Pensiamoci un attimo. Abolisce i trattati sul libero scambio internazionale e si mette contro le grandi multinazionali del commercio, ma potrebbe anche ricavare consensi all’interno del vasto movimento che tali Trattati ha duramente contestato. Elimina il piano di assistenza sanitaria di Obama creando un prevedibile malcontento tra gli strati meno abbienti della popolazione ma si presenta come paladino della vita agli occhi dei movimenti integralisti e cattolici da sempre antiabortisti. Minaccia gli industriali che vorrebbero investire in altri paesi ma promette loro incentivi e meno vincoli ambientali per le produzioni in loco. Autorizza la ripresa dei lavori per la realizzazione di due giganteschi oleodotti (Keystone XL e quello del Dakota) che tante proteste aveva suscitato soprattutto tra gli Indiani e promette il ritorno alle fonti energetiche fossili ormai messe ai margini dalle scelte ambientaliste della precedente amministrazione. Direi che è più che fondata l’ipotesi che il neo presidente Trump non sia un improvvisatore, un pazzoide scatenato che tira fuori conigli dal cilindro magico sperando di imbambolare il pubblico. Trump ha una sua idea ben precisa e chiara, un piano strategico molto raffinato per la gestione del potere e il governo della più grande potenza mondiale. Un piano nel quale la democrazia, i diritti di tutti, l’uguaglianza degli individui diventano degli optional e i riferimenti politici, culturali, economici e sociali sono altri. E questo non è che l’inizio. Attendiamo di scoprire che cosa ha in mente Trump per la politica estera del suo paese, dai rapporti con l’Europa a quelli con Putin e con la Gran Bretagna del dopo brexit. Si preannuncia una quadriennio presidenziale molto originale e movimentato.

Giustizia

Stefano Cucchi, “Lo pestarono: omicidio preterintenzionale per tre carabinieri”. Procura di Roma chiude inchiesta bis. Su Il fatto quotidiano.
sedia di VannitolaI carabinieri svolgono un ruolo importante nella società. Per questo motivo sono fuori luogo certe speculazioni contro l’Arma in relazione a questa triste vicenda. Ma allo stesso tempo, anche per salvaguardare dal dignità dell’Arma dei Carabinieri, quella dello Stato e i principi inviolabili dei diritti della persona, è indispensabile un pronunciamento deciso della Giustizia contro i responsabili della morte di Stefano Cucchi. Un grande abbraccio ai genitori di Stefano e alla sua coraggiosa e determinata sorella Ilaria. (vt)
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Oggi è la giornata del migrante

occhi-migranti-300x126sedia di VannitolaOggi è la giornata del migrante. Verrebbe voglia di urlare qualcosa. Ma che dire che non sia già stato detto? Un dato almeno lo vorrei sottolineare. Nel 2016 sono morti annegati nel Mediterraneo, il Mare Nostrum, ben 5000 persone. Negli ultimi due giorni soltanto sono arrivati in Italia circa 1800 persone e la strage egli annegati continua. Il mare non è come la Lega e gli altri politici che selezionano tra aventi diritto e gli altri (che non avrebbero diritto). Il mare se li prende tutti. Il mare che ha unito e messo in contatto le grandi civiltà del passato è ormai diventato un cimitero internazionale. L’Europa potrebbe attivare dei canali umanitari per facilitare l’arrivo dei migranti senza mettere a repentaglio le vita di donne, uomini e bambini spesso neppure accompagnati. Una sola delle nostre navi passeggieri potrebbe far arrivare in sicurezza tante persone quante ce ne stanno in venti barconi e con ben altro rischio per la vita. Mandiamo le navi, dunque. E’, prima di tutto, una emergenza umanitaria. Tutto il resto, pacificare le aree di violenza e conflitti nel mondo, avviare politiche di sviluppo nei paesi di provenienza, è certamente importante. Si discuta di come farlo ma tenendo presente l’emergenza primaria. Mandiamo le navi a prenderli, è un diritto naturale e universale quello di andare via dai luoghi nei quali è impossibile vivere per conflitti, persecuzioni, povertà e altro ancora (vt).

Ultim’ora

Jobs Act, Consulta boccia quesito su articolo 18
Camusso: “Valutiamo ricorso alla Corte europea”
Corte costituzionale: no alla consultazione voluta dalla Cgil per ripristino del reintegro in caso di
licenziamento illegittimo. Ammessi i testi sulla abolizione dei voucher su responsabilità negli appalti
- su Il fatto quotidiano online.
- su La Repubblica online.
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sedia di VannitolaRiflettendo. Indigniamoci pure per la mancata ammissibilità del referendum, era un nostro diritto poterci esprimere nel merito. Mi pare comunque più opportuno cominciare a guardare oltre. La tecnologia ridurrà sempre più la disponibilità di lavoro e occupazione come l’abbiamo intesa finora. Siamo nel bel mezzo di una nuova rivoluzione industriale che sta cambiando radicalmente il modo di produrre ricchezza e beni. Occorre ripensare l’idea stessa di produzione e il concetto di lavoro. Lavorare tutti un pochino di meno per dare un po’ di lavoro ad un numero maggiore di individui, potrebbe essere un primo passo in avanti anche in termini di giustizia sociale e di redistribuzione della ricchezza. (V.T.)
(Micromega) Alleva: “Lavorare meno per creare occupazione, altro che Jobs Act”
intervista a Piergiovanni Alleva di Giacomo Russo Spena