Risultato della ricerca: Vanni Tola

Cattolici e Politica: il Dibattito è aperto e vivace!

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di Raniero La Valle*

noi non abbiamo bisogno di un partito cattolico. Noi abbiamo bisogno di un’umanità convertita. Non: “già” convertita, bensì capace di convertirsi e che, coi suoi tempi, si converta. Perché la scure è già posta alla radice dell’albero. Non ce lo dicono i profeti di sventura che annunciano eventi sempre infausti. Essi hanno torto, grandissimo torto, la vita e la storia sono piene di felicissimi eventi, per questo ci teniamo, le vorremmo salvare, tutte e due, la nostra e quella di tutti. Ma lo dicono gli scienziati, che rischiamo la fine, lo stanno dicendo da decenni, da quando nessuno ancora ci credeva e pubblicarono, su incarico del Club di Roma, un rapporto intitolato “I limiti dello sviluppo”. Adesso tutti lo sanno, l’idea di un precipizio incontrollato è entrata nel senso comune, benché oscuramente e benché, per non morirne, sia in gran parte rimossa; ma non oscuramente e senza sconti se ne è fatto eco il papa in una lettera insolitamente indirizzata a tutti gli abitanti del pianeta. E lo sanno anche coloro che sono considerati i governanti delle nazioni e i capi che le opprimono; e se non fanno niente per fermare la scure non è perché non sia vero, tant’è che fanno summit su summit per discuterne, ma perché a provvedervi non ci vedono un tornaconto e vogliono sfruttare l’albero finché sta in piedi.
Non abbiamo bisogno di un partito cattolico e abbiamo bisogno invece di un ritorno della politica, di un ritorno alla politica. Lo ha detto anche il cardinale Bassetti, da una Chiesa italiana che da tempo era in sonno, e ora forse si sveglia.
Non che qualcuno non ci pensi e non ci provi. Hanno provato a rifare la Democrazia Cristiana, hanno ottenuto dal giudice la pronuncia che la DC non era mai stata sciolta, che giuridicamente ne potevano disporre quelli che vi erano iscritti nel 1992, ne hanno recuperato il simbolo completo di scudo crociato e perfino la storica sede di piazza del Gesù, hanno convocato un congresso e ristampato le tessere. Ma non c’è niente da fare, lasciate che i morti seppelliscano i morti. Il principale promotore, Gianni Fontana, si è accorto che tra questi fantasmi prevalevano quelli che ne volevano fare la componente cristiana della destra, per contrastare i “populismi” (loro, gli ex “popolari”), e si è autosospeso dalla carica, ha dichiarato il fallimento.
Avvertiti da questa sconfitta, altri esponenti, preti e laici, tuttora ci provano, vogliono fare un partito che si chiama “Insieme”: insieme agli altri cattolici, “democratici” però. Essi pensano a una “convergenza cristiana” numero 3 (dopo la prima, che fu l’Opera dei Congressi del patto Gentiloni, dopo la seconda, che fu il Partito Popolare intransigente e la Democrazia Cristiana interclassista, questa sarebbe la terza, che dovrebbe rimediare ai guasti della seconda Repubblica, mettersi sotto il manto azzurro della Vergine Maria, restaurare la dottrina sociale cristiana e il diritto naturale e, se non oggi, vincere domani). Ma la dottrina sociale cristiana mai fu al governo, se in essa si include non solo il blando interclassismo di Leone XIII, ma la feroce critica al capitalismo finanziario che ai tempi del fascismo fece Pio XI nella “Quadragesimo Anno”.
Si capisce però che ci provino. Hanno provato i comunisti a rifare il partito comunista e, mai superando la linea del loro orizzonte, hanno fallito e falliscono. Ci provano a fare una ex DC, una Democrazia cristiana emerita, e falliscono. Provano a fare un nuovo partito “a forte ispirazione cristiana, un partito di centro protagonista della rinascita italiana ma nella discontinuità dal triste ed opaco passato ventennio”, e falliscono perché la DC, comunque rivangata non ha e non può più avere quella cosa che imparò dai comunisti ed esercitò per quarant’anni nella vita politica italiana: l’egemonia. La quale vuol dire anzitutto accorgersi degli altri, mediare con le culture e le ragioni degli altri.
Ma soprattutto non può darsi un partito cattolico, residuo della vecchia Cristianità, perché prima che l’albero caschi occorre affrontare problemi sconosciuti ad altre età, riguardo a cui un partito cattolico non ha alcun precedente, alcuna esperienza, alcun know how nei vecchi magazzini. Se i problemi di oggi, come instancabilmente avverte papa Francesco, sono i popoli frantumati, la guerra mondiale nascosta, artificialmente tenuta in piedi dalla produzione e dal commercio delle armi, se i problemi sono la società dell’esclusione, l’economia che uccide, la globalizzazione dell’indifferenza, l’ideologia dello scarto di esuberi, disoccupati, anziani, profughi, migranti, la persistente disparità tra uomo e donna e quella tra cittadino e straniero, allora ci vuole ben altro che un partito cattolico. Ci vogliono soggetti politici nuovi, non identitari, non separati, non confessionali, internazionalisti e a vocazione universale, però credenti che un mondo è possibile. Non solo che un altro mondo è possibile, ma che questo mondo è possibile, lo si può raddrizzare.
Se tutta la predicazione di papa Francesco andasse a finire nell’imbuto di un partito a ispirazione cristiana, sarebbe il suo punto di caduta più arretrato. Invano egli avrebbe parlato ai movimenti popolari esortandoli a lottare contro l’ingiustizia, per la terra la casa e il lavoro, invano avrebbe chiesto di attivare processi, non occupare spazi, invano avrebbe invitato a preferire l’unità al conflitto, il tutto alla parte, invano avrebbe esortato a stare attaccati alla realtà, non al mito, invano avrebbe chiesto conto all’Europa non delle sue radici ma del servizio da rendere nell’incontro con altri popoli e culture, invano avrebbe detto amate lo straniero, aprite le porte e i porti ai naufraghi e ai migranti, salvate la Siria, ossia ogni terra a cominciare dalla più povera e violentata. Che è poi quello che abbiamo chiamato “fare il tagliando” al nuovo millennio appena iniziato, su cui si intratterrà la prossima assemblea di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”.
Questo vuol dire che l’umanità si converta. Dal più piccolo al più grande, ognuno mettendo fuori le sue risorse, le sue cassette degli attrezzi, ognuno facendo, con gli altri, la politica del mondo. Non per ricavarne un potere. La politica non è solo il potere o fatta mediante il potere. Possono esservi partiti della società, non dello Stato, che anche se maggioritari non esercitino il potere, che decidano temporanee o permanenti astensioni dal potere, per meglio ispirare e vigilare e guidare il cambiamento. Possono esservi strumenti di nuova invenzione o, come dice il cardinale Bassetti, scuole, luoghi di confronto che nascano dal basso, come ad esempio una rete di associazioni civiche in cui scambiare “buone pratiche” e valorizzare i talenti inutilizzati; insomma, assicura Bassetti rievocando precedenti infelici tentativi, nessuna “Todi 3 o 4 all’orizzonte né tanto meno il progetto di un partito di cattolici sponsorizzato dalla CEI”.
E dove andrebbe, se no, la laicità? La strada è un’altra: partire dall’agenda delle cose da fare, e vedere poi con chi si possono fare e come farle.
Non sappiamo dunque che cosa potrà esserci, nessuno lo sa quando veramente in terra ignota ci si mette in cammino, seguendo una stella. Ma occorre mettersi in cammino.
Nel sito “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri” è pubblicato l’appello del cardinale Bassetti pubblicato sull’ “Avvenire” dell’8 dicembre scorso e l’intervista resa il 17 dicembre al “Fatto quotidiano”.

*Raniero La Valle
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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Cattolici: pasta o lievito?
di Romolo Menighetti su Rocca

Si torna a parlare di un rinnovato impegno dei cattolici nella politica italiana (La Repubblica 2/12/18). È quanto afferma Gastone Simoni, Vescovo di Prato, supportato da «pezzi da novanta» del Vaticano, quali Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione dei santi, e Pietro Parolin, segretario di Stato.
I motivi di questa riproposizione sarebbero la necessità, a fronte della solitudine entro cui vive l’uomo d’oggi, di offrirgli una rete di solidarietà concreta, che tocchi il quotidiano, a partire da principi e ideali forti, l’urgenza di «rammendare» l’organiz- zazione sociale del Paese, strappato sia moralmente sia socialmente, e il contrasto alla leadership esagerata e imperante di Lega e Cinque Stelle. Più terra terra si può ipotizzare che, considerato essere la legge elettorale con la quale si andrà al voto alle prossime elezioni politiche quasi certamente di natura proporzionale, ci sarà la possibilità per diversi partiti di recuperare elettoralmente la propria autonomia e affermare la propria identità, evitando la dispersione dei voti in liste di centro, destra e sinistra. Può perciò tornare attuale l’ipotesi della costruzione in Italia di un partito popolare d’ispirazione cristiana, che dovrebbe accogliere i cattolici ormai dispersi in tanti rivoli, tra cui l’astensione. Simoni intende ispirarsi al Partito Popolare di Luigi Sturzo, nel centenario del famoso appello «Ai liberi e forti» (18 gennaio 1919), che fu il suo atto di nascita. Giova ricordare che questo partito, per espressa volontà del suo fondatore, era interclassista, partito di cattolici ma non cattolico, ispirantesi alla dottrina sociale della Chiesa ma senza dipendere dalla gerarchia. Sturzo, infatti, diceva che i due termini, partito e cattolico, sono antitetici, perché il cattolicesimo esprime universalità, mentre il partito è per sua natura di parte. Circa la nuova e futura formazione politica finora siamo solo alle dichiarazioni d’intenti. Stiamo a vedere. Anche se alcune perplessità affiorano.
Intanto c’è il timore che nasca l’ennesimo raggruppamento con percentuale bassissima. E poi che prospettiva ha un nuovo partito quando quelli strutturati come il Pd e FI sono in profonda crisi? Inoltre qual è la figura, nel contesto di leader carismatici come l’attuale, capace di fare da contraltare a Salvini, Grillo, Renzi, Berlusconi?
Ma c’è anche e soprattutto una perplessità di fondo, che tocca il tema della laicità. Il futuro partito, anche se viene esclusa ogni ingerenza da parte dei Vescovi, vuole pur sempre essere «presenza identitaria dei cattolici in politica» (Bassetti), «qualcosa di nostro» (Simoni). Cioè si ripropone un partito a forte identità cattolica. Ora, non vorrei che, sulla base di questi input, si ritornasse alla vecchia idea del recinto «sacro», in contrapposizione al «laico». In proposito giova ricordare che con l’Incarnazione del Verbo il recinto sacro/profano è stato abbattuto, e che i cattolici impegnati in politica non sono coloro che propongono alla società civile un progetto celestialmente preconfezionato. Essi, al contrario, esercitano le loro responsabilità nella storia senza determinismi, senza pretese di onnipotenza, senza leggi immutabili. Entro questa prospettiva l’ispirazione cristiana, lungi dall’essere il braccio rasserenante che assicura comunque voti, diventa il più esigente dei parametri di giudizio. Ciò comporta un radicale cambiamento nel modo di pensare e di vivere l’impegno nella storia. Nel senso che obbliga alla ricerca di una laicità vissuta nella fede e nel confronto, escludendo ogni integralismo.
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Il Dibattito ripreso da C3dem
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LA STELLA POLARE RESTA LA COSTITUZIONE

L’incredibile mondo delle fake news. Uno degli strumenti più potenti della propaganda politica

sedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola

88fa5d49-493b-4183-9659-d160a3c1abc1Quello delle notizie false è un problema che esiste da sempre e che nessuno può ignorare, come dimostra il ricorso sempre più frequente alle bufale nel confronto politico e in tanti altri ambiti. Una dichiarazione rilasciata da un personaggio autorevole nel momento opportuno, può provocare danni incalcolabili, il crollo di un titolo in borsa, la minaccia di una crisi di governo, l’avvio di indagini della magistratura, la crisi o la rovina di una carriera professionale o artistica alla quale nessuna successiva rettifica potrà mai porre rimedio. Il meccanismo che genera la diffusione di notizie false, se vogliamo, è abbastanza semplice pur nella sua pericolosa potenziale gravità. In fondo richiama il percorso mentale dalla famosa “calunnia che è un venticello”, di Rossiniana memoria. Come nasce una fake news. Una volta individuato l’obiettivo, una proposta da diffondere, un avversario da colpire, si tratta “semplicemente” di costruire un racconto che sia innanzi tutto verosimile. Vediamo alcuni esempi. Diffondere la notizia che il Presidente Mattarella ha incontrato Berlusconi per esprimere il desiderio di conoscere Ruby Rubacuori sarebbe praticamente inutile. Tutti capirebbero che si tratta di una bufala. Affermare invece che ci sarebbe stato un incontro tra Berlusconi e Mattarella durante il quale il Presidente avrebbe manifestato all’ex cavaliere la sua intenzione di affidare il mandato di costituire un nuovo governo alla destra, nel caso di una crisi del Governo in carica, è più verosimile. È un messaggio che arriva alla gente e al quale molti, con superficialità, potrebbero dare immediatamente credito. Soltanto con una maggiore riflessione una parte dei destinatari della fake news potrebbero cominciare a maturare alcune perplessità. È in atto una crisi di governo? No. Sono in corso trattative del Presidente con i principali esponenti delle forze politiche per individuare un nuovo presidente incaricato e una nuova maggioranza? No. Il Presidente Mattarella, l’impersonificazione della prudenza e della riservatezza istituzionale, può essersi lasciato andare a considerazioni di questo tipo con un suo occasionale interlocutore? Certamente no. Allora per quale motivo Berlusconi e il suo staff diffondono una notizia del genere? Molto più probabilmente la sostanza del comunicato esprime soltanto una speranza, un desiderio neppure tanto segreto, un suggerimento di Silvio Berlusconi al Presidente (naturalmente non richiesto) con l’obiettivo di buttare giù il governo Salvini-Di Maio per dare vita a un governo di destra. Certamente il Presidente potrà smentire la notizia dell’incontro e le affermazioni che gli vengono attribuite ma, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo non farà altro che rafforzare la fake news stessa perché tanti penseranno che, smentita o no, qualche cosa quei due, in merito al governo in carica, devono pure essersela detta e quindi Berlusconi potrebbe anche aver dichiarato il vero. Intanto il messaggio, quello vero, è arrivato ai destinatari. Berlusconi rivendica il diritto a sostituire il governo in carica con un governo di destra e lo ha mandato a dire con forza a Salvini, al Presidente della Repubblica, ai partiti e agli italiani. Come si vede, tutto sommato, utilizzare il meccanismo delle fake news è relativamente semplice. Se poi si considera che, soprattutto in ambito politico e finanziario, operano dei veri e propri professionisti della notizia falsa, degli staff altamente qualificati nell’utilizzare tutte le strategie per influenzare e condizionare le convinzioni delle masse, ci si rende conto che il problema delle bufale non è cosa di poco conto. Panico e rassegnazione di fronte all’inevitabile forza di persuasione e penetrazione delle fake news? Assolutamente no. In realtà qualcosa si può fare. È importante imparare e “insegnare” alle persone a riconoscere e individuare le fonti di informazione per valutare con senso critico la fondatezza delle notizie diffuse dai media o, quanto meno, per interpretarle col ragionevole dubbio che una informazione apparentemente verosimile non è necessariamente vera. Sarebbe già un bel passo avanti.

Newsletter

logo76Newsletter n. 124 del 7 dicembre 2018

GLI SBAGLI SU DIO

Care amiche ed amici,
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Oggi incontro-dibattito su reddito di cittadinanza e dintorni

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Reddito di Cittadinanza, di Inclusione Sociale e dintorni. Materiale per il percorso laboratoriale.
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Sicurezza e accoglienza. Ma dove?

decreto-sicurezza-anticipazione-1855a2fa2-038b-4221-8b07-d21509066713Decreto Salvini, «è la legge più razzista degli ultimi quindici anni»
28 Novembre 2018
Per il 10 dicembre il CoStat indice a Cagliari un incontro sul decreto sicurezza con Mauro Mura, ex procuratore della Repubblica di Cagliari, Luisa Sassu, Andrea Pubusa ed altri, al fine di avviare una riflessione e una mobilitazione contro il decreto Salvini.

In vista di quell’evento ecco un approfondimento sul tema con questa intervista al Manifesto di Imma D’Amico dello Sprar nell’Ex Canapificio di Caserta.
Adriana Pollice Il Manifesto del 28.11.2018. Articolo ripreso da Democraziaoggi.
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sedia di VannitolaL’Italia disconosce l’accoglienza umanitaria per i migranti. Una violazione di trattati internazionali, una violazione dei principi costituzionali. Non schierarsi contro questa scelta del Governo Salvini equivale, e credo di non esagerare, al silenzio dei molti che, a suo tempo, non denunciarono le leggi razziali. Una responsabilità immensa verso la storia e la propria coscienza. Diciamo con forza a Salvini e ai suoi che noi non siamo d’accordo, che la violazione dei trattati e dei principi costituzionali non ci trova consenzienti. No nel mio nome! (V.T.)
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Babbo natale alla rovescia

bomeluzo-babbo-natale-sulla-slittasedia di VannitolaCome il ministro dell’economia anche io comincio a preoccuparmi. Salvini ha detto in diretta che è stanco di ricevere nella sua cassetta delle lettere le missive dell’UE. Lui aspetta la lettera di Babbo Natale. Dove sta il problema? Non so, magari ricordo male io, ma quando ero piccolo erano i bambini a spedire le letterine a Babbo Natale, lui le riceveva e le leggeva, niente di più. Matteo, riflettici un po, è impossibile che Babbo Natale stia pensando di scriverti. Riposa un po’, ti stai stancando troppo (VT).
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Irma Ibba su fb
E’ IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO, bellezza, d’ora in poi Babbo Natale scriverà le letterine anziché riceverle! Inizierà da un bullo che si crede onnipotente, sono curiosa di sapere come la riceverà per posta normale aerea raccomandata o a sfrontadura?

Che succede?

nastroluttoSardegna, naufragio di immigrati. Oggi è un giorno triste anche per la Sardegna. A poche miglia marine dalle nostre spiagge l’ennesima sciagura del mare. Un naufragio. Due morti accertati, tre migranti soccorsi, altri migranti dispersi. L’acqua in questa stagione è molto fredda. Fino a quando il nostro mare, il mare Mediterraneo continuerà ad essere la tomba di tante vite disperate? sedia di Vannitola(VT)
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Europa flag“UE non provi a mettere sanzioni a popolo italiano”.
Perché no? Sono previste dai regolamenti e dagli accordi comunitari che l’Italia ha sottoscritto. Se c’è stata violazione, l’Unione Europea deve compiere tutti i passi necessari previsti dalle regole comuni dell’ordinamento comunitario. Non è difficile da capire. Se poi ci fosse necessità di modificare le regole lo si può sempre proporre all’UE e quindi a tutti i paesi membri, se ne discute, ci si confronta ed eventualmente si delibera il cambiamento. Si chiama democrazia. Se poi dovessero arrivare le sanzioni, non saranno sanzioni al popolo italiano. Saranno sanzioni alle scelte politiche ed economiche del Governo Salvini. Il Popolo italiano non c’entra nulla se non per il fatto che, ancora una volta, sarà il Popolo, la gente comune a dover sostenere i costi politici ed economici di amministratori incapaci. sedia di Vannitola(V.T.)

I giornalisti a tutela della loro dignità e autonomia contro ogni minaccia dei potenti di turno

fnsicomcongTutti domani a mezzogiorno in piazza Palazzo
Una comunicazione urgente e importante.
L’Ordine dei Giornalisti della Sardegna e l’Assostampa sarda aderiscono al flash mob promosso dalla Fnsi nei 20 capoluoghi regionali: ci vediamo tutti domani a mezzogiorno in piazza Palazzo, davanti alla prefettura, per dire chiaro e forte ai potenti che ci insultano che noi non siamo sciacalli né puttane.
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Giornalisti “figlio di un dio minore”. Un commento di Vanni Tola.
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[FNSI] ‘Giù le mani dall’informazione’, ecco le piazze del flash mob per la libertà di stampa. Eventi anche a Bruxelles e Londra. A Roma l’appuntamento è in piazza Santi Apostoli. A Milano in via Vivaio. In tutte le regioni iniziative per «contrastare la deriva di un linguaggio della politica fatto di insulti e minacce a chi ogni giorno svolge il proprio dovere di informare», anticipa il sindacato.
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La vignetta di Stefano Rolli sugli ‘infimi sciacalli’ [segue]

Riflessioni a margine del messaggio della Conferenza Episcopale Sarda.

587861a5-d6c4-41bd-90c8-8e8a3624d706Dai Vescovi sardi un non éxpedit rovesciato”: cattolici impegnatevi in politica!
Riflessioni in margine al messaggio della Conferenza Episcopale Sarda
di Franco Meloni*
«Malgrado la cattiva amministrazione, l’insufficienza della popolazione e tutti gli intralci che ostacolano l’agricoltura, il commercio e l’industria, la Sardegna abbonda di tutto ciò che è necessario per il nutrimento e la sussistenza dei suoi abitanti. Se la Sardegna in uno stato di languore, senza governo, senza industria, dopo diversi secoli di disastri, possiede così grandi risorse, bisogna concludere che ben amministrata sarebbe uno degli stati più ricchi d’Europa, e che gli antichi non hanno avuto torto a rappresentarcela come un paese celebre per la sua grandezza, per la sua popolazione e per l’abbondanza della sua produzione». Questo era in sintesi il pensiero del patriota sardo Giovanni Maria Angioy (nato a Bono nel 1751, morto esule e in miseria a Parigi nel 1808) espresso nel suo memoriale del 1799 nell’inutile tentativo di convincere la Francia ad annettersi la Sardegna, scalzando gli invisi piemontesi. Mi è venuto in mente leggendo il messaggio intitolato “Giovani, lavoro e speranze per il futuro” che la Conferenza Episcopale Sarda ha voluto rivolgere alle chiese e alla società della Sardegna (presentato il 29 ottobre a Sassari a un anno esatto dalla conclusione della 48ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, tenutasi a Cagliari). E spiego il perché. Sicuramente Angioy esagerava nell’enfatizzare le “ricchezze” dell’Isola e sbagliava nel minimizzarne le criticità, ma non aveva torto nel sostenere che le fortune di un popolo (lo sviluppo, la crescita, il benessere), così pure le sue sfortune (sottosviluppo, malessere, povertà), dipendano in larga parte dalla classe dirigente che lo guida, in fin dei conti dalla sua capacità di “buona o cattiva amministrazione”. Sembrerebbero pensarla così anche i Vescovi nel momento in cui non indugiando al pessimismo, come peraltro la realtà descritta giustificherebbe (1) , individuano le premesse di un credibile rimedio alla persistente crisi socio-economica della Sardegna in un rinnovato impegno politico dei cattolici e ovviamente di tutti gli uomini di buona volontà, anche in vista delle prossime elezioni e oltre. Sono espliciti i Vescovi: siano i cattolici “disponibili a candidarsi a far parte della classe dirigente, con sapiente valutazione delle proprie capacità e delle possibilità oggettive di impegno”. Ma, si dirà: sono molti i cattolici già impegnati in politica, in quasi tutti gli schieramenti nella rilevante differenziazione che il venire meno del “collateralismo” ha facilitato. Ciò nonostante sembra proprio che i Vescovi ritengano insufficiente tale impegno, in quantità e qualità, tanto è che sostengono: “la classe politica ha sempre più bisogno, anche al di là delle candidature proposte dai partiti, di persone competenti e preparate, di provata esperienza amministrativa, di moralità indiscussa, di spirito di servizio e di distacco da interessi personali e di casta”. Se tanto affermano è perché probabilmente intendono “stanare” una quantità, allo stato imprecisata, ma sicuramente numerosa di persone con le qualità che hanno ben evidenziato. Detto con una definizione suggestiva ritengono esista in ambito cattolico (e non solo) una sorta di “esercito di riserva della democrazia” da mettere in gioco per il bene della Sardegna. Verosimilmente queste persone – in certa parte conosciute e in altra parte da rintracciare – sono tra coloro che praticano quel “persistente astensionismo” che preoccupa i Vescovi, mentre, al contrario, le stesse avrebbero il “dovere morale di partecipare con responsabilità e piena consapevolezza ai prossimi appuntamenti elettorali” e, in generale, alla vita politica. E non bisogna fermarsi allo stato delle “risorse disponibili”; infatti i presuli intendono impegnarsi maggiormente nella “formazione della coscienza politica del laicato”, lasciando intravedere al riguardo il rilancio di scuole di formazione e di altre pertinenti iniziative culturali aperte e in collegamento con tutte le organizzazioni democratiche. Così descritte le cose, i Vescovi, anche se evitano toni severi, richiamano precisamente i cattolici (e tra essi i più preparati e perciò più “responsabili”) ad evitare peccati di omissione dell’esercizio della carità, “ricordando, con le parole di San Paolo VI [più volte riprese da Papa Francesco e dai suoi predecessori], che proprio il servizio nella polis costituisce la più alta forma di carità”. Se dunque è la “partecipazione” la chiave giusta per ridare speranze di rinascita al popolo sardo, occorrono impegni concreti per favorirla. Lo si faccia avendo come chiaro e virtuoso riferimento l’art. 3 della nostra Costituzione, laddove al comma 2 recita: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Al riguardo si metta mano alle modifiche delle leggi elettorali, a cominciare proprio da quella sarda che è un esempio di ostacolo alla partecipazione politica dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.
Per concludere sembra pertinente il richiamo di mons. Filippo Santoro, presidente del Comitato organizzatore della 48ma Settimana Sociale, ai contenuti della “rilevanza pubblica dei cattolici” che deve “svilupparsi sino ad incidere sui problemi vitali delle persone e della società, quali il lavoro, la famiglia, la scuola, la difesa della salute, dell’ambiente e dei migranti… il problema della povertà nelle sue forme differenti che è una ferita alla dignità umana da curare e risanare”. Quanto al metodo da utilizzare, sostiene Santoro che occorre “coinvolgere nell’azione persone di buona volontà anche se provengono da esperienze culturali differenti, come accaduto, con il contributo dei parlamentari cattolici nella stesura della nostra Costituzione repubblicana”. Insomma, c’è da dibattere e lavorare, nella consapevolezza che occorre maggiore dinamismo e disponibilità all’incontro esattamente come auspicato, ovviamente sorretti da spirito evangelico e da correlato ottimismo della volontà!
(1) Dicono i Vescovi: il messaggio “non intende essere un elenco di lamentazioni, quanto piuttosto un invito ad una speranza … con grande fiducia al futuro attraverso gli atteggiamenti che possono generare processi positivi”.
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*L’articolo è apparso, in una versione leggermente sintetizzata, su Nuovo Cammino, periodico della Diocesi di Ales-Terralba di domenica 11 novembre 2018.
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Reddito di Cittadinanza, di Inclusione Sociale e dintorni. Materiale per il percorso laboratoriale.

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Reddito di Cittadinanza, di Inclusione Sociale e dintorni. Materiale per il percorso laboratoriale.
Costituzione RICostituzione della Repubblica Italiana
Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Articolo 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Articolo 36
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

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Si colpisce Riace per distruggerne il modello virtuoso di accoglienza

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di Vanni Tola

La battaglia di Riace.
Accoglienza diffusa e programmi di integrazione.

Con lodevole tempestività e in perfetta sincronia con i “desiderata” del Ministero degli Interni, il Tribunale di Reggio Calabria ha revocato il provvedimento di arresto domiciliare per il Sindaco di Riace trasformandolo però in divieto di dimora nel paese del quale è sindaco, dove ha la residenza e la propria dimora, dove vive con i suoi familiari. Recita la giurisprudenza: “Con il provvedimento che dispone il divieto di dimora, il giudice prescrive all’imputato di non dimorare in un determinato luogo e di non accedervi senza l’autorizzazione del giudice che procede. La norma in esame è diretta a soddisfare l’esigenza cautelare di impedire l’inquinamento delle fonti probatorie e la reiterazione di reato”.
E’ questo l’ultimo atto di una vicenda preoccupante e grottesca che non può certo essere sottovalutata ne limitata alla persona del sindaco Mimmo Lucano e del suo paese. E’ in atto uno scontro politico e culturale di grande portata che vede impegnato il responsabile della principale forza di governo in difesa di un principio che sta alla base della cultura xenofoba e razzista della Lega e del ministro Salvini. Uno dei punti cardine della campagna di opinione contro gli immigrati. Il nemico non è il Sindaco di Riace, l’avversario temuto è un principio che la vicenda di Riace tende ad affermare e diffondere. L’accoglienza diffusa dei migranti è possibile, si può realizzare coinvolgendo positivamente le popolazioni locali con validi progetti di integrazione, rappresenta una valida risposta al degrado e allo spopolamento di aree geografiche degradate e di migliaia di comuni, risponde alla naturale propensione alla accoglienza e alla solidarietà di ampi strati della popolazione. Esattamente il contrario di quanto afferma la Lega e il ministro Salvini con una martellante propaganda finalizzata al contrasto dell’immigrazione, al contrasto, senza quartiere e a qualunque costo di qualsivoglia forma di accoglienza e integrazione di stranieri nel paese. L’esperienza di Riace e quelle meno note di molti altri amministratori, non fanno dormire sonni tranquilli a Salvini e a chi condivide le sue idee soprattutto perché dimostra, in maniera non confutabile, che in Italia non esiste nessuna emergenza immigrati (almeno nei termini indicati dalle campagne propagandistiche e allarmistiche della Lega) e, soprattutto, che esperienze di accoglienza diffusa e integrazione programmata sono possibili e concretamente realizzabili. Per questo motivo l’indispensabile e doverosa attività di sostegno all’esperienza realizzata dal Sindaco di Riace e la denuncia del provvedimento di divieto di dimora non possono essere episodi limitati al contesto del piccolo centro calabrese. Devono essere finalizzati alla necessità di dare vita e una più ampia mobilitazione a sostegno delle esperienze di accoglienza diffusa nei comuni e nei territori come risposta alle politiche xenofobe e razziste della Lega e del governo a guida Salvini. Diventa fondamentale l’attività di quei Sindaci che stanno sperimentando e realizzando interventi di accoglienza e integrazione nei loro territori e la diffusione di un movimento di opinione che rilanci i valori fondamentali della solidarietà e la naturale propensione all’accoglienza e all’ospitalità di gran parte della popolazione.

Preoccupazioni

abolire-la-povertasedia di Vannitoladi Vanni Tola
Un incubo che non mi fa prendere sonno. La “vittoria” di Salvini e Di Maio che, sconfiggendo il Ministro Tria, hanno imposto un colossale aumento del deficit nazionale promettendo miracoli straordinari. L’immancabile affaccio sul balcone di palazzo Chigi, i militanti in festa nella piazza. Vedremo oggi stesso gli effetti (quelli reali) di queste scelte sui mercati internazionali e nei rapporti con l’Unione Europea. Ci sarà ben poco da stare allegri. Mi sono venute in mente due scene. La prima. Un autobus pieno di passeggeri in gita di piacere. Cantano felici e spensierati. Non sanno che alla guida del mezzo c’è un autista neo patentato al suo primo viaggio. Altra scena, magari un po’ abusata, ricorda i passeggeri del Titanic che danzavano spensierati e felici il “valzer delle candele” mentre la nave avanzava inesorabilmente verso l’iceberg. Stasera stessa, valutando le conseguenze del fatto, ci renderemo conto che molto probabilmente, piuttosto che festeggiare dovremo cominciare a preoccuparci seriamente.
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Il punto su “il manifesto”
POLITICA
Deficit al 2,4%. Tria cede, Salvini e Di Maio brindano
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Manovra. Impossibile per il ministro dell’economia opporre l’arma delle dimissioni. E dopo un duro scontro i due vicepremier incassano «reddito» e revisione della Fornero. Ma la partita è appena cominciata. Si attende la reazione della Ue: procedura d’infrazione quasi certa.
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logo76Newsletter n. 110 del 18 settembre 2018

IL TEMPO CHE VIENE

Care amiche ed amici,
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Sardegna

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Santa Igia

img_7035Il territorio di Santa Igia e il progetto di fondazione del Castello di Cagliari, città nuova pisana del 1215
Riassunto
Il nucleo della città nuova fu progettato dai pisani nel 1215 nei territori di Santa Igia, capitale del Giudicato di Cagliari. L’analisi di alcune parti pervenute del contesto originario permette una più ampia valutazione di vari aspetti della fondazione pisana, quali la strategia adottata per disconnettere l’assetto territoriale precedente e l’introduzione di innovazioni sul piano della costruzione urbanistica ed edilizia.
La caratura culturale della città nuova è quella di una “grande opera” in un panorama europeo nel quale le fondazioni sono una pratica diffusa. Il progetto di Cagliari interpreta istanze politiche e mercantili, eseguite secondo i più avanzati dispositivi militari, estetici, simbolici e culturali.
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