Elezioni comunali a Cagliari. Paolo Matta si ripropone come Sindaco?

Cagliari oggi 8 mar 16la-quintaa-loghettolaquintaa-foto
[la quintaA paolo matta sindaco, pagina fb] Dove eravamo rimasti? A questa bella foto, scattata alla vigilia delle ultime elezioni comunali. Un piccolo gruppo di “incoscienti” riuscito però a ottenere un insperato risultato, sfiorando per una manciata di voti il “colpo” di piazzare un consigliere comunale.
Le dimissioni del sindaco Zedda aprono nuovi, interessanti, persino intriganti scenari.
Butto il classico sasso nello stagno?
Cosa ne pensate? Qual è oggi la vostra visione del Comune di Cagliari? Pensate che il lavoro svolto possa/debba avere una continuazione?
Per il momento, un caro saluto in amicizia
paolo
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lampada aladin micromicroUn commento del direttore.
Caro Paolo e amici della Quinta A. L’esperienza della Lista, al netto degli errori compiuti (peraltro previsti), non va affatto buttata a mare. A mio parere può essere ripercorsa e riproposta a certe condizioni: 1) non presentarsi in solitario, ma in una coalizione che ne accetti il programma (senza necessariamente condividerlo in toto); 2) il candidato Sindaco deve partecipare alle “primarie della coalizione”, di una coalizione possibilmente aperta a tutto lo schieramento progressista (auspicabilmente senza eccezioni), se vince è il candidato Sindaco di tutta la coalizione, se perde è il candidato capolista della Lista.
A questo punto occorre approfondire, verificando le disponibilità di tutti. I tempi sono stretti. Mi sembra che comunque il dibattito sia aperto. Saluti a tutti e a presto su questa e altre pagine fb, sui blog amici (il mio è Aladinews https://www.aladinpensiero.it) e, ovviamente, di persona. Al riguardo segnalo un’interessante iniziativa “I cattolici e l’impegno in Politica”, che si terrà lunedì primo aprile alle ore 17 presso lo Studium Francescano, a Cagliari in via Principe Amedeo 20.
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Cagliari oggi 8 mar 16Basta ”Ora tocca a noi”: ora tocca a tutti. Cagliari ha bisogno di un civismo vero: chi riuscirà a interpretarlo?
di Vito Biolchini
17/03/2019 alle 16:45 su vitobiolchini.it
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A poco a poco ci si sveglia dal sogno e la città ora ci guarda. Con le sue periferie in mano alla criminalità (arresti e sequestri di ingenti quantitativi di droga si susseguono quasi giornalmente a ritmo impressionante), il suo centro storico desertificato di giorno e stravolto di notte da una fittizia identità fatta di spritz e taglieri a dieci euro, le sue ricchezze ambientali e artistiche abbandonate al loro destino (il parco di Molentargius eterna incompiuta, quello di Tuvixeddu un fantasma di cui si ha anche imbarazzo a parlare, il Poetto usato come se fosse un enorme spazio fungibile in cui tutto è possibile), la sua classe dirigente senza punti di riferimento e in lotta per mantenere le solite rendite di posizione (esemplificativo dei tanti conflitti, quello alla Camera di Commercio che sfocerà nelle aule dei tribunali).

Questa è Cagliari, oggi. Oltre le narrazioni di comodo e le esaltazioni interessate: una città spaesata e inconsapevole, davanti all’ennesimo bivio della sua storia millenaria.

Otto anni di amministrazione di centrosinistra, attesa per decenni come l’acqua nel deserto, ci lasciano in realtà una città dove non si è riusciti a invertire la rotta come sperato. Nessun cambiamento è stato operato in profondità. Mera alternanza, e non l’alternativa tanto agognata.

Quella leggerezza che è caratteristica distintiva del vivere e dell’agire nella nostra città, trasformata in superficialità da una classe politica di sinistra che ha fatto della fuga dal confronto a viso aperto, delle narrazioni interessate e, in ultima analisi, della maldicenza i suoi principali strumenti di lotta politica. Insieme ad una sistematica occupazione del potere da parte di una microcerchia di affamati. “Ora tocca a noi”, recitava il loro slogan elettorale. In quel “noi” gran parte della città progressista, rimasta negli anni della destra senza voce, si era riconosciuta, salvo poi accorgersi amaramente che quel “noi” erano solamente loro e basta. Torneranno nei bassifondi della politica da cui erano sbucati, proveranno a reinventarsi reinventando l’ennesimo partito di sinistra fatto sempre dalle stesse persone. Sappiamo chi sono, non li rimpiangeremo.

Perché ora a poco a poco i problemi che hanno creato o evitato di affrontare torneranno a galla. E contestualmente, si spera, i polmoni a respirare e i cervelli a ragionare.

La città può e deve tornare ad essere protagonista. C’è voglia di civismo: quello vero però, non quello usato dai partiti per ingannare l’elettorato. Dopo “Ora tocca a noi”, dovremmo dire “Ora tocca a tutti”. Nessuno si deve sentire escluso dalla responsabilità di dare voce ai cagliaritani, primi fra tutti gli schieramenti che si presenteranno alle prossime comunali.

Dal suo punto di vista, il centrodestra è riuscito talvolta nei lunghi anni di amministrazione Delogu–Floris ad ascoltare le istanze che arrivavano dal basso. Ma solo per evitare conflitti e comunque in maniera quasi mai coerente e con tanti limiti di visione. Perché il centrodestra cagliaritano ha sempre avuto paura ad affrontare la sfida della modernità. A partire dall’idolatrato sindaco Delogu, che (solo per fare due esempi) vent’anni fa rimandò indietro a Bruxelles i soldi della metropolitana leggera solo perché non voleva farla passare in via Roma e decise di non dare il via alla raccolta differenziata dei rifiuti ritenendola un azzardo. Scelte sbagliate, operate per assenza di una visione futura della città, pagate a caro prezzo da tutti i cittadini e a cui si è posto rimedio solo con l’avvento dell’amministrazione di centrosinistra. Riuscirà il centrodestra cagliaritano ad uscire dalle acque stagnanti della sua limitata visione politica, strenuamente incardinata su un’idea di sviluppo che mortifica i beni ambientali, storici e paesaggistici? Riuscirà a chiamare a raccolta una classe politica nuova, fuori da i soliti cognomi e dai soliti interessi? Riuscirà, banalmente, a guardare oltre il proprio naso come quasi sempre ha fatto? Al di là di tutto, la città ne avrebbe un enorme giovamento.

La sfida del centrosinistra è più complessa. Perché dovrebbe intanto ammettere che Massimo Zedda è parte del problema del centrosinistra cittadino e sardo e non quella salvifica soluzione come qualcuno (ancora cieco davanti ai risultati delle ultime regionali) si ostina a ritenere. Se non serve una inversione a U, poco ci manca. In una intervista all’Unione Sarda di ieri, il consigliere regionale Piero Comandini, di sicuro il più autorevole tra gli esponenti del centrosinistra che potrebbero candidarsi alle prossime comunali, ha fatto intendere di avere ben presenti i limiti dell’amministrazione uscente. Il punto di partenza sarebbe incoraggiante se non fosse che in pochi mesi il centrosinistra dovrebbe recuperare quel dialogo con alcuni mondi tradizionali di riferimento (penso solo al volontariato, all’associazionismo e alla cultura), sistematicamente mortificati in questi ultimi otto anni. Forse il tempo è finito.

Dei 5 Stelle parlano le cifre: sotto il dieci per cento alle comunali di tre anni fa, sotto il dieci per cento in città alla regionali di un mese fa. In mezzo, il generalizzato exploit alle politiche dello scorso anno e il risultato alle suppletive di gennaio di difficile decifrazione. Di sicuro il Movimento è a un bivio. Se a livello locale non apre alle alleanze è destinato ad avere un ruolo secondario, ma Di Maio non sembra avere fretta di accelerare quella transizione che lui stesso ha annunciato. A Cagliari i 5 Stelle sembrano quindi essere destinati a restare in una terra di nessuno, anche perché in questi tre anni non si sono distinti in particolari battaglie che li hanno resi protagonisti in città. Per questo, alleanze o meno e pena la mrginalità, a loro serve aria nuova, volti nuovi, un approccio diverso e più battagliero e meno ideologico. La città ne avrebbe bisogno.

Poi ci sono gli “altri”, ovvero quei mondi indipendentista, di sinistra e cattolico che tre anni fa con Enrico Lobina e Paolo Matta cercarono di portare una visione diversa in consiglio comunale. Quella sconfitta oggi può portare frutti. A patto però che il progetto per una città possibile prevalga chiaramente sui personalismi e sull’adorazione di sigle e simboli che ai cagliaritani continuano a non voler dire nulla. Servirebbe un progetto civico vero, incentrato sulla volontà di risoluzione di problemi concreti e non sulla volontà di riproporre ricette già fallimentari.

La situazione è complessa, come i problemi che il governo di una grande città presenta. Ogni schieramento per vincere o anche solo per presentarsi degnamente al giudizio degli elettori, è però chiamato ad un deciso cambio di passo. Il tempo è pochissimo ma Cagliari ha voglia di cambiamento e pretende di essere ascoltata.

La sfida è aperta: e tutti dovrebbero raccoglierla.
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Cagliari oggi 8 mar 16[L'Unione Sarda online] L’INTERVISTA
Comandini, frecciata a Zedda: “Non doveva lasciare la poltrona di sindaco”
L’esponente del Pd fa il punto sul centrosinistra sardo dopo le elezioni regionali e in vista della comunali di Cagliari

Aspettando questa proclamazione ufficiale che tarda troppo, i consiglieri regionali si aggirano per le vie del centro, intorno al Palazzo, nei caffè, a leggere i giornali e ringraziare gli elettori. “È stata una campagna dura, va bene un po’ di riposo, ma non vedo l’ora di ricominciare”, dice Piero Comandini, 57 anni, del Pd, rieletto nell’Assemblea di via Roma e in queste ore dato per (molto) probabile candidato sindaco di Cagliari del centrosinistra.

Quanti voti ha preso?
“Oltre 5.200, un migliaio in più di cinque anni fa. Sono stato il più votato in città, di tutti i partiti, e il più votato del centrosinistra in Sardegna”.

Quindi è pronto: per fare il consigliere regionale o il sindaco?
“Per adesso sono pronto a fare il consigliere regionale”.

Suvvia, dica qualcosa.
“Se ne sta discutendo. Ora più che cercare un nome bisogna mettere insieme una squadra forte, con un progetto politico chiaro. Se puntiamo tutto su una persona perdiamo. La sinistra deve scommettere sulle idee, sui valori, deve avere un orizzonte. Comunque, dovremmo decidere con le primarie”.

Le piacerebbe?
“Quando si fa politica con passione, il sindaco è il ruolo più bello al quale aspirare”.

Il vento tira a favore del centrodestra.
“Il centrodestra ora è forte, ma fa una politica mordi e fuggi, raccoglie voti perché dice quello che la gente vuole sentirsi dire. Populismo spinto. Noi abbiamo una visione ampia, che guarda alle nuove generazioni. Il centrodestra basa tutto sui leader, Berlusconi prima, Salvini adesso. Noi siamo una comunità, e nessuno avrebbe mai pensato che alle Regionali il Pd uscisse dalle urne primo partito nell’Isola. E nessuno avrebbe mai detto che sette giorni dopo 1.800.000 persone facessero la fila per scegliere il segretario nazionale. Significa che abbiamo ancora tanto da dire e da fare”.

Che regione lascia la Giunta Pigliaru?
“I nostri studenti universitari sono gli unici in Italia che se hanno titolo possono avere tutti la borsa di studio; abbiamo fatto il più grosso investimento nella sicurezza delle scuole; abbiamo un welfare solido; abbiamo fatto una grande riforma del lavoro, con politiche attive e inclusive per i giovani e per gli over 50. Siamo riusciti a stabilizzare molti dipendenti pubblici precari da decenni”.

Parliamo di sanità.
“Una riforma era necessaria. L’obiettivo era garantire migliori prestazioni ai cittadini, uguali per tutti, nei grandi e nei piccoli centri. Questo purtroppo non è stato percepito, ci sono stati difetti di comunicazione, e forse prima di partire con la Asl unica avremmo dovuto rafforzare i servizi territoriali”.

Difende la scelta della Asl unica?
“Sì. Sa su cosa abbiamo toppato? Sulle liste d’attesa. La gente mi chiede: ma perché per fare una Tac devo aspettare un anno e mezzo? È questo il vero problema, non la Asl unica”.

Zedda che città lascia?
“Migliore, in termini di turismo, di qualità della vita, di immagine culturale e sociale, ben messa economicamente”.

Scusi, i negozi chiudono.
“C’è una crisi del settore, che non dipende dal sindaco. Ma il commercio può rinascere, ci sono negozi che chiudono e altri, specializzati e di qualità, che aprono. Certo, bisogna ridurre tasse e burocrazia”.

L’Anfiteatro è chiuso da anni.
“In effetti, da troppi. Io lo riaprirei come polo archeologico e storico”.

Niente spettacoli?
“Ci sono altri spazi adatti, la Fiera, ad esempio. E molti altri nell’area metropolitana”.

Cosa pensa delle dimissioni di Zedda?
“Hanno creato una crepa, accelerato troppo le Comunali. Il rischio di lasciare la città al centrodestra andava ponderato meglio”.

Cosa avrebbe dovuto fare?
“Continuare a fare il sindaco fino al 2021″.

Vuole fare il leader del centrosinistra in Consiglio regionale.
“In questo momento bisogna ricreare un progetto che aggreghi il centrosinistra. Aver perso pezzi importanti, come Autodeterminatzione e Partito dei Sardi, è stato un errore da recuperare al più presto. Capisco che otto anni da sindaco ti pongano su un piedistallo, ma ora servono persone generose, che mettano da parte le loro ambizioni. Non leader, ma manovali che aiutino nella ricostruzione”.

Lei c’era a Fordongianus?
“No, giocavo a pallone con mio figlio”.

Ha sentito che Zedda ha chiamato gli avversari “sardo fascisti”?
“La politica deve tornare a essere gentile, anche nei modi, nel comportamento e nel linguaggio”.

Cristina Cossu su L’Unione Sarda online.

One Response to Elezioni comunali a Cagliari. Paolo Matta si ripropone come Sindaco?

  1. admin scrive:

    Cosa succede a Cagliari e a Sassari per le elezioni? Ce lo raccontano le Lucido Sottile: https://www.facebook.com/watch/?v=466895287182508

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