Elezioni

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Non facciamo vincere “i gatti”

di Raffaele Deidda

Il prossimo 24 febbraio si voterà in Sardegna per il rinnovo del Consiglio regionale, il sedicesimo della storia autonomistica dell’isola. I candidati presidenti sono 7 con quasi 1.400 candidati consiglieri regionali distribuiti in 24 liste. Tutti auspicano che non vi sia una fuga dalle urne come quella registrata in occasione delle recenti elezioni suppletive, che hanno visto votare solo 39.101 elettori, il 15,54% degli aventi diritto. Eppure è importante votare, è importante essere consapevoli della propria scelta consultando i programmi elettorali e ascoltando le dichiarazioni dei candidati, è importante misurare le proprie idee con quelle degli altri per valutare cosa sia più utile e giusto per la Sardegna. E’ soprattutto importante impedire che si faccia la fine dei topi governati dai gatti, come la metafora di Mouseland, che amo spesso richiamare, insegna.

Per chi non la conosce, fu Thomas Clement Douglas, il leader del primo governo socialista nell’America del Nord a raccontarla. A Mouseland vivevano i topi che eleggevano un parlamento e un governo, formati da grandi gatti neri. I gatti sembravano fare ottime leggi. Per i gatti, ma non per i topi. Una di queste stabiliva che l’ingresso della tana dei topi doveva essere abbastanza grande da permettere ai gatti di infilarci la zampa. Quando i topi si stancarono dei gatti neri elessero i gatti bianchi che li avevano convinti, in campagna elettorale, che a Mouseland era necessaria una visione più ampia con le realizzazione di nuove tane con ingressi quadrati. Le fecero grandi il doppio, in modo che i gatti potessero infilarvi due zampe! La vita divenne più dura per i topi che alle successive elezioni votarono contro i gatti bianchi ed elessero nuovamente quelli neri. Per poi tornare ai bianchi e di nuovo ai neri.

Sempre più delusi arrivarono ad eleggere anche gatti metà bianchi e metà neri, chiamandoli “coalizione“. Si ritrovarono con un governo di gatti bianchi con macchie nere che facevano il verso dei topi, ma mangiavano come i gatti. I topi capirono che il problema erano i gatti stessi: facevano il loro interesse. Un giorno un topo disse “Perché continuiamo ad eleggere un governo di gatti e non eleggiamo invece un governo composto da topi?”. Considerato un pericoloso bolscevico, fu arrestato. Douglas concluse il racconto – metafora dicendo: “Quello che voglio ricordarvi è che si può arrestare un topo o un uomo, ma non si può mai arrestare un’idea!”.
Quella di Mouseland è una lezione etico-metaforica di politica, di quella che coinvolge uomini, idee e partiti. Negli ultimi decenni in Italia la politica ha subito trasformazioni imprevedibili: destra, centro e sinistra hanno assunto significati relativi e la forza dei numeri prevale sui principi ideali e ideologici. Per dirla con Douglas, ci sono gatti di sinistra e topi che simpatizzano con la destra. Altri gatti, già vicini alla destra, al centro e alla sinistra, si propongono come forza altra con la missione di fare gli interessi dei topi bistrattati. E’ un processo a cui è difficile assegnare un significato positivo di evoluzione.
In Sardegna il trasformismo è diventato talmente fisiologico da far pensare che molti politici siano discendenti diretti di Agostino De Petris, politico incidentalmente originario del Regno di Sardegna. In altri paese europei, dove pure il fenomeno del trasformismo esiste anche se non con la stessa rilevanza, chi cambia bandiera quasi sempre deve cambiare anche mestiere perché gli elettori non perdonano. Da noi invece basta dare uno sguardo alle liste dei candidati alle elezioni regionali per rilevare quanto sia massiccia la presenza di “ex” passati indenni attraverso molte consultazioni elettorali.
Se è vero, come affermava James Russell Lowell, che solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione, é altrettanto vero che cambiarla in funzione di una candidatura più o meno blindata che attribuisce la patente di nominato più che di eletto, sa molto di opportunismo oltre che di trasformismo.
La Sardegna non ha bisogno di politici trasformisti eterodiretti ma di uomini e donne che sappiano far prevalere gli interessi dell’isola sulle visioni particolaristiche. Che si impongano la missione di contrastare con tutte le energie possibili il dramma della disoccupazione e dello spopolamento delle zone interne, che operino in direzione della salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, che favoriscano la crescita quantitativa e qualitativa dell’istruzione, che non siano razzisti e xenofobi. Che siano soprattutto sardi nell’anima, oltre che italiani ed europei.
Sapranno individuare gli elettori della Sardegna all’interno dell’offerta elettorale in campo i soggetti più determinati ad amministrare la Regione nell’esclusivo interesse dei sardi? Sapranno smascherare col voto i “gatti” il cui unico interesse è infilare le unghie nei beni collettivi? Se no, arriveranno altri lunghi anni vissuti da topi remissivi.

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