Intervista. Intellettuali fuori dal coro
Elezioni regionali: il M5S per vincere deve aprirsi. Governo, Europa ed altro. Intervista a Fernando Codonesu
6 Novembre 2018
Fernando Codonesu a domanda di Andrea Pubusa risponde, su Democraziaoggi.
Da tempo su questo blog [Democraziaoggi] e su altri [Aladinews] abbiamo aperto una riflessione sul che fare nei confronti del governo Salvini-Di Maio, formalmente noto come governo Conte. E’ necessario costruire un fronte contro il “fascismo strisciante” o comunque contro quella patente di destra tout court attribuita al governo gialloverde? Oppure questa qualificazione è stata assegnata con troppa fretta e senza distinguo? E’ di destra tutta la breve esperienza di questo governo e lo sono tutti gli atti che ne sono seguiti fino a questo momento? Oppure è il caso di analizzare i diversi atti e distinguerne e difenderne alcuni in quanto portatori di contenuti, aspirazioni e metodologie di sinistra? Per esempio il reddito di cittadinanza? E’ più corretto chiamarlo REI allargato o qualcosa di simile? E’ un provvedimento da difendere? E’ il caso di sostenerne l’introduzione semmai seguendo in modo propositivo le modalità di attuazione? Quali sono gli atti da avversare? Quelli, palesemente di destra, come ad esempio gli atti sulla questione dei migranti e delle migrazioni in genere? Come si fa a contrastare l’impostazione di Salvini volutamente ridotta, sulla scia di Minniti, a esclusivo problema di sicurezza? E le elezioni regionali? Che fare in vista della scadenza del febbraio 2019? Come contrastare il centrodestra? Cosa fare per creare uno schieramento progressista vincente?
Quanti interrogativi? Quanti problemi sul tappeto! Ne parliamo con Fernando Codonesu, esponente del CoStat – Comitato di iniziativa costituzionale e statutaria, intellettuale impegnato nel dibattito pubblico sardo con posizioni originali, frutto della sua cultura e della sua libertà di giudizio.
- Da parte del centrosinistra si lancia al governo un’accusa senza ritorno: un esecutivo legofascista o simli. Tu come ti collochi?
-Nessuna opposizione preconcetta, ma per dirla con Tonino Dessì che sul tema è intervenuto più volte in maniera puntuale, credo che sia opportuno entrare nel merito di ogni provvedimento, senza sconti nei confronti di chicchessia, ma anche senza pregiudizi di alcun tipo.
- Per esempio, cosa pensi della proposta del reddito di cittadinanza, tema che tu hai il merito di aver ben introdotto nel dibattito pubblico a Cagliari, invitando per ben due volte a parlarne il sociologo Domenico De Masi?
- Quando si analizza il tema del “reddito di cittadinanza” (come abbiamo fatto nel volume da me curato “Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti“, Aracne, da poco in libreria) mi pare opportuno segnalarne l’aspetto di sinistra, il venire incontro al problema della povertà che si è allargato oltre misura negli ultimi 10 anni. E’ innegabile che la crisi sia stata affrontata con un indirizzo esclusivamente dettato dall’austerità di stampo europeo e da politiche economiche liberiste…
- Austerità e liberismo bipartisan…
- Ahinoi, sì! Queste politiche, classicamente di destra, sono state fatte proprie pienamente dai governi precedenti, da Berlusconi, passando per Prodi, per arrivare agli ultimi quattro, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, ed hanno peggiorato sempre di più la situazione.
- Ma, secondo te, reggerà questa strana alleanza di governo gialloverde?
- Le tensioni nel governo sono più che evidenti e nascono principalmente dal fatto che i contraenti del contratto hanno ben poche cose in comune. Dal mio punto di vista sono due forze diverse in tutto e rappresentano interessi e blocchi sociali non conciliabili…
- Sappiamo come si è arrivati al contratto di governo…
- e ce ne dobbiamo fare una ragione, sapendo che il conflitto oggi controllato e governato è destinato ad esplodere nel breve periodo, se non altro per interessi di stampo elettorale.
- Fra le due forze ci sono anche referenti territoriali diversi…
- Certamente, da un lato le popolazioni del Nord e le imprese, prima tra tutte la Confindustria di Broccia per la sua stessa recente dichiarazione, che hanno nella Lega il proprio riferimento politico e nella flat tax la principale richiesta, dall’altro il Sud e le Isole, con la disoccupazione e la povertà dilaganti che hanno premiato il M5S alle elezioni e fanno affidamento sul reddito di cittadinanza.
- Ma il contratto di governo sembra lo strumento magico che fa da collante della maggioranza….
- …sarebbe così se si trattase solo di dissapori e fraintendimenti, ma come già detto si tratta di politiche e di blocchi sociali diversi. Per tali motivi il contrasto già molto marcato sulle grandi opere, sulla riforma della prescrizione, sul rallentamento se non il boicottaggio del reddito di cittadinanza sono destinati ad inasprirsi fino a portare all’inevitabile crisi di governo…
- Inevitabile?
- Direi di sì. La rottura avverrà probabilmente in due fasi temporali…
- Cioè?
- La prima fase si realizzerà nelle settimane immediatamente successive alla tornata delle elezioni regionali quando probabilmente avremo un rafforzamento della Lega e un indebolimento dei 5S…
- E la seconda fase della crisi?
- All’esito delle elezioni europee, quando la Lega forte del suo risultato avrà le carte in mano per staccare la spina al Governo e andare a nuove elezioni con tutto il centrodestra al suo fianco: gli resterà da decidere solo il momento più favorevole.
- Ma questo incide sui comportamenti dei due principali protagonisti?
- Certamente! Tra i due contendenti Di Maio e Salvini, il più debole, quello che ha solo da perdere è Di Maio se non riesce a portare a casa risultati tangibili già prima delle elezioni regionali.
- E l’opposizione? Vedo che non ne parli…
- L’assurdo di questo scenario è che non esiste l’opposizione. Sono le due stesse forze di governo, che a giorni alterni, in funzione dei provvedimenti messi sul tavolo si fanno opposizione vicendevolmente. Gli altri lanciano solo solgans scontati e di scarso o nessun effetto. Non è un caso che il governo nel suo complesso regga e accresca i suoi consensi.
- Da quanto dici, mi pare che per te sia decisivo il banco di prova elettorale. Pensi anche alle nostre regionali?
- Abbiamo di fronte le elezioni regionali, ma non solo, ci sono quelle europee che, a mio avviso, sono più importanti che mai…
- Non bisogna dimenticare le recenti elezioni in Trentino Alto Adige, con la schiacciante vittoria del centrodestra unito…
- e l’esploit della Lega. ecco perché saranno determinanti per l’evoluzione della politica nazionale le prossime elezioni nelle altre tre regioni Italiane Piemonte, Basilicata e Abruzzo, e per quanto ci riguarda le probabili elezioni nel comune di Cagliari, a seconda delle scelte del sindaco Zedda, nonché le probabili nuove elezioni a Roma, a seconda dell’esito del processo alla sindaca Virginia Raggi.
- Mi pare che tu annetta una rilevanza addirittura nazionale alle nostre prossime elezioni regionali. Non è eccessivo?
- Non direi. La lezione che si trae dal Trentino è fin troppo elementare: dopo venti anni di governo del centrosinistra la destra unita ha vinto senza sforzo. La destra nelle scadenze elettorali è sempre in grado di unirsi.
- Li c’è un collante speciale: le varie componenti della destra sono unite dalla sete di potere, da interessi di parte…
- Sì, questo può essere, ma non dimentichiamoci che la parte in commedia di tutti i partiti e movimenti è sempre quella di rappresentare una parte, mai il tutto: non accade così anche quando si parla delle grandi religioni? Anche loro, anche quelle che si rifanno all’unico Dio, rappresentano una parte anche se parlano di universalità e spesso hanno soggiogato altri popoli (e continuano a farlo) nel nome dell’unico Dio rappresentato da una delle parti.
- Cosa vuoi dire, che ci vorrebbe un intervento divino per unire la sinistra?
- Magari! La sinistra no, non sa mai unirsi e continua ad imparare poco o niente non solo dalla storia che è cosa alquanto difficile…
- Imparare dalla storia implica conoscerla e questo impone di studiare e lo studio costa tempo, molto, troppo per alcuni…
- Giusto! E costa anche fatica. Ma i dirigenti della sinistra non imparano neanche dalla cronaca recente e questo dovrebbe essere più facile…
- Eppure non si impara neanche dai fatti recenti, sembra esserci una maledizione della sinistra…
- Sì, nella sinistra si arriva alle scadenze elettorali con partiti, forze e movimenti che sono sempre più caratterizzati da una voglia infinita di divisioni, distinguo spesso incomprensibili anche agli addetti ai lavori, per cui si perde…
- Paradossalmente sembra una punizione…
… e mi pare che, stando così le cose, sia una punizione giusta: peccato che ci rimettano sempre i soliti noti, i lavoratori, i pensionati, le donne e gli strati sociali più deboli…
- Se non si riesce ad essere credibili unendo le forze su alcuni punti programmatici chiari, che possono essere condivisi da larghi strati della popolazione e dell’elettorato, è chiaro che si è condannati alla mera testimonianza…
- E’ triste ammetterlo, ma è così, è la sinistra che si autocondanna all’estinzione, non si tratta di meriti della destra. Questa è a mio avviso la lezione che ci viene dal Trentino Alto Adige.
- Al Nord è un disastro e manca all’appello il Piemonte…
- Credo che anch’esso verrà conquistato con la prossima consultazione elettorale, e la destra governerà in tutto il Nord Italia, cioè nella zona del paese che sta meglio di tutta l’Europa, Germania compresa.
- Europa a due velocità?
Certo che c’è un’Europa a due velocità, così come c’è un’Italia a due velocità e la Sardegna, ahinoi, è nella seconda.
- Europa, euro, Draghi, Merkel, cambieranno gli scenari. Nel 2019 Draghi lascerà la BCE e nel 2021 Angela Merkel tornerà dietro le quinte, muta il quadro politico europeo. Cosa succederà?
- Si tratta di due brutte notizie …
- Brutte?
… E sì, perché queste figure, con ruoli e responsabilità diverse, hanno lavorato per l’Europa, specialmente Draghi…
- … la Merkel ha guardato il giardino europeo ma si è preoccupata soprattutto di curare il suo orto tedesco…
… ha realizzato il processo di unificazione delle due Germanie, realizzata con i denari di tutta l’Europa e ha stimolato il rilancio dell’economia tedesca nel mondo intero, ma principalmente grazie al mercato regionale europeo come luogo privilegiato della sua esportazione.
- Oggi però nel vecchio Continente spira di nuovo un vento di destra. Parafrasando qualcuno del tempo che fu si potrebbe dire che oggi “uno spettro” si aggira in Europa…
- … altro che spettro, bisogna prendere atto che davanti ai nostri occhi c’è una destra reale, per molti versi di carattere eversivo, che avanza nelle urne, e quindi pienamente legittimata dal sistema democratico…
- Non è solo un fenomento elettorale…
- No, no, prima ancora, è ciò è per me ancora più preoccupante, si tratta dell’affermazione e del consolidamento di comportamenti di destra diffusi nelle opinioni pubbliche di diversi paesi europei e non solo, del comportamento quotidiano di milioni e milioni di persone in diversi paesi del mondo, le cui conseguenze si riverberano nei cambiamenti politici nefasti a cui assistiamo…
… Sembra quasi con rassegnazione. Uno dei catalizzatori principali di tali comportamenti di destra, xenofobi, razzisti e generalmente discriminatori è costituito dai migranti.
- Proprio così. Basti pensare agli USA di Trump, alla Turchia di Erdogan, al fronte di Visegrad che è cresciuto grazie ai soldi dell’Europa …
- …e senza che sia mai stata palesata una reale politica di contrasto da parte dell’Europa…
- il vecchio Continente sì è ridotto a semplice fantasma coreografico, senza parlare delle diverse dittature tutt’ora presenti in Africa, così come in altre parti del mondo o della Cina del partito unico e del rinascente “culto della personalità” nei confronti dell’attuale capo del partito.
- Migranti e migrazioni, lo si voglia o no, sono la causa di questo sconquasso…
- … proprio così, a causa della assoluta mancanza di politiche mirate e governate di accoglienza e integrazione, questi fenomeni diventeranno ingovernabili perché i numeri di chi si sposta sono troppo grandi per essere fermati da muri, filo spinato e pallottole.
- Sono 250 milioni i migranti previsti entro il 2050…
- Sì, ma, a causa di guerre, carestie, fame e soprattutto a causa del cambiamento climatico, sono destinati a raggiungere il miliardo di persone entro la fine del secolo. Si crede davvero che basteranno muri e reticolati per fermare i prossimi esodi di tale portata?
- Dall’altro lato vi è assuefazione e rassegnata impotenza nei confronti delle multinazionali….
- … che oggi dominano nell’economia e nella finanza, governate dalle piattaforme tecnologiche informatiche.
- Temi tipici per una battaglia della sinistra…
- … Sì, ma di fronte a tutto questo la sinistra non solo italiana, che si è dissolta da troppo tempo in una nube senza contorni identificabili, ma anche quella europea, almeno se la si considera come un unico sistema, è assente e totalmente afona: non sembra esserci visione, né alcun progetto di opposizione.
- Non si muove nulla?
- Eppur si muove! Qualcosa di diverso si muove paradossalmente in quei paesi che hanno maggiormente incarnato il liberismo, USA e GB, grazie a personaggi come Bernie Sanders…
- Sei di rientro da un viaggio negli States, che dice questo grande vecchio?
- Dice cose di sinistra. Ad esempio, avanza una proposta contro le multinazionali e tutte le aziende con almeno 500 dipendenti per la reintegrazione, sotto forma di una tassazione, di tutti i sussidi dei dipendenti privi di un salario dignitoso; questi lavoratori oggi sono costretti a ricorrere alle politiche dei singoli Stati americani per avere le integrazioni per arrivare al minimo (da qui Jeff Bezos, patron di Amazon, ha aumentato fino a 15 dollari la paga oraria ai dipendenti degli USA)…
- qualche segnale viene anche dall’Inghilterra, storicamente primo paese industriale e di organizzazione operaia …
- Sì proprio così, Jeremy Corbyn sta dando nuova linfa e prospettive politiche al Partito Laburista dopo il decennio nefasto di Tony Blair come primo ministro, imitato malamente in Italia da Renzi, ancorché con 10 anni di ritardo!
- All’Europa vorrei dedicare una riflessione specifica nei prossimi giorni, ora torniamo alla Sardegna. Che fare per le elezioni regionali sarde?
- L’intervista a Roberto Mirasola e il commento di Franco Meloni, che riprende alcuni degli interventi già fatti dal direttore di questo Blog [Democraziaoggi], mi permettono di esprimere la mia opinione in poche parole.
- Prego…
- E’ noto a tutti che ci muoviamo sul terreno ultrascivoloso di una legge elettorale pessima di cui abbiamo in più occasioni chiesto una revisione sostanziale….
- Ma la riforma elettorale non è mai arrivata…
- Il problema è noto: la legge vigente è nata fondamentalmente per escludere il M5S, e proprio per questo contiene un meccanismo di esclusione delle minoranza eccessivo…
- Colpisce minoranze anche corpose…
- esattamente, come ci ricordano i risultati del 2014 di Michela Murgia e di Mauro Pili, per citare i casi più eclatanti. Per farla breve, con le soglie di sbarramento previste (5% alle singole liste, 10% alle coalizioni), questa legge costituisce un vero e proprio vulnus democratico. Una scelta questa, giova ricordarlo, voluta dal PD e i suoi alleati e da Forza Italia.
- Cosa prevedi per la scadenza del febbraio prossimo?
- Ora le forze in campo sembrano essere un rinnovato, si fa per dire, centrosinistra guidato dal sindaco di Cagliari Zedda, sempre che sciolga la riserva.
- Corre voce che il centrosinistra non si presenti come tale…
- Questo raggruppamento con un classico camuffamento camaleontico e contando sulla presunta memoria corta dell’elettorato vorrebbe presentarsi come una o più liste civiche, sostenute da alcuni sindaci, convinti che il “civismo” possa ridare linfa ad un centrosinistra regionale totalmente screditato sulla scia delle scelte a suo tempo condivise con il PD renziano di governo.
- Scelte scellerate…
- Assurde perché cancellano i temi inderogabili della sinistra: rispetto della costituzione, lavoro, giustizia, ambiente, scuola, ecc..
… Si capisce che vogliano presentarsi senza simboli di partito, per la vergogna…
- ma sono convinto che l’elettorato non si farà imbrogliare, come già dimostrato nelle recenti elezioni politiche e nel precedente referendum sulla riforma costituzionale.
- Ma giocano la carta Zedda, incantatore di elettori!
- A mio parere il tentativo di questo centrosinistra, anche se a guida Zedda, verrà smascherato e finirà semplicemente con l’elezione di qualche consigliere regionale e, forse, del candidato presidente.
- Tanto più che incombe Maninchedda, che pare voglia mettersi in proprio.
- Esattamente c’è un secondo fronte rappresentato dal PDS di Sedda e Maninchedda che, con la proposta delle primarie con la discriminante del riconoscimento della “nazione” sarda, aspirano a poter ereditare la gran parte di quegli 80.000 voti che nel 2014 andarono a Michela Murgia.
- Non c’è due senza tre…
- Sì, sullo stesso versante agisce, poi, Autodeterminatzione, rappresentata da Andrea Murgia che personalmente ritengo sia un buon candidato. Qui interviene il ragionamento di Roberto Mirasola che, letto tra le righe, fa pensare ad un appoggio convinto a questo raggruppamento da parte di quella componente di sinistra che non può andare con Zedda.
- E tu come la pensi?
- Auspico che su questa possibile scelta vi sia anche la convergenza di altre forze e raggruppamenti politici che presentandosi da soli rischiano solo di fare opera di “testimonianza” e contemporaneamente, purtroppo, di sprecare i voti degli elettori.
– C’è la tagliola degli sbarramenti…
- Il ragionamento da fare riguarda sempre la soglia minima, del 10% in caso di coalizione e del 5% in caso di singola lista. Il PDS e Autodeterminazione sono sicuri di raggiungere e superare la soglia minima del 5%.
- Mi paiono troppo ottimisti…
- Partendo dalla loro convinzione vien da chiedersi se non valga la pena cercare di andare nella stessa direzione, magari con una coalizione capace di superare il 10%; un raggruppamento di questa dimensione avrebbe una forte rappresentanza in Consiglio, nonché una capacità di attrazione di elettori e strati sociali in tutta la Sardegna per intraprendere con maggiori possibilità un percorso di autodeterminazione.
- Mi pare che tu veda bene questa convergenza PDS-Autodeterminatzione…
- Se teniamo conto che sia il PDS che Autodeterminatzione agiscono su temi comuni e sembrano avere lo stesso orizzonte politico, personalmente suggerirei di presentarsi congiuntamente anche alle Primarias, proprio perché entrambi riconoscono ai sardi il carattere di nazione, indipendentemente dai pareri di ex senatori per caso, che, forti sulla richiesta di occupare poltrone, sul tema specifico sembrano alquanto confusi al punto da voler fare un’ammucchiata anche con Forza Italia pur di evitare che quei “barbari” del M5S conquistino la Regione.
- Non ci hai parlato del M5S sardo.
- Su questo punto concordo con quanto già affermato da Franco Meloni, vedo con molto favore un contratto preliminare di governo con il M5S. Anche qui, mi pare che le considerazioni siano alquanto semplici: il centrodestra a trazione leghista ha forti possibilità di vittoria anche in Sardegna…
- Non si ripeterà per il M5S il risultato del 4 marzo?
- I pentastellati il 4 marzo devono scordarselo. Non si ripeterà il febbraio prossimo. Ci vuole un contratto ampio, da un lato il M5S e dall’altro PDS, Autodeterminatzione e il resto dei raggruppamenti di sinistra uniti.
- La vedo in salita, il M5S preferisce perdere che allearsi.
- Questo è il punto. Per uno scenario di questo tipo occorre che il M5S, la smetta di vedersi quale unico soggetto giusto, corretto e puro nella scena politica che non fa accordi con nessuno. La politica, a tutti i livelli, richiede di confrontarsi anche tra forze diverse e questa lezione viene direttamente dall’accordo di governo Lega-5S. Allora basta menarla con la “purezza”: se un accordo si fa sul piano nazionale perché non parlarne, o comunque, incominciare a lavorarci sul piano regionale?
- Per di più qui c’è la legge elettorale-truffa, che costringe ad alleanza o contratti preventivi se si vuol prendere un voto in più degli altri ed avere il superpremio.
– Per questo, suggerisco un sano realismo al M5S che non deve credere di replicare il risultato delle elezioni politiche. Il 42% delle politiche proiettato su scala regionale può equivalere al 20-25%, grazie all’effetto traino del governo, purché in questi mesi ci siano risultati evidenti rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale: ogni punto in più è, come suol dirsi, grasso che cola, ma guai a pensare alla replica del 4 marzo.
- C’è di mezzo anche la situazione economica…
- … sempre, che i risparmi degli italiano non continuino a calare come è accaduto dal 4 marzo ad oggi. Quando si viene toccati nel portafoglio l’elettorato diventa molto volubile!
- Il contratto preliminare sarebbe in ogni caso utile, ma andrebbe bene anche un’alleanza con un’area sociale democratica, come personalmente ho spesso auspicato da questo blog…
- Penso di sì. Al di là dell’auspicabile vittoria nella prossima competizione elettorale, in ogni caso permetterebbe di gettare le basi anche per una prospettiva di efficace opposizione e questo sarebbe già un buon viatico per l’allargamento della rappresentanza democratica in Consiglio e le prospettive di sviluppo della nostra regione.
- Caro Fernando, comunque la si pensi su quanto dici, una cosa è certa: tu parli assumendo come unico punto di vista l’interesse generale, quello della democrazia e dei sardi, e, in particolare dei ceti popolari della nostra isola, che sono in grave sofferenza. Speriamo che molti altri abbiano la tua stessa ispirazione in questo delicato passaggio della politica nazionale e regionale. E’ di questo che ha bisogno la Sardegna e il Paese.
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