NewsLetter
Newsletter n. 107 del 28 agosto 2018
CHIESA E MAFIA
Care amiche ed amici,
di recente, e cioè il 19 luglio scorso, nel giorno del ventesimo anniversario della strage di via D’Amelio a Palermo, dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, dalla ventiquattrenne Emanuela Loi ad Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina, la Corte d’Assise di Palermo ha depositato la motivazione della sentenza che aveva condannato gli imputati riconosciuti colpevoli nel processo sulla trattativa Stato-mafia, da Bagarella a Dell’Utri.
Dalla motivazione di quella sentenza risulta la grave sottovalutazione (fin quasi alla complicità) che lo Stato e i suoi organi hanno fatto del fenomeno mafioso e della sua crudele criminosità. L’occasione è utile allora per ricordare che la stessa sottovalutazione è stata a lungo praticata dalla Chiesa; anche rispetto a questo passato va apprezzato perciò tutto il significato del viaggio che papa Francesco farà il 15 settembre prossimo a Palermo per fare memoria del venticinquesimo anniversario del martirio di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia.
A questo proposito è bene ricordare che la prima manifestazione pubblica di una reazione ecclesiale al flagello della mafia fu di una Chiesa evangelica di Palermo, mentre la prima da parte cattolica fu di Paolo VI, proprio in seguito a questa sollecitazione evangelica.
I fatti andarono così: il 30 giugno 1963 ci fu a Palermo la strage di Ciaculli, quando Cosa Nostra nel luogo dove un attentato aveva già fatto due vittime civili, fece esplodere una Giulietta imbottita di tritolo uccidendo sette uomini dei Carabinieri e della Polizia attirati sul posto. Il 7 luglio successivo la Chiesa valdese, su iniziativa del Pastore Pietro Valdo Panascia, faceva affiggere sui muri della città un manifesto di deplorazione e di impegno cristiano a reagire, invocando il “non uccidere”, dove però ancora non compariva la parola “mafia”, che in quei tempi sembrava non si dovesse nemmeno pronunciare. Il 5 agosto successivo Paolo VI (eletto da poco al pontificato) faceva scrivere al Sostituto della Segreteria di Stato, Angelo Dell’Acqua, una pressante lettera all’arcivescovo di Palermo cardinale Ruffini, perché anche la Chiesa cattolica siciliana prendesse una chiara posizione di impegno ecclesiale contro quella struttura criminale, che veniva chiamata col suo nome: “mafia”, e soprattutto rompesse ogni ambigua correlazione tra la mentalità mafiosa e la religione.
Il cardinale Ruffini che continuava a sostenere che la mafia non ci fosse, che fosse solo un fenomeno di delinquenza comune e di “giovinastri disoccupati”, non diede alla lettera del papa alcun seguito. Per questo essa restò nascosta per qualche decennio, finché fu pubblicata dalla rivista palermitana “Segno”; ma intanto nella Chiesa le coscienze si erano risvegliate da sé, come doveva dimostrare l’eroica testimonianza di padre Puglisi.
Questi sono i due documenti principali della vicenda. Il primo è il manifesto della Chiesa valdese:
“INIZIATIVA PER IL RISPETTO DELLA VITA UMANA- La comunità evangelica valdese, associandosi con animo commosso al lutto cittadino per la inumana strage avvenuta nei giorni scorsi, in seguito agli attentati dinamitardi di Villabate e di Villa Serena, in cui nove preziose vite umane sono state stroncate in modo così crudele, mentre ESPRIME il profondo senso di solidarietà umana, nel dolore, alle famiglie delle vittime, AUSPICA che non solo siano prese, da parte degli organi competenti, delle misure per reprimere ogni atto di criminalità che con così preoccupante frequenza insanguina le vie e i dintorni della nostra città, ma soprattutto FA APPELLO a quanti hanno la responsabilità della vita civile e religiosa del nostro Popolo, onde siano prese delle opportune iniziative per prevenire ogni forma di delitto, adoperandosi con ogni mezzo alla formazione di una più elevata coscienza morale e cristiana, richiamando tutti ad un più alto senso di sacro rispetto della vita e alla osservanza della Legge di Dio che ordina di NON UCCIDERE. Palermo, 7 Luglio 1963 . La Chiesa Evangelica Valdese”.
Il secondo documento è la lettera di mons. Dell’Acqua a nome di Paolo VI al cardinale Ernesto Ruffini, arcivescovo di Palermo:
“ Segreteria di Stato di Sua Santità n. 5061. Dal Vaticano 5 agosto 1963. Eminenza Reverendissima, come è noto all’Eminenza Vostra Reverendissima, la Chiesa Evangelica Valdese, su iniziativa del Rev. Pastore Piero Valdo Panascia di Palermo, ha pubblicato lo scorso mese in codesta Città un Manifesto per deplorare i recenti attentati dinamitardi che hanno provocato numerose vittime tra la popolazione civile.
Nel segnalare detta iniziativa all’Eminenza Vostra, mi permetto sottoporre al suo prudente giudizio di vedere se non sia il caso che anche da parte ecclesiastica sia promossa un’azione positiva e sistematica, con i mezzi che le sono propri – d’istruzione, di persuasione, di deplorazione, di riforma morale – per dissociare la mentalità della cosiddetta “mafia” da quella religiosa e per confortare questa ad una più coerente osservanza dei principi cristiani, nel triplice scopo di elevare il sentimento civile della buona popolazione siciliana, di pacificare gli animi e di prevenire nuovi attentati alla vita umana.
Mi onoro profittare ecc…. Angelo Dell’Acqua Sostituto “.
Tutto questo è bene sapere per capire perché le cose di oggi accadono.
Con i più cordiali saluti.
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