La chiusura del processo di pace. STRAGE PER GERUSALEMME
“Siamo indignati per il bagno di sangue in Palestina: ONU e UE intervengano immediatamente”
15 Maggio 2018
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo
Siamo indignati per il bagno di sangue che sta avvenendo in Palestina. La decisione americana di spostare la propria ambasciata a Gerusalemme e l’entusiastico consenso del governo israeliano contraddicono la storia millenaria di una città internazionale, culla e luogo di culto di varie religioni. Tale decisione è vissuta come un gravissimo oltraggio ed è stata condannata nel dicembre 2017 dalla Assemblea generale dell’ONU. L’inaugurazione dell’ambasciata, le stragi delle scorse settimane e il massacro di ieri potranno causare conseguenze gravissime per Israele e Palestina, per il Medio Oriente e per il mondo intero. È sconcertante l’impotenza della comunità internazionale. In altri casi per molto meno sono stati assunti concreti provvedimenti. Non basta l’assenza delle delegazioni della grande maggioranza dei Paesi dell’UE all’inaugurazione dell’ambasciata americana. Le Nazioni Unite e l’Unione Europea si muovano immediatamente. I governi europei e gli stessi partiti italiani assumano una posizione chiara e ferma. Mai come oggi occorre rilanciare la proposta di due popoli in due Stati, perché la politica dei muri e della repressione feroce porta soltanto a nuovi e catastrofici sviluppi.
Carla Nespolo – Presidente Nazionale ANPI
15 maggio 2018
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La chiusura del processo di pace. STRAGE PER GERUSALEMME
Da La chiesadituttichiesadeipoveri
La decisione di Trump di fare di Gerusalemme la capitale del solo Stato di Israele e di spostarvi l’ambasciata americana, e la repressione di Israele a Gaza contro i palestinesi nel 70° anniversario della loro “catastrofe”, aprono una crisi nell’intera comunità internazionale. Richiamato l’ambasciatore del Sudafrica, proteste in Europa. La Casa Bianca dice: non è la decisione sullo “status” finale
Nel giorno in cui Israele celebra l’apertura dell’ambasciata USA a Gerusalemme è strage a Gaza. Decine di migliaia di persone partecipano alla protesta e ci sono decine di morti palestinesi negli incidenti al confine. L’opposizione alla decisione di Donald Trump dello scorso dicembre non è solo in piazza: riguarda tutto il mondo arabo, l’ONU e gran parte della comunità internazionale, Unione Europea compresa.
Tutti sono preoccupati che questo passaggio segni la fine della soluzione a due Stati, a parte Austria, Romania, Ungheria e Repubblica ceca, che hanno fatto registrare la prima crepa in un fronte europeo compatto, almeno fino a qualche giorno fa, nel “no” alla decisione di Trump. E’ con il calare della sera (mentre negli Usa si fa mattina) che Trump, rimasto a Washington, dà un colpo al cerchio e uno alla botte.
In serata arriva la nota della Casa Bianca: “Gerusalemme capitale Israele ma non è decisione sullo status finale”
Il colpo al cerchio (la comunità internazionale): Nonostante la decisione di oggi degli Stati Uniti abbia sottolineato “una questione ovvia: Gerusalemme è la capitale di Israele”, questo non significa che “gli Stati Uniti abbiano preso una posizione nei negoziati sul suo status finale” si legge nella nota della Casa Bianca .”L’amministrazione Trump – si aggiunge – sostiene lo status quo nel luoghi sacri di Gerusalemme e crede che questa decisione dovrebbe essere presa da israeliani e palestinesi”.
“La colpa (degli scontri) è senza dubbio di Hamas”
Il colpo alla botte (Israele): La responsabilità per i palestinesi morti a Gaza è “senza dubbio di Hamas” sostiene poi Washington, commentando gli scontri di oggi al confine con Israele. La Casa Bianca sostiene, inoltre, che Hamas sta sfruttando “in modo cinico” la situazione a suo favore e che gli Stati Uniti “stanno dalla parte di Israele”. Detto questo, si passa alla messa in sicurezza: temendo attacchi, il Pentagono manda i marines a proteggere le ambasciate USA in Israele, Giordania e Turchia.
Pentagono: Marines in rinforzo a sedi ambasciate USA
I vertici del Pentagono e dell’esercito USA – in seguito agli scontri odierni – hanno deciso di rafforzare la sicurezza attorno alle ambasciate di Israele, Turchia e Giordania, inviando decine di Marines. Ulteriori rinforzi – secondo fonti della Difesa americana – potrebbero essere dislocati anche in altri Paesi come Libano, Egitto e Pakistan. E’ Beirut a farsi sentire in serata. “Il trasferimento dell’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme è un’altra ‘nakba’ (catastrofe in arabo, ndr) e accrescerà l’estremismo” afferma il primo ministro libanese, Saad Hariri.
Il Sudafrica richiama l’ambasciatore “visto il modo grave e indiscriminato in cui è stato condotto l’ultimo attacco israeliano”
Intanto, al termine di una giornata segnata da un bagno di sangue, il Sudafrica richiama il proprio ambasciatore in Israele: “Il governo del Sudafrica condanna nel modo più forte possibile l’ultimo atto di aggressione violenta condotto dalle forze armate israeliane al confine con Gaza”, si legge in una nota del Dipartimento per le relazioni internazionali e la cooperazione. “Le vittime stavano prendendo parte a una protesta pacifica contro la provocatoria inaugurazione dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme”, prosegue la nota. “Visto il modo grave e indiscriminato in cui è stato condotto l’ultimo attacco israeliano”, il governo sudafricano ha deciso di richiamare l’ambasciatore Sisa Ngombane.
Stessa decisione dalla Turchia, che denuncia “un genocidio” e richiama anche l’ambasciatore negli USA.
Erdogan: “Terrorismo di Stato”
L’iniziativa, che segue quella sudafricana, è presa da Ankara per protesta nei confronti dei “crimini contro l’umanità” e del “genocidio” compiuti da Israele nel corso della repressione odierna. Erdogan definisce l’azione israeliana di oggi “terrorismo di Stato”.
Oltre 50 morti tra cui 6 minori, oltre 1.600 i feriti. Amnesty: “Aberrante violazione”
Ci sono anche sei minori tra le vittime degli scontri sulla Striscia di Gaza. Lo riferisce Amnesty International in un tweet in cui ha definito la reazione dell’esercito israeliano alle proteste dei palestinesi “un’aberrante violazione del diritto internazionale e dei diritti umani”. Il bilancio attuale, riferisce il ministro della Sanità di Gaza, è di 55 morti e oltre 2.700 feriti nella Striscia. Questa mattina l’aviazione israeliana aveva lanciato volantini sull’area, invitando i palestinesi a tenersi lontano dal confine e a non partecipare ad attività violente. Un aereo da combattimento israeliano ha colpito con almeno un missile un obiettivo nel Nord della Striscia. In precedenza l’aviazione aveva già colpito una postazione di Hamas presso il campo profughi di Jabalya. Sono oltre diecimila i palestinesi che si sono riuniti alla barriera di confine, dove sono stati dislocati cecchini israeliani.
Abu Mazen annuncia sciopero generale e tre giorni di lutto
“A Gerusalemme non è stata aperta un’ambasciata ma un avamposto americano”. Lo ha detto, citato dalla Wafa, il presidente palestinese Abu Mazen che ha parlato di schiaffo da parte degli USA ribadendo che “l’America non è più un mediatore in Medio Oriente”. Abu Mazen ha poi annunciato lo “sciopero generale dei Territori Palestinesi” e tre giorni di lutto per gli uccisi a Gaza.
L’ANP: “fermare il terribile massacro”, raid aereo nella Striscia
Il governo palestinese ha accusato Israele di commettere un “terribile massacro” nella Striscia di Gaza, sollecitando “un intervento internazionale immediato”. Il portavoce del governo palestinese, Yusuf al-Mahmoud, ha chiesto in un comunicato “un intervento internazionale immediato per fermare il terribile massacro commesso a Gaza dalle forze di occupazione israeliana contro la nostra eroica gente”.
La cerimonia di inaugurazione inizia con l’inno americano. Da Ivanka e Kushner l’apertura ufficiale
Dopo l’inno americano, è poi toccato a Ivanka Trump, la figlia prediletta del presidente USA, il compito di togliere il velo allo stemma sul muro dell’ambasciata americana: “A nome del 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America – ha detto Ivanka – vi diamo ufficialmente il benvenuto per la prima volta all’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, capitale di Israele”. “Quando Trump fa una promessa, la mantiene”: così Jared Kushner, marito di Ivanka Trump, che ha poi ha precisato come con il trasferimento dell’ambasciata “abbiamo mostrato al mondo, ancora una volta, che degli USA ci si può fidare”.
Poi il discorso di Netanyahu: “Questa è storia”
“Non abbiamo migliori amici al mondo che gli USA”. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu inizia così il suo appassionato discorso. “Grazie per aver avuto il coraggio di mantenere la promessa”, ha aggiunto rivolgendosi alla delegazione USA e al presidente Trump. “Ricordate questo momento, questa storia. Il Paese più potente del mondo oggi ha aperto a Gerusalemme la sua ambasciata. Eravamo a Gerusalemme e – ha proseguito tra gli applausi – siamo qui per restarci”. Netanyahu ha fatto anche una digressione di carattere personale. Ha ricordato che nel rione dove viene ora aperta l’ambasciata degli Stati Uniti in passato l’area era pressoché disabitata e ritenuta pericolosa perché molto vicina alla linea del cessate il fuoco con la Giordania. “Io avevo tre anni, mio fratello Yoni ne aveva sei. Quando andavamo nei campi, mia madre ci diceva di fare attenzione perché potevano esserci cecchini o esplosivi. Questo avveniva allora – ha proseguito il premier – mentre oggi viene qui aperta l’ambasciata del Paese più potente al mondo. Che grande differenza”. Netanyahu ha quindi aggiunto: “Questo è un gran giorno per la pace. La pace e la verità sono connesse. Non si può edificare la pace se non sulla base della verità. E la verità è che Gerusalemme è la capitale di Israele”. Il premier israeliano ha concluso il suo intervento con una formula tradizionale in ebraico di ringraziamento al Signore.
Trump: “Nostra speranza è la pace”
“La nostra più grande speranza è la pace”: così il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in un messaggio preregistrato inviato in occasione dell’inaugurazione dell’ambasciata. “Gli Stati Uniti rimangono pienamente impegnati a facilitare un accordo di pace duraturo”.
Turchia: “USA responsabili del massacro”
Gli Stati Uniti condividono la responsabilità del “massacro” a Gaza, dove decine di palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano mentre manifestavano contro il trasferimento dell’ambasciata USA in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. È quanto afferma il portavoce del governo della Turchia, Bekir Bozdag. “L’amministrazione americana è responsabile tanto quanto Israele di questo massacro”, ha scritto il portavoce su Twitter, aggiungendo che gli incidenti sono stati causati da “decisioni ingiuste e illegali”.
Mogherini: “Serve massimo autocontrollo”
L’Unione europea ha chiesto il “massimo autocontrollo” dopo le decine di morti a Gaza causate dal fuoco israeliano: “Decine di palestinesi, tra i quali bambini, sono stati uccisi e centinaia feriti dal fuoco israeliano oggi, durante proteste di massa vicino alla barriera di Gaza”, ha detto la Mogherini. “Ci aspettiamo – ha aggiunto – che tutti agiscano con il massimo autocontrollo per evitare ulteriori perdite di vite”.
Guterres: “Particolarmente preoccupato”
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto “particolarmente preoccupato” per la situazione a Gaza, sottolineando che “vediamo una moltiplicazione di conflitti, sembrano essere vecchi conflitti che non muoiono mai, sono particolarmente preoccupato oggi nel sentire le notizie su quello che sta accadendo a Gaza, con un alto numero di persone ucciso”.
Da Rai News24 Live – 14 maggio 2018
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