Vogliamo una “tradizione nuova”
“Il fascismo si è presentato come l’antipartito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odii, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato”
Antonio Gramsci, L’Ordine Nuovo, 26 aprile 1921.
Dal blog di Vito Biolchini
Il grillismo come fase suprema del berlusconismo. Ecco perché il M5S vincerà le elezioni (per poi crollare miseramente)
pubblicato il 22 febbraio 2013 alle 20:06 31
Non ho mai avuto molta fiducia in Beppe Grillo, e ancora meno ne ho ora dopo l’ultima sparata fascistoide del comico contro la stampa italiana, esclusa platealmente dalla conferenza stampa che precede il comizio finale di Roma e riammessa solo dopo l’intervento della polizia. Settant’anni fa Mussolini faceva chiudere i giornali scomodi, oggi il Movimento 5 Stelle si accontenta di tenere i giornalisti lontani dalle notizie e adorare il blog del suo fondatore per scatenare lo stesso ribrezzo di chi crede nell’informazione libera come base di ogni democrazia. Oltre a Grillo, c’è un unico politico che in questi anni si è scelto i giornalisti che lo dovevano intervistare: è Silvio Berlusconi.
No, io non ci sto.
E non ho neanche molta voglia di spiegare cosa mi divida da questo modo di concepire la democrazia, non ho voglia di argomentare, non ho voglia di rispondere alla pochezza di chi fa di tutta l’erba un fascio, che mette in un unico calderone una cosa e il suo contrario, di chi appiattisce tutto a proprio uso e consumo.
Non ho più voglia di niente e di nulla se non di dire: resistenza. Così come contro il berlusconismo, bisogna resistere a questa parodia di democrazia rappresentata da Grillo, dalla evidente strumentalità delle sue affermazioni, dalle poderose cazzate che ha immesso in un circuito dell’informazione già debilitato da vent’anni di centrodestra bugiardo e manipolatore.
Cosa dite? Mi state chiedendo se “gli altri” non sono peggio? Qualcuno sì, ma non tutti: è evidente. E non perdo neanche un secondo a spiegarvelo, tanto non lo capireste. Non ho più voglia di perdere tempo.
Tanti anni fa, parafrasando Lenin, Giuseppe Fiori definì il berlusconismo “la fase suprema del craxismo”. Ora siamo oltre: siamo al grillismo come fase suprema del berlusconismo. Perché senza la rivoluzione culturale di Berlusconi, Grillo non sarebbe mai esistito.
Se Berlusconi aveva vinto proponendo agli italiani una perfetta identificazione tra la politica ed economia (perché tutti ovviamente dovevamo diventare ricchi, perché la ricchezza era l’unico obiettivo possibile e tutti gli altri passavano in secondo piano) Grillo ha affinato questo modello ed è andato oltre: adesso per lui democrazia ed economia sono addirittura diventati sinonimi.
Se Berlusconi la stampa la controllava, Grillo ora va oltre: la esclude. Con l’identico obiettivo: evitare qualsiasi controllo da parte dell’opinione pubblica.
E nel frattempo immette nel circuito della comunicazione le sue parole d’ordine. Così, nella fragilissima logica grillina, la democrazia in Italia addirittura da tempo non ci sarebbe più perché “se vai in banca non ti danno un mutuo”. Ecco, io non ho più voglia di ribattere a cazzate del genere: che di questi tempi faranno pure vincere le elezioni, ma io non ho più voglia di confondere temi diversi, piani diversi. Fatelo voi. Come insegna lo scrivano di Melville, c’è un momento in cui si può solo dire “preferirei di no”.
Io a Grillo dico no. Senza cedimenti, senza compromessi, senza aperture di credito. No e basta. Come a Berlusconi, Fini e Bossi nel 1994.
Dico no, e aspetto i cento e passa parlamentari grillini alla prova dei fatti, quando in Italia non si parlerà solo di economia, di euro (sempre che siano in grado di farlo, dubito che dalla Sardegna arriveranno proposte all’altezza della situazione), ma anche di valori e di idee. Li aspetto al varco quando si parlerà di antifascismo (il prossimo 25 aprile ne vedremo delle belle, statene certi), di diritti degli immigrati, dei diritti delle coppie omosessuali, di informazione, di politica estera. I grillini lì crolleranno, miseramente. E crolleranno anche quando si parlerà di lingua sarda e di autonomie speciali, ad esempio.
Grillo vincerà le elezioni, poi crollerà miseramente.
Perché dico questo? Perché l’informazione è un termometro della democrazia. E Grillo che si sottrae alle domande dei giornalisti italiani si manifesta per quello che è: un fascistoide. Con tutto quello che ne consegue.