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Una tassa sui robot?
Dalla meccanizzazione alla cibernetica, dai mainframe all’informatica distribuita e alle reti, dal silicio alle reti neurali e ai computer quantici, dall’intelligenza artificiale alla robotica nel tempo di internet degli oggetti.
I intervento
di Fernando Codonesu*

La proposta alquanto bizzarra di mettere una tassa sui robot in quanto causa di espulsione di migliaia di lavoratori dai processi produttivi formulata recentemente da Bill Gates, proprietario di Microsoft e ancora uomo più ricco del mondo anche nel 2016 secondo le rilevazioni di Forbes, ha suscitato un ampio dibattito a diverse latitudini del mondo, non solo tra gli addetti ai lavori.
Eppure, nonostante arrivi da una personalità di così grande rilevanza per il ruolo avuto negli ultimi 40 anni di storia dello sviluppo tecnologico, produttivo e socio economico dell’intero pianeta, alla luce proprio della storia e di una lettura attenta dei diversi fatti accaduti prima nella ricerca e quindi nella scienza applicata e nella tecnologia, non si può che ritenere tale proposta del tutto sballata e fuori luogo: poco più di una boutade!
La controprova è perfino banale: quanti lavoratori sono stati espulsi dall’agricoltura a seguito della sua meccanizzazione? Al riguardo a qualcuno è mai venuto in mente di tassare i trattori che non solo hanno eliminato buoi e cavalli dai lavori agricoli, ma anche milioni di contadini e braccianti dal lavoro della terra?
Lorenzo Pinna, nel suo libro Uomini e macchine pubblicato da Bollati Boringhieri nel 2014, ci ricorda che solo nell’Inghilterra a metà dell’Ottocento vi erano 3,5 milioni di cavalli da lavoro, ridotti a poco più di un milione agli inizi del Novecento per ridursi nel periodo post prima guerra mondiale ad appena 30.000.
I cavalli, e i buoi ad altre latitudini, sono stati sostituiti dalle macchine semplicemente perché dallo stesso terreno era possibile ottenere maggiori raccolti lavorando di meno e a costi molto più bassi.
Il noto economista Wassily Leontief parlando di quel tempo in uno scritto del 1983 ci ricorda “Siamo all’inizio di un processo che porterà in trenta-quarant’anni molte persone a rimanere senza lavoro, creando gravi problemi di disoccupazione” (1).
Ma torniamo per un momento alle trasformazioni occorse nell’organizzazione del lavoro agricolo negli Stati Uniti nel periodo 1860-1960, quando la popolazione occupata nelle campagne passò da oltre il 50% a meno del 2%. La tabella seguente, tratta dall’opera di Pinna già citata, esemplifica meglio di qualunque descrizione la manodopera necessaria per la produzione di grano negli USA negli anni venti del Novecento in funzione della varie tecniche agricole.
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Tecnica di produzione agricola e Lavoratori necessari
Zappa 6.000.000
Aratro trainato da buoi 1.000.000
Aratro tecnicamente avanzato del 1855 500.000
Aratro a dischi trainato dal trattore, 1920 4.000
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Numeri terribili, come possiamo notare, ma nessuno ha contestato questo trend di sviluppo per ritornare indietro nel tempo!
Certo conosciamo ciò che successe in Inghilterra nel periodo dell’introduzione del telaio Jacquard nel settore tessile, con l’ostilità che ne seguì fino a sfociare in un vero e proprio movimento di opposizione e sabotaggio noto come Luddismo, dal nome del suo principale esponente (2). Ma quelli erano altri tempi e, comunque, niente a che vedere con la statura imprenditoriale e qualità dell’intervento nell’innovazione ricoperta da Gates prima con il sistema operativo MS/DOS che equipaggiava il primo personal computer IBM del 1981 e successivamente con il sistema Windows.
Oggi i sistemi Windows nel mondo rappresentano oltre il 90% del mercato, il sistema MAC OS di Apple rappresenta appena il 7% e il sistema Linux è utilizzato nell’1,5% dei computer e server di rete. Insomma la gigantesca ricchezza personale di Gates, ben 70 miliardi di euro nel 2016 secondo Forbes, deriva da queste quote di mercato: come mai non ha proposto una tassa su ogni computer Windows diffuso nel mondo e si è lanciato contro i robot?
Semplicemente perché non è la sua Microsoft a costruirli!
Per comprendere appieno la rivoluzione in atto provocata dall’informatica, dall’elettronica e dalla robotica nei processi produttivi, vale la pena ricordare per sommi capi alcune pietre miliari della produzione scientifica e tecnologica che ci ha permesso di arrivare al livello sperimentato e conosciuto dell’attuale sviluppo tecnologico per comprendere quali siano state e dove potranno arrivare nel giro di due o tre decenni le influenze indotte nell’organizzazione del lavoro dalla tecnologia ICT (Information and Communication Technology) e indicare qualche possibile proposta al riguardo.
Limitandoci all’immediato dopoguerra si ricorda che con la costruzione del primo transistor alla fine del 1947 presso i laboratori della Bell, da parte del gruppo composto da Shockley, Bardeen e Brattain, che per questo risultato guadagneranno il premio Nobel nel 1956, non solo viene rivoluzionata la telefonia, ma tutta l’elettronica. L’industria nascente dell’informatica riprogetta e ricostruisce i grandi computer del tempo, i cosiddetti mainframe, a partire dall’ENIAC costruito nel 1946, un gigante elettronico che occupava uno stanzone di 150 mq, costituito da 18.000 valvole termoioniche, decine di migliaia di componenti come resistenze, condensatori e induttori, con una dotazione di cavi che arrivavano fino al soffitto. Grazie al transistor vengono sostituite le ingombranti valvole termoioniche, riducendo drasticamente le dimensioni di tutti gli apparati elettronici e migliorando vertiginosamente tutte le prestazioni di calcolo. In effetti l’ENIAC fu messo in crisi anche dal genio di John von Newmann, grande matematico di quel periodo e scienziato noto in tutto il mondo. In effetti egli osservò che il punto debole dell’ENIAC era che risultava privo di uno “schema logico universale”. Infatti esso doveva essere ricablato mediante nuovi e diversi contatti dei cavi di collegamento a seconda delle prestazioni di calcolo richieste, mentre con i suoi suggerimenti si arrivò subito all’individuazione della memoria come luogo dove scrivere le istruzioni di funzionamento. Da qui ci fu la nascita dell’attuale modello dei calcolatori e lo sviluppo dei linguaggi di programmazione, così come li conosciamo ancora oggi, ma su questo si tornerà ancora negli interventi che seguono.

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1. Wassily Leontief e Faye Duchin, The Impacts of Automation on Employment, 1963-2000. New York University, New York, 1983.
2. Dal nome dell’operaio Ned Ludd che nel 1779 avrebbe sabotato un telaio.

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democraziaoggi* Articolo pubblicato anche su Democraziaoggi

5 Responses to SardegnaCheFare?

  1. […] dall’intelligenza artificiale alla robotica nel tempo di internet degli oggetti. II intervento (il primo è stato pubblicato il 30 marzo 2017) di Fernando […]

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  3. […] dall’intelligenza artificiale alla robotica nel tempo di internet degli oggetti. II intervento (il primo è stato pubblicato il 30 marzo 2017) di Fernando Codonesu […]

  4. […] dall’intelligenza artificiale alla robotica nel tempo di internet degli oggetti. III intervento (il primo è stato pubblicato il 30 marzo 2017, il secondo su Aladinews del 31 marzo/primo aprile) di Fernando […]

  5. […] dall’intelligenza artificiale alla robotica nel tempo di internet degli oggetti. IV intervento (il primo è stato pubblicato il 30 marzo 2017, il secondo il 31 marzo/primo aprile,, il terzo il 2 aprile u.s.) di Fernando […]

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