“Il lavoro che vogliamo: dignitoso, libero, creativo, partecipativo e solidale”. Ecco perché diciamo NO all’Eurallumina
Perché diciamo NO all’Eurallumina e SI al Lavoro
di Giacomo Meloni, segretario nazionale CSS
(lettera ad Antonella Delrio Solinas, 1 febbraio 2017).
In Sardegna il lavoro ci può essere se si avesse il coraggio di investire sul comparto agropastorale/agroalimentare, sulle bonifiche cantierabili e sul turismo diffuso nei territori e per tutto l’anno, abbandonando le false industrie inquinanti ed energivore come l’Euroallumina, i cui nuovi proprietari (i russi della RUSAL) per metterla in produzione pretendono di sopraelevare le colline dei fanghi rossi ed il dissequestro della parte del bacino bloccato dal Giudice in quanto vi è un disastro ambientale in atto, oltre alla costruzione di una Centrale a carbone ad appena 400 metri dall’abitato di Portoscuso. Ai lavoratori che oggi [2 febbraio 2017] occupano parte dei locali del Palazzo della Giunta Regionale vorrei dire – se ci ascoltassero – che quella fabbrica è fuori mercato, è energivora ed inquinante. Distrugge altro lavoro come la pesca ed il turismo di Carloforte ed avvelena i prodotti agricoli dei terreni circostanti. Lo sanno che anche questi sono posti di lavoro e che quei lavoratori che perdono il lavoro non hanno neppure la cassa integrazione? Se il finanziamento di soldi pubblici (in parte) per l’Eurallumina si impegnassero per lavoro utile per tutto il territorio non sarebbe una lotta unificante e ben spesa?
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La notizia
Eurallumina, Paci agli operai: “Stiamo facendo il possibile per riavvio impianti”
2 febbraio 2017 su SardiniaPost
Il vicepresidente della Giunta, Raffaele Paci ha portato questa mattina la “solidarietà assoluta e totale“, a nome di tutta la Giunta, agli operai Eurallumina. Da giorni sono in presidio permanente sotto il palazzo di viale Trento a Cagliari e dall’altro ieri hanno occupato la sala riunioni. Aspettano la decisione sul riavvio dell’impianto che è slittata all’8 febbraio, quando è convocata la conferenza di servizi.
Per l’Eurallumina sembrava una strada in discesa. Invece a sorpresa è arrivata lo stop da parte del Mibact (ministero per i Beni culturali) alla valutazione paesaggistica sull’impianto di stoccaggio. Ciò che appunto ha fatto rinviare alla prossima settimana la decisione sulla ripartenza della produzione. Tra la Regione e il Governo è nato uno scontro, sollevato dall’assessore all’Urbanistica, Cristiano Erriu. E oggi Paci ha incontrato gli operai per confermare la vicinanza della Regione agli operai. “Il vicepresidente – si legge in una nota – si è prima fermato a parlare con gli operai in presidio, poi ha raggiunto i cinque che stanno occupando la sala riunioni”. Paci ha ribadito che “la Giunta sta facendo tutto il possibile per risolvere rapidamente la situazione”.
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Il commento della Confederazione Sindacale Sarda (CSS) per voce del Segretario nazionale Giacomo Meloni.
“Dobbiamo prendere atto che la Giunta Regionale per bocca del vice Presidente Paci e dell’Assessore all’Urbanistica Erriu sono d’accordo per accettare le condizioni poste dalla RUSAL (attuale proprietaria dell’ex Eurallumina ):
1. Centrale a carbone a 400 metri all’abitato di Portoscuso
2. Sopraelevazione delle attuali colline di fanghi rossi
3. Dissequestro della parte del bacino di fanghi rossi messa sotto sequestro dal Giudice per disastro ambientale.
Complimenti per aver risolto i problemi degli operai della ex Eurallumina ai danni del territorio,dell’ambiente e della salute della popolazione”.
E, ancora.
MA NESSUNO SI RIBELLA E MOLTI CONTINUANO A PENSARE CHE IL CANCRO SIA CAUSATO DAL DESTINO…
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PENSATE PER ESEMPIO AGLI ABITANTI DI PORTOSCUSO, PORTOVESME E PARINGIANU DOVE IL CANCRO AL PANGREAS E ALLA PROSTATA E’ DIFFUSO IN QUASI OGNI FAMIGLIA… EPPURE I POLITICI, GLI AMMINISTRATORI ED I SINDACATI ITALO/SARDI E GLI STESSI OPERAI/CASSAINTEGRATI VOGLIONO LA CENTRALE A CARBONE ED I FANGHI ROSSI DELL’EURALLUMINA CHE PROVOCANO IL CANCRO.
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PERSINO IL MPS (MOVIMENTO PASTORI SARDI) HA PORTATO SOLIDARIETA’ ALLA LOTTA PER RIAPRIRE L’EURALLUMINA SENZA PENSARE AI DANNI ALL’AMBIENTE CHE PURE INFLUISCE SUL LATTE E SUGLI ALLEVAMENTI.
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PENSATE AGLI ABITANTI DI SARROCH E DEI PAESI VICINI DOVE IL CANCRO AI POLMONI ED ALLE VIE RESPIRATORIE E’ DIFUSISSIMO, MA POCHI PROTESTANO CON LA SARAS CHE SOLO DAL 2007 HA MESSO I FILTRI DI PROTEZIONE NELLE CIMINIERE, MA CONTINUA A LAVARE IN MARE IL PETROLIO CHE FUORIESCE DALLE PETROLIERE PRIMA DI IMMETTERLO NEI PROPRI SERBATOI.
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PENSO CHE NESSUNO POSSA NEGARE IL DISASTRO PROVOCATO DALL’EURALLUMINA A PORTOVESME, A PORTOSCUSO E NEI TERRIRORI CONFINANTI.
GUARDATE IL FILMINO DEI DANNI SUL MARE DI FRONTE A CARLOFORTE RISALENTE AL 2010 QUANDO LA FABBRICA ERA IN FUNZIONE.
Sulla pagina fb del Gruppo d’intervento giuridico onlus (16 giugno 2015).
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QUESTO DICEVAMO COME CSS NEL 2015 E QUESTO PENSIAMO E RIAFFERMIAMO OGGI SULL’EURALLUMINA E SULL’ALCOA.
Confederazione Sindacale Sarda Css
25 gennaio 2016 ·
ECCO PERCHE’ LA CSS CONSIDERA UNA TRAGEDIA LA MOBILITAZIONE DI CGIL/CISL/UIL/CUB DI MARTEDI’ 26 GENNAIO 2016 SU OBIETTIVI SBAGLIATI E SENZA FUTURO.
BASTA INGANNARE GLI OPERAI. IL LAVORO C’E’ SOLO CON UNO SVILUPPO DIVERSO.
Caro Presidente Pigliaru,
(…)
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Nuova Eurallumina? No, diamo lavoro bonificando il territorio.
L’Associazione Adiquas e i Carlofortini Preoccupati.
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Io sto con i lavoratori ma non con l’Eurallumina: che prima chiude, meglio è.
di Vito Biolchini su vitobiolchini.it
Portoscuso
In basso a destra, i giganteschi bacini dei fanghi rossi in cui vengono stoccati i residui della bauxite, la materia prima per la produzione dell’alluminio.
Se non ci fosse il problema dei posti di lavoro, la notizia che il ministero dei Beni culturali vuole bloccare l’ampliamento del bacino dei fanghi rossi (passaggio indispensabile per provare a rimettere in moto il moribondo polo dell’alluminio a Portovesme) non sarebbe affatto una sciagura ma una decisione benedetta, una delle poche positive arrivate di questi tempi dall’oltremare.
Se non ci fosse il problema dei posti di lavoro, tutta la Sardegna che ad ogni piè sospinto afferma (senza sapere evidentemente ciò che dice) che l’isola “ha bisogno di un nuovo modello di sviluppo” dovrebbe scendere in piazza con cartelli e striscioni per ringraziare e sostenere il Mibact per questo suo veto che, se mantenuto, metterebbe definitivamente fine ad una delle produzioni più devastanti dal punto di vista ambientale che l’isola abbia mai ospitato, in un settore (quello dell’alluminio) entrato in crisi da anni e che si porta dietro una marea di questioni irrisolte (dall’inquinamento al costo dell’energia: quand’era a regime, il polo dell’alluminio “succhiava” il venti per cento di tutta la corrente elettrica erogata in Sardegna!).
Se non ci fosse il problema dei posti di lavoro, non ci sarebbe dunque alcun problema e tutti guarderemmo con fiducia al futuro.
Purtroppo però le cose non stanno così.
Io ho grande rispetto della lotta dei lavoratori dell’Eurallumina ma penso che loro abbiano diritto ad un posto di lavoro, non “a quel” posto di lavoro: e qui sta il nodo di tutta la questione industriale sarda, nella quale il problema occupazionale viene utilizzato strumentalmente da chi vuole rilanciare con forza (oserei dire, con prepotenza) il vecchio modello di sviluppo.
La prova (evidente, clamorosa, plateale) sta nel Piano Sulcis che, lungi dal disegnare per quel territorio una vera nuova prospettiva economica, ha riverniciato di fresco quella vecchia, gettando le basi per la sopravvivenza del polo della metallurgia pesante e condannando Portovesme ad un futuro di inquinamento mortale.
Il problema quindi non riguarda in prima battuta la perdita dei posti di lavoro (uno, cento o mille non fa differenza perché ogni posto di lavoro in meno è un dramma) ma è culturale: perché se solo lo avessero voluto, con tutte le risorse arrivate nel Sulcis in questi anni, le forze politiche che hanno governato l’isola negli ultimi vent’anni avrebbero potuto serenamente progettare una vera riconversione industriale, sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico.
Invece l’industria metallurgica pesante (quella della Glencore, dell’Eurallumina e dell’Alcoa buonanima), le cui ricadute ambientali sul territorio sono (non ci stancheremo mai di dirlo) devastanti, piace tanto sia ai sindacati che ai partiti politici italiani (Pd, Forza Italia e la sinistra ex comunista nelle sue varie sigle in primis), non solo perché ritengono che possa essere il motore di un consenso che stanno perdendo altrove (avete mai notato che nei tre centri ex industriali di Carbonia, Porto Torres e Assemini i comuni sono governati dai grillini?), ma anche perché consente loro di mantenere quelle interlocuzioni ad alto livello delle quali hanno bisogno per garantirsi una carriera politica o sindacale.
La Sardegna dei Tore Cherchi, degli Antonello Cabras, degli Ugo Cappellacci, dei Giorgio Oppi, dei Luciano Uras, della Cgil, della Cisl e della Uil non vuole dunque voltare pagina.
Avrebbe dovuto farlo la giunta presieduta da Francesco Pigliaru, che quando era un “semplice” economista sulle colonne della Nuova Sardegna scriveva cose ben precise sul futuro industriale di Portovesme, salvo poi rimangiarsi tutto una volta assunto un ruolo politico importante (e quegli articoli in rete non si trovano più).
Ed ecco dunque l’assessora regionale Donatella Spano (insieme alla sua collega all’Industria, uno dei più sbiaditi assessori di questa giunta), che per motivi misteriosi ritiene che l’ennesimo ampliamento del bacino dei fanghi rossi non sia dannoso per l’ambiente, ambiente che lei dovrebbe per ruolo istituzionale difendere.
È chiaro che uscire da questo vicolo è molto difficile: ma una politica consapevole del proprio ruolo avrebbe dovuto far iniziare il futuro appena possibile, operando con forza per assicurare ai lavoratori dell’Eurallumina una alternativa più che valida e abbandonando il polo dell’alluminio al suo destino.
Invece non solo così non è stato, ma così continua a non essere.
E tutto nel silenzio quasi assoluto dell’opinione pubblica (intimorita dal dover prendere una posizione controcorrente) e delle forze dell’autodeterminazione, che dovrebbero trattare il caso Portovesme alla stessa stregua delle servitù militari: perché la logica che sottende ai due insediamenti è esattamente la stessa.
Ma fare manifestazioni a Capo Frasca perché è facile, di scendere in piazza a Portovesme per chiedere la chiusura di tutte le fabbriche inquinanti invece non viene in mente a nessuno, neanche agli indipendentisti più esagitati: chissà perché.
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Il Comunicato della Confederazione Sindacale Sarda sulla Vertenza Eurallumina in atto.
Siamo disponibile ad un confronto. Per la CSS la soluzione delle vertenze nel Sulcis è UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO CHE è IL
CONTRARIO DI CIO’ CHE SI STA PER DECIDERE SUL RIAVVIO DELL’EURALLUMINA PERCHE’ CON ESSO SI PERPETUA IL VECCHIO
MODELLO DI SVILUPPO CHE HA PRODOTTO DISASTRO AMBIENTALE, MALATTIE E MORTI ACCLARATI PER TUMORE AL PANCREAS E
ALLA PROSTATA.
RIAVVIARE L’EURALLUMINA ALLE CONDIZIONI CAPESTRO DELLA RUSAL E’ DELINQUENZIALE.
COMUNICATO STAMPA su “ Autorizzazione Nuova Centrale a Carbone e ampliamento Discarica Fanghi“
Oltre un anno fa Eurallumina presentava alla Regione un progetto che prevedeva tra l’altro: la costruzione di una nuova centrale a carbone, l’innalzamento del bacino fanghi rossi fino a 46 m di altezza, lo smaltimento di un quantitativo enorme di ceneri di carbone nel bacino medesimo e dichiarava di non essere in grado di sapere se i nuovi fanghi rossi prodotti sarebbero stati rifiuti pericolosi o non. A fronte di molte e gravi carenze progettuali e delle numerose osservazioni pervenute, la Conferenza dei Servizi richiedeva ben 53 tra integrazioni e chiarimenti progettuali, di cui molti su aspetti qualificanti del progetto.
Ora, dopo un anno la stessa Conferenza dei Servizi si trova a valutare lo stesso progetto rivisto ed aggiornato e pare che l’unico intoppo rimasto per l’approvazione sia di carattere formale (una controversia in tema di competenza paesaggistica tra Stato e Regione). Del nuovo progetto non è dato a sapere nulla. Escludendo che Eurallumina abbia potuto rinunciare agli aspetti qualificanti del progetto originario (centrale, innalzamento bacino, smaltimento ceneri, ecc.), che renderebbero insostenibile l’iniziativa, pare di capire che la Conferenza dei Servizi, sicuramente pressata dalla politica, si appresta ad approvare un progetto-mostro, solo emendato e migliorato nei dettagli.
Ferma restando l’esigenza di fornire garanzie occupazionali ai lavoratori, ci si domanda come le Istituzioni (Comune di Portoscuso in primis), prima di esprimersi, non sentano il dovere di informare la popolazione, soprattutto locale, in merito a ciò che stanno approvando, altrimenti dobbiamo prendere atto che, il ricatto occupazionale da parte dell’azienda (e/o gli interessi particolari) sono talmente forti che tutti debbono tapparsi il naso e dire si?
Come spesso accade, Eurallumina otterrà ciò che vuole (massimo profitto) e la responsabilità di scelte discutibili avrà un doppio alibi all’interno delle Istituzioni che si palleggeranno la responsabilità: i Tecnici partecipanti alla Conferenza si giustificheranno con le pressioni politiche ricevute (alcune sono plateali sui giornali), la Giunta delibererà l’autorizzazione sulla base di pareri tecnici della Conferenza!
Dobbiamo fare in modo che almeno questa volta ci sia chi vorrà vederci chiaro in questa procedura ed andrà ad analizzare la regolarità di ogni aspetto tecnico e procedurale che ha portato ad approvare (come sicuramente sarà) un progetto quantomeno discutibile, proposto da un’azienda i cui trascorsi non sono certo edificanti.
Forse, con un po’ di lungimiranza, gli stessi sacrosanti obiettivi occupazionali, si potrebbero ottenere obbligando l’azienda a bonificare quanto ha inquinato e non consentendole di proseguire l’attività senza adeguate garanzie di salvaguardia ambientale e sanitaria. Queste garanzie sono dovute non solo ai lavoratori della ex Eurallumina, ma a tutti i lavoratori del territorio che hanno visto rovinato il loro lavoro come i pescatori, gli operatori turistici, gli agricoltori e gli allevatori della zona contigua a Portoscuso.
Allo stesso modo, si garantiscano le popolazioni che abitano i territori interessati, dal punto di vista sanitario ed ambientale.
IL SEGRETARIO GENERALE CSS
Dr.Giacomo Meloni
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Le foto
1) dal sito del Gruppo d’interesse giuridico onlus
2) da SardiniaPost online
3) Dal sito di Vito Biolchini
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