Riusciranno i nostri politici a disinnescare la mina vagante del referendum prossimo venturo? Ci tenteranno, ma non l’avranno vinta!
Il 6 Dicembre, subito dopo il risultato referendario, scrivemmo in Aladinpensiero una breve nota dal titolo: ”Per non vanificare il risultato referendario. Attenti alle trappole!” L’articolo proseguiva: ”Non è vero che riconoscono la sconfitta referendaria. Attenti che ci imbrogliano!
Diceva Giorgio Gaber nel testo ‘La democrazia’: “Il referendum è una pratica di democrazia diretta, non tanto pratica, attraverso la quale tutti possono esprimere il loro parere su tutto. (omissis). Ma il referendum ha più che altro un valore folcloristico simbolico. Perché dopo aver discusso a lungo sul significato politico dei risultati, tutto resta come prima, e chi se ne frega”.
In effetti i nostri politici sono andati ben oltre il “chi se ne frega”. L’unica cosa che sembrano aver compreso i nostri politici, o almeno la maggioranza di loro, è che se si interpella il popolo poi vengono fuori verdetti non sempre favorevoli all’operato e ai disegni politici di chi governa. E sono guai. Per il referendum costituzionale è “caduto” il governo e si è dovuto rimediare con il governo fotocopia di Gentiloni, ma la botta è stata considerevole. Ora si profila la possibilità, con il referendum sui diritti del lavoro promosso dalla CGIL, di una ulteriore sonora sconfitta su uno dei pilastri della politica dell’ex Presidente del Consiglio. Le conseguenze sul precario quadro politico nazionale potrebbero essere ancora più devastanti. Non c’è quindi tempo per incertezze e indecisioni né per manovre sotterranee più o meno segrete. Giù la maschera, questo referendum, come le nozze tra Renzo e Lucia, non s’ha da fare. Costi quel che costi. Grande affanno per trovare il modo migliore per impedirlo dunque. Pare che si tenterà di annullare o rinviare il prossimo pronunciamento popolare con alcune modifiche sull’utilizzo dei voucher, una vicenda che definire scandalosa è un pietoso eufemismo. Ma è in ballo anche l’articolo 18, la riforma pensionistica e la legge Fornero e tanto altro ancora. Qualcosa certamente si inventeranno anche per questo. Riusciranno a disinnescare questa mina vagante del referendum prossimo venturo? Presto per dirlo, tutte le ipotesi sono ancora in campo. Un fatto è certo. L’unica lezione positiva arrivata dal pronunciamento popolare sulla riforma costituzionale, il concetto che per le grandi decisioni, e anche per tutte le altre, è opportuno sentire l’opinione dei cittadini e, come sarebbe logico, rispettarne la volontà, non è stata colto e compreso. Non resta quindi che difendere con tutte le forze il prossimo referendum, il diritto della gente di esprimersi su vicende di vitale importanza e provare a sparare un’altra bordata. Forse stavolta capiranno.
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