Giovedì 15 settembre 2016
- La pagina fb dell’evento. . .
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Il progetto costituente
Fermiamo subito tutte le guerre – Raniero la Valle a Campiglia Marittima
16/11/2024
Una saletta comunale colma di persone interessate ad ascoltare Raniero La Valle, pronte a condividere o dibattere il pensiero di un giovane novantatreenne che riesce a coinvolgere profondamente con la sua visione pacifista e razionale del mondo da, come si autodefinisce, “militante per la pace”
CT
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In sintonia con gli amici di Costituente Terra, pubblichiamo il comunicato stampa del Comune di Campiglia Marittima sull’evento che si è tenuto il 14 novembre 2024.
RANIERO LA VALLE FA IL PIENO ALLA SALETTA COMUNALE DI VENTURINA TERME
Iniziativa di Costituente Terra per ripudiare la guerra da subito come unica via di salvezza per l’umanità
Una saletta comunale colma di persone interessate ad ascoltare Raniero La Valle, pronte a condividere o dibattere il pensiero di un giovane novantatreenne che riesce a coinvolgere profondamente con la sua visione pacifista e razionale del mondo da, come si autodefinisce, “militante per la pace”
Raniero La Valle, fondatore di Costituente Terra, deputato della sinistra indipendente per quattro legislature, intellettuale e scrittore, è stato invitato dal Circolo di Costituente Terra – Val di Cornia per dialogare sull’urgenza della pace globale e di un percorso che porti ad un nuovo ordinamento degli stati dove le guerre siano definitivamente escluse. Hanno aderito all’organizzazione numerose associazioni del comprensorio (*). Il Comune di Campiglia, rappresentato dalla sindaca Alberta Ticciati e dall’assessora alla pace Silvia Benedettini ha voluto dare il patrocinio all’iniziativa nel solco dell’attività di promozione di una cultura di pace avviato con l’istituzione dell’assessorato specifico e con una prima camminata tenuta con successo a fine settembre. La Valle ha apprezzato il clima di cordialità che ha percepito nella sala, perché, come ha detto, il primo modo in cui si manifesta la pace, è il rapporto tra le persone, quindi la disponibilità verso l’altro, l’ascolto, la gentilezza, la non aggressività, sono una condizione necessaria per costruire la pace, che non si può realizzare solo invocandola, ma occorre far sì, con la nostra azione quotidiana dal basso, che chi ci governa e chi ha il potere di decidere la persegua. L’intervento ricco di riferimenti storici e culturali, ha argomentato che la guerra, invenzione dell’uomo, può e deve essere ripudiata: oggi non è facile eliminarla perché le nostre culture ne sono permeate, ma se vogliamo che l’umanità abbia un futuro è necessario fermarla subito. Un obiettivo, un sogno, che potrebbe sembrare un’utopia, ma che in realtà, per l’alto rischio attuale di escalation verso la distruzione del genere umano l’utopia della pace è molto più praticabile e ragionevole del lasciare che le guerre prendano il sopravvento. Non dobbiamo lasciare che la guerra sia il principio regolatore del mondo perché una volta superato il limite della disumanità, rappresentato dalle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, siamo entrati in un’era in cui la guerra è un crimine, fuori dalla ragione e dal diritto e, se è sempre stata un orrore, oggi quell’orrore non ha neanche più regole, e nessun vincitore: solo distruzione. Le riflessioni sulle guerre russo-ucraina e israeliano-palestinese, hanno evidenziato le contraddizioni e le atrocità di conflitti armati di cui non si vede la fine, anche se le soluzioni potrebbero non essere così impossibili e lontane. La possibilità concreta di fermare le guerre e dare all’umanità la prospettiva di un futuro, la prospettiva che la storia possa continuare, è stata una finestra sulla speranza che Raniero La Valle ha aperto facendo respirare aria fresca e nuova a una platea in cui adulti e ragazzi si sono sentiti motivati ad agire. Molti gli interventi del pubblico, le domande, le riflessioni, da quelle più provocatorie alle dimostrazioni di stima e di gratitudine. L’incontro si è chiuso con la proposta di Raniero la Valle di costituire dei comitati per la pace e l’invito è stato subito accolto con la sottoscrizione di un elenco di adesioni. Inoltre, per il mese di gennaio, il Comune tramite l’assessora Benedettini si propone di costituire un tavolo della pace.
(*)Università Libera Val di Cornia, Consulta del sociale del Comune di Campiglia, Anpi Piombino-Campiglia, Spi Cgil, Arci Piombino Val di Cornia, Pubblica Assistenza Piombino, Legambiente Val di Cornia, Auser, Acat, Rete Radie Resch, Associazione Ruggero Toffolutti, Croce del Sud Commercio equo solidale, Circolo interculturale Samarcanda, Gruppo per la pace Massa Marittima, Libera.
COMUNE DI CAMPIGLIA MARITTIMA
Ufficio stampa: Luciana Grandi email: l-grandi@comune.campigliamarittima.li.it cell. 3338760991 – whatsapp 3892792777
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Save the date – Punta de billete – Prendi nota.
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Documentazione
https://m.youtube.com/watch?v=5LXG1cOgmBQ
Luigi Ferrajoli
Pubblicato a Cagliari il 3/3/2012
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Oggi giovedì 15 Settembre 2016 su Democraziaoggi
Oggi lo SPI ricorda le lotte della Manifattura Tabacchi
Francesco Cocco
Oggi alle 15,30 alla Stazione Marittima, via Roma, Cagliari lo SPI CGIL ricorda le lotte dei lavoratori e sopratutto delle lavoratrici della Manifattura Tabacchi – Storie di vita e di lavoro.
Le lavoratrici della Manufattura hanno avuto un ruolo centrale nelle lotte popolari a Cagliari a partire dai moti del 1906. Su questo fatto storico nel maggio del 2011 abbiamo pubblicato una lunga intervista a Francesco Cocco, acuto studioso della storia sarda. Ne riproduciamo, con qualche modifica, la prima parte, che mette in luce il ruolo delle lavoratrici della Manufattura e indichiamo in calce i link della restante parte dell’intervista, per la conoscenza di quell’importante momento di mobilitazione e di lotta del popolo cagliaritano.
Esiste il luogo comune che Cagliari sia sinonimo di stagnazione sociale e politica, sia cioè una città bottegaia-impiegatizia, senza una tradizione di lotta popolare. Ma non è così. – I drammatici avvenimenti del maggio 1906 provano il contrario…
Cos’è successo in quel maggio ormai lontamo? Il quotidiano “Il Paese“, nel numero del 10 maggio 1906, evoca un clima da assedio ai forni: ”…. verso le 21 fu dato l’assalto al forno di Pietro Barbis in via Cavour. I dimostranti a furia di calci e spintoni riuscirono ad atterrare la vetrina esterna, e già stavano per penetrare nell’interno quando sopraggiunsero i delegati Ferrai e Vida con buon nerbo di carabinieri e guardie, che circondarono l’ingresso del forno impedendo il passaggio dei dimostranti. Verso le 23 un gruppo di dimostranti si radunò in via Dettori e in Piazza San Sepolcro per muovere all’assalto dei forni esistenti in via Sardegna ed in via Baylle…”.
Ma la protesta non si è fermata. Il giorno successivo, venerdì 11 maggio, viene proclamato lo sciopero generale in tutta Italia e questa circostanza può essere un facile volano per dare maggior forza alle rivendicazioni popolari in città.
- Quali le ragioni del malcontento? Soprattutto quelle concernenti il costo della vita che da mesi sono al centro della vita cittadina tanto che agli inizi dell’anno era stata nominata dal Consiglio comunale una commissione, presieduta dal prof. Cesare Curti, col compito di avanzare proposte in grado di porre un freno al “caro dei viveri”.
C’erano anche altre lotte in città. Il 24 febbraio la Lega dei lavoratori del porto, che conta più di trecento aderenti,aveva proclamato uno sciopero per ridurre le ore giornaliere di lavoro da 15 a 9 ed un aumento del salario da 3,50 a 5 lire. Il 25 marzo erano stati i commessi dei negozi a scendere in piazza per ottenere il riposo festivo. L’agitazione dei fornai alla vigilia dello sciopero generale è quindi l’ ultima di una serie di agitazioni che sembrano non aver termine.
Ma torniamo all’11 maggio. Il giorno i lavoratori della Manifattura Tabacchi (l’88% dei dipendenti formato da donne) proclamano una manifestazione contro il “caro dei viveri”. Nel darne l’ annuncio il quotidiano “Il Paese” usa espressioni di sostanziale incoraggiamento: “Domattina alle 10 gli operai e le operaie della Manifattura dei tabacchi terranno un comizio nel bastione di San Remy per protestare contro il rincaro dei viveri. . . . nel mercato si esercita lo strozzinaggio su vasta scala: le querele, i lamenti, le proteste della stampa non hanno avuto la virtù di scuotere il grave sonno dalla testa delle autorità conniventi cogli speculatori mentre sarebbero dovuti intervenire, e molto prima d’ora senza alcun incitamento esterno, a togliere questo vergognoso stato di cose. Speriamo che al comizio di domani sorrida più lieta ventura, e la cittadinanza non mancherà di essere grata dell’esito ai promotori dell’agitazione che trova unanime il consenso ed il plauso”.
Un commento più che favorevole, quasi militante. Ma cosa accade al comizio convocato per la domenica del 13 maggio? Al comizio convocato nella nuova grande terrazza del Bastione, nell’agorà, in piazza, alla moda degli antichi ateniesi, una forma di democrazia partecipata, diremmo oggi, una sorta di Town Meeting popolare. Spesso le forme antiche di partecipazione popolare assomigliano a quelle che oggi invochiamo. E che succede al Bastione? Prendono la parola il presidente della Commissione per il contenimento dei prezzi, prof. Curti, il repubblicano avv. Salvatore Diaz, il socialista avv. Efisio Orano e le sigaraie Boi, Marini e Nieddu. Anche donne, dunque e in prima fila! Le tre donne, il giorno prima, avevano fatto parte di una delegazione che si era recata in Municipio per protestare ed avanzare proposte contro l’aumento dei prezzi e il sindaco Bacaredda, durante l’incontro, aveva rivolto loro una frase ritenuta offensiva “…. se le triglie costano due lire al chilo faccio tanto di cappello e compro baccalà”.
Una provocazione bella e buona! La frase riferita nel corso del comizio eccita gli animi, anche perché si omette di riportare quel “fate come me” che Bacaredda aveva posto a premessa della sua raccomandazione. Inoltre vengono respinte tutte le richieste avanzate il giorno precedente dalla delegazione. Tra le altre l’eliminazione delle celle frigorifere che, consentendo di conservare le derrate,ostacola l’offerta finale a prezzi stracciati “a straccu barattu“). Non è neppure passata la proposta dell’abolizione della “quarta regia” che impone di versare al fisco un quarto del pescato dello stagno di Santa Gilla, con conseguente aumento del prezzo della parte messa in vendita.
E come si chiude questa assemblea nell’agorà? A conclusione della grande assemblea popolare viene approvato per acclamazione il seguente ordine del giorno: ”La cittadinanza cagliaritana, radunata in comizio, delibera che sia provveduto urgentemente dal Comune di Cagliari contro il rincaro dei viveri, impegnandosi a mantenere viva l’agitazione fino a quando non sia appagato il desiderio della popolazione”.
Lunedì 14 maggio, di buon mattino, viene affisso un manifesto in cui si annuncia l’istituzione, in via sperimentale, di due mercati liberi (uno in Piazza del Carmine e l’altro all’imbocco di Terrapieno) dove è possibile vendere qualsiasi genere senza pagamento di tasse municipali.
Per il seguito della storia dei moti del 1906, raccontata nell’intervista a Francesco Cocco e pubblicata in questo blog, clicca sopra ciascuno di questi link