Che fine ha fatto la Sardegna? All’estero sconosciuta a musei e ristoranti

 di Rossella Atzori 

Qualche giorno fa ho letto su facebook il consueto buongiorno augurato dall’Infopoint Cagliari, accompagnato dall’immagine di un piccolo della comunità di fenicotteri rosa del Parco di Molentargius, che da diversi anni ha scelto la città di Cagliari come sua dimora stabile. Come ormai tutti con un certo orgoglio sappiamo, il fatto che questa particolare e bellissima specie aviaria si sia stanziata stabilmente e nidifichi in un’area urbana, quale è quella dell’hinterland di Cagliari, è un fatto praticamente unico al mondo, che suscita grande interesse.

Evidentemente, però, questa notizia non è poi così diffusa se nel grande Tierpark Dählhölzli di Berna (Svizzera), il grande zoo cittadino in cui la maggior parte degli animali è libera all’interno di un lussureggiante parco naturale, accanto a una piccola ma vivace colonia di questi uccelli, un grande cartello che fornisce alcune utili notizie sulla specie, dice che questa si trova nel sud della Francia, nel sud della Spagna, in Africa e nell’Asia sud-occidentale. Nessun accenno all’importante colonia italiana, nella nostra Isola, nonostante questa sia così particolare e numerosa. Molto strano, considerando anche quanto gli svizzeri siano precisi e un po’ puntigliosi.

Foto 1 e 2: fenicotteri rosa, Tierpark Dählhölzli, Berna (Svizzera). Foto di R. Atzori.

Questo episodio me ne ha riportato altri alla mente, che mi hanno portato a domandarmi se questo continuo oblio o damnatio memoriae della nostra Terra fosse dovuto a noncuranza, superficialità o magari qualcos’altro.

L’estate scorsa mi trovavo a Parigi, e mentre consultavo la carta dei vini in un grazioso quanto centralissimo ristorantino in Boulevard Saint Germain, nei pressi della Sorbona e poco distante dalla celebre Notre Dame, sono rimasta a dir poco allibita trovandomi davanti la pagina dei vini italiani. Nella cartina geografica dell’Italia, infatti, saltava subito agli occhi una lacuna … piuttosto grossa anche, considerando che questa lacuna, nella realtà, ha un’estensione di ben 24.090 km² e corrisponde alla seconda isola più grande del Mediterraneo!

Stessa cosa a Londra, dove molti fanno una grossa confusione tra Sardegna e Sicilia, considerandolo un errore di poco conto … allo stesso modo in cui si possono giustamente confondere due minuscole isolette del Pacifico vicine tra loro. Se infatti si conosce la Sardegna al British Museum, dove un’intera teca è dedicata a reperti della civiltà Nuragica (tra cui 3 bronzetti provenienti da Barumini), lo stesso non può dirsi al Natural History Museum; quando infatti si percorrono le sale dove sono esposti numerosissimi animali imbalsamati, tra cui alcuni molto curiosi come il diavoletto della Tasmania o il Tapiro brasiliano, pensiamo quasi di sbagliarci trovandoci di fronte al muflone … si, perché noi abbiamo sempre pensato che questo mite erbivoro vivesse e viva tuttora nelle zone montuose della nostra Isola: in realtà la didascalia ci elenca numerose zone, alcune nella penisola italiana, in cui vive l’animale, omettendo però di menzionare la Sardegna. Questo perché la Sardegna non esiste nella geografia del museo.

Quello che mi chiedo, ancora piuttosto stupita e un po’ ferita nell’orgoglio, è come sia possibile ignorare un’isola così grande e dalle indiscusse e numerose peculiarità, posta per di più al centro del Mediterraneo occidentale. Come si può, inoltre, promuovere un qualsiasi tipo di turismo (balneare, culturale, enogastronomico) se nella stessa Europa si ignora l’esistenza stessa della Sardegna?

Foto 3: carta dei vini in un ristorante a Parigi, particolare della provenienza geografica. Foto di R. Atzori.
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Rossella Atzori

One Response to Che fine ha fatto la Sardegna? All’estero sconosciuta a musei e ristoranti

  1. Giusi Gradoli scrive:

    Ciao Rossella,

    scusa ma ho visto solo ora il tuo messaggio ed articolo e ti rispondo molto volentieri!

    Complimenti per l’articolo, per il suo contenuto e per la forma grammaticale che lascerà sicuramente a bocca aperta molti veri giornalisti in carriera.

    Si, il problema di far meglio conoscere la Sardegna all’estero ce lo mettiamo noi cittadini comuni che amiamo la nostra terra, ma forse qualcun altro che viene pagato per svolgere proprio questo lavoro, dovrebbe metterselo prima o poi?? Per non parlare dell’Archeologia della Sardegna… non si può nominare neanche per sbaglio… eppure le migliaia di visitatori del British Museum quella famosa piccola vetrina con i bronzetti sardi la vedono!
    Coraggio, dobbiamo ognuno con il proprio lavoro aggiungere un piccolo tassello per la conoscenza della nostra realtà: passata, presente e futura!!
    Cordialmente,
    Giusi

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