Politiche delle immigrazioni: cambiare pagina

migranti-in-piazza-Carmine-8-9-15-208x300di Oliviero Motta, su Rocca

Si avvicina l’estate e l’accoglienza dei profughi nel nostro Paese, si sta facendo – se possibile – più caotica e paradossale che mai. Come se l’emergenza fosse una categoria mentale, entrata a forza nei nostri cervelli, prima ancora di essere una realtà dei fatti. Prefetti che ti promettono mari e monti pur di ottenere la disponibilità di una tua struttura d’accoglienza e poi ti lasciano senza la minima tutela appena un amministratore locale ti mette i bastoni fra le ruote, profughi ai quali viene riconosciuta una protezione giuridica e subito dopo vengono messi fuori dai centri di accoglienza straordinaria (Cas), senza una pro- spettiva di lavoro e casa; sindaci a cui vengono imposte, da un giorno all’altro, tendopoli da trecento ospiti. Sovraffollamento dei Cas (promossi dalle Prefetture) e, contestualmente, posti vuoti nel Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), gestito dal Ministero degli Interni; esclusioni dai Cas appena un ospite ottiene un lavoretto retribuito con voucher occasionali, sui quali, si sa, è impossibile fare affidamento per un vero percorso di autonomia e inserimento sociale. Gare prefettizie – i cui criteri variano sensibilmente da provincia a provincia – a cui partecipano improbabili organizzazioni che fanno carte false pur di offrire centinaia di posti di accoglienza; prefetture che non riescono minimante a verificare e a controllare l’andamento reale delle accoglienze sul territorio e l’osservanza degli standard di qualità promessi da chi gestisce i centri.

L’unico filo rosso di tutto questo vorticoso e paradossale agitarsi è ottenere al più presto posti di accoglienza per far fronte ai nuovi arrivi: tanti posti e subito. Poco importa, alla fin dei conti, della qualità dell’accoglienza stessa e, soprattutto, delle prospettive di reale integrazione che si riescono a generare a valle della pronta accoglienza, denominata, non a caso, «straordinaria».

Toccare direttamente con mano, da operatori sociali, tutti questi aspetti contraddittori fa male; ferisce, da un lato, sentirsi un piccolo ingranaggio di una catena di montaggio che produce scarsa effettiva integrazione; addolora, poi, accertare quanto poco Stato, nel senso di Istituzione autorevole, affidabile e credibile, ci sia in tutto questo processo.

Ma quando si crea un vuoto, c’è sempre qualcuno o qualcosa che si palesa per riem- pirlo. E infatti dal basso, dalla coopera- zione più sana e consapevole, è nata la «Carta della buona accoglienza dei migranti»: la Carta è un documento che individua gli standard qualitativi che dovrebbe avere una accoglienza degna di questo nome, ma si sostanzia anche in impegni precisi da sottoscrivere e in processi di autocontrollo e autoregolazione attuati dalle centrali cooperative. Alla base della Carta, un patto di diritti e doveri tra migrante e il nostro Paese e la volontà di instaurare un circuito virtuoso tra diritti da tutelare e utilità sociali da condividere. Concepita in Lombardia, la carta è diventata pochi giorni fa un documento e un impegno nazionale, siglato dall’Alleanza delle Cooperative, insieme all’Anci e al Ministero dell’Interno.

L’obiettivo primario di tutti i soggetti è ora quello di passare dai centri collettivi a percorsi di accoglienza in abitazione, sul modello dello SPRAR. Con standard di qualità, servizi adeguati, personale socio educativo qualificato e collaborazione e coinvolgimento dei territori che accolgono i migranti, con un lavoro congiunto di Comuni e Prefetture.

In due parole, voltare pagina.
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cxarta firmatari
(Da Rassegna stampa sito lapsus.it)
Carta per la buona accoglienza delle persone migranti
di Arianna Nanni – 20 maggio 2016, su lapsus.it

Presentata il 18 maggio al Viminale la “Carta per la buona accoglienza delle persone migranti”, il documento è stato firmata da Mario Morcone, capo Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, Matteo Biffoni, delegato all’immigrazione dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) e i tre presidenti delle associazioni che compongono l’Alleanza delle Cooperative italiane: Giuseppe Guerini per Federsolidarietà, Paola Menetti per Legacoopsociali e Giuseppina Colosimo per Agci.
Secondo Giuseppe Guerini portavoce dell’Alleanza delle cooperative sociali italiane: “Attraverso la firma della Carta per la buona accoglienza delle persone migranti le associazioni di rappresentanza delle cooperative insieme al ministero e all’Anci si impegnano a rispettare alcuni requisiti di base nella gestione dei servizi di accoglienza e ad inaugurare un percorso di monitoraggio per verificare l’effettiva attuazione degli impegni presi”.

Obiettivi della Carta

L’obiettivo primario su cui si impegnano i firmatari della Carta è quello di passare gradualmente dall’accoglienza in centri collettivi a percorsi di accoglienza in abitazione, con standard che garantiscano servizi adeguati e presenza di personale socio educativo qualificato in ogni fase dell’accoglienza sul modello dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Tutela dunque ma anche assistenza e protezione attraverso l’implementazione di processi individualizzati e promuovendo percorsi di integrazione, tutela legale, formazione professionale, corsi di italiano per le persone migranti mantenendo un’attenzione specifica ai territori che ospitano le strutture rendendole esenti da tensioni. “Perché ogni paese progredito ha alla base la capacità di accoglienza”, ho sottolineato il vice ministro agli Interni Filippo Bubbico.

Verso il modello dello Sprar

I territori infatti sono parte fondamentale di questo processo di integrazione che si basa su una stretta collaborazione tra Comuni e Terzo settore. Come ha ricordato il prefetto Mario Morcone: “L’integrazione non si fa contro i territori ma si fa con essi”.
Con la sottoscrizione della Carta per la buona accoglienza, le organizzazioni firmatarie si impegnano ad agire affinché la partecipazione al sistema SPRAR sia sempre più ampia per costruire insieme alle comunità locali un modello di accoglienza diffusa.
“La Carta della buona accoglienza nasce dal desiderio e dal senso di responsabilità delle nostre tre organizzazioni“, ha detto Giuseppe Guerini. “Le Cooperative – ha proseguito – sono impegnate in operazioni di accoglienza da molto tempo, quando ad arrivare erano i migranti provenienti dall’Albania. Negli ultimi anni ci sono stati alcuni drammatici casi di cronaca che hanno ferito profondamente il nostro senso di responsabilità, abbiamo dunque scelto di non dissociarci semplicemente da questi comportamenti ma di riflettere su quale fosse la direzione ed il senso che la cooperazione sociale dovesse intraprendere collettivamente e dalle nostre esperienze nasce questa Carta. Abbiamo tracciato dunque una strada, un modello da seguire e a cui far riferimento che considero come miglior espressione della sussidiarietà”.
“In questo sistema da consolidare e costruire i Comuni hanno una responsabilità fondamentale” come sottolinea Matteo Biffoni sindaco di Prato e delegato Anci per l’immigrazione, “bisogna uscire dalla logica emergenziale dell’accoglienza per una prevalenza della logica organizzata del sistema Sprar per accompagnare i migranti in un percorso formativo previsto dal protocollo”.
“I sindaci – ha poi concluso Biffoni – devono lavorare insieme alle Prefetture nella gestione degli spazi e bisogna relazionarsi con personale qualificato perché è nel nostro interesse che le cose funzionino, la sfida dell’accoglienza continuerà nel corso del tempo e non possiamo non attrezzarci per il tempo che verrà“.
La Carta: http://www.labsus.org/wp-content/uploads/2016/05/Carta-buona-accoglienza.pdf

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