Complimenti e buon lavoro al Sindaco Massimo Zedda, a prescindere. Ora non si spenga il dibattito, soprattutto quello più critico, a cui bisogna garantire fiato e spazi. A questo serviamo.
Zedda vince col PD proteso verso il Partito della Nazione
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
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Zedda riparte vento in poppa. Ma ora apra l’agenda sociale
di Pablo Sole su Sardinia Post
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Zedda vince col PD proteso verso il Partito della Nazione
7 Giugno 2016
Andrea
Massimo ha stravinto. In realtà, non aveva concorrenti ed è bene che ci sia stato risparmiato il secondo turno. Massidda non ha mai insidiato il sindaco uscente perché Zedda ha avuto l’abilità di coprirgli lo spazio. La politica dei giardinetti, il silenzio sulle questioni sociali e sui temi della partecipazione, che sono il tratto distintivo della sinistra, ha tolto all’esponente del centro destra una forza di penetrazione negli strati moderati dell’elettorato cittadino. La sindacatura di Zedda si è caratterizzata per un’azione asettica di opere pubbliche, alla Delogu per capirci, e su quello ha impostato anche la campagna elettorale, fatta di cartelli inneggianti ai lavori pubblici realizzati e da completare, senza alcun messaggio politico. Zedda ha così perso un po’ di voti a sinistra, buttando anche nell’astensione una parte del suo elettorato di cinque anni fa, ma – furbescamente – ha compensato a destra, come andiamo dicendo da mesi. Certo, c’erano i pentastellati, ma questi tirano quando hanno candidati capaci di rivoltare il tavolo e d’imporre i propri temi. La Martinez non ha questa attitudine. E’ una buona candidata e basta. Troppo poco per un exploit. Enrico Lobina, dal canto suo, ha dignitosamente rifiutato di genuflettersi al PD e ha tentato un’impresa rischiosa. Non ce l’ha fatta, ma – al più – avrebbe potuto portare in consiglio una pattuglia di oppositori battaglieri e propositivi, che sicuramente mancherà nell’assemblea comunale e nella città. In danno di Lobina hanno poi giocato le equivoche presenze di schegge della sinistra nella costellazione del PD in funzione di traghettamento al centro di un elettorato progressista. In ogni caso non era un’insidia per Massimo. Dunque più che aver sbaragliato gli avversari Max non li ha visti per la semplice ragione che non c’erano. Tuttavia gli va riconosciuta la capacità di coprire l’area di centro con la sua politica moderata e l’area della sinistra con la sua faccia e la sigla di SEL, ormai confluita a livello nazionale nella Sinistra italiana. Zedda, a ben vedere, ha inverato a Cagliari l’idea di Renzi sul Partito della Nazione, ossia prendere dal serbatoio della destra e da quello di sinistra unendoli in una politica moderata.
Per la città si apre ora un quinquennio di calma piatta, senza alcun volo e nessun acuto. D’altra parte la fu sinistra cagliaritana, al pari di quella sarda, ha rinunciato al suo ruolo, alleandosi col proprio becchino. il PD di Renzi, proteso a negare le articolazioni a sinistra per allearsi organicamente con la destra. Era già successo alle elezioni per il Consiglio regionale: in cambio di un’allenza subalterna i simasugli della sinistra sarda hanno puntato a raccattare qualche seggio per tirare a campare, prima della sepoltura, fisiologicamente seguente alla morte o meglio al suicidio, ormai già consumato.
Adesso anche i più testardi dovrebbero ammetterlo: l’alternativa al PD e alle destre è rimasto il solo M5S, che, con l’Italicum, è l’unica forza, capace di contendere il governo nazionale a Renzi. E a quel punto, quanti a sinistra non sentono, non vedono, non parlano e stanno genuflessi di fronte al PD dovranno prendere atto che le forze moderate con Renzi in testa e con al seguito i resti delle truppe berlusconiane faranno muro insieme contro l’alternativa pentastellata. Il Partito della Nazione, a cui si sono già iscritti Alfano e Verdini, è questo: un blocco di centro-destra in chiave di argine contro l’alternativa rappresentata dal M5S, al grido di “mamma, li turchi!”.
Il passaggio elettorale di domenica ha delineato meglio questa dinamica e questo scenario, ma ancor di più esso risulterà chiaro nei ballottaggi e nello scontro referendario di ottobre dove Berlusconi (che già aveva concordato al Nazareno Italicum e revisione), smarcandosi, cerca di sminuire il peso di Renzi nell’accordo che immediatamente dopo seguirà in chiave antiGrillo. Una partita di misurazione delle forze in prevalenza protese verso il futuro Partito della Nazione. Chi a sinistra vuol vedere, sentire e parlare, deve farlo adesso. Domani sarà troppo tardi.
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Zedda riparte vento in poppa. Ma ora apra l’agenda sociale
6 giugno 2016 Pronto intervento
di Pablo Sole su Sardinia Post
Ci speravano? Certo. Ci credevano? Forse un po’ meno, timorosi di non raggiungere il 50% delle preferenze – magari per pochi punti – con la ‘condanna’ al ballottaggio e a due settimane di passione. Ma alla fine i sostenitori di Massimo Zedda hanno festeggiato la notte insonne stappando la classica bottiglia di champagne. E con che risultato: Zedda è l’unico sindaco di una grande città che in queste amministrative trova la riconferma al primo turno ed è uno dei rari candidati del centrosinistra che possono respirare a pieni polmoni.
Certo è che la nuova vittoria di Zedda in una città che non ha mai premiato i giovani, men che meno di sinistra, conferma la svolta del 2011 e manda avanti lo svecchiamento della politica in un capoluogo sonnacchioso, spesso sensibile alle lusinghe dei clan dei soliti noti. Il riconfermato sindaco può ripartire col vento in poppa. Ma sarà opportuno che tenga ben presenti alcuni elementi del contesto.
Uno su tutti: il terzo partito della coalizione di centrosinistra (?) è il Psd’Az. Quello stesso Psd’Az che qualche anno orsono si legò a doppio filo con il centrodestra e che ora, accolto nuovamente nello schieramento opposto, ha incassato il 7 per cento: dopo il Pd, i Quattro mori stanno appaiati con Sel, anche grazie a noti portatori di voti trasvolati dal centrodestra al fianco di Zedda. Quali saranno le conseguenze? Per saperlo bisognerà puntare gli occhi su via Roma. E non solo sul Municipio, ma pure qualche centinaia di metri più in là, in Consiglio regionale. A far pesare il risultato dalle parti di Pigliaru non sarà però solo il Psd’Az: gli uomini di Sel attendono al varco i vertici regionali. Obiettivo dichiarato: avere un maggior peso nella compagine governativa. Ovvero rivedere gli assetti dei vari assessorati.
Tornando in Municipio: incassato il mandato per altri cinque anni, dopo aver rifatto il maquillage alla città il sindaco-bis Massimo Zedda dovrà concentrarsi anche e soprattutto sui temi cruciali forse un po’ trascurati nel primo quinquennio, dalle periferie – ma proprio pochi giorni fa sono arrivati 15 milioni di euro per Is Mirrionis – al sociale tout court fino allo scoglio della raccolta differenziata. Aspetti di non facile gestione, certo, ma che il nuovo esecutivo potrà affrontare forte di un risultato importante.
Dall’altra parte, Piergiorgio Massidda ha accettato la sconfitta con fair play ma non senza risparmiare alcune stoccate ai ‘compagni di viaggio’. Punzecchiati gli ex amici del Psd’Az, l’ex senatore e presidente dell’Autorità portuale ha preso di mira anche alcune frange del centrodestra, ree di aver remato contro la sua candidatura. Il che non è probabilmente sbagliato: far naufragare il sogno di Massidda negandogli pure il ballottaggio, ha di certo contribuito ad azzoppare ogni futura velleità politica del rebelde di centrodestra. E i numeri sembrano confermare questa tesi: a causa del voto disgiunto, la coalizione di Massidda ha incassato il 4% di preferenze più del candidato sindaco (fermo a al 32%). E, stranamente, la stessa percentuale è finita a favore di Zedda, che stacca la coalizione di centrosinistra proprio del 4%.
Infine, il risultato dei competitor ha dimostrato che per la polarizzazione dell’elettorato c’è poco spazio. Delusi Enrico Lobina e Paolo Matta (entrambi poco sopra il 2%), va peggio a Paolo Casu (1,7%) e Alberto Agus (1,2%). Colpisce il flop del Movimento 5 Stelle, ma solo in relazione ai risultati oltre Tirreno: i più esperti avevano pronosticato il 9% della Martinez in tempi non sospetti.
Pablo Sole
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