Non vogliamo rimuovere la Storia, ma raccontarla tutta. Per esempio il rapporto dei Savoia con la Sardegna…
(Dalla pagina fb di Francesco Casula, storico) 19-20 luglio 1796: la repressione violenta dei Savoia e degli scherani sardi (gli ascari locali, da sempre nemici dei sardi e della loro libertà, in questo caso i commissari viceregi Guiso, Musso e l’infame voltagabbana Efisio Luigi Pintor Sirigu) si scatena contro un intero paese: Bono.
Nel 1796, in seguito alla partecipazione ai moti antifeudali di Giovanni Maria Angioy, nativo del luogo, Bono venne attaccato dalle truppe piemontesi che dopo averlo bombardato lo conquistarono, minacciando di passare a fil di spada, indiscriminatamente, tutti gli abitanti. dei villaggi ribelli. I patrioti furono brutalmente torturati (tortura della corda, detta anche “pendolo“ o “urlo“; fustigazione “a doppia suola di piombo“; pinze infuocate utilizzate per strappare unghie, capezzoli, brandelli di carne), impiccati, decapitati. I loro corpi vennero bruciati e le ceneri sparse al vento. I bonesi aspettarono i soldati sulla via del ritorno, li attaccarono e ne fecero prigionieri alcuni. – segue -
Ecco come (in Storia della Sardegna sabauda) descrive l’episodio lo storico Girolamo Sotgiu: ”Perciò consolidata la situazione nel capoluogo, nel luglio Efisio Pintor accompagnato dai delegati Musso e Guiso, con 900 uomini e 4 cannoni marciò su Bono per una vera e propria spedizione punitiva. Gli abitanti della cittadina del Goceano si erano preparati all’attacco, e se non poterono impedire che gli armati entrassero nella vitta e la mettessero a ferro e fuoco, persino spogliando le chiese degli arredi sacri, costrinsero però gli assalitori a una precipitosa ritirata, nella quale molti furono gli uccisi e i feriti”
“La repressione fu così spietata – ricorda Sotgiu – che la musa popolare ne ha lasciato testimonianza:
Cantu baiat nos hana brujadu/tancas, binzas e domos e carrelas/et pro cussu Pintore est infamadu/in sa Sardigna e in tota sa costera”.
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POSTILLA A “La repressione a Bono il 19-20 luglio 1796”
Uccisa anche una paralitica.
Il 19 e il 20, 600 uomini, fra soldati e miliziani, muniti di quattro pezzi di artiglieria spararono contro il paese che venne occupato senza incontrare resistenza perché i bonesi si erano ritirati sulla vicina montagna. Ebbene una donna paralitica lasciata in paese venne uccisa.
Mentre è in corso la discussione su cosa fare di monumenti e toponomastica dedicati a Carlo Felice, val la pena di approfondire il discorso sul personaggio attraverso documenti cartacei, di cui vari sono disponibili alla Biblioteca universitaria di Cagliari.
Nel Fondo Autografi c’è il carteggio dello storico, filologo e archeologo Giovanni Spano, che fu suo segretario dal 1816 al 1821.
Nel Fondo Ludovico Baylle, da lui nominato socio ordinario della Società agraria ed economica di Cagliari nel 1804, oltre alla nomina stessa, vari componimenti celebrativi su nascita, morte e salita al trono, tra cui pure uno in sardo: https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaScheda.php?ID=12153 In s’occasione chi sa Sarda Nassione est afflita pro sa morte de su babu e rei sou Carlo Felici I. Unu dilettanti narat in custas patrioticas sestinas.
Nei fondi Manoscritti e Manoscritti numerazione romana, vario materiale documentario
Il tutto è ricercabile in linea attraverso il sito https://manus.iccu.sbn.it//index.php