Sprechi e esigenze sociali: nessuno si senta escluso, a cominciare dai professori (accademici)!

di Franco Meloni

In questi tempi si parla molto della necessità di combattere gli sprechi di denaro pubblico. Se ne parla (e poco si fa) soprattutto con riguardo agli sprechi nella pubblica amministrazione con particolare attenzione agli esagerati costi della politica, alle inefficienze organizzative e alla scarsa produttività del personale pubblico, e così via. Giusto! In questa sede vogliamo aggiungere un altro spreco, certamente meno eclatante, ma tuttavia di rilevanti dimensioni soprattutto in termini di mancata e quindi cattiva utilizzazione di importanti risorse pubbliche. Ci riferiamo allo spreco generato dal mancato utilizzo delle ricerche scientifiche per le esigenze del territorio. Quantunque il nostro paese finanzi la ricerca scientifica in misura minore rispetto ai paesi europei ed extraeuropei più evoluti, osserviamo come gli esiti della stessa ricerca non ricadano, se non in minima parte, sul territorio, certamente in misura quantitativamente e qualitativamente non commisurata alle risorse dedicate (ci riferiamo, a ragion veduta, specificamente alla Sardegna). Da cosa dipende questo fatto? Da meccanismi organizzativi (il sistema inadeguato)? Dalla perdurante (e colpevole) incapacità delle università di investire negli uffici liaison office per favorire il trasferimento della ricerca sul territorio? Dalla poca sensibilità dei ricercatori rispetto all’impiego dei risultati dei loro studi? Dalla mancanza dell’applicazione di efficaci metodi di valutazione a 360 gradi? Dal disinteresse dell’opinione pubblica? Dall’incapacità dei politici di ottenere la “resa del conto” da parte dei ricercatori, avendo spesso nei loro confronti una sorta di “rispetto reverenziale”? E così via. Non abbiamo una risposta univoca a questi interrrogativi, anche per il fatto che la situazione attuale è la risultante di diverse cause interconnesse. Per dipanare la matassa occorre analizzare la situazione, possibilmente anche con il contributo degli stessi ricercatori, a cui è richiesta “onestà intellettuale” nell’esercizio di autoanalisi  e spirito critico (autocritico) e almeno un uguale impegno col quale alcuni di loro rivolgono spietate critiche al sistema politico e istituzionale. Per raggiungere lo scopo a noi sembra utile partire dalla comunicazione, facendo riferimento agli obblighi imposti al riguardo in materia di trasferimento e diffusione dei risultati della ricerca scientifica dalla Commissione Europea per il progetti del “VII programma quadro”. L’Unione Europea formula precise indicazioni come risulta dal documento che citiamo:  “La comunicazione e la diffusione dei risultati sono obblighi contrattuali per i partecipanti al programma quadro di ricerca dell’UE. Lo scopo è di stimolare l’innovazione e promuovere la partecipazione alla conoscenza, la consapevolezza di un pubblico più grande, la trasparenza, il dibattito e la formazione. La comunicazione è un elemento chiave di una società basata sulla conoscenza. Perchè la società sia messa in grado di valutare e di accettare il contributo della scienza deve essere informata su di essa. Nel settimo programma quadro la Commissione propone, per la prima volta, che i partecipanti ai progetti, per tutta la durata degli stessi, coinvolgano il pubblico circa gli obiettivi, i mezzi e i risultati dei progetti” (tratto dal documento della Commissione Europea del 19 gennaio 2009). Sono indicazioni che, a nostro avviso, devono essere seguite scrupolosamente non solo per quanto riguarda i progetti finanziati dall’Unione Europea, ma per tutti i progetti da chiunque finanziati (Stato, Regioni, Enti Locali, privati, etc.). Nella circostanza non possiamo non fare riferimento ai progetti finanziati dalla Regione Sardegna con la legge regionale n. 7 del 2007, specificamente a quelli recenti (vedasi la documentazione pubblicata sul sito web della Regione Sarda). Cominciamo proprio da questi progetti, seguendo queste sintetiche proposte: 1) “tradurre” i titoli dei progetti e la sintesi dei contenuti dal linguaggio degli “addetti ai lavori” a quello del comune cittadino, a questo scopo compilando  apposite schede, da pubblicare in un apposito sito web dedicato; 2) dare conto delle attività effettuate “in corso d’opera” e degli esiti delle ricerche con apposite iniziative, per le quali si può fare utile riferimento al manuale pubblicato dalla stessa Commissione Europea.

Ecco è una proposta che crediamo trovi fondamento nelle indicazioni europee nonchè nella stessa legge regionale sulla ricerca. Alla Regione spetta far rispettare tali indicazioni a cui i ricercatori dovrebbero di buon grado attenersi. Altrimenti, in caso contrario, sarebbe lecito e auspicabile che intervenissero i carabinieri!
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Per connessione: https://www.aladinpensiero.it/?p=1799

6 Responses to Sprechi e esigenze sociali: nessuno si senta escluso, a cominciare dai professori (accademici)!

  1. [...] Rilanciamo l’articolo di Franco Meloni “Sprechi e esigenze sociali: nessuno si senta escluso, a cominciare dai professori (accademici)!” su Aladinews [...]

  2. admin scrive:

    Ecco, a proposito di filoni di ricerca utili per il territorio, ci piacerebbe sapere se le Università sarde hanno studiato il “crowdfunding” e, se sì, dove si possono trovare i contributi relativi. Se allo stato non lo stanno studiando, chiediamo che lo facciano e ci facciano sapere quando e come!

  3. […] quasi. Se solo si volesse e lo si imponesse ai destinatari/beneficiari dei finanziamenti pubblici. Peraltro per quanto riguarda i finanziamenti europei la comunicazione delle ricerche ex ante e dei r…. Uguale obbligo deve esserci per la documentazione istituzionale. Facciamo un esempio: tutti i dati […]

  4. […] DEL LAVORO relazione tenuta alla Settimana Sociale dei Cattolici di Torino (RELAZIONE COMPLETA) – Ma perchè le ricerche finanziate con i soldi pubblici non sono rintracciabili in internet? ———– Una vera sfida per tutti di Vittorio Pelligra (articolo apparso su Il […]

  5. […] Il decreto legge 8 agosto 2013, n.91, recentemente convertito in legge, obbliga a depositare le pubblicazioni che documentano i risultati di ricerche finanziate con fondi pubblici per una quota pari o superiore al cinquanta per cento in archivi ad accesso aperto istituzionali o disciplinari, entro 6 mesi dalla loro uscita. Chi desidera un approfondimento consulti il sito ROARS. Si tratta di una norma contro lo spreco di risorse pubbliche. Questione che abbiamo segnalato in un datato articolo di Aladinews. […]

  6. […] necessità quanto il pane. —————————– Editoriale di Aladinews del 5 gennaio 2013. Sprechi e esigenze sociali: nessuno si senta escluso, a cominciare dai professori (accademici)! di […]

Rispondi a La LAMPADA di ALADIN. Le ricerche finanziate con in soldi pubblici devono essere messe a disposizione della società. | Aladin Pensiero Annulla risposta

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