L’Università in crisi… Cara Università sarda, chiedi al popolo sardo la forza per contrastare le assurde e sbagliate politiche governative!

studenti-di-bologna4logo UnicaL’UNIONE SARDA
Cronaca di Cagliari (Pagina 16 – Edizione CA)
(…) Ma noi non ci arrendiamo. L’Università di Cagliari non si arrende oggi, e non si arrenderà domani. Chiediamo ai politici sardi di intervenire sul Ministero perché adotti criteri più equi nella ripartizione delle risorse. Chiediamo alla politica regionale di tener conto della situazione delle Università nella redazione del bilancio adesso in discussione in Consiglio.
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«Università pubblica da tutelare»
Pietro Ciarlo fto microdi Pietro Ciarlo
Il futuro dell’Università di Cagliari non è roseo perché lo Stato continua tagliare i finanziamenti. La nostra è una Università pubblica, statale. È un bene dello Stato. Lo Stato deve assicurarne la vita. Siamo orgogliosi della nostra università pubblica. Ci sentiamo parte di un grande progetto politico e culturale: consentire a tutti i capaci e meritevoli, anche se sprovvisti di mezzi, di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione. Sono le parole dell’articolo 34 della Costituzione. L’istruzione è un grande diritto sociale. Esso deve essere garantito, a meno di non voler tornare a cent’anni fa quando consapevolezze culturali e professioni più qualificate erano appannaggio dei pochi che potevano permetterselo. - segue -
È dal 2008 che le cose vanno di male in peggio. Tutti gli anni tagli su tagli. Ad oggi i fondi per l’Università sono diminuiti del 20% rispetto al 2008. Una diminuzione mostruosa. Sempre guardare le percentuali. Per mezzo punto percentuale in più o in meno siamo in recessione o in crescita. Mentre gli altri Paesi europei per uscire dalla crisi hanno investito sull’Università, con venti punti percentuali in meno l’Università italiana dove andrà a finire?
La situazione è precipitata con l’adozione della legge 240 del 2010, la cosiddetta legge Gelmini. Professori, studenti, personale tecnico amministrativo protestarono al momento della sua adozione, ma, tranne opportunistiche dichiarazioni di facciata, nessuna forza politica si è veramente opposta. Non a caso essa è ancora vigente senza essere stata modificata in nessuna delle sue parti.
Questa legge è a suo modo coerente in quanto costruita per deviare ingenti risorse verso le università private, tutte insediate nel Centro e nel Nord del Paese, e attribuire grande potere discrezionale agli apparati amministrativi nella distribuzione delle risorse al fine di potere silenziosamente favorire il Nord attraverso criteri di riparto apparentemente neutri. Risultato: il fondo di finanziamento ordinario in questi anni ha subìto una riduzione del 9,8% su base nazionale, ma del 20,8 nelle isole. Al Nord la riduzione è stata del 4,3%.
Queste cose sono state dette tante volte, ma la classe politica meridionale le ha sempre ignorate. Il principio dominante è il seguente: non disturbare il manovratore perché è lui a nominarti.
Ma noi non ci arrendiamo. L’Università di Cagliari non si arrende oggi, e non si arrenderà domani. Chiediamo ai politici sardi di intervenire sul Ministero perché adotti criteri più equi nella ripartizione delle risorse. Chiediamo alla politica regionale di tener conto della situazione delle Università nella redazione del bilancio adesso in discussione in Consiglio. Nell’immediato l’Università di Cagliari ha elaborato un emendamento al decreto legge Milleproroghe per cercare di evitare che la situazione peggiori ulteriormente. Questo emendamento è affidato all’iniziativa di tutti i deputati sardi che vorranno occuparsene. Vedremo.
Pietro Ciarlo
Prorettore Università di Cagliari
delegato per la semplificazione e l’innovazione amministrativa
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- Anche su SardegnaSoprattutto.
- Approfondimenti su Aladinews.
- Il dibattito sulla stampa locale (a cura dell’Ufficio stampa di Unica).
- La lettera dell’assessore regionale alla P.I. Claudia Ferino (sintesi su La Nuova Sardegna)
La Nuova Sardegna. Sardegna – pagina 2
«Le università nell’isola rischiano di scomparire»
L’allarme arriva dall’assessore regionale Firino: «Meno fondi a disposizione, i nuovi criteri e i tagli del Governo mettono in dubbio il futuro degli atenei sardi»
di Luca Rojch
SASSARI Rimpicciolite e smontate fino alla loro scomparsa. Un futuro da fantasmi del sapere per le due università sarde, Cagliari e Sassari. Secoli di storia e tradizione buttati via da una cinica equazione di Stato. Pochi studenti, meno fondi. E non conta se l’università è l’unica speranza di crescita per una regione depressa senza industria e infrastrutture.
La Ragion di Stato la fa un ragioniere. Il pericolo di un forte ridimensionamento e di una scomparsa delle università sarde lo dà l’assessore alla Cultura Claudia Firino. Sceglie la formula della lettera appello. Ma tra le righe c’è tutto. Numeri e logica seguiti dal governo. E l’impossibilità per la Regione di investire altre risorse per mantenere vivi i due atenei. «Le analisi dell’Istat e della Fondazione Res restituiscono l’immagine di un’Italia spaccata in tre: un nord che mantiene il suo buon livello, un centro-sud che si trascina e due isole che si allontanano a grandi falcate. Questo lo scenario dei finanziamenti statali agli atenei, in calo costante dal 2008 ma mai così diversi fra nord e sud. Sardegna e Sicilia perdono il 21%, il centro-sud il 12%, contro il 4% del nord. Le conseguenze sul numero di laureati fra i giovani italiani sono drammatiche: un 23,9% lontanissimo da quel 40% che l’Unione europea ha posto come obiettivo della strategia “Europa 2020”». In altre parole i finanziamenti di Stato dal 2008 sono calati del 21 per cento e ora rischiano di venire ridotti in modo ancora più forte. «I criteri con cui queste risorse vengono ripartite – continua la lettera della Firino –, rendono difficile per gli atenei più piccoli scommettere sull’innovazione. Se il rapporto fra calo di studenti e diminuzione dei fondi diventa indissolubile, se si misura con lo stesso metro la capacità di attrarre studenti di un’isola e di una grande regione, se il blocco del turn-over persiste, se si considera un dato acquisito che le tasse universitarie siano destinate a salire, cresciute del 50% negli ultimi sette anni, e i criteri per ottenere un sostegno a inasprirsi, l’università in Sardegna è destinata prima a essere declassata e poi a scomparire». Un cortocircuito che rischia di cancellare dall’isola per migliaia di persone la possibilità di prendere una laurea. Una desertificazione culturale. «In questa difficile partita la Regione fa la sua parte – scrive la Firino –, riserva ai due atenei sardi e al diritto allo studio oltre 70 milioni l’anno, fra contributo al funzionamento, borse di studio e ricerca. Ma quello che dovrebbe rappresentare una risorsa aggiuntiva rischia di diventare un insufficiente sostegno per scongiurare il ridimensionamento della presenza universitaria nell’isola. Per questo credo sia opportuno e urgente aprire un confronto fra tutti livelli istituzionali e politici. Una discussione capace di inserirsi nel dibattito nazionale per portare la nostra idea di Università, le peculiarità del nostro territorio e le proposte per valorizzarle. E nel frattempo dovremmo chiedere un passo indietro sui criteri attualmente applicati. Perché prima occorre decidere di cosa abbia bisogno l’istituzione più importante per il futuro dei nostri ragazzi. E solo dopo scegliere gli strumenti per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti».

One Response to L’Università in crisi… Cara Università sarda, chiedi al popolo sardo la forza per contrastare le assurde e sbagliate politiche governative!

  1. […] del centro-nord e quanto arriva a quelle del Sud. Peggio ancora a quelle di Sardegna e Sicilia. – Analoga preoccupazione è stata espressa dal docente di diritto costituzionale Pietro Ciarlo, proret…. ———— L’Unione Sarda. Cronaca di Sassari (Pagina 39 – Edizione CA) […]

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