Visioni di Scienza
Il primo appuntamento di Visioni di Scienza (ciclo ideato e curato dal giornalista Roberto Paracchini) un laboratorio in 5 momenti ai bordi della scienza: la Scienza è Visione, la Scienza ha visione!
Esiste già una data, il 2017, in cui è fissato il primo trapianto di testa. Ma come è possibile? Molta parte della cultura ancora egemone nel senso comune è convinta che il pensiero sia altra cosa dal corpo e dal cervello. Ma è realmente così? E che cosa significa “anatomia dell’anima”? La facoltà del pensiero, per secoli, è stata vista come una prerogativa dell’anima.
Cartesio è considerato l’esponente principale (nel pensiero moderno) del così detto dualismo (res cogitans, pensante, da un lato; e res extensa, materia, dall’altro). Da cui anche la separazione tra capacità logico concettuali (equiparate alla razionalità) ed emozioni (considerate la parte non razionale da controllare, appunto, con la razionalità). Ma oggi gli studi neuroscientifici hanno scombinato tutto.
Intanto sono arrivati i trapianti: quello di cuore, ad esempio, ha sfatato il mito (duro a morire) di questo organo come centro, se non più del pensiero, almeno del sentimento. – segue –
Oggi si fanno trapianti di quasi tutti gli organi, ma solo da pochi anni si comincia a parlare della possibilità del trapianto di testa. Ma come è possibile, nella testa si trova il cervello? Chi pensa che questi trapianti possano essere realizzati vuole diventare un moderno Frankenstein? O che altro? Lo scienziato Gian Luigi Gessa, un numero uno internazionale delle neuroscienze, pensa che questo tipo di intervento non debbe scandalizzare, nè spaventare. Susanna Orrù, Andrea Ivaz Melis, Andrea Nivola, Gioacchino Grossi, Alessandro Vinci, Roberto Spanu, Silvia Loi, Angela Loi, Massimiliano Aroffo, Michele Piras, Niccolò Carlo Piras Cherchi, Michela Calledda, Marcello Sovjet Cadeddu, Piero Arru, Roberto Paracchini, Ciro Auriemma Sabot, Nadia Paddeu, Christian Locci, Alessio Roascio, Matteo Éruner Maxia
Anatomia dell’anima, da Cartesio ai trapianti di testa Comunicato stampa
Anatomia dell’anima, da Cartesio ai trapianti di testa è il titolo dell’incontro-dibattito che si terrà mercoledì 4 novembre alle ore 19 nel circolo Sankara (via Napoli 62, Cagliari). Ne parla il neuroscienziato Gian Luigi Gessa.
Esiste già una data, il 2017, in cui è fissato il primo trapianto di testa. Ma come è possibile? Molta parte della cultura ancora egemone nel senso comune è convinta che il pensiero sia altra cosa dal corpo e dal cervello, organo del nostro corpo. Ma è realmente così? La facoltà del pensiero, per secoli, è stata vista come una prerogativa dell’anima. Allora in che senso è possibile parlare di “anatomia dell’anima”? Se questa può essere analizzata e scomposta allora è ancora possibile dire che sia altra cosa dal corpo?
Cartesio è considerato l’esponente principale (nel pensiero moderno) del così detto dualismo (res cogitans, pensante, da un lato; e res extensa, materia, dall’altro). Da cui anche la separazione tra capacità logico concettuali (equiparate alla razionalità) ed emozioni (considerate la parte non razionale da controllare, appunto, con la razionalità). Ma oggi gli studi neuroscientifici hanno rimesso in discussione questa impostazione.
Intanto sono arrivati i trapianti: quello di cuore, ad esempio, ha sfatato il mito (duro a morire) di questo organo come centro, se non più del pensiero, almeno del sentimento.
Oggi si fanno trapianti di quasi tutti gli organi, ma solo da pochi anni si comincia a parlare della possibilità del trapianto di testa. Ma come è possibile visto che nella testa si trova il cervello e che questo è strettamente interconnesso col corpo? Chi pensa che questi trapianti possano essere realizzati vuole diventare un moderno Frankenstein? O che altro? Lo scienziato Gian Luigi Gessa, numero uno internazionale delle neuroscienze, pensa che questo tipo di intervento non debba, in linea di principio, scandalizzare, nè spaventare; e in questo senso ne parlerà nell’incontro di mercoledì 4 novembre (alle ore 19 nel circolo Sankara), dibattito interno al ciclo “Vedere le scienze” (ideato e coordinato dal giornalista Roberto Paracchini).
Gian Luigi Gessa. Nel 1971 Bernard Brodie (il direttore del laboratorio di neurofarmacologia del National Institute di Bethesta), gli disse «You must be sick», tu devi essere matto. Poco prima Gian Luigi Gessa gli aveva comunicato di voler lasciare il più prestigioso laboratorio degli Usa per questo tipo di studi. E tutto per rientrare in Sardegna, a Cagliari, per dirigere un istituto di farmacologia dove non c’era niente. Mancavano persino le cavie degli esperimenti (conigli e ratti). Tanto che per procurarseli , i conigli, bisognava mettersi a fare i bracconieri, girando attorno a Pula e Santadi (come Gessa faceva con la sua Lambretta). Ma Gessa aveva un pensiero fisso: permettere ai giovani medici sardi di diventare bravi scienziati; da qui il montare di un altro pensiero fisso: creare una scuola e farlo in Sardegna. E così è stato. Oggi quella “scuola”, inizialmente formata da Gessa e da un usciere, è diventata un autorevolissimo centro di ricerca, che ha “colonizzato” con ottimi docenti una quindicina di atenei nazionali e che vanta centinaia di pubblicazioni sulle più autorevoli riviste scientifiche, da “Scienze” a “Nature”. Inoltre Gessa ha anche contribuito a tracciare una strada considerata molto feconda per l’esplorazione del cervello: lo studio degli effetti delle sostanze “da abuso”: dall’eroina alla coca, dalla marijana all’alcol, dal cioccolato al caffè, diventanto così uno dei più autorevole neuroscienziati in campo internazionale