PROGRAMMA PER LA CITTA’. Cosa fare per le periferie urbane? Ce lo dice l’Unione Europea attraverso la Regione.

Ma il Comune di Cagliari e la stessa Regione recepiscono le linee programmatiche in un progetto riduttivo, scritto senza ascoltare la gente e rispondere alle sue esigenze
quartiere-di-is-mirrionis-stefanocontiGabriele Mura Is Mirrionis
(a cura dell’Unione Europea)*

L’azione che si intende sostenere è incardinata nell’ambito della Strategia per le Aree urbane ed è finalizzata a sperimentare, in stretta sinergia con le altre azioni (…) un approccio multidisciplinare alle problematiche della legalità orientato alla vita della comunità promuovendo la sperimentazione di progetti innovativi improntati su politiche di prevenzione.

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Si intende, quindi, favorire il recupero funzionale e il riuso di vecchi immobili pubblici da destinare a spazi di relazione per il quartiere e l’intera comunità locale, nella piena convinzione che la rifunzionalizzazione di spazi pubblici dismessi o sottoutilizzati in stretto collegamento con attività di animazione sociale e partecipazione attiva, possa rispondere a una duplice finalità: da un lato evitare l’ulteriore degrado dell’area, dall’altro rappresentare una leva di coesione sociale.

Gli interventi infrastrutturali saranno funzionali alle attività di animazione sociale che sul territorio si intenderà promuovere, per diventare dei luoghi fisici di partecipazione attiva dei cittadini, degli spazi in cui sviluppare un lavoro di prossimità. Tali iniziative dovranno fungere da catalizzatore per la costruzione di nuove reti di relazione e rappresentare dei luoghi in cui si potranno intercettare i problemi sociali della famiglia, degli anziani, delle persone inoccupate e disoccupate in cerca di lavoro, e diventare delle vere e proprie “case di quartiere”, in grado di offrire servizi alla collettività (supporto alla genitorialità, sostegno alla legalità, prevenzione di fenomeni di devianza giovanile e/o abbandono scolastico).

Particolare attenzione verrà data alla sostenibilità di gestione nel medio-lungo periodo dei servizi realizzati, garantendo adeguate analisi di fattibilità ex ante, l’individuazione di risorse per lo start-up e l’avvio immediato delle procedure di selezione degli eventuali soggetti gestori, anche contestuale alla progettazione, così da incorporare l’effettivo fabbisogno del gestore.

Infine, le azioni afferenti le aree urbane saranno realizzate, secondo quanto previsto nell’ambito della strategia regionale su Agenda Urbana, attraverso il ricorso allo strumento degli Investimenti Territoriali Integrati nelle tre maggiori aree urbane (Cagliari, Sassari e Olbia), con l’affidamento della responsabilità di attuazione alle Autorità Urbane. Con riferimento all’area di Cagliari e agli interventi previsti nell’ambito del PON Metro, la demarcazione avverrà su base territoriale, con l’individuazione di un quartiere target per il POR e il sostegno a iniziative anche di scala metropolitana nei diversi settori di intervento del PON METRO.

Contributo atteso al perseguimento dell’obiettivo specifico

Si ritiene che attraverso tali azioni si possa migliorare la legalità di aree degradate delle principali città attraverso il recupero funzionale e riuso di vecchi immobili in collegamento con attività di animazione sociale e partecipazione attiva della comunità locale.

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*Por FESR Sardegna 2014-2020 Parte ITI Investimenti Territoriali Integrati
Azione 9.6.6. Interventi di recupero funzionale e riuso di vecchi immobili in collegamento con attività di animazione sociale e partecipazione collettiva, inclusi interventi per il riuso e la rifunzionalizzazione dei beni confiscati alle mafie
Descrizione della tipologia e degli esempi di azioni da sostenere.
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- La foto è di Gabriele Mura. Si riferisce al quartiere di Is Mirrionis negli anni Settanta (ai tempi della Scuola Popolare)
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TTIP 1
TTIP: una micidiale operazione contro la democrazia a favore dei potentati economici planetari.
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Da La Nuova Sardegna on line, 1 settembre 2015
Soltanto Cagliari e Olbia-Tempio crescono ma soprattutto grazie all’arrivo di stranieri
Calo demografico, emorragia continua

SASSARI Non è solo il saldo, quasi sempre negativo, tra nati e morti. Ci sono anche i tanti giovani in partenza all’origine del calo demografico della Sardegna. Perché fra tanti che fanno la valigia, ce ne sono parecchi che nell’isola non tornano più. Il viaggio diventa qualcosa di più di un’esperienza all’estero: chi trova lavoro spesso resta lì, soprattutto se l’impiego è attinente con il percorso di studi o la formazione professionale. A quel punto la Sardegna può diventare un ricordo, la terra d’origine che non riesce a soddisfare le ambizioni dei suoi figli. I 7200 – per la stragrande maggioranza giovani – che secondo le rilevazioni delle Acli hanno lasciato la Sardegna nel 2014, si innestano in un quadro demografico allarmante. Nell’isola molti paesini sotto i 5mila abitanti sono a rischio estinzione, per alcuni l’estrema unzione è prevista entro i prossimi 20 anni. Il motivo è semplice: i giovani vanno via, non nascono più bambini, la popolazione è sempre più anziana. L’anno scorso, considerando il saldo naturale (la differenza tra nati e morti) e il saldo migratorio (la differenza tra i residenti acquistati e quelli persi), la popolazione dell’isola è diminuita di 573 unità. Crescono soltanto due province: Cagliari, con +1098 residenti e l’ormai ex Olbia-Tempio, con +1432. In tutte le altre vince il segno meno: Sassari -382, Oristano -368, Nuoro -567, Carbonia-Iglesias -694, Medio Campidano -535 e Ogliastra -57. In un quadro simile, a rendere meno drammatica la situazione sono gli stranieri, che compensano in parte la situazione: nel 2014 sono stati 45.079 i cittadini provenienti dall’estero che hanno deciso di stabilirsi in Sardegna, 2920 in più rispetto al 2013. A patire maggiormente all’interno del territorio regionale il calo demografico sono i piccoli paesi, nel mirino costante di politiche di tagli – regionali e statali – che comportano eliminazione di servizi e accorpamento con centri più grossi. Per evitare che il quadro si esasperi ulteriormente, è necessario mettere in campo strategie in controtendenza: lo sostengono le Acli che a breve presenteranno un progetto sperimentale che coinvolgerà numerosi piccoli comuni dell’isola. L’obiettivo è rallentare l’emorragia con strumenti che frenino la fuga, soprattutto dei più giovani.
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Emergenza migranti, Londra potrebbe chiudere le porte
La Gran Bretagna, innanzitutto. Il nuovo Eldorado per i giovani sardi, come la Germania. Sono questi i due paesi esteri guardati con più interesse dai ragazzi che cercano un lavoro, sognano l’indipendenza economica e per questo sono disposti a farlo lontano. La complicata situazione internazionale, con il grande caos legato agli sbarchi massicci dei migranti provenienti soprattutto dal Nord Africa, l’emergenza umanitaria senza precedenti che si vive ormai da mesi, potrebbe modificare il quadro. È di ieri la notizia secondo la quale l’Inghilterra potrebbe impedire l’accesso a nuovi migranti provenienti da paesi europei se non provvisti in anticipo di un contratto di lavoro. Una scelta molto discutibile, che sta suscitando una marea di polemiche in ambito iternazionale, pensata per frenare il caos dei flussi. Una ipotesi, per ora, che se venisse messa in pratica, di fatto tarperebbe le ali ai sogni di tanti. Ragazzi e adulti, sardi e non, cittadini europei, che in Gran Bretagna, nella grande Londra in particolare, intravedono la possibilità di costruirsi un futuro.
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Molti emigrati si affermano nel settore e aprono locali di tendenza
Dieci e lode nella ristorazione

SASSARI Eccellenze nella ristorazione. Portano all’estero, spesso dall’altra parte del globo, il meglio del made in Italy. Sapori e profumi inconfondibili: dagli spaghetti al vino, dalla pizza al gelato sino ai sapori del mare isolano. Ci sono tardi sardi che hanno fatto fortuna prendendo alla gola i clienti. Marino Braccu è un olbiese dall’olfatto sopraffino. Lavora a quasi diecimila chilometri da casa, nel centro di Hong Kong, precisamente tra le mura di «Otto e mezzo». L’unico ristorante italiano all’estero premiato con tre stelle Michelin. Braccu laggiù fa il sommelier. Tocca a lui guidare i clienti in un affascinante viaggio tra le migliori etichette del pianeta. «Ho mosso i primi passi nel mondo della ristorazione quando ero ragazzo, innanzitutto come cameriere – racconta Marino Braccu, 35 anni -. Poi sono partito per l’Australia, prima a Sidney e poi a Melbourne. In tutto sono stato lì per 7 anni». In Australia Braccu ha cominciato a conoscere il mondo del vino, prima affiancando un abile sommelier e poi partecipando a importanti corsi. La grande svolta lo scorso anno, quando ha avuto la possibilità di entrare nella grande famiglia del ristorante «Otto e mezzo» di Hong Kong, diretto dallo chef bergamasco Umberto Bombana. Una sorta di tempio della cucina extralusso, dove ogni piatto è un capolavoro studiato nei minimi dettagli. Marino Braccu, comunque, non dimentica la sua Sardegna. E non dimentica neanche i prodotti più eccellenti della sua lontana terra. «Ovviamente abbiamo anche numerosi vini sardi – racconta -. I nostri clienti li conoscono bene, anche perché molti di loro passano spesso le vacanze in Sardegna». Anche lui vorrebbe tornare a casa. «Il mio sogno? confessa Marino Braccu – È aprire un ristorante a Olbia, nella mia città». In Messico invece, vicino a Cancun, ci sono i due ristoranti aperti da un sassarese, Angelo Sanna: partito molti anni fa, neppure trentenne, dall’isola, in cerca di quel cambiamento drastico che lì è diventato una piacevole realtà. I suoi due ristoranti sono un punto di riferimento importante per turisti residenti, grazie soprattutto alle aragoste e alle specialità alla griglia. Ma ovviamente anche la pasta al pomodoro preparata con prodotti rigorosamente made in Italy.

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