Sla, cure personalizzate a casa grazie al “modello Sardegna”: ci sono voluti 30 anni per metterlo in piedi, teniamocelo caro
ASSISTENZA. Paolo Castaldi, Presidente AIMOS
Sla, cure personalizzate a casa grazie al “modello Sardegna”
Non riuscire più a muoversi, a parlare, a deglutire. Il corpo si consuma, quasi fino a fermarsi, ma la mente è sempre in grado di pensare. Chi soffre di sclerosi laterale amiotrofica (Sla), nella fase avanzata della malattia, è costretto a letto o su una carrozzina, attaccato a un tubo per respirare e a un altro per nutrirsi. Essere malati di Sla significa anche essere costretti a vivere in un’asettica stanza di Rianimazione dove ogni giorno di ricovero costa circa 2.500 euro e dove ricevono esclusivamente l’assistenza sanitaria. Esattamente quel che accade nella maggior parte delle regioni italiane. Eppure è possibile garantire a ciascun malato una qualità della vita più dignitosa nella propria casa. Per fare questo occorre un impegno particolare: un’assistenza integrata che coinvolge medici qualificati, infermieri e assistenti 24 ore su 24.
La Sardegna l’ha capito già 30 anni fa e, affinando il sistema con l’esperienza e con un impianto legislativo di primo piano, oggi ha costruito un sistema di assistenza domiciliare integrata per i malati più gravi che rappresenta il fiore all’occhiello della sanità in Italia. Al punto che tutte le altre regioni chiedono da anni di riproporre il “modello Sardegna” su scala nazionale. - segue -
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Il modello Sardegna è questo: ci sono voluti 30 anni per metterlo in piedi.
Ora, pensare di cambiarlo, come denunciano preoccupati i familiari di alcuni pazienti di Carbonia, non rischia di compromettere tutto?
Mauro Madeddu
(tratto da L’Unione Sarda del 21/07/2015)
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