In un incontro promosso da Sardegna Sostenibile e Sovrana si rilancia il dibattito su “Cagliari in Sardegna”
Care e cari,
L’Associazione Sardegna Sostenibile e Sovrana d’intesa con la componente istituzionale Sardegna Sovrana in seno al Consiglio Comunale di Cagliari intende promuovere l’apertura di un luogo di discussione ed elaborazione comune sulla città di Cagliari e sulla Sardegna.
Voi tutti siete organizzazioni politiche, sociali, singoli intellettuali o espressioni del mondo culturale, sociale ed economico cagliaritano.
E nostro intendimento dialogare con Voi perché crediamo, e speriamo, che siano maturi i tempi per incontrarci e ragionare collettivamente e fattivamente e nei giusti tempi, sulla possibilità di costituire una prospettiva politica comune capace di misurarsi con pari dignità con gli schieramenti tradizionali di centrodestra e di centrosinistra.
- SEGUE –
Una proposta che parta dall’idea di Cagliari come Città-Capitale e come Città Metropolitana che costruisce un sistema di raccordo e di elaborazione con le altre città delle Sardegna e con tutti i Comuni sardi e tra quest’insieme e la Regione con un’ottica di processo che non finisce nei prossimi mesi ed anni. Una proposta politica, culturale e di governo che abbia respiro maggioritario, cultura di governo e che, contemporaneamente dia risposte sia ai drammatici problemi sociali e, contestualmente sia capace di delineare un progetto per la Città e la Sardegna del futuro con il respiro e la dimensione euro mediterranea.
Vi invitiamo ad un primo incontro a carattere non pubblico, per discutere di una possibile e auspicabile agenda di lavoro su queste tematiche e su altre che sicuramente il confronto farà emergere, da tenersi Giovedì 9 aprile, a partire dalle ore 17, presso la sede dell’ExArt in piazzetta Dettori a Cagliari.
Al fine di istruire nel modo quanto più efficace l’incontro, siamo ovviamente a disposizione per ogni interlocuzione che riterrete utile e che sia necessario mettere in campo prima del 9 aprile p.v.
Atteso che abbiamo previsto, un numero ampio di invitati, si suggerisce l’idea in caso di delegazioni di partiti e/o organizzazioni una rappresentanza di non più di tre componenti.
Siamo certi che saprete cogliere positivamente e con fattiva partecipazione questo nostro invito.
In attesa d’incontrarci Giovedi 9 aprile p.v. vogliate gradire le nostre vivissime Cordialità,
Pierluigi Marotto (Presidente Associazione Sardegna Sostenibile e Sovrana)
Enrico Lobina (Consigliere Comunale Cagliari Sardegna Sovrana)
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CAGLIARI CITTA’ CAPITALE – INCONTRO DEL 9 APRILE 2015
Appunti programmativi per la discussione
L’Autonomia e il suo modello di sviluppo hanno concluso il loro ciclo.
Le politiche di austerità europee hanno comportato, nello specifico italiano, tra gli altri fenomeni, una centralizzazione dell’organizzazione statuale, che ripudia il principio della sovranità popolare.
In Sardegna la fase autonomistica non ha saputo sviluppare, per responsabilità delle élite locali, risposte all’altezza dei bisogni di benessere del popolo sardo.
Occorre affermare con nettezza che l’Autonomia ha esaurito la sua fase propulsiva e che è urgente e necessario aprire un processo sociale, economico e politico che dia speranza e concretezza emancipativa alla Sardegna, assumendo il principio di Autodeterminazione dei popoli, e un modello di sviluppo sostenibile come elementi distintivi di riferimento così che possa essere esercitato il principio di sovranità.
Questo processo si pone oggettivamente sul piano sociale, politico, economico e culturale, in alternativa ai progetti espressi e tutt’ora in corso sia nel centrodestra che nel centrosinistra.
La Città di Cagliari tra crisi sociale e inadeguatezza del quadro di riferimento istituzionale
Nella città di Cagliari in questi ultimi quattro anni (2011-2014) gli abitanti sono diminuiti più che nel quadriennio precedente (2008-2011). Gli iscritti ai Centri Servizi per il Lavoro, nella sola capitale della Sardegna, sono passati da 29.700 (maggio 2011) a 37.070 (dicembre 2014), con dinamiche più gravi rispetto a quella dell’intera Sardegna.
L’assenza di un quadro di riferimento istituzionale certo sull’articolazione dei poteri sub-regionali, e la mancata forte spinta riformatrice nel governo del Capoluogo non hanno consentito alla città di porsi comela locomotiva di un nuovo progetto di sviluppo sostenibile capace di mettere in rete Comuni e Città sarde e questi in relazione con la Regione e con i processi di area vasta di carattere sub-regionale connessi all’efficienza e all’efficacia nella gestione e allocazione dei servizi e articolati per competenze e vocazioni dei territori, secondo il principio di adeguatezza e sussidiarietà.
Vogliamo, insieme ad altri e con pari dignità, rappresentare un punto di vista organizzato e organizzabile sia per il riscatto da un’esistenza segnata dalla povertà, l’emigrazione e la solitudine di larghi ceti popolari sia per la positiva iniziativa delle forze imprenditoriali, intellettuali e della cultura, dei servizi, che intendono concorrere alla creazione di ricchezza e sviluppo economico sostenibile.
Esercitare le prerogative democratiche legate alla sovranità popolare
Le elezioni non sono solo un appuntamento al quale ci si può presentare, esse rappresentano un momento importante anche se non esclusivo per l’esercizio delle prerogative legate alla sovranità popolare. Quelle di
Cagliari del 2016 rappresentano uno snodo strategico, perché col Sindaco della Città- Capitale si eleggerà,
probabilmente, anche il Sindaco dell’area metropolitana, che oggi consta di più di 400.000 abitanti. Le
elezioni del maggio 2016, inoltre, saranno elezioni di metà mandato della giunta regionale.
Agenda 2019
Lavoriamo a un progetto, che definiamo Agenda 2019, e siamo consapevoli che senza lavoro non c’è
libertà, e senza Autodeterminazione in Sardegna non c’è esercizio vero dei poteri sovrani.
La Sardegna, da alcuni anni sino a oggi, sta subendo un processo di svuotamento dei suoi poteri e delle sue
prerogative autonomistiche e subisce sul piano economico e sociale una regressione molto più accentuata
rispetto al resto dell’Italia e dello stesso mezzogiorno. Questa deriva semicoloniale va combattuta con la
costruzione di una alleanza sociale, politica ed economica, che affermi nella società sarda l’apertura di una
nuova stagione.
Più di 450.000 sardi sono iscritti ai centri servizi per il lavoro (gli ex uffici di collocamento). Il reddito pro-
capite in Sardegna è simile a quello greco. In questo contesto, la sola proposta politica non basta.
Proponiamo di sperimentare l’alleanza sociale per la costruzione di una via originale sarda di costruzione di un movimento, una soggettività di comunità e di territori che sia capace di prendere ciò che può essere utile dalle esperienze maturate nei paesi baschi, in Scozia, da Syriza in Grecia, da Podemos in Spagna e attenta alla coalizione sociale italiana in fieri che, se si sviluppasse in senso di movimento a caratura europea che riconosce le peculiarità regionali come elemento fondativo e distintivo, concorrerebbe positivamente anche a questo progetto, sapendo che in ogni caso a noi spetta di camminare sulle nostre gambe.
Democrazia, partecipazione e crisi della rappresentanza
Con questa proposta politico-culturale vogliamo contribuire al dibattito sulla crisi della rappresentanza dei corpi intermedi e sugli effetti nefasti che produce: assenza di luoghi di partecipazione e discussione collettiva sia sui grandi temi sociali sia sulle scelte di governo a tutti i livelli e che si traducono in tassi di astensione dal voto che superano la soglia di guardia non tanto e non solo per il carattere democratico del sistema quanto per la bassissima rappresentanza e legittimazione dell’investiture di governo. Pensiamo che il punto fondamentale non sia l’unificazione elettoralistica di indipendentisti, sovranisti e sinistra.
Avanziamo queste proposte per provare a costruire una risposta a carattere processuale articolata ed inclusiva che possa essere percepita come un’alternativa credibile per sardi, anche attraverso l’iniezione di potenti forme di democrazia, anche diretta e con fortissime discriminanti sul piano etico e del rinnovamento e dalle forti connotazioni programmatiche comprese nel concetto di sostenibilità.
Dal sito web della RAS
Città metropolitana, Erriu: “Grande opportunità di crescita per Cagliari e l’intera Sardegna”Erriu ha spiegato: “Non possiamo negare che in Sardegna ci siano ancora resistenze sulla città metropolitana del capoluogo: Cagliari è già la città più ‘pesante’ dal punto di vista demografico e politico, si dice, e un suo ulteriore rafforzamento potrebbe mettere in seria difficoltà i piccoli Comuni”. Ma, secondo l’esponente della giunta Pigliaru, “affrontare e risolvere i problemi dell’area vasta di Cagliari significa far crescere in realtà l’intera isola”.
CAGLIARI, 8 APRILE 2015 – “La costituzione della Città metropolitana di Cagliari deve essere intesa come una opportunità per l’intera Sardegna e non come competizione tra territori”: lo ha detto oggi l’assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, intervenendo al congresso della Cisl sul tema “Cagliari città metropolitana, proposte opportunità e governance dell’area vasta”.
Erriu ha spiegato: “Non possiamo negare che in Sardegna ci siano ancora resistenze sulla città metropolitana del capoluogo: Cagliari è già la città più ‘pesante’ dal punto di vista demografico e politico, si dice, e un suo ulteriore rafforzamento potrebbe mettere in seria difficoltà i piccoli Comuni”. Ma, secondo l’esponente della giunta Pigliaru, “affrontare e risolvere i problemi dell’area vasta di Cagliari significa far crescere in realtà l’intera isola”.
Soprattutto perché, la città metropolitana “non significa che Cagliari diventerà l’asso pigliatutto, che ha dalla sua ulteriori vantaggi competitivi e toglie peso politico e risorse agli altri centri: una novità di questa portata, invece, potrà funzionare solo se tutto il contesto regionale sarà costruito con equilibrio”. È questa la ragione per cui, ha ribadito l’assessore Erriu, “la Regione porrà particolare attenzione anche alle esigenze delle zone interne e di altri centri, come Sassari e Olbia, che di fatto costituiscono gli altri poli di contesto metropolitano della Sardegna”.
Qualsiasi passaggio però, ha detto il responsabile degli Enti locali, “non sarà calato dall’alto ma verrà discusso coinvolgendo nelle scelte enti locali e cittadini”. È quello che la Giunta ha fatto finora e questo metodo verrà applicato anche sugli aspetti più problematici della costituzione territoriale della Città metropolitana: “Per esempio, sul tema del personale abbiamo una interlocuzione aperta e fruttuosa coi sindacati nel tavolo sul monitoraggio delle funzioni provinciali”.
Anche la scelta fatta dalla Giunta regionale con l’approvazione del disegno di legge di riforma degli enti locali del dicembre scorso, che “ha individuato i comuni facenti parte del Forum dei sindaci dell’area vasta di Cagliari. – ha assicurato Cristiano Erriu – sarà oggetto di discussione e analisi”.
Disoccupazione: e se a Cagliari con la sinistra dovesse aumentare?
di Enrico Lobina | 13 aprile 2015
Enrico Lobina
Consigliere comunale Cagliari
In queste settimane sui giornali si discute sull’esistenza ed il significato della sinistra. Maurizio Landini afferma che “se Renzi è di sinistra, io non sono di sinistra”. Nel senso comune la politica di sinistra è quella del Pd. La politica di sinistra, al contrario, dovrebbe essere quella che crea benessere per chi, nella scala sociale, sta nella parte bassa.
Da quando sono consigliere comunale a Cagliari sto attento a tutto quello che si dice della mia città, ma cerco anche di recuperare indicatori che parlino da soli. I Centri Servizi per il Lavoro (Csl) sono i vecchi uffici di collocamento. Ai Csl si possono iscrivere disoccupati, inoccupati e partite Iva che dichiarino meno di 4.800 euro all’anno. Le dinamiche dei cagliaritani iscritti ai Csl sono le seguenti:
Disoccupati della città di Cagliari
ANNO
Numero Cittadini
29.908 (dato di maggio)
2012
10.734
5.065
15.799
9.572
6.678
16.250
32.049 (dato di maggio)
2013
12.634
5.242
17.876
11.422
6.867
18.289
36.165 (dato di maggio)
2014
13.227
5.300
18.527
11.814
6.729
18.543
37.070 (dato di dicembre)
Fonte: Csl
L’arco temporale che va dal 1 giugno 2011 al 31 dicembre 2014 è di 1.309 giorni. In questo periodo gli iscritti al Csl, residenti nel comune di Cagliari, sono aumentati di 7.162 unità. Ogni giorno 5,4 cagliaritani, prima non iscritti, si sono iscritti al Centro servizi per il lavoro. A questi sono da aggiungere gli scoraggiati, anche se la “garanzia giovani” avrebbe potuto spingere diversi scoraggiati ad iscriversi al Csl. Se dividiamo 37.070 per 154.712 (i residenti) arriviamo a 0,239, cioè il 23,9% dei cagliaritani è iscritto al Centro servizi per il lavoro. Nel 2011 era il 19,1%.
C’è da dire che prima o poi questo trend si dovrà fermare: siamo a livelli greci. Cagliari è in linea con le dinamiche del resto della Sardegna. Anzi, il trend sembra leggermente peggiore. Il problema è che, in tutti i documenti programmatori, si scrive che le aree urbane, metropolitane, dovrebbero trainare il resto dei territori. La risposta peggiore sarebbe non affrontare il problema, o dire che l’amministrazione comunale non può fare nulla. Siamo veramente convinti che sia così? Il secondo livello politico in Sardegna, dopo il consiglio e la giunta regionale, non può fare politica e deve fare semplice amministrazione?
Questa domanda è ancora più forte se leggiamo il programma elettorale della coalizione vincente depositato nel 2011, qualche mese prima del voto: “Nei prossimi cinque anni ogni giorno almeno un occupato in più; ogni giorno almeno la stabilizzazione per un precario; ogni giorno almeno un’altra donna che conquista il lavoro; ogni giorno almeno un giovane che inizi a lavorare”.
Ogni giorno 5,4 in meno, altro che uno in più al giorno! E potremmo aggiungere l’aumento dei cassintegrati. A fronte di questi dati, un dirigente di SeL, lo stesso partito del sindaco, ha presentato la seguente linea difensiva su Twitter: “Il Comune fa quanto di sua competenza: investire i soldi pubblici, siamo la seconda città in Italia. Senza i lavori sarebbero dati peggiori”. Questa osservazione pone un problema epocale, proprio per quelli che vogliono ancora definirsi di sinistra: quando siamo al potere nel capoluogo sardo dobbiamo amministrare e basta, o dobbiamo anche fare politica e dare risposte?