Verso il primo maggio sardo. Efis martiri gloriosu

Bomeluzo sant'efisio cadi Antonio Dessì
Cagliari, 1° MAGGIO. SANT’EFIS.
Eroe e santo in servizio permanente effettivo (con una novità bibliografica in tema di limba).

- segue -
Ufficiale romano, nato a Elia, in Antiochia, nel III secolo D.C., morto a Nora (CA) nel 303 D.C.
Una carriera iniziata da persecutore dei Cristiani e conclusa sotto Diocleziano con la prigionia, la tortura e la morte in quanto convertitosi al Cristianesimo. Qualche tempo fa ho scritto che la Sardegna è attualmente priva di eroi e di santi. Preciso oggi che mi riferivo ai viventi. Perchè di santo in servizio permanente effettivo uno ce l’ha di sicuro, l’Isola, ed e’ un extracomunitario asiatico in onore del quale ogni anno si svolge a Cagliari, città che lui liberò dalla peste nel 1656, la più imponente e suggestiva processione religiosa della Sardegna. Efisio non temette di uscire in processione, con i suoi accompagnatori, nemmeno nel 1793, quando Cagliari fu bombardata dalla flotta francese dell’Ammiraglio Treguet e nel 1943, quando Cagliari fu bombardata dagli aerei alleati. Un eroe, in senso proprio, insomma.
Per dire la verità la Patrona della Sardegna è la Madonna di Bonaria. Ma Nuestra Senora del Buen Ayre, oltre che essere tirata per le vesti un po’ dappertutto, in quanto venerata dalle marinerie di tutto l’Occidente cristiano, deve anche prestare la propria opera nella capitale argentina, Buenos Aires, che dalla Madre avente sede a Cagliari prese il nome nel 1536, come ha ricordato con cognizione di causa Papa Franziscu in occasione della sua prima visita pastorale, svoltasi appunto nel nostro amato capoluogo.
Efisio è quindi il vero e unico Alternos della Madonna nell’Isola: non se ne abbiano i sassaresi, ma “Su Martiri Gloriosu” è cantato e invocato in tutta la Regione come “De Sardigna Protettore Poderosu”.
manoscritto sant'efisio Tonino Dessì
Per l’occasione pubblico la foto di un poema in lingua sarda a lui dedicato, stampato anonimo nel 1797. La particolarità è che l’autore non è un sardo, ma un gesuita iberico, Andrès Fabrès, nato a Manresa, in Catalogna, nel 1734 e arrivato in Sardegna nel 1783, a Cagliari, con un falso nome. Si faceva chiamare Bonifacio D’Olmi. Era in clandestinità perchè ricercato dalle autorità borboniche spagnole e da quelle pontificie dopo aver manifestato dissenso, in qualità di missionario in Cile, contro la cacciata dei gesuiti dalle colonie spagnole (vi ricordate “Mission”?) e contro il successivo scioglimento del’Ordine. Morì a Cagliari nel 1790.
Fabrès era un etnologo e un linguista competente. Nel 1765, su incarico dell’Ordine, aveva pubblicato in Cile la grammatica della lingua mapuche, col titolo “Arte de la lengua general del Reyno de Chile”. In Sardegna si dedicò alla cartografia e allo studio del linguaggio locale e compose una ricca “Prima gramatica de’ tre dialetti sardi, antico e moderno di Logudoro e Cagliaritano “, dedicata “Al Re Vittorio Amedeo III, il Magnanimo” (!), di cui la censura sabauda non autorizzò la pubblicazione “in quanto potrebbe, lo studio di tale opera, alienare non solo i studenti, ma eziandio le persone provette dall’applicarsi alla lingua italiana”. Della “Prima Gramatica” è sopravvissuto solo un frammento con l’indice dell’opera, conservato nella Biblioteca universitaria cagliaritana, mentre la lettera di diniego dell’autorizzazione censoria è conservata nell’Archivio di Stato, sempre a Cagliari.
Il poema in Sardo “Sant’Effisiu” è preceduto da un’introduzione metodologica in Italiano, nella quale l’Autore fornisce precise indicazioni comparatistiche sui lemmi usati nelle due principali varianti della limba e in alcune parlate locali sarde.
Unu traduttore de sa limba sarda comuna ante litteram, qualche secolo prima di quello digitale recentemente presentato dalla Regione Autonoma della Sardegna.
Ringrazio Emanuele Pes, dal quale ho acquistato la preziosa ristampa che ha curato del poema, anche per le notizie bio-bibliografiche che mi ha fornito.
(Dedicato a Emanuele Pes.)

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