in giro con la lampada di aladin sul gasdotto…

Galsi-5lampada aladin micromicroToh, chi si rivede! Il Galsi. Raffaele Deidda su SardegnaSoprattutto.
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Toh, chi si rivede! Il Galsi [di Raffaele Deidda]

By sardegnasoprattutto/ 16 febbraio 2015/ Economia & Lavoro/

Nel mese di maggio dello scorso anno (http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/3030)ci si chiedeva perché la Giunta regionale sarda avesse deciso di rinunciare al gas metano proveniente dall’Algeria in concomitanza con l’esplodere della crisi russo-ucraina, che faceva ritenere il progetto Galsi ancora più strategico. Ci si chiedeva anche se ci fossero alternative diverse dalle navi metaniere e dai rigassificatori. Non era sembrata particolarmente convincente la motivazione allora fornita dal presidente Pigliaru, che riteneva l’abbandono del Progetto Galsi un fatto obbligato per recuperare tempo prezioso in direzione della metanizzzione della Sardegna, “Iniziando un percorso più adeguato ai tempi, rispetto ad una tipologia rigida come quella di un tubo che arriva dall’Algeria”.

Avevano fatto eco al presidente alcuni assessori regionali. Quello dei Lavori Pubblici aveva ironizzato nel suo blog: “In questo momento la Sardegna non ha bisogno di lungaggini nelle decisioni sul futuro energetico. Le traccas di Sant’Efisio sono lente, ma le sonatrachas lo sono ancor di più”. Quello della Programmazione aveva dichiarato:“Una delle ragioni che ci hanno spinto a lasciare Galsi è proprio l’avanzamento della tecnologia. Oggi esistono metodi all’avanguardia, come l’acquisto di metano compresso, a costi molto bassi”. L’assessora dell’Industria aveva poi assicurato: “La metanizzazione, una priorità di questa amministrazione, sarà inserita nel Piano energetico regionale”. Ancora nel mese di gennaio 2015 l’assessora ha continuato ad assicurare di voler portare il metano nell’isola: “Abbiamo detto che nel giro di qualche mese avremo rivisto il piano energetico e, per fare bene questa scelta, occorre fare l’analisi della domanda energetica della Sardegna.”

Si ha però notizia della volontà dichiarata nel mese di dicembre 2014 dal presidente del Consiglio Renzi di aumentare la collaborazione in campo energetico con i paesi dell’area mediterranea, successivamente allo stop del gasdotto SouthStream che avrebbe dovuto connettere direttamente Russia ed Unione Europea. Quindi la collaborazione, in particolare, con l’Algeria e quindi la riproposizione del Galsi. Questo favorirebbe la società dell’ENI Snam, essendo previsti investimenti per circa 3 miliardi di euro e compenserebbe il danno subito dalla Saipem, società vincitrice della gara internazionale per la costruzione della prima linea del gasdotto SouthStream (2 miliardi di euro per realizzare e posare i tubi) che va dalla Crimea alla Bulgaria.

E’ stato il ministro degli Esteri Gentiloni a confermare l’opzione algerina per la fornitura di metano all’Italia passando dalla Sardegna, nel corso di una conferenza stampa tenutasi il 2 febbraio scorso ad Algeri insieme al ministro algerino Ramtane. Ratificando, di fatto, quanto risaputo e cioè che nonostante le diatribe sul contratto di fornitura, il progetto riveste un interesse strategico per entrambe le parti. L’Algeria, già il maggior fornitore dell’Italia attraverso il gasdotto Transmed che attraversa Tunisia e Sicilia, ha interesse di aumentare le esportazioni di gas. L’Italia ha l’urgenza di diversificare i paesi fornitori, soprattutto a causa dell’interruzione delle forniture dalla Libia e dell’incognita del gas russo.

Mentre i decisori sardi, nell’ottica di evitare le lentezze delle “sonatrachas”, ipotizzavano alternative al “tubo che arriva dall’Algeria”, magari consistenti in impianti di stoccaggio del gas naturale liquefatto che avrebbero, incidentalmente, favorito il traffico del gas del Qatar verso il Nord Europa, a Roma si guardava alle evoluzioni del conflitto russo-ucraino e agli interessi delle società energetiche e di ingegneria italiane, poco attenti alle opzioni avanzate dalla Giunta regionale sarda.

Ecco arrivare, quindi, l’ipotesi di soluzione per i problemi energetici dell’Italia e della Sardegna: Il Galsi. E bando alle lungaggini, di cui la Sardegna non ha bisogno nelle decisioni sul futuro energetico!

One Response to in giro con la lampada di aladin sul gasdotto…

  1. admin scrive:

    Da La Nuova Sardegna del 17 febbraio 2015
    Senza gas l’isola spende 300 milioni in più. Soru: «Le rinnovabili? Troppi costi e pochi benefici»
    Confindustria: «Metano indispensabile»

    di Alfredo Franchini
    CAGLIARI Gli industriali sardi chiedono alla Regione una scelta sull’energia e sul metano. In un forum dal titolo emblematico: «Energia per la ripresa della Sardegna, dai ritardi alle scelte della politica» sono stati analizzati i punti cardine e, in qualche modo, come vedremo più avanti, è stato messo in discussione l’apporto delle fonti rinnovabili. Dalla Regione le risposte non verranno in tempi brevi, così come chiedevano Alberto Scanu, presidente della Confindustria, e Maurizio De Pascale, presidente dei costruttori. Tra le priorità c’è la realizzazione della rete interna per la metanizzazione che verrà. Il nuovo piano. «La Regione deve chiarire qual è il fabbisogno energetico», ha precisato l’assessore all’industria, Maria Grazia Piras. Un chiarimento non da poco: per il metano nel vecchio piano era indicato un fabbisogno di un miliardo di metri cubi, oggi siamo «scesi» a 600 milioni. L’assessore Piras spiega: «Dobbiamo considerare l’impatto ambientale e il prezzo finale per l’utente. Per fare questo ci prendiamo il tempo necessario». L’assessore non si nasconde: ci vorranno due o tre mesi – ha annunciato Piras – per scegliere «le direttrici di marcia» e definire il mix energetico della Sardegna all’interno del Piano regionale che revisiona alcune parti del documento approvato dalla giunta Cappellacci. Metano. Il Galsi resta un buco nero, nonostante il governo Renzi lo voglia rilanciare. Alberto Scanu, in apertura del Forum, ha detto: «Non vogliamo che le risposte arrivino quando il metano non ci servirà più, ne abbiamo bisogno oggi e dobbiamo trovare le soluzioni per farlo arrivare subito in Sardegna». Che ci sia assoluto bisogno di metanizzare l’isola lo dimostrano i numeri del Rapporto Srm Svimez: le imprese sarde hanno un costo energetico più alto del 50% rispetto alle media europea. Sono 300 milioni in più all’anno, un aggravio di 2.700 euro per ogni impresa. «Cifre che dimostrano come la questione energetica sia una priorità per la Sardegna», afferma Roberto Bornioli, presidente di Confindustria per la Sardegna centrale. E tra le domande che restano in sospeso, Bornioli chiede: «Si può fare in Sardegna la ricerca e l’estrazione di minerali energetici»? E ancora: «Tutte le centrali elettriche sono essenziali»? Risposte che verranno con il piano regionale. Rinnovabili. Rispetto al prezzo unico nazionale dell’energia, la Sardegna è in controtendenza perché le fonti rinnovabili pesano, attraverso il costo degli incentivi, sulla nostra bolletta. Il costo per le rinnovabili è di 13 miliardi. «Abbiamo costruito l’equivalente di 11 o 12 centrali nucleari», spiega Fabrizio Pilo, docente dell’Università di Cagliari, «una dozzina di centrali nucleari sparse nella rete di distribuzione di media e bassa tensione che non controlliamo. Impianti definiti non rilevanti: certo non lo sarebbe uno da un chilowatt ma un milione di impianti sì». Sole e vento. «Quei 13 miliardi di euro nella nostra bolletta per le agevolazioni alle rinnovabili», afferma l’europarlamentare Renato Soru, «equivalgono al 20% del debito pubblico. Il sole e il vento hanno fatto ricco un sacco di gente ma famiglie e imprese non hanno avuto alcun beneficio. Anzi, ci siamo fatti rubare sole e vento, non sono stati creati posti di lavoro e nemmeno grandi avanzamenti tecnologici». Soru suggerisce: «Cerchiamo di mettere un freno alle fonti rinnovabili che sinora non hanno avuto ricadute positive sul sistema sardo». Per Soru, però, è finita anche l’epoca degli impianti tradizionali, quelle centrali che sono in regime di essenzialità. Soru si rivolge all’assessore: «Approvate in fretta il piano energetico e specializzate un pezzo del governo regionale, con un’Agenzia o una direzione generale di un assessorato è lo stesso». Carbone off. Tore Cherchi ricorda gli impegni dell’Europa sulle fonti rinnovabili: «La politica deve prevedere come uscire dall’uso di olio combustibile e carbone. Per il metano, comunque arrivi, ci vorranno ancora 7-8 anni. In futuro useremo più energia rinnovabile e la quota di combustibile di origine vegetale è destinata a crescere».

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