Mediterranean Gulf Forum

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ape-innovativa2Daremo spazio sulla nostra news al Convegno tenutosi oggi a Cagliari, sia dando conto dì servizi giornalistici di altre testate (vedi subito il breve servizio odierna di Videolina), sia riflettendo noi stessi in alcune direzioni offerte da diversi interventi nella manifestazione. Comunque un ringraziamento ai bravi organizzatori per un’iniziativa tempestiva ed opportuna in relazione alla situazione del bacino del Mediterraneo. Torneremo quindi sull’argomento. Intanto segnaliamo alcune importanti assenze dal Convegno, delle quali sarebbe necessario capire le ragioni.
POLITICI. Se si escludono quelli inviati per i saluti iniziali (Francesco Pigliaru, presidente della Regione; Massimo Zedda, sindaco di Cagliari; Renato Soru, parlamentare europeo), l’ex autorità portuale di Cagliari Piergiorgio Massidda, la ex consigliere regionale Claudia Zuncheddu e il consigliere comunale Filippo Petrucci (anche per l’Università), credo NESSUN ALTRO. Ma cerchiamo conferme o integrazioni informative.
MONDO ACCADEMICO. Il prof. Carlo Pilia, la prof.ssa Patrizia Manduchi, la prof.ssa Liliana Saiu, il prof. Gianluca Borzoni, il prof. Cristian Rossi, il dott. Nicola Melis, la dott.ssa Emanuela Locci (anche presidente del “Centro Studi al-Mutawassit – Il Mediterraneo” ), l’ing. Fausto Mistretta.
ESPONENTI DEL MONDO DELLE IMPRESE (SISTEMA CAMERALE): NESSUNO.
Riflettiamo…

One Response to Mediterranean Gulf Forum

  1. admin scrive:

    L’Unione Sarda di domenica 12 ottobre 2014
    Mediterraneo, paura e miseria

    di Roberto Cossu
    Accenni qui e là, ma è nel pomeriggio che il dramma immigrazione varca davvero i confini dell’Italia. «Siamo tutti preoccupati per questo problema», dice Henri Malosse, presidente del Comitato economico e sociale della Ue. Per le migliaia che annegano o «finiscono nelle mani della criminalità». Forse quel “tutti” è esagerato, stando alle cronache degli ultimi anni, potrebbe valere comunque come una promessa. Che raccoglie almeno idealmente l’appello lanciato al mattino dall’europarlamentare sardo Renato Soru: «Il Mediterraneo sta diventando un cimitero. Dove muoiono più persone che a Gaza». Con “Mare Nostrum” l’Italia ha fatto la sua parte, ma ora è «l’Italia a chiedere all’Europa un’assunzione di responsabilità».
    Anche perché la parola che più ricorre nel Mediterranean-Gulf Forum 2014 è proprio “cooperazione”. Concetto declinato in mille modi ieri al THotel di Cagliari, ma con un unico senso: “aiutiamoci”. «Siamo in ritardo», e i problemi sono di tutti (in questo caso il termine è esatto) nella sponda sud del Mediterraneo e nel Golfo arabo. Cooperazione per la sicurezza e cooperazione per l’economia, ovvero i punti centrali di un raduno internazionale ad altissimo livello. Sullo sfondo, ovviamente, il terrorismo e il lavoro che non c’è, fenomeni analizzati lucidamente, persino brutalmente.
    Ambasciatori, osservatori privilegiati, studiosi, banchieri, specialisti della Nato, membri di comitati, alla fine sono d’accordo almeno su un punto: nei paesi che si affacciano sul mare di casa quella cooperazione è stata finora il grande assente. Sono fallite le strategie, le volontà non si sono incrociate, i progetti si sono sciolti. E badate, per una volta il nodo non è il denaro. Il segretario generale della Confederation of egyptian european business associations, Alaa El-Ezz, ricorda che per il Mediterraneo «sono disponibili 22 miliardi di euro», soldi che potrebbero rivitalizzare piccole e medie imprese. Il problema? «L’accesso». Già, tutto il mondo è paese e la questione riguarda anche la piccola regione che ospita l’incontro. Si sente un altro invito che non ci è sconosciuto: «Dobbiamo creare un mercato attraente». Parlando da «cittadino del Mediterraneo, e non come egiziano», El-Ezz sostiene che «c’è ovunque lo stesso problema: l’occupazione. Risolto quello, si risolve tutto».
    Stiamo ancora sul campo economico. Non mancano i modelli positivi. Anna Maria Catte parla del programma Enpi “Bacino Mediterraneo” (che dirige): sono coinvolte 76 regioni di 14 Paesi per 95 progetti finanziati finora con una disponibilità di più di 200 milioni di euro. L’Italia è in prima fila (e la Regione sarda designata come Autorità di gestione comune) per settori cruciali: acqua, energie rinnovabili, gestione integrata delle coste. E agroalimentare, tessile, cultura, innovazione, ricerca. Sotto un’etichetta affascinante: “Mettere da parte la politica”. Finché è possibile. Anche il programma fino al 2020 percorrerà queste strade. «Le sfide sono comuni», dice in mattinata il presidente della Regione Francesco Pigliaru: «Dobbiamo investire nella fiducia». Non a caso l’altro ieri ha incontrato Saqr Nasser Al Raissi, ambasciatore in Italia degli Emirati arabi uniti, che al forum assicura: «Noi tendiamo sempre una mano a chi ha bisogni economici e sociali a causa dei conflitti». Ora «si tratta di trovare una soluzione ai problemi dell’immigrazione e dell’occupazione». La Sardegna ha un ruolo: «Si è fatta interprete della cooperazione nel Mediterraneo», riconosce Enrico Granara, del ministero per gli Affari esteri.
    Ma qual è il vero nemico? I talebani? l’Isis? Altri gruppi radicali? «È la miseria», insiste Ahamad Masadeh, già ministro, segretario generale dell’Unione per il Mediterraneo e ambasciatore della Giordania presso Nato e Ue. «Sono il sottosviluppo, la scarsa istruzione, l’assenza di governance». Nessun metodo avrà successo «se non affronterà questa situazione con la cooperazione». Insiste sul punto anche l’ambasciatore libico in Italia, Amed Elmabrouk Safar: «Le ingiustizie fra ricchi e poveri, la disoccupazione, la corruzione, il centralismo, le politiche economiche distorte», queste le truppe ostili. E le “soluzioni”, «parola magica, non sono mai concrete». La minaccia più importante, nella sponda sud, «non è il radicalismo, ma l’incapacità di affrontare queste sfide».
    Ed ecco l’altra grande questione del forum: la sicurezza. Cioè i conflitti, il terrorismo. È Masadeh a portare il dibattito al punto più critico: «Va risolto il nodo del Medioriente», dopo vent’anni di trattative inutili. «Mi spiace dire che il processo di pace è affondato dall’inizio. La base era una filosofia: perdere tempo per non arrivare a una soluzione. Solo trattative», gli fa eco Mahmoud Dahlan, già ministro e consigliere dell’Autorità nazionale palestinese. Ora «siamo sotto la minaccia dell’Isis», domani di qualche altra sigla. «Israele è uno stato fuorilegge e cerca sempre una coperta». Quanto all’Isis, «è un fenomeno lontano dalla nostra cultura». E parlare di “stato islamico” «è assurdo». L’Isis «uccide tutti, anche i musulmani». Dahlan dipinge «un sistema totale che fa nascere gli estremismi». Un sistema in cui il mondo occidentale ha grosse responsabilità e dove i paesi europei spesso e volentieri «collaborano con i Paesi che appoggiano il terrorismo». A questo punto è bene ricordare che al Forum non ci sono rappresentanti di Israele. Il discorso, nella stragrande maggioranza degli interventi, è a senso unico.
    D’altra parte, sottolinea a margine Hamze Jammoul, direttore generale del Mediterranean-Gulf Forum, «noi non siamo schierati. Offriamo un dibattito e un ventaglio di soluzioni». Ma certo, dopo tante politiche ambigue e scoordinate, «la cooperazione è un must», conferma Fabrizio W. Luciolli, presidente del Comitato atlantico italiano. Attenzione, avverte però Mahmoud Karem, del Consiglio nazionale egiziano per i diritti umani: «Il nemico di oggi potrebbe essere l’alleato di domani». Il caos è forse il primo nemico.
    Roberto Cossu

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