Come vanno le micro e piccole imprese? Ce lo dice il rapporto dello Small Business Act (SBA)
Small Business Act (SBA). Micro e piccole e medie imprese: pubblicato il quinto rapporto di monitoraggio (a cura del Mise, Ministero dello Sviluppo Economico)
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Micro e piccole e medie imprese: pubblicato il quinto rapporto di monitoraggio
23 luglio 2014
Il Rapporto di monitoraggio delle iniziative adottate in attuazione dello Small Business Act (SBA), indicato dalla Commissione europea come esempio di “buona pratica”, giunto alla sua quinta edizione, passa in rassegna le principali azioni intraprese dal Governo al fine di sostenere l’attività economica delle micro, piccole e medie imprese.
Emerge, in particolare, il ruolo rilevante delle policy orientate al rilancio degli investimenti privati, e del sostegno all’accesso al credito per il rilancio dell’economia italiana.
Il Rapporto sottolinea come, nel corso del 2013, il Governo sia intervenuto, da una parte, a favorire l’acquisto di nuovi macchinari e impianti attraverso la “Nuova Sabatini” e, dall’altra, ad accrescere la disponibilità di credito attraverso l’utilizzo del Fondo Centrale di Garanzia, impegnandosi altresì per il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione.
Nel primo Capitolo del Rapporto è analizzato il contesto teorico nel quale sono state “pensate” e attuate le misure di promozione delle imprese con particolare riguardo agli sviluppi futuri dello SBA; il secondo Capitolo approfondisce, per ciascun principio SBA, le misure di sostegno alle imprese approvate dalle Amministrazioni centrali nel 2013. Nel terzo Capitolo sono stati realizzati focus sulla recente evoluzione dei Contratti di rete (in forte crescita, a conferma del successo di questo strumento aggregativo presso le nostre imprese, soprattutto di micro e piccole dimensioni), le nuove Srl “light”, l’imprenditoria femminile e giovanile. Il quarto Capitolo approfondisce i risultati di un’Indagine svolta dal MISE su un campione rappresentativo di 1.000 imprese di micro, piccole e medie dimensioni, in cui sono analizzati, tra gli altri, gli aspetti relativi alla recente evoluzione congiunturale, alla successione e trasmissione di impresa, alle strategie e agli obiettivi delle imprese che hanno aderito ai Contratti di rete, al grado di conoscenza delle imprese sull’attuazione dello SBA (il 26,5% del campione segnala di conoscere lo SBA, percentuale in miglioramento rispetto al passato). Il quinto Capitolo raccoglie, infine, una serie di best practices regionali.
“Il semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea – ha commentato il Ministro Guidi -, offre un’importante occasione per confrontare e mettere a punto le misure più idonee a consolidare i punti di forza delle imprese minori limitandone al contempo gli aspetti di maggior fragilità, nel contesto di un complessivo rafforzamento della politica industriale”. “Siamo consapevoli – ha proseguito il Ministro – del ruolo propulsivo nel contesto dell’economia del nostro continente che le PMI rivestono, contribuendo al 67,4% dei posti di lavoro e per oltre il 58 % al valore aggiunto. Vogliamo rendere le imprese, anche quelle minori, protagoniste del nuovo Rinascimento industriale nel Paese ed in Europa”.
Per maggiori informazioni
Rapporto SBA 2014
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3.8 Imprenditoria giovanile
Nel mese di febbraio 2013, in Italia, il tasso di disoccupazione è pari al 37,8% ed è più elevato rispetto alla media europea (23,5%). Al IV trimestre 2012, gli artigiani con meno di 40 anni che rivestono cariche imprenditoriali sono 576.177. La più alta percentuale si registra nel Nord-Ovest (31,7%); segue il Mezzogiorno (25,1%), il Nord-Est (23,4%) e il Centro (19,8%). Nel dettaglio regionale, si registra una maggiore presenza di giovani imprenditori artigiani in Lombardia (18,7%, pari a 107.585 giovani imprenditori)32 (Figura 8).
32 Fonte: dati Confartigianato 2012.
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Agricoltura, silvicoltura pesca Estrazione di minerali da cave e miniere Attività manifatturiere Fornitura di energia elettrica, gas, vapore Fornitura di acqua e reti fognarie Costruzioni 66.919 Commercio 412.355
Imprese femminili
Stock 2012
Variazioni 2012/2011
Var. %
-2,15% -2,68% -0,71% 42,43%
3,22%
1,77% -0,18% 1,82% 2,86% 0,83% -0,24% 1,43% 1,78% 2,00% 2,25% 3,59% 2,30% 0,99% 4,53% Totale Italia 1.434.743 7.298 0,51%
Figura8–L’imprenditoriagiovanileartigiana
Fonte:ElaborazioneMISE
Nella “zona Europa” siamo i primi per numero di imprenditori e di lavoratori autonomi tra i 15 e i 39 anni: 1.736.400 occupati grazie ai quali superiamo il Regno Unito e la Germania. Questa posizione è confermata dal peso dell’imprenditoria e del lavoro autonomo degli under 40 sul totale degli occupati della stessa classe di età: in Italia, un giovane occupato sotto i 40 anni su cinque appartiene alla categoria di imprenditori e lavoratori autonomi. La propensione al “fare impresa” degli italiani è confermata dalla Figura 9.
Figura9–Giovaniimprenditoriunder40inEuropa
Fonte:ElaborazioneMISEFonte:elaborazioneMISE
Sono le imprese guidate da giovani under 35, da cittadini stranieri e da donne che hanno consentito al saldo anagrafico annuale di restare, seppur di poco, in campo positivo.
A dare il contributo più significativo al saldo, con un bilancio attivo di 70.473 imprese, sono state le imprese giovanili, seguite da quelle gestite da stranieri (24.329); dati ancora più
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Capitolo 3
Approfondimenti tematici
significativi se si confronta il peso relativo di questi aggregati rispetto al totale delle imprese esistenti in Italia a fine 2012: solo l’11,1% per quello che riguarda gli under 35 e il 7,8% per gli stranieri. Relativamente più modesto (+7.298 unità) il contributo al saldo offerto dall’impren- ditoria femminile che resta comunque, tra i ‘driver’ della tenuta del tessuto imprenditoriale, il raggruppamento con l’incidenza maggiore sul totale delle imprese (oltre 1,4 milioni di imprese, pari al 23,5% di tutto lo stock di imprese esistenti in Italia alla fine del 2012).
Nel confronto con il 2011, anch’esso chiuso con valori significativamente positivi per tutti e tre questi insiemi di imprese, a reggere meglio di fronte al persistere della crisi sono state le imprese degli under 35, il cui saldo si è ridotto di sole seimila unità (- 7,9%). Più marcata è stata la frenata delle imprese di stranieri, il cui saldo positivo si è ridotto del 18,6% e quella delle imprese femminili, che hanno visto ridursi di oltre due terzi il saldo del 2011.
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