in giro con la lampada di Aladin: bonas noas per il rispetto dei diritti elettorali dei sardi
- (La Nuova Sardegna on line, 14 maggio 2014) Elezioni europee, il giudice: «I sardi sono discriminati». Cagliari, accolto il ricorso presentato dall’Associazione dei diritti per le minoranze linguistiche. Deciderà la Corte costituzionale
di Umberto Aime, su La Nuova Sardegna on line
- (Democraziaoggi, 15 maggio 2014) Leggi elettorali: difesa dei sardi a intermittenza?, di Amsicora, su Democraziaoggi
(La Nuova Sardegna on line 14 maggio 2014) Elezioni europee, il giudice: «I sardi sono discriminati»
Cagliari, accolto il ricorso presentato dall’Associazione dei diritti per le minoranze linguistiche. Deciderà la Corte costituzionale
di Umberto Aime
CAGLIARI. Il sardo è una minoranza linguistica e nelle elezioni europee deve avere la stessa corsia preferenziale che la legge garantisce ai francesi della Valle D’Aosta, ai tedeschi del Trentino e anche agli sloveni del Friuli. Non possono esserci buoni e cattivi, privilegiati e bastonati davanti alla Costituzione. È questo il senso dell’ordinanza con cui il giudice del Tribunale civile di Cagliari, Ignazio Tamponi, ha accolto il ricorso alla legge elettorale del 1979 presentato a dicembre dall’Associazione per la tutela dei diritti dei sardi, col sostegno del Psd’Az, dei Rossomori e di Unidos.
Ora spetterà alla Corte costituzionale pronunciarsi sul caso e dire se i sardi sono oggi discriminati rispetto alle tre regioni addossate alle Alpi. La sentenza sul principio di uguaglianza arriverà certo dopo il 25 maggio e quindi fra due domeniche i sardi andranno a votare per Strasburgo ancora con lo status di «minoranza discriminata».
I commenti. «È una vittoria importante, la nostra, soprattutto perché abbiamo sconfitto Palazzo Chigi che si era opposto al ricorso», ha detto Flavio Cabitza il portavoce dell’Associazione. Entusiasta anche il collegio di difesa, con in testa l’avvocato Felice Besostri, che ancora una volta potrebbe avere la meglio su una legge elettorale. È lui il legale della vittoriosa battaglia contro il Porcellun (la legge elettorale nazionale) dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Nella sfida giudiziaria cagliaritana, Besostri era affiancato dagli Luisa Armandi e Roberta Campesi.
La discriminazione. È scritta nell’articolo della legge per l’elezione del Parlamento europeo che assegna solo a tre minoranze (francfone, tedesca e slovena) la corsia preferenziale di eleggere un europarlamentare senza sottostare allo sbarramento nazionale del 4 per cento purché «siano in coalizione con altre liste presenti in tutte le cinque circoscrizioni».
Scrive il giudice: «Non esiste oggi una valida giustificazione del trattamento diverso che è riservato dalla legge alle altre minoranze linguistiche albanese, catalana, greca, croata (l’elenco è lungo) fino a quella sarda, nonostante siano riconosciute come tali dalla legislazione nazionale». E sono minoranze anche per la Carta europea dei diritti che recita e tutela «il diritto a una reale uguaglianza politica, economica e sociale fra le persone appartenenti a una minoranza e quelle della maggioranza nazionale». Principio ribadito di recente dalla stessa Consulta: «La tutela delle minoranze è un principio fondamentale dell’ordinamento» e va riconosciuto «in favore di tutte indistintamente» anche nelle elezioni europee. Se non in quelle del 25 maggio, di sicuro nelle prossime, anche se a ribadire il concetto dovrà essere la Corte costituzionale.
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Leggi elettorali: difesa dei sardi a intermittenza?
15 Maggio 2014
di Amsicora, su Democraziaoggi
Che bella notizia! Nel giro di pochi giorni, ormai alla vigilia del voto per il Parlamento Ue, la legge elettorale per le europee viene rimessa alla Corte Costituzionale da due giudici diversi. Il Tribunale di Venezia prima, quello di Cagliari avantieri. Ed è interessante, il profilo sollevato dal nostro tribunale territoriale: la tutela dei sardi come minoranza linguistica.
Con la sua ordinanza il giudice Ignazio Tamponi, pone alla Consulta un rilievo sulla legge 18/1979, che, nel regolare in Italia il voto per eleggere gli europarlamentari, ammette solo le liste di candidati presentate da partiti o gruppi politici espressi dalle minoranze di lingua francese, tedesca o slovena, e non di altre minoranze linguistiche. Secondo i ricorrenti questa legge non rapppresenta e non tutela altre minoranze, fra le quali proprio quella sarda. La discriminazione è palese. La legge per l’elezione del Parlamento europeo assegna solo alle tre menzionate minoranze di eleggere un europarlamentare senza sottostare allo sbarramento nazionale del 4 per cento purché «siano in coalizione con altre liste presenti in tutte le cinque circoscrizioni». E così il giudice cagliaritano può giustamente scrivere: «Non esiste oggi una valida giustificazione del trattamento diverso che è riservato dalla legge alle altre minoranze linguistiche albanese, catalana, greca, croata (l’elenco è lungo) fino a quella sarda, nonostante siano riconosciute come tali dalla legislazione nazionale». E sono minoranze anche per la Carta europea dei diritti che recita e tutela «il diritto a una reale uguaglianza politica, economica e sociale fra le persone appartenenti a una minoranza e quelle della maggioranza nazionale». Principio ribadito di recente dalla stessa Consulta: «La tutela delle minoranze è un principio fondamentale dell’ordinamento» e va riconosciuto «in favore di tutte indistintamente» anche nelle elezioni europee. Un risultato importante se non per la tornata del 25 maggio, di sicuro per le prossime, anche se dovrà essere la Corte costituzionale a sancirlo definitivamente.
Ha dunque motivo di esultare l’Associazione Tutela dei diritti dei sardi che ha promosso il ricorso. E anche noi gioiamo con loro, e insieme ai rappresentanti di Rossomori, Partito Sardo d’Azione, Zona Franca, Soberania, Il Quinto Moro e Unidos, che hanno firmato il ricorso. Difendono giustamente i diritti dei sardi. Peccato che alcuni di loro li comprimano proprio in Sardegna, appoggiando e fruendo della legge elettorale regionale, che, in frode alla Costituzione, esclude dal Consiglio le minoranze non irreggimentate col PD o con FI, a loro volta alleati a livello nazionale e locale per manomettere la Costituzione e i diritti delle minoranze.
Bene, dunque, la difesa dei diritti dei sardi in Europa, ma sarebbe ancor meglio se alcuni partiti (più precisamente, sigle elettorali) li difendessero sempre, anzitutto in Sardegna, nelle istituzioni regionali, in primis nel nostro Consiglio regionale. Non li abbiamo visti sgomitare per firmare il ricorso contro la legge-truffa regionale. Ma non disperiamo, le vie della provvidenza sono infinite e il ravvedimento è sempre possibile.
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