Pro memoria per l’assessore alla riforma della regione Giammario Demuro
Dall’intervista di Giuseppe Meloni de L’Unione Sarda all’assessore Gianmario Demuro
Anche nella maggioranza si riparla dell’Assemblea costituente per rifare lo Statuto. Cosa ne pensa?
«Forme di supporto al legislatore, con tutti i sistemi oggi disponibili, possono andar bene: ma non vedo motivi per delegittimare un Consiglio appena eletto. Lo Statuto si faccia lì».
Noi crediamo invece che la riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna debba essere fatta da un’Assemblea Costituente eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi. Così come si sono espressi 487.060 elettori sardi rispondendo all’apposito quesito referendario il 6 maggio 2012.
I referendum regionali si sono svolti il 6 maggio 2012
Referendum n° 6 (consultivo):
« Siete voi favorevoli alla riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna da parte di un’Assemblea Costituente eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi? »
Ecco gli esiti
Elettori 1.479.925
Votanti 525.301 35,49% (su n. elettori) Quorum raggiunto
Schede bianche 5.623 1,07% (su n. votanti)
Voti nulli 1.842 0,35% (su n. votanti)
contestate e non assegnate 0 0,00% (su n. votanti)
RISPOSTA AFFERMATIVA Sì 487.060 94,42%
RISPOSTA NEGATIVA No 28.803 5,58%
Totale voti validi 515.863 100%
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Da L’Unione Sarda di sabato 12 aprile 2014
«Un nuovo Statuto più snello
Ma la Costituente non serve»
- L’assessore Demuro: sarebbe un errore farci dettare l’agenda da Renzi
Uno Statuto sardo breve, all’americana? «Guardi, magari sembrerà retorico. Ma quando sono stato ai National Archives, a Washington, ho visto la Costituzione degli Stati Uniti: sono quattro fogli». E quindi? «Quindi forse è da allora che ho l’idea che la carta fondamentale della Sardegna possa essere un documento più snello, che si concentri sui temi veramente decisivi: ambiente, finanze, cultura».
La versione di Gianmario Demuro è probabilmente un po’ romanzata: nella sua prima vita, quella da docente di diritto costituzionale, non ha dovuto di certo volare oltre l’Atlantico per sapere se la Costituzione Usa fosse più o meno prolissa. Ma ora che, come assessore regionale alle Riforme, è entrato almeno temporaneamente in una vita nuova, l’ispirazione statunitense rende l’idea.
Reduce dalla Conferenza delle regioni di Roma, Demuro risponde alle domande sulla riforma costituzionale cercando di dribblare le trappole. Da un lato non condivide il piglio centralista. Dall’altro non vuole apparire un conservatore: «La mia non è la posizione di Zagrebelsky. La sfida delle riforme va accettata».
Allora non è tutto da buttare, nella proposta Renzi?
«Beh, l’abolizione del Cnel è un’ottima idea. Ed è opportuna una nuova divisione delle competenze».
Però?
«Però temo un passo indietro nel riconoscimento della democrazia basata sulle autonomie regionali. Non credo che si possa tornare ai prefetti che decidono tutto».
Cioè le regioni diventeranno articolazioni dello Stato, senza potestà proprie?
«Più che altro, la riforma sembra la rivincita degli enti locali. Al centro c’è lo Stato, tutto il resto lo fanno i Comuni. Così com’è, il disegno di legge Renzi relega le regioni ad aree vaste delle città metropolitane».
Ma non si applica agli Statuti speciali, quindi per la Sardegna nessun problema.
«Non è così. Il clima sfavorevole condiziona tutti. Si parla di specialità diffusa. Il Veneto ha presentato un ordine del giorno per cancellare le regioni speciali».
Le quali, invece, si alleano per emendare la riforma.
«L’idea è che debba restare un rapporto bilaterale con lo Stato: gli Statuti si cambiano se c’è un’intesa».
Altrimenti il Parlamento cambierà lo Statuto sardo anche contro la Regione?
«Possibile. Magari non subito: ma in prospettiva, dopo la riforma della Costituzione, potrebbe accadere. Sulla base dei parametri più centralistici del nuovo Titolo V».
Come si può evitare?
«Io dico: non facciamoci dettare l’agenda. Proponiamo noi per primi uno Statuto più moderno, che valorizzi le differenze, in base all’idea che alcune cose possiamo farle meglio noi».
Quali?
«Credo che uno Statuto debba contenere dei sintetici tratti identitari, definire un accordo con lo Stato sui rapporti finanziari e concentrare la competenza esclusiva della Regione su alcuni temi fondamentali: anzitutto ambiente e governo del territorio, cultura e istruzione, lingua, salute, trasporti».
Rinunciando ad altre competenze?
«Forse sì. Per esempio, che senso ha che il Consiglio regionale legiferi sugli appalti, disciplinati ormai dall’Unione europea?».
Pigliaru dice che rifarà l’Agenzia sarda delle entrate. Lei, da costituzionalista, crede che potrà riscuotere anche i tributi statali?
«Perché no? In un rapporto bilaterale, possiamo assumere le responsabilità che sappiamo gestire meglio. Il Trentino si è preso la competenza sui parchi, il Friuli sulle strade, la Provincia di Trento sull’Università».
Anche nella maggioranza si riparla dell’Assemblea costituente per rifare lo Statuto. Cosa ne pensa?
«Forme di supporto al legislatore, con tutti i sistemi oggi disponibili, possono andar bene: ma non vedo motivi per delegittimare un Consiglio appena eletto. Lo Statuto si faccia lì».
La Giunta presenterà una sua proposta di Statuto?
«Siamo tutti molto rispettosi del Consiglio, Pigliaru per primo. Auspichiamo iniziative consiliari, pronti se serve a fare la nostra parte».
Vale davvero la pena di difendere le regioni, dopo certi clamorosi casi di sprechi?
«Sprechi ce ne sono stati in tutti i livelli di governo. In parte per aver avuto poca autonomia, non troppa. È mancato un indirizzo politico, sostituito dall’indirizzo senza volto della burocrazia. Va difesa l’autonomia come responsabilità: i politici devono rispondere del loro operato, e non ai dirigenti ministeriali ma ai cittadini».
Lei che difende la Costituzione, non è in imbarazzo in un’alleanza con sovranisti e persino indipendentisti?
«Non sono per l’indipendenza, si sa. Ma sono per estendere la specialità al massimo possibile. Sovranismo, per me, è l’idea che noi possiamo fare meglio di altri. Io vorrei una Sardegna capace di fare meglio del Trentino Alto Adige, e credo che sia possibile».
Giuseppe Meloni
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Al nuovo Consiglio regionale proponiamo l’attuazione della Costituente del popolo sardo
di Mario Medde e Pietro Borrotzu dell’Associazione Carta di Zuri
ripreso dal sito web di Mario Medde, mercoledì, 12 Marzo 2014 17:03
Un’Assemblea costituente del popolo sardo da eleggere ora. È una sorta di proposta ri-costituente per il centrosinistra sardo che pure ha vinto le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale. Lo ha sostenuto qualche giorno fa Pietrino Soddu parlando, e con argomenti di forte spessore, di autonomia, federalismo e giustizia, e di rinegoziazione dei rapporti e poteri con Roma e Bruxelles.
Per chi come noi da tanti anni sostiene la necessità della Costituente è un viatico di enorme rilevanza. Un incoraggiamento a riprendere in mano l’iniziativa del Comitato per la Costituente del popolo sardo per affermare i diritti dei Sardi a Roma e a Bruxelles, e contestualmente per ridisegnare in senso federalista anche la nostra Isola.
È quello che faremo a partire dalle prossime settimane. Consapevoli anche che la disaffezione verso la politica e le istituzioni va combattuta dando ai cittadini occasioni e strumenti di reale partecipazione, soprattutto sulle grandi questioni, come il fisco, la reale autonomia finanziaria, la rappresentanza in Europa, la potestà sulla capacità di spesa, il riconoscimento delle pari opportunità con le regioni continentali, la revisione degli assetti istituzionali in Sardegna, iniziando a destrutturare l’Ente Regione, ormai inadeguato e concausa di mille difficoltà, e attuando il principio di sussidiarietà.
Sono questi i grandi problemi che dobbiamo affrontare per superare le diseconomie dell’Isola, insieme all’urgenza di un buon governo che sappia mettere insieme le soluzioni alle quotidiane emergenze e cambiamenti consistenti sul versante istituzionale ed economico.
Un’impresa di proporzioni non ordinarie che obbliga a una forte, diffusa e specifica legittimazione popolare, un potere costituente, senza il quale si verrà irrimediabilmente attratti dall’agenda delle sole emergenze e dalla forza delle dinamiche romane ed europee; senza la forza necessaria a contrastarle e senza quella specifica legittimazione popolare che porta ad allontanare anche le tentazioni del ” Palazzo” e le contiguità sardo-romane.
Diversamente dal passato, il nuovo governo di centrosinistra sardo può essere soggetto di positivo cambiamento, perché consapevole dell’impresa che lo attende, per il suo importante pluralismo interno, perché deve necessariamente pensare e agire in grande, tanto quanto gli ostacoli che ha di fronte, molti di fattura sarda e altrettanti che vengono dall’esterno. L’errore da evitare, e che non fu evitato nei primi anni novanta, quando la legge istitutiva si arenò nelle nebbie romane e parlamentari, è quello di pensare che la Costituente possa limitare le competenze e la operatività del Consiglio regionale. Allora, strumentalmente, da più parti e trasversalmente, si disse infatti che il Consiglio era nella pienezza dei poteri e dunque non c’era bisogno di altri organismi. Questo accadeva mentre l’autonomia declinava ormai verso la paralisi, la Regione veniva quotidianamente circondata dai manifestanti, e la stessa idea e pratica della specialità messa alla berlina dai quotidiani più importanti del Paese. Quasi il 50% dei sardi non si è recato alle urne. Vale senz’altro il voto di chi ha voluto scegliere. Ma che esista un problema di credibilità della politica e delle istituzioni nessuno può negarlo.
È tempo ora di scelte importanti e nuove! La Costituente è una risposta che dà forza alla Sardegna e che crea i presupposti per attuare il federalismo in Sardegna e per un reale autogoverno. L’alternativa è ancora una volta la storiella del governo amico e di venire stritolati dalle ” ragioni ” dei più forti e dalle “compatibilità” romane ed europee.
La lotta alle povertà e per il lavoro potranno avere risultati positivi e tangibili solo attraverso istituzioni forti e partecipate, in grado di dare priorità e progettualità all’idea di giustizia. In questa direzione la Costituente sarda è oggi l’unico strumento per poter cambiare e riformare le istituzioni locali e regionali, e per affermare un autogoverno che faccia del lavoro e della lotta alle povertà il primo obiettivo.
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Da L’Unione Sarda domenica 13 aprile 2014
13 aprile 2014
Ritorna il partito della Costituente
«È la sola via per rifare lo Statuto»
- Opposizione e Carta di Zuri criticano Demuro. Ma la maggioranza lo sostiene
Un nuovo Statuto sardo, ok. Più snello? Se ne può parlare. Ma sulla bocciatura dell’Assemblea costituente, no: su quello l’opposizione non riesce ad andar d’accordo con l’assessore alle Riforme Gianmario Demuro. E anche l’associazione Carta di Zuri esprime dissenso.
LA MAGGIORANZA «Lo Statuto lo faccia il Consiglio, non vedo perché delegittimarlo», ha detto ieri Demuro all’Unione Sarda, commentando l’ipotesi di affidare il compito a una Costituente. Se ne riparlerà tra alleati, visto che proprio alcune voci della maggioranza (Anna Maria Busia del Centro democratico, Gavino Sale di Irs) avevano rilanciato, nei giorni scorsi, l’idea di un’assemblea esterna.
Ma Francesco Agus (Sel), prossimo presidente della commissione consiliare Autonomia, ritiene «ottima l’impostazione dell’assessore». Sul metodo e pure sull’idea di uno Statuto che si concentri sulle competenze decisive: «La Regione conserva alcuni poteri ormai solo di facciata. Altri, come quelli fiscali, vanno invece approfonditi».
L’OPPOSIZIONE «Invece oggi più che mai è la Costituente lo strumento più adeguato», ribatte il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, «per coinvolgere nelle riforme le forze sociali, economiche e culturali dell’Isola. Non capisco la posizione conservatrice dell’assessore: tra l’altro, sul punto si sono espressi i sardi con uno dei referendum consultivi del 2012».
Forza Italia, preannuncia Pittalis, chiederà alla minoranza di concordare una proposta di legge sulla Costituente. Un primo testo è stato già depositato dai Riformatori, fa sapere il capogruppo Attilio Dedoni: «Presenterò anche una proposta di nuovo Statuto», anticipa, «per una Regione con più ampi poteri. Noi siamo favorevoli a modificare il Titolo quinto della Costituzione, ma non in senso centralistico». Quanto all’idea di uno Statuto breve, sull’esempio della Costituzione americana, «ricordo che siamo in Sardegna, non negli Stati Uniti». Sul punto si mostra scettico anche Pittalis.
Un po’ diversa, nell’opposizione, l’opinione di Mario Floris (Uds), ex assessore alle Riforme: «Credo che il Consiglio abbia pieno titolo e legittimazione per cambiare lo Statuto, pur collaborando con organismi che rappresentino la società». Ma il ruolo fondamentale è della politica, «perché una riscrittura dei nostri poteri implica una trattativa serrata con lo Stato».
CARTA DI ZURI Il docente Vanni Lobrano, l’ex leader Cisl Mario Medde e don Pietro Borrotzu firmano una nota di risposta a Demuro (pur «senza polemica») per conto della Carta di Zuri: «L’Assemblea costituente del popolo sardo non delegittima ma rafforza il Consiglio. Preoccupa che l’assessore riproponga motivazioni contrarie». Le riforme «non possono essere, sempre che ci riesca, frutto del solo Consiglio», che rischia di «diventare ancor più espressione di una minoranza». Serve «una fase costituente, con i cittadini chiamati a essere protagonisti».
Giuseppe Meloni
L’UNIONE SARDA.it
Regione, si pensa a un nuovo Statuto. Ma è scontro sull’Assemblea costituente
Il Consiglio regionale
Consiglio e Giunta d’accordo sulla possibilità di fare un nuovo Statuto, ma divisi sui percorsi per raggiungere l’obiettivo.
L’assessore per le Riforme è favorevole a un nuovo Statuto ma “lo faccia il Consiglio, non vedo perché delegittimarlo”, ha detto ieri Demuro all’Unione Sarda, commentando l’ipotesi di affidare il compito a una Costituente. Sulla stessa linea anche Sel. Forza Italia, preannuncia il capogruppo Pittalis, chiederà alla minoranza di concordare una proposta di legge sulla Costituente. Contro Demuro anche i rappresentanti della Carta di Zuri.
Tutti i dettagli in una articolo di Giuseppe Meloni sull’Unione Sarda di oggi.
Domenica 13 aprile 2014 08.10
Il parere di Pietrino Soddu (su FondazioneSardinia)
http://www.fondazionesardinia.eu/ita/?p=7653