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- Per chi volesse approfondire le problematiche delle micro, piccole e medie imprese. Il rapporto del Garante ripreso dal blog aladinValorest
- La coperta corta di Renzi – Governo tra due fuochi. Paolo Savona su L’Unione Sarda
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La coperta corta di Renzi
Governo tra due fuochi
di Paolo Savona, L’Unione Sarda 3 marzo 2014
Il Paese ha un tale bisogno di Governo e una tale stanchezza di sentirsi ripetere dall’Europa e dall’interno la necessità di fare le riforme che l’apertura di credito concessa a Matteo Renzi è stata assai ampia, anche se un po’ tutti sono in attesa di sapere quali siano gli atti concreti che egli intende compiere per dare corso alla sua corretta diagnosi programmatica. Questa apertura di credito è già di per se stessa un successo e, ove si aggiunga quella concessa da importanti governi esteri e da istituzioni sovranazionali (come il Fondo monetario internationale), si può serenamente affermare che il nuovo Governo parte con il piede giusto. La situazione attuale da affrontare è stata correttamente definita come una serie di problemi le cui soluzioni non sono né di destra, né di sinistra, ma comuni a entrambe le correnti politiche, tali da giustificare per un certo periodo una grande coalizione, come ha fatto la Germania negoziando puntigliosamente un programma dettagliato.
Ma è proprio qui che nascono i nostri problemi. Da un lato la componente di centro della minicoalizione di governo cerca di distinguere la propria distanza dalle soluzioni tipiche del centro-sinistra e dall’altro la componente di sinistra fa lo stesso tentando di tirare la coperta corta dalla sua. Questo tira e molla ha già paralizzato il governo Monti e sopratutto Letta, e va ora riproponendosi. Il problema centrale del nuovo governo ridiventa pertanto la tassazione, argomento che ha logorato i precedenti governi, e lo sforamento del parametro europeo del 3% di deficit del bilancio pubblico. Poiché il primo argomento, quello delle tasse, porta alla deflazione e il secondo, quello dello sforamento del deficit, a una nuova crisi del debito pubblico, l’obiettivo principale del governo, quello della ripresa del Pil e dell’occupazione, si allontana e lo spettro di nuove elezioni si ripresenta. Ovviamente è uno spettro se considerato dal lato degli sbocchi che può portare e non del ripristino delle condizioni elementari di democrazia che all’interno e in Europa abbiamo da tempo trascurato.
Se il Governo non garantisce la stabilità fiscale per almeno l’intera legislatura, circa quattro anni, né le famiglie, né le imprese potranno fare i loro conti per consumare, risparmiare e investire e dobbiamo scordarci che la crescita reale possa raggiungere quel 3-4% necessario per ricaricare l’offerta di lavoro.
Le tasse incidono ormai negativamente sullo sviluppo soltanto a parlarne. Le risorse necessarie al Governo per lenire i costi sociali della crisi e prendere qualche iniziative di rilancio della domanda aggregata devono provenire solo dal taglio della spesa pubblica improduttiva e dalla riduzione del debito pubblico in circolazione da ottenere, mettendo l’intero patrimonio pubblico al servizio di questa operazione.
Se ben fatta, con questa operazione si potrebbero liberare almeno 20 miliardi di euro che, investiti in attività produttive, darebbero una crescita capace di far riprendere un minimo di occupazione, riaprendo le speranze di un futuro migliore.
Ciò non sembra si voglia fare e, se in alternativa si continua a vendere speranze spacciando mere previsioni econometriche di ripresa, le aspettative di consumo e di investimento peggiorano.
Tassazione ferma per una legislatura e riduzione dello stock di debito pubblico poggiando sul patrimonio dello Stato sono però condizioni necessarie, ma non sufficienti.
Occorre anche operare sul secondo e più importante motore dello sviluppo, quello delle costruzioni, che ha sempre ben operato a fianco delle esportazioni, dando il tono al ciclo economico.
Per farlo si deve indurre l’Ue ad attuare le grandi infrastrutture europee e il Governo italiano ad abbracciare un piano di rilancio dell’edilizia sociale e innovativa.
Per raggiungere questo obiettivo occorre fare riprendere l’offerta di credito nel settore, anche convincendo la Banca Centrale Europea ad acquistare le cartelle fondiarie, come ha fatto la Fed, la banca centrale americana.
La ripresa degli Stati Uniti è cominciata così, perché non va fatto lo stesso anche da noi? In particolare nella Sardegna la cui dipendenza dal ciclo delle costruzioni è quasi totale.
Paolo Savona
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