La legge elettorale sospetta di incostituzionalità: un macigno sulle elezioni sarde di domenica 16
Un intervento di Andrea Pubusa, ordinario di diritto amministrativo dell’Università della Sardegna – Università di Cagliari
Elezioni truccate: legge elettorale incostituzionale
dal sito web di Democraziaoggi, 13 Febbraio 2014
di Andrea Pubusa*
Sono valide le elezioni regionali del 16? Sono elezioni truccate quelle di domenica? Si può pensare ad un ricorso alla Consulta anche per la legge elettorale regionale bipartisan? Ci sono indizi sulla sua illegittimità costituzionale? Sembra proprio di sì, e lo abbiamo scritto prima dell’approvazione. La nuova legge regionale pare cozzare con la Costituzione non meno del porcellum, caduto miseramente sotto la scure della Consulta nel gennaio scorso. Si obietterà: le preferenze nella disciplina sarda esistono, tant’è che i santini (per ridere, qualcuno ne fa raccolta!) circolano e in abbondanza. La legge elettorale però non è volta solo alla scelta dei rappresentanti, disciplina anzitutto la trasformazione del voto degli elettori in seggi. Dunque regola la rappresentanza, elemento centrale, anche se non unico, di qualsiasi sistema democratico. - segue -
E’ intuitivo che la rappresentanza è meglio assicurata dai sistemi interamente proporzionali, ma è anche vero che l’applicazione integrale dei principi talora è sconsigliabile perché può produrre qualche controindicazione. Tutti i sistemi proporzionali (non ultimo quello tedesco) conoscono quindi piccoli correttivi, in genere volti a contenere l’eccessiva frammentazione della rappresentanza. Ma una cosa è un correttivo, altra cosa è uno stravolgimento. Lo è, ad esempio, su scala regionale uno sbarramento del 5% alle liste che si presentino da sole, fuori da qualsiasi coalizione. Lo è ancor più il 10% per una coalizione. E’ vero che si tratta di percentuali calcolate sul numero complessivo dei voti validamente espressi e non sul numero degli elettori. Ma sono percentuali sempre molto alte. Per intenderci stiamo parlando di decine di migliaia di voti. Vi sembra che la lista che abbia 20-30 mila voti non debba avere un seggio nel Consiglio regionale? Vi pare che una coalizione che non raggiunga il 10%, ma il 9% debba vedere vanificata la propria rappresentanza? Per intenderci, risponde alla volontà popolare che SEL, sempre più acaro del PD, elegga più d’un rappresentante e “Sardegna possibile“, se raggiunge “solo” il 9% non elegga nessuno. E vi sembra ammissibile che la stessa Michela Murgia non venga eletta pur raggiungendo – com’è prevedibile – non meno del 20% dei voti? Una punizione ex lege per chi ha il coraggio delle proprie idee!
PD e PDL hanno inscenato un rito elettorale col trucco per spartirsi, come in un gioco d’azzardo, tutta la posta in gioco, fino al prossimo giro.
Questo sul versante dell’elettorato passivo. Ma mettiamoci nella posizione dell’elettore. Vi pare che chi intende votare una lista minore non coalizzata, possa farlo serenamente, senza risentire la controindicazione del voto inutile, e cioé che il suo voto, anziché concorrere alla conquista di qualche seggio per la lista, prescelta finisca per impinguare i seggi delle liste avverse?
Col sistema elettorale occorre bilanciare il contenimento dell’astensione e l’eccessiva frammentazione. Bisogna favorire la partecipazione, seppure senza escludere qualche sbarramento. Ma con ragionevolezza, se non si vuole violare il principio dell’uguaglianza del voto, secondo il quale il voto dev’essere uguale in entrata e in uscita. Ebbene vi pare rispetti il principio di ragionevolezza l’assegnazione del 60% dei seggi alle liste collegate al candidato alla presidenza che ha avuto appena il 40 % dei voti?
Anche questo è un premio sproporzionato. Come lo è attribuire il 55% dei seggi al presidente che raggiunge solo il 25% senza raggiungere il 40%. Ora la sentenza della Corte Costituzionale che ha affondato il porcellum ha posto alcuni paletti dicendo a chiare lettere che non sono ammissibili irragionevoli violazioni del principio di uguaglianza del voto. La legge regionale sarda sembra oltrepassare abbondantemente il limite dlla ragionevolezza. E lo fa privando i sardi di una rappresentanza di forze significative fuori dal coro. L’obiettivo, qui come a Roma, è di far fuori ogni possibile opposizione, bene prezioso e ineliminabile della democrazia. I seggi tutti ai due grandi schieramenti, le minoranze al macero! E chi non ci sta si accomodi: si astenga! Al diavolo chi non si allinea!
Come si vede, il 16 siamo chiamati a elezioni truccate e ci sono tante buone ragioni per portare la legge elettorale sarda alla Consulta
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* Andrea Pubusa
Il Prof. Andrea Pubusa è ordinario di diritto amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari. Con decorrenza dal 1 gennaio 1970, è stato titolare di una borsa di studio ministeriale. Nel 1972 è stato chiamato a ricoprire l’incarico di Assistente alla Cattedra di Istituzioni di diritto pubblico presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Cagliari, diventando Assistente ordinario nel 1977. Nel 1974 riceve l’incarico dell’insegnamento di Diritto dell’economia presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Cagliari. Nel 1984 è Professore associato di Diritto amministrativo; nel 1990 è straordinario della stessa materia. A partire dal 1993 è Professore ordinario. Nel corso degli anni compresi fra il 1984 e il 1994, è Consigliere regionale della Sardegna, nonché Presidente della Prima Commissione consiliare dal 1984 al 1989.
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