Viaggiatori in Sardegna…

ca da monteurpinuIl nostro amico Paolo Cau ci ha inviato una pubblicazione contenente un diario di un viaggiatore Generale dei Cappuccini in Sardegna, in occasione della sua prima visita. Risulta particolarmente interessante la parte riguardante Cagliari e dintorni.

ITINERARIO II
pag.608
PROVINCIA DI CAGLIARI
Febbraio
1 La mattina in questo veramente bel golfo, che misura circa 10 ore di
perimetro, scorgemmo una ventina di grandi navi svedesi, delle quali,
come si dice, ne arrivano qui ogni anno fino a mille per caricare sale,
che qui è molto abbondante e costituisce il principale commercio.
Qui non c’è un porto vero e proprio, ma supplisce l’intero golfo; [II
f. 59v] c’è invece una darsena che è un piccolo porto ben attrezzato
dove si caricano e scaricano le navi. La città offre una vista veramente
bella.
____
300
Verso le 8 il nostro capitano scese a terra con una scialuppa e poiché
qui non sapevano del nostro arrivo gli consegnammo una lettera da
inviare in convento al padre provinciale, il quale comunicò subito la
notizia al viceré e al signor arcivescovo che è un domenicano che ci è
molto affezionato. Questi inviò subito alla riva la sua carrozza con
quattro cavalli, il suo segretario e due cappellani, mentre si andavano
radunando molti signori laici ed ecclesiastici.
Finalmente verso le 11 giunse un signore della deputazione di sanità,
ci consegnò l’attestato e il nostro capitano ci condusse lui stesso in
una scialuppa con l’insegna della bandiera bianca francese, mentre
quattro cannoni sparavano, dalla nostra nave a terra con un forte
vento contrario, e intanto il vice capitano ebbe un infortunio poiché
un grosso corno di polvere prese fuoco nelle sue mani, scoppiò e gli
bruciò faccia, bocca e vestiti.
Sbarcammo sotto la pioggia, ma il reverendissimo non volle ugualmente
salire in carrozza e andammo a piedi con il padre provinciale e
il guardiano, attraverso la città al nostro convento e chiesa, che sono
non lontano, fuori dalla città. Il signor arcivescovo ci inviò un grosso
pesce già preparato, un piatto con pernici e un altro con beccacce e
colombe selvatiche insieme a 8 preziose bottiglie di vino.
[II f. 60] Verso sera ci recammo con il reverendissimo, il padre provinciale
e il guardiano a far gli onori al viceré e subito dopo al signor
arcivescovo.
2 Vennero dal reverendissimo molti signori e quasi tutta la nobiltà; tra
questi il più importante è il signor marchese Laconi, molto ricco e
grande di Spagna. Venne pure il signor arcivescovo, tota communitas
dei padri domenicani, degli scolopi, degli agostiniani, dei carmelitani e
dei frati di san Giovanni di Dio.
3 Il signor viceré con quattro cavalieri e ufficiali e la comunità dei padri
osservanti.
Oggi noi e il padre provinciale abbiamo pranzato con il reverendissimo
presso il signor arcivescovo, dove erano pure il signor decano
CAGLIARI
609
del duomo, il signor vicario generale, il signor marchese Laconi con i
principali cavalieri in numero di 12; c’era anche il segretario di stato.
In questo giorno vennero le comunità dei padri trinitari, di san Francesco
di Paola, dei mercedari, insieme a molti altri signori e semplici
ecclesiastici. La città inviò una delegazione e le monache il loro
cappellano.
5 Il reverendissimo pranzò presso il signor viceré. Nel pomeriggio giunsero
di nuovo numerose visite. Le monache inviavano qualcosa in convento
quasi ogni giorno e anche il viceré inviò pesce, vino e pane.
Il reverendissimo fu afflitto da una forte diarrea per tre settimane e
qualche giorno dovette rimanere chiuso in stanza. Questo clima è il
più mutevole che abbiamo incontrato. In uno stesso giorno spesso si
ha pioggia, freddo, caldo, sole e nebbia, cosí che risulta molto dannoso
alla salute. Il reverendissimo fece la visita a questa famiglia che è
composta di 13 sacerdoti e 25 fratelli laici.
Qui c’è un lanificio, l’infermeria provinciale e possiedono una farmacia
veramente bella e ben fornita.
[II f. 60v] Il padre provinciale risiede in questo convento tutto
l’inverno. Qui ci sono tre ex provinciali; il guardiano e il vicario sono
definitori in atto e c’è uno studio di filosofia con quattro chierici.
L’intera provincia conta solo 10 conventi e circa 170 religiosi.
In questo giorno il reverendissimo restituí le visite ai padri minimi, che
vivono proprio presso il mare, al console svedese e a quello francese, ai
padri carmelitani e ad alcuni signori e dame, al segretario di stato e al
consiglio cittadino che era riunito in corpore et in habitu et toga senatoria.
Quasi tutti gli impiegati e gli addetti al governo sono piemontesi, del
che i sardi si lamentano molto. Ci sono anche molti vescovi piemontesi,
dei quali due sono domenicani, uno agostiniano e uno carmelitano.
Ci sono due reggimenti di soldati, uno piemontese e l’altro tedesco.
La città è abbastanza grande e conta, come si dice, circa 300.000 anime.
E’ sostanzialmente divisa in quattro parti, una vicina al mare, dove
vivono per lo più mercanti, l’altra, dove vivono gli artigiani, che
però sono pochi e, a qual che sento, non possiedono alcuna abilità; la
terza parte si chiama Villa nova perché è stata aggiunta alla città, e vi
abita quasi tutta gente ordinaria e vi sono alcuni conventi. La quarta
infine si chiama Castello, è la più grande e si trova in posizione abbastanza
elevata.
Lí vive la nobiltà, abbastanza numerosa; c’è la cattedrale, il palazzo
del viceré e dell’arcivescovo, che comunicano l’un l’altro [II f. 61], il
municipio e tre monasteri di monache. Vi risiedono anche tutti gli
ufficiali; ha molte e belle opere di fortificazione ricavate da rocce naturali,
dove ci sono molti cannoni; possiede la più bella visuale sul
golfo, l’università, dove insegnano i padri delle Scuole Pie, mentre il
professore di teologia è un domenicano piemontese.
ITINERARIO II
610
Le scuole inferiori ora sono tutte in lingua italiana, da 18 o 20 anni. I
popolani e i borghesi parlano pochissimo italiano e invece parlano la
lingua del posto che è un mixtum di greco, spagnolo, latino e che so io
altro che diviene quasi incomprensibile. I signori colti parlano correntemente
quasi solo spagnolo, come pure i religiosi, benché sia stato
introdotto ora anche un po’ di italiano. Nelle biblioteche si trovano
per lo più libri in lingua spagnola. I nobili accanto alle altre due lingue
parlano anche italiano. Nella cattedrale durante la quaresima si
predica tre volte la settimana la mattina in italiano e la sera in sardo;
nelle altre chiese sardo e dalle monache di solito spagnolo. Tre monasteri
femminili per la lettura a tavola e la conversazione usano ordinariamente
il catalano.
Nelle tre prime zone della città gli edifici non sono molto grandi e le
strade sono strette e fangose, mentre nella quarta, il Castello, ci sono
begli edifici e le strade sono larghe e sempre pulite benché ripide.
I costumi della nobiltà sono come quelli dei tedeschi e anche quelli
dei borghesi e tutti, anche sarti e calzolai, portano la spada.
[II f. 61v] Le donne della classe borghese e mercantile portano vesti
in seta lunghe fino alle ginocchia e un lungo mantello e legato sul capo
un fazzoletto bianco molto fine, come da noi le contadine; sono
generalmente basse e qui non sono belle.
Qui c’è molta povertà e poco commercio oltre al sale che però è quasi
tutto di pertinenza del re e agli abitanti di qui viene distribuito gratuitamente
per il loro uso.
Il reverendissimo restituí la visita al capitolo della cattedrale nella sala
dello stesso, dove il decano prese la parola. La cattedrale non è molto
grande, ma abbastanza bella. L’altare maggiore è rialzato e al di sotto
c’è una cripta grande e bella ricca di corpi di santi martiri che qui sono
stati uccisi o sono stati esiliati dagli imperatori. Si afferma che siano
stati qui san Pietro e anche san Giacomo quando si recò in Spagna.
Il primo vescovo fu san Clemente papa.
Qui fu vescovo anche san Lucifero, del quale si conservano alcuni
libri e che deve essere sempre difeso dall’accusa di essere stato il Lucifero
dal quale provennero gli eretici luciferani.
Il reverendissimo rese visita anche a due monasteri femminili e vennero
tutte alla porta.
19 Di mattina presto, camminando lungo uno stagno molto vasto, che
ha acqua in parte marina e in parte dolce, e dove si produce molto
sale e dove c’è un gran numero di grandi anitre e un numero incalcolabile
[II f. 62] di altri grandi uccelli acquatici rossi e bianchi, e poi
attraverso bei campi pianeggianti, quasi tutti in fiore di cosiddette fave
- delle quali qui si caricano e si spediscono navi intere -, per un
sentiero fangoso – poiché si tratta di campo aperto e coltivato – fino a
Quartu Sant’Elena.
6
CAGLIARI
611
Lungo il percorso vedemmo non lontano da noi tre o quattro passabili
località. Moltissima gente, specie donne, uscirono dal paese incontro
a noi. Il nostro convento si trova all’inizio del paese. Si sparò
e tutti ci accompagnarono in chiesa.
NB. In quest’isola non si conserva alcun ricordo che ci sia stato un
altro generale di un ordine religioso.
Vennero i deputati del paese e anche il clero, composto di 9 sacerdoti
secolari, e anche gli altri principali del paese. La nostra chiesa è molto
frequentata ed è affollata specie nei giorni di domenica e di festa.
Tutti i secolari qui portano sopra i vestiti una giacca del nostro colore
con un cappuccio a punta come il nostro e come i marinai. Alla giacca
i più ricchi portano molti grossi fili d’argento o gancetti; indossano
un grembiale di pelle rigido come i legatori, ma pulito e con un piccolo
pettorale che legano con uno molto pulito oppure fasciano con
una catena d’argento.
Sul capo portano una rete nella quale nascondono i capelli; sulla rete
un piccolo cappuccino nero. Il cappello lo portano legato con una
fascia nera sotto il braccio. I popolani calzano grosse calze [II f. 62v]
nere di lana, larghi calzoni bianchi di lino aperti sotto il ginocchio e
sopra questi una piccola gonna da donna fissata nel mezzo. Hanno
un grande grembiule rigido, un sopragonna marrone e un lungo panno
nero largo tre o quattro spanne che portano sopra la spalla destra
e un capo del quale tirano sotto la spalla sinistra mentre portano
l’altro sotto il braccio e serve loro da mantello sia per il vento che per
la pioggia. Sul capo hanno una rete e sopra un cappuccio nero o cuffia
e sopra questo le donne legano un fazzoletto bianco o colorato
cosí che spesso si dubita se si tratti di un uomo e di una donna.
In campagna cavalcano tutti e i cavalli sono molto belli e anche i peggiori
cavalli dei contadini sembra siano stati nelle scuole di equitazione,
tanto bene portano la testa e incedono che è un piacere vederli.
Questi cavalieri hanno quasi tutti uno stiletto al petto che infilano nel
grembiule di pelle, portano una spada e un fucile lungo di traverso
davanti a sé sul cavallo e risultano terribili a vedersi.
Le donne, nubili o sposate, nei giorni di lavoro e in quelli di festa, indossano
gonne rosse e mezzi berretti rossi, sotto un corpetto colorato, che
termina come il berretto sopra la spalla, cosí che la parte anteriore superiore
del corpo è tutta libera e viene coperta solo dalla camicia chiusa al
collo. E’ uno spettacolo [II f. 63] indecoroso vedere queste donne con i
loro grossi seni, come mezze mucche svizzere e si dice che le giovani ci
piazzino sotto altre cose per farsi vedere con il seno più prospero.
Per il resto, le donne della classe media e quelle ricche calzano belle
scarpe, fibbie d’argento, fini calze di seta o bianche, moltissimi bottoncini
d’argento alle maniche [e] ai loro cappellini, come pure al collo
della camicia; una cintura d’argento o di altra stoffa preziosa attor
ITINERARIO
II
612
no al corpo sotto il seno e un fazzoletto bianco molto fine in testa.
Però sono quasi tutte scure e piccole nella persona.
Con il reverendissimo restituimmo la visita al clero, al consiglio e agli
altri. Benché le case di qui siano basse e fatte di terra, le abbiamo visto
dappertutto abbastanza belle, con quadri e stanze pulite, dove si
ritrovano e ricevono gli estranei. Questo paese è grande e conta circa
4.000 anime; tutti parlano sardo e c’erano appena tre o quattro tra i
principali che parlavano spagnolo o italiano, oltre agli ecclesiastici, che li
parlavano tutti e uno di essi parlava francese e abbastanza bene tedesco.
Il signor decano della cattedrale di Cagliari inviò al padre guardiano
25 ducati per fare onore al reverendissimo.
In questi giorni non abbiamo avuto altro che vento straordinario,
tuoni e spesso anche pioggia e per tre giorni non si poté ricevere pesce,
ma qui hanno del vino davvero buono, specie quello che chiamano
Monaca e Canonada. Coltivano molti cavolfiori qui, e pure nell’orto
di Cagliari.
24 [II f. 63v] Tra l’accorrere generale e i molti spari attraversammo il paese
dirigendoci al nostro convento di San Benedetto, che si trova
presso le ultime case di Villanova di Cagliari. Lungo il cammino scorgemmo
molti cumuli di sale grandi fino a 1.000 quintali. Le strade
erano cosí fangose che dovemmo farne alcuni tratti su un carro da
buoi. In questo convento c’è il noviziato con quattro chierici e due
laici novizi. Il guardiano era un simplex sacerdos, che non sapeva l’italiano
e parlava sempre spagnolo. Il convento, a parte il noviziato, non
è tenuto molto pulito e la sacrestia è fornita molto miseramente.
5
25 Con il reverendissimo ci recammo dai padri mercedari, che si trovano
fuori città presso il mare. Nella loro chiesa tengono due quadri miracolosi
della Beata Vergine. Uno ha il titolo de Mercede, l’altro, che si
trova sull’altar maggiore, si chiama Madonna de bon aire, cioè Madonna
della Buona Aria.
[4]
Quest’ultima è giunta qui da sola sul mare in una cassa chiusa alcuni
secoli fa e quando si cercò di aprire la cassa apparve una fortissima
luce con una barchetta d’avorio.
L’arcivescovo organizzò una processione con tutto il saeculari e regulari
clero, ma nessuno riuscí a muovere l’immagine miracolosa se non quattro
novizi de Mercede e cosí fu condotta alla loro chiesa dove ha operato
innumerevoli prodigi, specialmente sul mare, per questo tutti quelli
che navigano le recitano una Salve Regina ogni sera e perfino i marinai
protestanti [II f. 64] hanno verso di lei molta venerazione e fiducia.
____
9
E’ pure prodigioso che la sunnominata barchetta d’avorio, che pende
in chiesa legata da uno spago, già da oltre 200 anni, mostra sempre il
vento che spira fuori di questo golfo e ci si regolano marinai cattolici
e non cattolici. Nessuno però finora ha mai potuto notare quando la
barchetta si muova. Sit benedictus Deus et sancta Mater eius.
CAGLIARI
613
Restituimmo poi, sulla strada del ritorno, la visita ai padri trinitari e ai
domenicani.
28 Ritornammo al nostro convento grande al buon Cammino, dove ci vennero
incontro il padre provinciale e il guardiano. L’orto di qui è molto
grande e ha tre o quattro grandi grotte sotto le rocce che una volta
tempore romanorum servivano da cisterne ed erano piene d’acqua. Una
di esse serve ancora allo stesso scopo ed è ancora piena d’acqua, la
migliore di Cagliari, e il viceré ne manda a prendere ogni giorno e le
dame e i signori che passeggiano fino al nostro convento, ne bevono
quasi ogni giorno.
1
In questi giorni è giunta in questo golfo una fregata da guerra svedese;
ha gettato l’ancora presso la città di notte e la fortezza l’ha salutata
con 9 colpi di cannone. Al saluto ha risposto la detta nave con tutte
le navi svedesi che si trovano in porto. Ha 600 uomini di equipaggio.
Ieri vennero il signor console svedese con il comandante e molti ufficiali
di questa fregata a rendere visita al reverendissimo. Noi ci trovavamo
nell’altro convento.
Questa notte si levò di nuovo un forte vento e quindi oggi il
____
1
Marzo
1 [II f. 64v] piovve molto e fece molto freddo.
I gesuiti qui avevano tre collegi ed erano molto ricchi. Nel grande San
Michele ne vivono ancora molti insieme.
In questi giorni restituimmo con il reverendissimo le rimanenti visite
alla città e fummo impegnati per tre giorni. I signori nobili e la dame
sono molto amichevoli e cordiali; hanno palazzi abbastanza grandi,
ma non proprio molto ben ammobiliati.
6 Volevamo partire, ma il 5 venne il signor viceré con molti altri signori,
tra i quali il capitano della fregata svedese, che ci offrí di trasportarci
in Spagna. Vennero il signor arcivescovo, il signor vicario generale,
il signor segretario di stato, il signor reggente dei tribunali, il comandante
della città e della fortezza e molti altri signori ad augurare
un buon viaggio al reverendissimo.
Quasi tutti i giorni però pioveva e i fiumi erano usciti dal loro letto.
Finalmente il
9 partimmo. Dopo due ore di strada abbastanza asciutta incontrammo
un villaggio, di nome Elmas, dove un devoto – cosí chiamano qui il
padre spirituale – ci aspettava presso un fiume che noi non avremmo
potuto superare e ci condusse attraverso i campi fino a un punto dove il
fiume era molto stretto. Lí gettò un’asse e noi potemmo superarlo.
Dopo un’ora passammo vicino a un altro villaggio di nome Assemini
dove noi allo stesso modo superammo un fiume e un tratto di strada
fangosa con un carro da buoi. Dopo un’altra ora giungemmo a Decimomannu
e fuori del paese, in campo aperto, facemmo un po’ di colazione,
dopo di che continuammo il nostro cammino fino a Villanova.
20
ITINERARIO II
614
Una mezz’ora prima del paese la strada era molto fangosa e noi ne
percorremmo un tratto sopra un carro da buoi; poi superammo un
fiume e dovemmo giungere quasi fino al nostro convento su un carro
e alcuni a cavallo attraverso il paese, dove il fango [II f. 65] era alto
fino al ginocchio. Era accorsa molta gente con i costumi per i due
sessi come quelli di Quarto.
___
20
Lungo il percorso era tutta pianura, di circa 30 ore in larghezza e in
lunghezza. Non si incontra quasi una pietra e pochi alberi; è tutto
campo coltivato a grano e a fave, il che rende le strade cosí brutte.
Le case qui sono molto basse e tutte di terra. Si producono molti cereali
e molto vino, tutto nella pianura.
10 Venne il clero, erano in nove, e i principali del luogo. Il reverendissimo
restituí la visita in chiesa e fecero suonare tutte le campane e lo
fecero anche alla nostra partenza.
12 Per strade cattive, ma in aperta campagna e due villaggi abbastanza
grandi, ma molto fangosi, Semini verso Sanluri, un grande paese dove,
come al solito, tutte le case sono di terra e a un solo piano. Qui c’è
tanta gente, ma il vino non è del migliore. Tutto il clero, che consta di
12 sacerdoti, il nostro sindaco, che è il principale del paese, con tutte
le persone più importanti del comune ci vennero incontro per
mezz’ora di cammino e ci accompagnarono in mezzo a un incredibile
concorso di gente fino al convento che si trova un po’ più in alto del
paese. Qui c’è aria cattiva e c’è vicino un grande stagno dove si estrae
il sale e per questo non c’è pesce.
18
Il convento è sporco, come quello di Villasora, la sacrestia tutta cenciosa.
Il guardiano, simplices sacerdotes et ignorantes personae. Il signor
marchese Laconi, feudatario di questo luogo, inviò al reverendissimo
10 libbre di cioccolata, e molto zucchero e caffè, vino, pesce, pane,
come pure il signor canonico della cattedrale di Cagliari qui decimatos
inviò molto pesce e vino. Il reverendissimo restituí le visite. La chiesa
parrocchiale è grande e dipinta.
____
18
15 [II f. 65v] Per cattive strade e un posto molto fangoso, Mara, verso
Barumini, villaggio piccolo e brutto. Il nostro convento è anche qui
abbastanza pulito. Vennero qui a parlare col reverendissimo, dai luoghi
dove stavano predicando, il reverendo padre Tommaso da Tieti,
ex provinciale, giovane, ma molto valido, e il reverendo padre Giuseppe
da Cagliari, definitore, giovane, ma con grandi qualità, come mi pare.
16
16 Giunsero quattro preti secolari, il padre spirituale; del resto non abbiamo
visto nessuno. In tutti questi conventi ci sono circa cinque sacerdoti
e cinque fratelli laici e vivono dappertutto molto male, non
per mancanza di elemosine, ma per cattiva economia. Questo convento
è il più pulito.
Su brutte strade fangose verso Masullas, un piccolo paese dove abbiamo
ritrovato il nostro segretario francese. Ci vennero incontro
18
CAGLIARI
615
alcuni benefattori. Nella Settimana Santa si tengono diverse rappresentazioni;
qui il giovedí santo appendono un pagliaccio con un
camice e stola e berretta in mezzo alla chiesa e dovrebbe essere
Giuda e durante la predica lo scuotono sempre in qua e in là. Vennero
i principali del paese e il reverendissimo fece visita al clero in
chiesa e agli altri signori.
21 Nel pomeriggio salendo un piccolo monte verso Uras, un piccolo paese
dove siamo stati ben trattati dal parroco e pernottammo.
22 Attraversando una piana piacevole, ma quasi del tutto incolta, verso
Santa Justa, un piccolo paese, poi in un’oretta fino a Oristano. Ci fu un
gran concorso di ecclesiastici e di secolari. Qui c’è un grande stagno
lungo diverse ore che dà pesce abbondante, ma molto grasso.
20
____
61
23 [II f. 66] Giunsero tre padri provinciali con le loro comunità, e cioè i
conventuali, gli scolopi e i domenicani, che qui hanno due conventi;
venne anche la comunità degli osservanti. Due monasteri di monache
inviarono i loro cappellani. Vennero in forma i deputati della città e
anche i deputati del capitolo.
Vennero diversi nobili e il signor vicario generale, come pure molti
signori canonici in privato.
Nel pomeriggio ci recammo a rendere omaggio al signor arcivescovo.
E’ un prete secolare piemontese, che abbiamo già incontrato a Vercelli
l’anno passato, uomo colto e valoroso.
Nel venerdí e sabato santo il reverendissimo restituí le visite.
30 Pranzammo presso il signor arcivescovo ed erano invitati anche i tre
nominati provinciali. La città è piccola, molto malsana, le strade brutte
e le case ancor di più e anche quelle dei signori e dei nobili sono
molto mal ammobiliate. Le donne del popolo, giovani e vecchie, portano
il petto mezzo scoperto e il resto è coperto solo dalla camicia, il
che può provocare scandalo a un estraneo. Il duomo è bello, ha altari
di buon marmo, anche se non è molto grande. Si sta edificando un
nuovo seminario grande e bello.
Tra i conventi antichi il nostro è il migliore e il più pulito. Qui è
guardiano padre Serafino da Oristano, attuale definitore e due volte
ex provinciale, dominator provinciae a 17 annis contro il quale ci sono
moltissime lamentele. Ci trattò in modo magnifico.
[II f. 66v] In questi giorni il signor arcivescovo venne a far visita al
reverendissimo.
Aprile
8 Giunse il padre provinciale e due giorni dopo i definitori.
11 In una piccola località lontana una mezz’ora da qui si celebrò la festa
di sant’Antioco martire, patrono di questa parte dell’isola. La sera ci
fu una corsa di cavalli e vedemmo molte carrozze sulle quali stavano
figure di donne nei loro costumi, ma con le loro tette da mucche quasi
del tutto scoperte.
ITINERARIO II
616
I buoi che tiravano questi carri avevano le corna adorne di arance e di
altri arbusti. Da qui a quel villaggio c’era sempre tantissima gente.
Qui c’è una grande piana. A un’ora di distanza c’è il mare chiamato
golfo di Oristano, dove ci sono molte navi che caricano sale.
Non abbiamo visto solo due conventi di questa provincia, cioè Iglesias,
che è una città, e Nuri, che sta sui monti.
12 Vennero i capitolari, ma vennero alloggiati nelle stanze inferiori del
convento in gruppi di 5 – 6 o anche 7.
14 Dopo il vespero il reverendissimo tenne la predica de electionibus.
15 La chiesa era molto poco pulita. Dopo le 7 si riunirono a capitolo.
Il reverendissimo propose due nomi per ogni custodia scilicet pro
Orestanensi admodum reverendum patrem Seraphinum ab Orestano ex provincialem
e primum diffinitorem actualem hujus conventi guardianum e reverendum
patrem Thomam a Tetti ex provincialem pro custodia calaritana;
reverendum patrem Bernardinum ex diffinitorem ex vicarium provincialem,
custodem generalem et patrem Bernardum ex lectorem et guardianum, ambos
a Calari, ma tutti i guardiani e la maggior parte dei discreti erano
creaturae mercenariae del reverendo padre Serafino contrarissimi a padre
Bernardino e perciò conspirarunt contro la sua elezione [II f.
67] in facto. Vota erant 12 inclusive. In toto 22.
Al primo scrutinio elessero padre Narciso da Iglesias secretarium e da
due anni lettore, uomo molto giovane, con 13 voti, il reverendo padre
Tommaso da Teti, ex provinciale, con 16 e il reverendo padre
Serafino da Oristano, ex provinciale, 20, tutti e tre di questa custodia
di Oristano; al reverendo padre Bernardino diedero solo 7 voti e a
padre Bernardo 8.
A questo padre Giuseppe da Cagliari, attuale definitore, che sta dalla
loro parte fin dall’inizio, ma è minus habens, diedero 11 voti e fu eletto
con 14 nel secondo, quando non diedero alcun voto al reverendo padre
Bernardino. La vera intenzione era di escluderlo completamente
nolunt enim eum quia rigorosus et zelans e volevano fare provinciale padre
Serafino per la terza vota, ma il reverendissimo non li fece votare e
auctoritate apostolica insediò come provinciale il reverendo padre Bernardino
da Cagliari.
Tutto ha avuto inizio dal Serafino e oggi sono ancor più sono ereditari
fino alla morte … Il signor arcivescovo, tutti i regolari e gli ecclesiastici
e i laici di qui lodarono il reverendissimo e mostrarono il più
grande compiacimento. Anzi il signor arcivescovo, il vicario generale,
gli altri canonici con tutti i superiori dei regolari fecero visita al nuovo
provinciale già in giornata e gaudentes gratulabantur. Da Cagliari non ci
attendiamo altro che festa e giubilo poiché già da molti anni desiderano
quest’uomo, gradito a tutti loro, come provinciale, cosa che egli
si è anche meritato, ma per il costante praedominium di padre Serafino
non lo ha mai potuto avere.
SASSARI
617
[II f. 67v] Il reverendissimo propose in definitorio di propria iniziativa
anche i guardiani e dei vecchi ne rimase uno solo e il reverendo
padre ex provinciale Serafino rinunciò al guardianato per poter rimanere
in questo convento.
18 Dopo il vespero il reverendissimo chiuse il capitolo con un sermone
e furono proclamati i guardiani e i vicari; poi il reverendissimo fece
visita al consiglio cittadino e si licenziò dal signor arcivescovo e da un
signor marchese ancora giovanile con i suoi 82 anni, molto ricco e
alfiere di Dio. Egli qui ha costruito ai carmelitani un grande convento
nuovo con la chiesa in pietra ormai pronti nello scheletro e sono la
più bella costruzione di questa città. Costa già 72.000 scudi e stima
che ne costerà altri 30.000.
19 Vennero molti signori e lo stesso arcivescovo ad augurare buon viaggio
al reverendissimo. Questa mattina presto sono partiti quasi tutti i
capitolari excepto diffinitorio. Nel pomeriggio, dopo il vespro, su una
piana larga e vasta andammo ad Oriola, un paese abbastanza grande
dove pernottammo presso un sacerdote molto buono.
8
PROVINCIA TURRITANA
20 Di buon mattino, tra molta sabbia, verso una chiesa di Santa Caterina,
vicino al mare. In questa chiesa quasi inutilizzabile abbiamo pranzato
e incontrammo due fratelli laici della provincia Turritana o Sassarese
che ci attendevano. Qui inizia il Capo di Sopra o la parte superiore
dell’isola. Verso le 12 con grandissimo caldo, tra molte grandi colline
e grandi rocce nude e misere strade verso Cugliari. Prima del paese
c’è una montagna. La strada è cosí piena di grandi pietre che non si
riesce a posare il piede. Noi tutti eravamo spossati e in tutto il nostro
viaggio non siamo mai stati cosí stanchi come oggi.
10
15
____
33
[II f. 68] Il concorso della gente qui in Sardegna era grandissimo. Il
padre provinciale, reverendo padre Antonio da Nulvi, che ora è provinciale
per la seconda volta, ci venne incontro ai piedi dell’ultimo
monte. Il nostro convento è abbastanza grande e l’altare maggiore
della chiesa era veramente ben aggiustato.
21 Vennero il clero, che consisteva di 11 o 12 sacerdoti, la comunità dei
padri serviti, che in quest’isola hanno solo due conventi, il signor sindaco
e diversi altri nobili.
Il reverendissimo diede inizio alla visita.
Oggi dovette recarsi più volte in chiesa, piena mattino e pomeriggio,
a benedire corone del rosario e questa gente.
Questo paese è grande, ma brutto e montagnoso; gli uomini hanno
ITINERARIO II
618
gli stessi costumi degli altri villaggi. Le donne sono tutte vestite in
rosso con una elegante cintura di stoffa verde, un piccolo velo quadrato
bianco di stoffa sul capo e il petto ben coperto, sebbene non
tutto. Iniziò a piovere e ci fu una grande nebbia.
23 Il reverendissimo restituí le visite. Di qui inviammo le circolari alla
provincia, che consta di 13 conventi. In questi giorni il concorso di gente
continuò ad aumentare. Dal mattino presto alla sera tardi chiesa e
convento erano pieni. Il reverendissimo dovette scendere spesso in chiesa;
tutte le strade, per le quali transitavamo nel paese, erano piene e la
gente ci accompagnava sempre. Nella loro lingua tutti gridavano: Padre
santo! Tutti volevano essere toccati e benedetti. Ai tempi del beato
Lorenzo da Brindisi non poteva esserci maggior commozione.
25 Partimmo il mattino presto. Tutto il paese, che conta circa 3.000 anime,
accorse unito; riuscimmo ad attraversarlo a fatica e molti ci seguirono
a lungo. All’estremità del paese iniziò a poco a poco a piovere.
Lungo il cammino incontrammo la gente di un altro paese che
si trova a lato del percorso [II f. 68v]; tutti ci aspettavano già da lungo
tempo sotto la pioggia; portavano corone del rosario e crocifissi e
tutti volevano sentire la mano del reverendissimo posarsi sul capo.
Per colline e strade molto ripide in discesa verso Bosa, una città dove
c’è un vescovo, ma che allora sedes vacans erat. La città non è grande e
si trova vicino a un grande e bel fiume di nome Bosa, pieno di barche,
e che a circa un’ora [sbocca] in mare dove c’è un porto naturale,
ma molto buono con una torre bene armata posta su una grande rupe
verso il mare contro i turchi, che spesso vengono qui a far visita.
10
Passammo sopra il ponte del fiume e tutta la città venne da noi quasi
di corsa e ci seguí fino al convento, che si trova poco lontano, molto
comodo sopra un piccolo colle e ha la vista sul mare.
Dopo il vespro il reverendissimo indisse la visita. Vennero il signor
vicario episcopale, quattro deputati del capitolo, i consiglieri comunali
in habitu, molti altri cavalieri e signori, i padri del Carmelo e del
Cuore Misericordioso in communitate, poiché qui non ce ne sono altri.
Vennero al porto a rendere omaggio al reverendissimo anche molte
dame. Il concorso di popolo fu impressionante e riuscimmo a sbrigarci
dalla faccenda delle visite con molta fatica.
L’interno della città è brutto; il duomo è abbastanza bello; il concorso
della gente andava sempre crescendo perché erano accaduti due o tre
grazie o miracoli. Una madre portò in chiesa il suo piccolo che non
poteva più camminare ormai da molti anni. Il reverendissimo lo benedí
con la sua miracolosa immagine di Maria e il bambino tornò a
casa a piedi. Un altro, malato da molti anni, fu trasportato qui e dopo
aver ricevuta la benedizione fu instantanee guarito.
28 Andammo lungo il fiume fino al mare, salimmo su una nave genovese
[II f. 69] per far vela verso Alghero, ma fummo costretti a tornare in
____
10
SASSARI
619
convento a causa del forte vento contrario. Eravamo appena giunti che
il concorso di popolo riprese di nuovo e portarono tutti i malati.
30 Finalmente fummo richiamati alla nave e partimmo con vento leggero
e a tratti remando fino ad Alghero in 9 ore. Via terra sono 12 ore e
strade molto brutte. Una nave con bandiera toscana in porto ci salutò
con 4 colpi di cannone.
36
Quasi metà città corse al porto e molti signori ecclesiastici e laici ci
accompagnarono in convento, che si trova a un buon quarto d’ora
dalla città, ma vicino al mare. Il reverendissimo indisse subito la visita.
Venne il signor vescovo, un domenicano di nome [bianco], il signor
governatore, un piemontese comandante conte di [bianco] e
molti altri cavalieri e signori. Vennero anche successive le comunità dei
padri agostiniani, carmelitani, zoccolanti, conventuali e mercedari.
L’afflusso della gente fu continuo, come a Bosa.
Maggio
1 Pranzammo presso il signor vescovo e c’erano anche il signor decano
del duomo, il vicario generale, il signor governatore e molti altri cavalieri
e officiali tra i quali alcuni tedeschi. Dopo il pranzo effettuammo
parecchie visite con il reverendissimo.
2 Pranzammo presso il signor governatore, e c’erano anche il signor
vescovo e altri ufficiali. Restituimmo le rimanenti visite. Il concorso
della gente fu ininterrotto e il reverendissimo dovette recarsi spesso
in chiesa a impartire loro la benedizione. Vennero alla porta anche
diverse dame.
3 Giunsero molti signori cavalieri ad augurare buon viaggio al reverendissimo
e noi ci recammo a prendere licenza dal signor vescovo che
ci baciò e abbracciò ed è molto affezionato al nostro ordine. Dopo il
vespero per la calca riuscimmo a stento ad attraversare la chiesa [II f.
69v] dove c’erano diverse dame venute a baciare la mano al reverendissimo.
Finalmente partimmo – pater secretaire Gallie remansit parumper
infirmus – per strade abbastanza buone verso Olmedo, un paese molto
piccolo e pernottammo presso il signor parroco e in altre abitazioni.
____
36
8
4 Dopo la celebrazione della messa ci mettemmo in cammino per piano
e colline basse, quasi tutta campagna incolta, verso Sassari, il capoluogo
della parte superiore di questa isola. Il padre provinciale, che ci
aveva preceduto, ci venne incontro con due definitori e l’ex provinciale
e altri. Uscimmo dalla città verso il nostro convento e accorse
molta gente con noi.
14
Nel pomeriggio, un po’ alla volta, giunsero molti cavalieri, anche il
governatore stesso e molti ufficiali, per la maggioranza tedeschi, e
molti ecclesiastici. Il signor arcivescovo non è ancora rientrato da Torino.
I padri provinciali con le loro comunità di padri carmelitani,
domenicani e conventuali, i padri osservanti, o zoccolanti e i serviti.
ITINERARIO II
620
5 Il concorso del popolo è stato grande già ieri e il reverendissimo dovette
scendere più volte in chiesa e alla porta a benedire le dame. Oggi,
in modo del tutto straordinario, nel dormitorio non ci si poteva
muovere e [la calca] cresceva ancora perché il reverendissimo per intercessionem
et benedictionem, con la sua immagine miracolosa aveva per contactum
raddrizzato un giovane noto in tutta la città, che sapeva che
non riusciva a stendere la mano e le dita. Giunsero in convento anche
un procuratore e un pubblico notaio con due testimoni e vollero fare
un legalem testimonium, ma il reverendissimo non lo permise.
Sit benedictus Deus in aeternum.
Questa mattina con il reverendissimo rendemmo visita al solo signor
governatore. Convento, dormitori e chiesa furono pieni di gente fino
a notte.
Di buon mattino, con il padre guardiano di qui, il definitore padre
Angelo Maria da Sorso, per alte colline e valli e campi pieni di tabacco
- ci sono molte vigne – verso [II f. 70] Sorso, un grande paese dove
vivono anche diversi nobili di campagna. D’estate l’aria del mattino
e della sera è molto insalubre.
____
22
7 L’afflusso di gente fu molto grande. Il reverendissimo dovette scendere
spesso in chiesa a impartire la benedizione. Anche qui quattro
nobili attestano una grazia che una signora ha ottenuta instantanee per
contactum et benedictionem del reverendissimo. Essa era paralytica a una
mano già da quattro o cinque anni e non poteva usarla per alcunché e
post tactum et benedictionem mosse in instanti la mano come l’altra e si mise
al lavoro piena di gioia.
Qui si coltiva tabacco in gran quantità.
8 Comitante patre guardiano padre Michele da Alghero, per brutte strade,
andammo a Nulvi. Per una mezz’ora alcune donne ci seguirono per
ottenere la benedizione dal reverendissimo e tra queste v’era una ritenuta
obsessa. Gridava terribilmente, si mordeva le braccia e si percuoteva
con le proprie mani.
Dovemmo superare cinque volte un fiume senza ponte, poi avanzammo
su campi aperti con il più bel grano, ma il sentiero era molto
stretto e con erba alta a misura d’uomo da ambo i lati cosí che ci bagnammo
tutti. Finalmente dovemmo salire un monte veramente alto
dove il reverendo padre provinciale e il suo segretario, ambedue di
qui, ci attendevano con il padre guardiano. Come ci avvicinammo al
paese suonarono tutte le campane e accorse tutta la gente, il signor
parroco con tutto il clero, in numero di 10, e la comunità dei padri
zoccolanti. Altri religiosi non ci sono. Le signore della nobiltà e le più
ragguardevoli vennero in gruppo dal reverendissimo e tutto il popolo
corse a prendere la benedizione.
Questo durò oggi e il giorno seguente. Finalmente, dopo aver concluso
la visita al convento, il reverendissimo restituí le visite. Il paese
SASSARI
621
è abbastanza grande; ha anche diversi begli edifici e molte nobili famiglie
benestanti.
____
10 [II f. 70v] Oggi avemmo le strade piene di acqua per la pioggia di ieri
ed erba bagnata e fango fino a Ploaghe, un grosso paese che appartiene
al marchese di Laconi, al quale abbiamo fatto visita a Cagliari.
Tutta la gente ci corse incontro per un quarto d’ora di strada e anche
il signor parroco con 10 o più ecclesiastici venne un bel pezzo avanti.
Circa 80 uomini stavano in armi davanti a una bandiera o vessillo. Dovemmo
passare in mezzo a loro ed essi fecero fuoco e poi corsero
davanti a noi fino al convento dove ripeterono la cerimonia.
22
12
Tutto questo l’aveva ordinato il sunnominato marchese ai suoi impiegati
e inviò al convento un grosso vitello, una mucca, sei montoni, sei
vitellini, sei porcellini, buon vino, pane, zucchero, caffè e cioccolato.
11 In questi due giorni la chiesa non fu vuota un momento; il reverendissimo
dovette spesso benedire e imporre le mani per due ore di seguito
e si ritiene che ben quattro persone siano state risanate instantanee
da malattie; tra queste una donna conosciuta da tutti e da anni cieca
ad un occhio ricuperò la vista.
Laudemus Deum in sanctis.
Il paese ha brutte case e strade ancor più brutte, anche se vi sono
molti benestanti. Le donne calzano le scarpe solo nel giorno delle
nozze e per il resto mai, ma vanno a piedi nudi e portano un ruvido
fazzoletto giallo per velo, anche le benestanti. Per la cattiva strada
avevo i piedi cosí feriti da non poter calzare i sandali.
12 Il reverendissimo partí per Teti; il 14 per Mores, il 16 per Ozieri. Io
dovetti seguire a cavallo e perciò tornai a Sassari dove si dovette affrontare
una terribile salita di soli sassi e rocce.
12
18 Si celebrò la festa di san Felice [da Cantalice] con un tamburo davanti
alla chiesa e nel pomeriggio un panegirico in italiano, tenuto da un parroco
di qui nella chiesa di Santa Caterina, con buon concorso di gente.
____
24
21 [II f. 71] Giunse il reverendissimo e subito riprese il concorso di gente.
Vennero il signor governatore e uno dopo l’altro tutti i signori e le
dame della città. Dal mattino presto alla sera chiesa, dormitorio e convento
erano cosí affollati da non potersi muovere. Spesso e più volte al
giorno si vedevano 30 o 40 cavalli sulla piazza davanti al convento.
Venivano perfino da 50 o 60 miglia italiche e anche da cosí lontano
portavano i malati, gli storpi, gli zoppi, i ciechi, i sordi e mille altri
poveri malati. Si adagiavano alla porta; molti si facevano portare davanti
alla cella del reverendissimo e stavano davanti alla sua porta finché
egli tornava dalla chiesa dove spesso doveva benedire e imporre
le mani anche per tre ore di seguito, fino a quattro o cinque volte al
giorno. Sembrava una missione e una vera probatica piscina.
Si videro persone dei due sessi, nobili e umili, ecclesiastici e religiosi
gettarsi a frotte ai suoi piedi per farsi toccare da lui. L’Onnipotente
ITINERARIO II
622
Iddio ha anche operato molti risanamenti istantanei e miracoli in conspectu
omnium, dei quali mi prenderò la maggior cura di raccogliere la
lista autentica e la storica. Riusciva a ricevere appena due o tre religiosi
al giorno per la visita. Non riuscí a dormire quasi per nulla,
mangiava molto poco e in queste insopportabili condizioni mostrò
una pazienza mai abbastanza ammirata.
Voleva accontentare tutti. Gli hanno quasi tagliato l’intero mantello e
tutti volevano avere qualcosa di suo. I malati crescevano di giorno in
giorno e venivano portati qui da mezza isola. Molti venivano portati
sui buoi, cosa abbastanza comune in questi luoghi. [II f. 71v] Quasi
ogni notte sulla piazza del convento rimanevano 30 e più cavalli e
uomini all’aperto per ascoltare la messa del reverendissimo la mattina
presto, al quale scopo giungevano anche molte dame già alle 4 tedesche
del mattino, e anche per farsi toccare da lui. E’ indescrivibile e
incredibile per tutti coloro che non lo vedono con i propri occhi.
23.
24
Nel pomeriggio si susseguirono in chiesa discussioni pubbliche dove
intervennero professori conventuali, carmelitani, zoccolanti, agostiniani
e scolopi cum ingenti aliorum saecularium et regularium. Il padre lettore
di qui è un religioso bravo e colto, padre Salvatore da Ozieri.
Il signor governatore e altri nobili invitarono il reverendissimo a
pranzo, ma egli finora si è scusato per mancanza di tempo.
25 E’ giunta, con una cortesissima lettera, la notizia della nave che il signor
generale comandante Marboeuf aveva inviato expresse dalla Corsica
a spese del re per riportarci colà, ma il reverendissimo non ha
ancora conclusa la visita di qui, non ha ancora tenuta alcuna riunione,
ha potuto stendere solo poche ordinazioni e oh! quanto c’è da ordinare
e correggere in questa provincia.
28 Venne il capitano del porto e anche il capitano della nostra nave postale,
che aveva ordine di attendere il reverendissimo.
Qui per tutta l’ottava del Corpus Domini c’è una processione ogni
sera e i nostri devono essere sempre presenti.
Oggi finalmente il reverendissimo tenne la terza predica e concluse la
visita con grande fatica.
29 Il reverendissimo tenne la riunione. Oggi il concorso della gente è
stato indescrivibile, mattina e pomeriggio, poiché era domenica.
30 Io e il segretario francese pranzammo presso il signor rettore o parroco
ad Sanctam Catharinam, [II f. 72] un signore colto e molto affezionato
che per intercessionem beati Laurentii a Brundusio è stato sanato da
un’ernia. Egli parla anche tedesco e francese. Il cibo era ottimo e ci
siamo divertiti molto.
31 Andammo in città a restituire le visite con il reverendissimo. Con noi
c’erano il padre provinciale, guardiano, un definitore e il padre segretario.
Una gran massa di popolo ci accompagnava fin dal convento e
come giungemmo in città riuscivamo a passare a stento. Noi tutti ci
SASSARI
623
mettemmo attorno al reverendissimo, che continuava a impartire la
benedizione. Ci recammo prima dalle cappuccine. Dovemmo far presidiare
le porte con i soldati. Tutte le suore vennero alla porta, anche
se a volto coperto, e tutte vollero parlare personalmente con lui ed
essere toccate.
Poi ci recammo al monastero delle elisabettine che erano tutte riunite
in una stanza presso la porta. Entrammo e tutte vollero parlare ed
avere la benedizione e l’imposizione delle mani e una tagliò al reverendissimo
un pezzo d’abito. Di là passammo alla chiesa cattedrale
che è grande e bella e ha una bellissima sala del capitolo dove ci attendevano
tutti i signori canonici.
Passammo poi al terzo monastero femminile, Santa Chiara, dove
hanno per confessori gli zoccolanti, che erano pure presenti. Vennero
tutte alla grande porta che era aperta, ma l’afflusso del popolo
crebbe tanto che non ci potevamo più muovere. C’era con noi un
signor comandante che inviò un messaggio al signor governatore e
questo mandò 6 granatieri con un caporale che ci accompagnarono e
ci fecero largo.
Andammo nella sala del comune, dove erano riuniti i signori consiglieri,
poi dal signor vicario generale, dal duca di Asinara e dai signori
più importanti e infine dal signor governatore, dove trovammo la
guardia in parata. Il reverendissimo pranzò da lui con noi tre segretari
e c’erano anche molti invitati. La tavola era molto fornita. Senza badare
ai soldati, le donne si accalcavano per baciare la mano o l’abito
del reverendissimo e una gli tagliò un pezzo di abito, si prese da un
granatiere tre duri colpi con la carabina, ma non si fermò e gridava
allegra di essere contenta delle botte perché era riuscita ad avere un
pezzo di abito.
Una dama si intrattenne in gran segreto con il reverendissimo nel
proprio [II f. 72v] palazzo e durante il colloquio gli fece tagliare un
pezzo di corda, e di corde gliene furono tagliate tre dalla gente. Nel
pomeriggio il reverendissimo continuò le visite accompagnato da quattro
sergenti o sottufficiali. Il popolo, in gran numero, ci accompagnò fino
in convento, dove ne incontrammo un altro numero incalcolabile
dentro e fuori della chiesa e del convento, con moltissimi malati su
cavalli e barelle e diversi riottennero in instanti la guarigione da Dio.
Giugno
1 Il reverendissimo smise di impartire la benedizione e di imporre le
mani; vennero molti in visita e tutti i principali signori e dame ad augurare
buon viaggio al reverendissimo. Si videro molte migliaia di
uomini e tutti volevano avere qualcosa. Certo un effetto soprannaturale.
Sit benedictus Deus.
Questa città non è grande, ma ha begli edifici, una buona università,
aria buona in tutte le stagioni dell’anno, molti nobili e tutti ci sono
ITINERARIO II
624
molto affezionati. Ci sono molti conventi e preti secolari, tre monasteri
femminili ricchi di buon vino, acqua e olio, carne e pesce. C’è un
grosso presidio che in quel momento constava quasi tutto di tedeschi.
Attorno alla città ci sono molte comode passeggiate, bei giardini,
campi e vigneti con olive e grandi ville. Conta circa 18.000 anime.
I vestiti del popolo sono in cuoio, come nelle altre regioni dell’isola,
ma più puliti. I vestiti delle donne sono quasi tutti rossi, ma sono più
coperte delle altre.
Questo nostro convento è bello e grande, ha il lanificio, l’infermeria e
una buona farmacia nella quale lavorano due padri e un fratello. In
convento ci sono una cinquantina di religiosi, ma vivono abbastanza
male. I conventi di questa provincia sono più belli e un po’ più puliti
rispetto all’altra. La lingua è un po’ diversa dal Capo di Cagliari. Tra i
religiosi e i signori la lingua più comune è lo spagnolo, ma quasi tutti,
signori e dame bene e molti religiosi abbastanza bene, parlano italiano;
la regione è molto più montuosa rispetto all’altra parte, più ricca
di olio, bestiame e tabacco. Si produce molto vino bianco e ci sono
cavalli molto belli e molti buoi. Ci sono diversi pomodori, ma anche
molti ladri che rubano cavalli, buoi e intere greggi; sono vendicativi e
si sparano [II f. 73] e ci sono molti morti anche in letto e nelle case
cosí che se ne contano fino a 500 l’anno e ne deriva che l’isola non è
sufficientemente abitata e rimane incolta mentre si possono vedere i
terreni più belli e fecondi.
Qui abbiamo avuto ovunque molti onori e la migliore accoglienza da
ecclesiastici e secolari e abbiamo incontrato del buon cuore soprattutto
presso i nobili dei due sessi.
Infine, visto che la gente non lasciava al reverendissimo alcun tempo
per comporre le sue ordinazioni, volle egli stesso completarle in Corsica
e perciò il
2 alle 3 dopo la mezzanotte partimmo in compagnia del padre provinciale,
del guardiano, di un altro definitore e del padre segretario, per
una strada molto sassosa verso Porto Torres, dove la nostra nave ci
attendeva. Qui una volta c’era una grande città di nome Turris e perciò
la provincia ha avuto il nome di Turritana. Qui risiedevano l’arcivescovo
e la corte, ora ci sono solo poche case e in estate c’è un’aria
molto cattiva.
12
Fummo accompagnati da alcuni signori ecclesiastici e laici e da tutta
la gente in casa del nostro benefattore. Ci recammo ancora nella chiesa
che è abbastanza grande e ha molte colonne; all’interno c’è una grande
cripta santuario sotterranea, con molte grandi statue di marmo
dove riposano molti corpi di santi. Sotto l’altare ci sono i corpi dei
santi martiri Gavino – che era un romano di nobile grande famiglia e
ora è il principale patrono di questa parte turritana dell’isola -, Proto e
Gennaro, che erano turritani.
CORSICA
625
Numerosa gente volle la benedizione dal reverendissimo e lo stesso
avvenne in casa, dove molti forestieri erano venuti fin da 80 miglia
italiche e non avendoci trovati a Sassari, avevano proseguito fin qui.
Una donna fu risanata e regalò al reverendissimo un formaggio che
aveva portato con sé a questo scopo fin da lontano.
____
12
3 [II f. 73v] Di buon mattino alle 5 in questo piccolo porto ci imbarcammo
sulla nave postale, piccola ma robusta, che oltre al capitano
aveva 10 marinai. Il vento era ponente libeccio e molto forte. Passammo
presso l’isola dell’Asinara che è abbastanza grande, ma ora è abitata
solo da alcuni pastori e bestiame. Il vento crebbe e il mare si alzava
spaventosamente e le onde sbattevano la nave da una parte all’altra.
Soffrimmo terribili scuotimenti e dovemmo abbassare le vele. In
un’ora percorremmo da 12 a 15 miglia italiche.
Superammo felicemente le Bocche di Bonifacio, la città e il golfo di
Ajaccio – che è la più bella città di Corsica – con le altre insenature di
mare, le isole Sanguinarie e finalmente alle 2 dopo la mezzanotte entrammo
nel golfo e nel porto di Calvi. Fu una navigazione fortunata
anche se scomoda e in 19 ore, tra le quali 4 ore di calma, percorremmo
200 miglia italiche.
200
PROVINCIA DI CORSICA
4 Al mattino presto, mentre aspettavamo la patente di sanità e speravamo
di recarci nel nostro convento, dove a mezzo della guardia avevamo
inviato un ragazzo con la notizia del nostro arrivo, giunse l’ufficiale
di sanità e dopo aver posto molte domande al capitano, ci intimò
una contumacia o quarantena di 10 giorni. Per noi fu un duro
colpo di tuono, perché del tutto inatteso. Il nominato ufficiale ci disse
che una nave francese venuta da Tunisi, dove la peste imperversa
ancora, era attraccata in Sardegna e avevano parlato con i pastori e
acquistato da loro formaggio e generi simili e per questo la Sardegna
era sotto osservazione e due giorni prima era giunto l’ordine dalla
Francia di far passare dieci giorni di quarantena a tutte le navi che
dalla Sardegna attraccavano in Corsica e lo stesso era stato ordinato
in Francia, a Genova, a Livorno e a [II f. 74] Civitavecchia.
____
200
Non potemmo quindi sbarcare, dovemmo allontanare la nostra nave
dal molo e dalle altre – ce n’erano 12 – e innalzare una bandiera rossa
e nera, che indicava la quarantena. Ci dirigemmo verso una vecchia e
grande torre della città. Lí vennero i signori della sanità e infine anche
il padre guardiano e il padre ex provinciale, Angelico da Calenzano,
che avevamo già conosciuto. Erano preoccupati per noi. Il reveren

One Response to Viaggiatori in Sardegna…

  1. Pier Andrea Ranzato scrive:

    Buongiorno. Cercavo qualche documento su mio padre Evaristo Ranzato, autista stimato del compianto on.le Crespellani.Ho digitato il suo cognome e non capisco come maimi e’ apparso questo articolo

Rispondi a Pier Andrea Ranzato Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>