Est arribande…
Scrivo mentre nel Largo innalzano le torri televisive per riprendere papa Francesco. Novelli Zaccheo saliamo sul sicomòro per vedere passare il Maestro, ascoltarlo, fotografarlo, possibilmente toccarlo. Ma il papa non è, come si dice, il rappresentante di Cristo in terra. Gesù – oggi e, soprattutto, nel giorno del ‘giudizio’ – è rappresentato dai poveri, dai carcerati, dai perseguitati e dagli stranieri (vangelo di Matteo 25,40) e, ancora misteriosamente, nel pane consacrato. Francesco è il primo di un’organizzazione che vive e annuncia tutto questo… e, scusate se è poco!
Viene in Sardegna forse non solo per il nostro curioso legame con la sua patria e la Chiesa di origine. Viene dopo Lampedusa e Rio, nella regione più abbandonata della/dall’Italia. Ma non porterà risorse per la nostra povertà. Non potrà salvare operai dal licenziamento o commercianti dal fallimento. Non risanerà le storture della nostra organizzazione sociale o istituzionale. Ci annuncerà solo la fede, la speranza e la carità predicata dal falegname della Galilea, bruciatosi in soli due anni e finito impiccato su una croce. Trasposizione metaforica ed interpretazione teologica dicono che pure noi siamo all’origine di quella morte. E la sua risurrezione alimenta la nostra speranza di salvarci essendo ‘folli’ (1 Cor. 1,23) come Lui.
I sardi accorreranno in tanti a salutare ed applaudire papa Francesco, come già Giovanni Paolo e Benedetto. Ma Francesco arriva in tempi non normali per la Chiesa. Per quello che lui è e per ciò che fa. Per quello che noi siamo, santi e peccatori, anche nella Chiesa sarda. Il Papa ha avviato la rivoluzione di un’organizzazione che, solo sei mesi fa, ha visto le dimissioni del suo predecessore perché impossibilitato a raddrizzarne le storture. Francesco le ha nominate per nome: carrierismo, clericalismo, amore per il potere e le ricchezze, superbia della vita … Da combattere con il ritorno allo spirito e alla lettera del vangelo.
Raramente le rivoluzioni dall’alto hanno avuto successo, se non si sono congiunte ad una convinta spinta da parte del popolo. Attenti osservatori già scrivono che ‘non ci sarà un Francesco II’, intendendo il probabile trasformismo delle strutture clericali, anticipo del fallimento di ogni riforma. Potrebbe non essere così anche per la Chiesa sarda se esamina dentro se stessa quanto di solamente clericale, di esteriore mondanità, di mediocrità essa pure contiene. Se lavora con lena e decisione ad una soluzione di continuità con il suo passato, più o meno recente, ad iniziare da Cagliari.
E’ bene che andiamo a concedere i nostri applausi e gli ‘evviva’ a Francesco. Servono anche a lui per vincere una difficile battaglia. Che è pure incitamento alle nostre. Nella fede in noi stessi, nell’appoggio reciproco, nella speranza operosa. I doni che, credenti e non credenti, occorrono ai sardi.
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Questo articolo è stato pubblicato anche su L’Unione Sarda di oggi (21 settembre), con alcuni cambiamenti per ragione di spazio e integralmente sul sito della Fondazione Sardinia.
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Il programma della visita papale, Cagliari domenica 22 settembre 2013
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Oggi 21 settembre San Matteo. Auguri a tutti i Matteo e alle Mattee
con Bomeluzo
MARCO MELONI su FB 22 settembre 2013
Fondamentalmente noi sardi per l’Ospite cerchiamo sempre di strafare, in genere perchè per noi l’accoglienza è sacra, siamo un popolo di migranti col cuore grande, a volte però anche perchè nutriamo un senso di inferiorità, ci sentiamo periferia del mondo, ci hanno insegnato a chinare il capo, a tenere il cappello in mano.
Così svuotiamo un’intera città, costruiamo un palco gigantesco, militarizziamo ogni via, transenniamo, creiamo barriere, saldiamo i tombini per chilometri e chilometri e cerchiamo di lustrare qualsiasi cosa.
Non che questo Papa non si meriti qualche giorno di pazienza e di essere trattato al meglio, non che a Cagliari qualche macchina in meno e qualche spazio per una passeggiata e qualche bici in più facciano male…è che probabilmente lui stesso non avrebbe voluto una città finta e paralizzata, non avrebbe voluto tutta questa spesa per “farci grandi”, forse avrebbe voluto osservare la nostra quotidianità e semplicità, in Brasile la sua auto si muoveva nel traffico tra la gente, i bus e le auto, non ricordo particolari cellule terroristiche attive nella grande metropoli di Cagliari.
Poteva essere un’occasione per andare oltre la forma.
P.s. Francesco se poi ti scocci passa a casa, ciambelline di zia peppa, mirto, abbardente e caffè illimitati. Mamma e babbo son pronti