Cagliari amore mio. Progetto innovativo per la città e il territorio (I).

0030bc2e-77b8-4c0a-8b64-16dbc79636ffUn Museo della città e del territorio per Cagliari: un sogno da tradurre in realtà
di Carla Deplano (*)

Sono sempre più convinta che Cagliari, città più unica che rara nella sua morfologia, si meriti un Museo della città e del territorio.
Un Ecomuseo urbano inquadrabile all’interno di una dimensione storico culturale sostenibile imperniata sul “patrimonio diffuso” stratificato nella città e nel territorio, che travalica la vecchia concezione tradizionale di museo quale mero contenitore basato sull’industria della conservazione.
Occorre una visione globale e al contempo unitaria delle reti di relazioni della città, in una sinergia tra ambiente, beni culturali, contesto economico e sociale, in linea con l’interpretazione della struttura urbana come ecosistema.
In una fruizione ragionata e consapevole dei luoghi cospicui e dei beni culturali da parte della collettività, al servizio della società e del suo sviluppo, della ricerca, della comunicazione, dell’esposizione per scopi di studio, di educazione e diletto, delle testimonianze materiali della comunità e dell’ambiente, delle testimonianze della vita economica e sociale del territorio, della divulgazione culturale.
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Un disegno complessivo di offerta culturale che funga da modello di sviluppo locale con il concerto di tutti: attori dei sistemi di governo e gestione urbana, amministrazione pubblica, mondo dell’impresa con esperti di economia, marketing e politica del turismo, regione ed enti locali, soprintendenze, musei, archivi, biblioteche, sponsor, fondazioni di origine bancaria, banche e imprese private, associazioni no profit (come FAI, Monumenti Aperti, Legambiente, Italia Nostra, Amici del Libro, Aperitivi culturali etc.), Comando dei Carabinieri per la tutela del Patrimonio culturale.
Un sistema di rete che accolga professionalità in continua evoluzione che rispecchiano le profonde trasformazioni che stanno interessando l’intero settore dei beni culturali, con la creazione di piattaforme di conoscenza in cui convergano e si interfaccino aspetti culturali, sociali, economici.
La concertazione deve partire da un Laboratorio progettuale di ricerca che determini i programmi attuativi e gli indirizzi operativi nell’ambito di una gestione urbana integrata di tutela, salvaguardia e valorizzazione del territorio. Questo cervello operativo deve, quindi, essere supportato da una Rete informatica museale che connetta il museo alle porte virtuali e fisiche della città museo.
Vorrei vedere cooperare urbanisti, storici dell’arte, archeologi, architetti, ingegneri, antropologi, laureati in Beni Culturali, esperti di management dei beni culturali e marketing territoriale, archivisti e bibliotecari, informatici ed esperti in comunicazione, docenti della Scuola e dell’Università, guide turistiche.

Il luogo
img_6636Lo spazio si trova. Abbiamo cubature enormi non sfruttate che se non recuperate e rifunzionalizzate continuano ad andare in rovina. Il Capannone Nervi, ad esempio, sarebbe un luogo ideale. Uno spazio in cui avere un punto di vista globale e diacronico sulla morfogenesi di un sito con una storia che origina nel Neolitico. Dai primi nuclei antropici con fondi di capanne, grotte, domus de janas del colle di Sant’Elia-San Bartolomeo alla Krly punica; dalla Caralis romana alla cittadella altomedievale di Santa Igia, al Castellum Castri de Kallaro pisano, alla Caller catalano-aragonese e spagnola, alla Capitale del Regno sardo-piemontese, poi Regno d’Italia.
Una storia degli studi archivistici, storiografici, topografico-archeologici divulgata in una visione d’insieme per studenti di ogni ordine e grado e per l’uomo di strada che possa finalmente comprendere la morfogenesi di una città con una complessa storia plurimillenaria.
Attraverso una narrazione fluida, lontana dai tecnicismi per soli addetti ai lavori, con fotografie stampe filmati le ricostruzioni animate multimediali che illustrino trasformazioni, superfetazioni e stratificazioni di una città dai tanti volti, incluse le ferite di guerra e i vuoti urbani.
Sogno un plastico della città punica, uno della città romana, uno della città pisana in forma d’aquila ghibellina con segnatura cruciforme guelfa, uno della città spagnola.
Sogno un Museo Archeologico Virtuale dove attraverso tecnologie d’avanguardia il visitatore possa compiere un viaggio nel tempo e nello spazio ed ammirare siti e monumenti delle diverse epoche storiche.
Sogno una storia illustrata dei piani urbanistici che delinei l’evoluzione dello spazio insediativo dalla città murata alla città dei piani: da Cima a Costa, dal piano di ricostruzione al piano quadro per il recupero del centro storico, dal piano urbanistico comunale al piano regolatore portuale, dal piano strategico al piano particolareggiato.
Sogno cittadini e turisti che in una visione d’insieme della città possano agevolmente orientarsi e scegliere itinerari archeologici e storico-artistici della Cagliari punica, romana, medievale, delle architetture otto-novecentesche.
In che modo?
Attraverso tour guidati, ovviamente, ma anche e sopratutto autonomamente con il supporto di mappe, app, navette, infopoint, totem, legende e qr code, biglietti cumulativi, una piattaforma Urban Gis, fablab, fotografie antiche della città apposte in luoghi simbolici che consentano la percezione delle morfologie originarie accanto alle trasformazioni urbanistiche e ai disastri della guerra.
Attraverso Percorsi della memoria caratterizzati da un determinato genius loci. E Percorsi tematici definiti dalle specificità di determinati ecosistemi urbani che rendano fruibili e connettano in una visione organica e complessiva centro storico e territorio extra moenia, zone umide, monumenti, pertinenze militari, parchi.
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Qualche esempio: Anfiteatro-Orto Botanico-Grotte dei Salesiani e viale Merello-Orto dei Cappuccini; Molentargius-Sant’Elia-Nervi-Su Siccu; Santa Gilla-San Simone-Giorgino-tenuta Ballero-Torre Quarta Regia; architettura Liberty del centro storico; colle di Bonaria: Basilica, Museo, Centro del restauro, torre aragonese di Barceloneta, necropoli romana-cimitero monumentale; Monte Claro-La Vega: Biblioteca-Villa Claro-Cittadella della salute-tombe a pozzetto facies culturale Monte Claro rilevate attraverso legende e documentazione fotografica degli scavi. Colle di Sant’Elia con possibilità di infiniti trekking naturalistico-speleologici e storico-archeologici tra cavità carsiche, domus de janas, tunnel e batterie militari, rovine archeologiche del Tempio Astarte e Chiesa Sant’Elia, torri costiere, pozzi cisterne e canalizzazioni, Santa Maria di Lluc-forte sabaudo. Previa bonifica delle pertinenze di San Bartolomeo-Sant’Ignazio. Et coetera et coetera …

Iniziative collaterali

Sogno l’apertura perenne dell’Anfiteatro (nella sua interezza), del Cisternone Vittorio Emanuele, del canyon di Tuvixeddu-Tuvumannu che consenta di accedere al Parco anche da via Is Maglias, della latomia di via Bainsizza, del Cartec, delle grotte di via Vittorio Veneto, di un percorso dentro il carcere di Buoncammino, delle tre chiese ipogeiche di San Lucifero, della scuola Mereu, dello spazio culturale e museale di Villa Muscas, delle Antiche Officine dentro il Foiso Fois, della cava abbandonata di Monte Urpinu compresa tra viale Europa e Ospedale Binaghi, quale anfiteatro naturale da riconvertire come spazio per concerti estivi. Sogno il recupero e la trasformazione di Villa Laura in propilei e museo archeologico del Parco di Tuvixeddu, collegato a quel che rimane del Villino Mulas prima che rovinino entrambe irrimediabilmente. Sogno nuove legende nelle necropoli di Bonaria e Tuvixeddu ed il restauro dei cubicoli di Giona e Munatio Ireneo.
Sogno la possibilità di esplorare l’enorme e complesso sistema di grotte, tunnel, pozzi, acquedotti, cantine e bunker nei Tour di speleologia urbana “Cagliari Sotterranea”.
E ancora, un Parco di Archeologia industriale Italcementi con la bonifica dell’ampia porzione di territorio compresa tra viale Sant’Avendrace e le vie Bainsizza, Vittorio Veneto, Falzarego con la messa a sistema del sopra terra e sotto terra che evidenzi l’impatto che ha avuto sul territorio attraverso il recupero di beni immobili (edifici dismessi e aree industriali) e mobili (macchine).

Collaborazioni con Scuola-Università

Mi piacerebbe vedere un ambiente di apprendimento innovativo ed immersivo, ludico-edonico, attivo-creativo.
Penso ad attività di studio e ricerca, a laboratori didattici espletati attraverso le nuove forme di didattica innovativa (Digital Storytelling, Debate, Web Quest, Didattica Digitale Integrata) che rappresenterebbero un’opportunità di integrazione tra i testi cartacei e gli strumenti digitali e tra i diversi stili cognitivi e di apprendimento. Oltre ai necessari e imprescindibili contenuti si incentiverebbero percorsi volti allo sviluppo di una serie di competenze sempre più richieste (alfabetica funzionale, digitale, personale sociale e capacità di imparare ad imparare, sociale e civica in materia di cittadinanza, in materia di consapevolezza ed espressioni culturali).
Vorrei che i ragazzi venissero iniziati in un luogo stimolante e adeguato fin dalle scuole elementari alla conoscenza del Patrimonio, quale insieme dei beni culturali ereditati dal passato che rappresentano le capacità intellettive materiali e immateriali specchio della vita multiforme delle comunità umane che si sono avvicendate nel tempo e della nostra società complessa e che abbiamo il dovere di tramandare alle generazioni future.
Sarebbe magnifico vedere bambini e studenti di ogni età che arrivino in gita al Museo e scoprano i propri beni culturali attraverso una caccia al tesoro o una simulazione di scavo archeologico in un saggio con modellini di reperti punici e romani.
Gli stessi che potrebbero cimentarsi in digital storytelling sull’attività dei tombaroli, sulla tutela e la valorizzazione con focus per esempio sull’azione di prevenzione e legislazione, magari in collaborazione col reparto speciale dei Carabinieri “Tutela e Patrimonio culturale”.
Mi piacerebbe che studenti di ogni ordine e grado espletassero all’interno del museo i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO) inerenti l’Educazione civica e ambientale, finalizzati a sensibilizzare al rispetto ed alla salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio artistico e storico, a partire dall’Articolo 9 della Costituzione.

Conclusioni

Sogno visionario? Pura utopia?
Intanto riflettiamoci tutti. Si tratta di una scelta etica: stiamo parlando di Paesaggio e Patrimonio.
Abbiamo un preciso dovere, che è quello di valorizzare il patrimonio culturale e ambientale nostrano con attività dirette a promuoverne la conoscenza e ad assicurarne le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica. Dobbiamo proteggere e conservare i nostri beni paesaggistici, culturali e ambientali; promuoverne lo sviluppo perché rappresentano una ricchezza non solo per la popolazione residente ma per tutti (turisti compresi) e testimoniano la nostra storia alle generazioni future.
Questo può essere reso possibile attraverso un modello di città informazionale, digitale, o città delle reti (relazionista). Occorre pensare ad una forma di impresa a rete, economicamente vincente perché non vincolata ad un potere politico gerarchico, ma in dialogo osmotico con questo all’interno di un sistema di connessioni eterogeneo e a vasto raggio. Un laboratorio diffuso dove cittadinanza, amministrazioni, contesto storico, city users possano collaborare ed interagire in una rete civica ecomuseale finalizzata all’interattività dei siti interconnessi in un sistema culturale urbano.
Il Museo della città e del territorio trasformerebbe la città stessa in una città museo. Un museo diffuso in cui altri musei e i beni culturali e paesaggistici siano interconnessi attraverso percorsi tematici polivalenti e le più avanzate forme di comunicazione ed informazione, che restituirebbero una visione d’insieme ed una nuova fruizione del patrimonio in grado di orientare processi di sviluppo economico collegati alla gestione del patrimonio culturale.
La dimensione cooperativa, con l’apertura di interfacce e piattaforme comunicative multimediali tra spazio fisico e spazio virtuale può davvero svolgere un ruolo determinante per la crescita economica, anche in termini di marketing territoriale, con l’avvio di processi integrati di valorizzazione delle risorse del territorio. Perché la valorizzazione della complessa trama culturale che connota il territorio consolida l’identità e pone le premesse per azioni di sviluppo locale autosostenibile e compatibile con il patrimonio storico-culturale.
Il museo di città, la città in forma di museo: un laboratorio diffuso fondato sull’erogazione di servizi nell’ambito informatico-comunicativo e in quello del recupero edilizio e ambientale, frutto di una sinergia integrata tra soprintendenze, università, scuola e pubblica amministrazione.
Sogno cittadini consapevoli e piacevolmente edotti che trovino il gusto di inserirsi fattivamente nell’ambito di una forma ragionata di democrazia partecipativa.
Un simile sistema di rete cogestionale pubblico-privata tra impresa e cultura determinerebbe una serie processi integrati di sviluppo nella prospettiva della lunga durata, con collaborazioni e attività trasversali ramificate sul territorio rivolte specialmente ai cittadini e ai city users, per i tanti giovani e meno giovani che scelgono di emigrare oltremare per carenza di offerta lavorativa.
Le ricadute ambientali e sociali sarebbero tali da determinare un volano per la cultura e l’economia cittadina funzionale anche a contenere fenomeni diffusi ed ingravescenti di spopolamento, dispersione scolastica e universitaria, degrado e sciatteria urbana.
Cagliari è una città unica. Viviamo nel Golfo degli Angeli invidiato dai demoni e dal Diavolo. Un eden con un litorale superbo, 11 colli originari di cui ne residuano 9 splendidi, zone umide spettacolari, panorami mozzafiato, albe e tramonti infuocati.
Chi nasce in una città come la nostra si deve ritenere molto fortunato.
Cagliari si merita il suo Museo della città e del territorio: lo dobbiamo al nostro sito, a noi stessi, ai nostri figli e alle generazioni che verranno.
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(*) Carla Deplano: kayaker cagliaritana, si laurea in Lettere classiche con orientamento archeologico medievale, consegue un Dottorato di ricerca in Antropologia urbana, si specializza presso la SSIS in Storia dell’Arte e consegue un Master in didattica della Storia dell’Arte, disciplina che insegna come docente di ruolo.
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Reportage. Foto di Carla Deplano
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2 Responses to Cagliari amore mio. Progetto innovativo per la città e il territorio (I).

  1. Alessandro Bina scrive:

    Un’analisi e una serie di proposte straordinarie di una sognatrice molto concreta, frutto di una cultura eclettica, che ci guiderebbe a sviluppare e amare consapevolmente la nostra bellissima città

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