Riflessioni & Dibattito

457b1c0e-0091-4ca4-8afe-bceebaf7a649145007e6-b00c-4cc4-a60e-dcce3785d78aImpegno nella Chiesa e subito andare in “mare aperto”
di Franco Meloni*
Nel dibattito su “Cattolici e Politica”, meritoriamente lanciato da L’Unione Sarda, concordo con quanti ritengono oggi improponibile una riedizione di un partito politico cattolico o che si ispiri ai principi cristiani, sulle orme del Partito Popolare di don Sturzo e della Democrazia Cristiana. Beninteso, queste esperienze sono state positive, fondamentali, se solo pensiamo che i cattolici sono stati determinanti nella grande alleanza antifascista che ci ha dato la democrazia e la Costituzione. Pur ritenendo legittime tali proposte, dubito di consistenti successi elettorali, nonostante recenti sondaggi secondo cui circa il 25% degli elettori italiani sarebbero favorevoli alla nascita di un partito cattolico. Interpreto questo dato non come ricerca di un nuovo soggetto politico, bensì come un’esigenza di recupero dei valori fondamentali per il  “bene comune”. Dove la politica deve ri-trovare il suo fondamento. A questo fine i cattolici  devono  impegnarsi, più di quanto facciano attualmente, senza separarsi dal resto del mondo. In fondo seguendo l’esortazione di Papa Francesco: “partecipare, in mezzo agli altri e con gli altri, a costruire la casa comune, che richiede fraternità, giustizia, accoglienza, amicizia sociale”. Questo messaggio attualmente trova tanti cattolici impegnati soprattutto nel volontariato, mentre l’agone più propriamente politico viene da essi disertato, ingrossando le fila degli astensionisti. E’ ora di invertire la rotta, anche in Sardegna, dove è urgente rilanciare proposte coraggiose, non importa se considerate utopistiche. Cosa possono fare i cattolici insieme con tutte le persone di buona volontà disposte a un percorso comune? Partire dalla fiducia. La Sardegna ne ha bisogno più che di risorse materiali: creare un clima di fiducia che consenta di affrontare i problemi e di risolverli mettendo a frutto le capacità personali e delle comunità di appartenenza. Tutto ciò sembra banale, ma non lo è affatto. Sicuramente è difficile. Pensate cosa significa creare fiducia nel mondo della politica: praticare rapporti di scambio intellettuale e collaborazione fattuale tra persone che nella ricerca del bene comune, nel confronto e nello scontro dialettico, arrivino a soluzioni ottimali. La condizione è che si pratichi l’ascolto reciproco e che si persegua l’obbiettivo della massima partecipazione. Cosa abbastanza diversa da quanto accade oggi, laddove la politica tende a selezionare le idee e le scelte sulla base degli interessi dei gruppi prevalenti e la partecipazione popolare alla gestione della cosa pubblica è sempre più ristretta. Allora occorre allargare gli spazi di partecipazione democratica sia per quanto riguarda l’accesso alle rappresentanze istituzionali (riforma delle leggi elettorali), sia per la promozione della cittadinanza attiva, sia per la valorizzazione delle competenze che devono prevalere sulle appartenenze. E’ la “partecipazione” la chiave giusta per ridare speranze di rinascita al popolo sardo e i cattolici devono essere in prima fila nell’impegno concreto per favorirla, avendo come chiaro e virtuoso riferimento la nostra Costituzione. Ma i cattolici dove possono trovare le ragioni e la forza del loro impegno? La risposta è nella Chiesa, nelle sue innumerevoli espressioni organizzative, nelle parrocchie come negli altri ambiti aggregativi, formali o spontanei, praticando spazi pubblici reali, contigui e non opposti a quelli liturgici, in cui, come dice il monaco Enzo Bianchi: “delineare le istanze evangeliche irrinunciabili, che poi i singoli cattolici con competenza e responsabilità tradurranno in impegni e azioni diverse a livello economico, politico, giuridico”. Esattamente come previsto dai percorsi sinodali, sulla scia degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, in cui da due anni è impegnata la Chiesa universale unitamente alle Chiese particolari, ovviamente sorretti da spirito evangelico e da correlato ottimismo della volontà! In conclusione i cattolici devono ripartire dall’impegno nella Chiesa, come detto, e subito andare “in mare aperto” (la “Chiesa in uscita” di papa Francesco) per navigarvi e operare insieme con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. In definitiva per la Salvezza dell’Umanità e di tutto il Creato.
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cattoliciGli interventi nel dibattito su L’Unione Sarda

1) 02/3/2023 Antonello Menne, I cattolici e la politica.
2) 04/3/2023 Sergio Nuvoli, L’impegno dei cattolici.
3) 11/3/2023 Tonino Secchi, La diaspora dei cattolici.
4) 14/3/2023 Luca Lecis, Valori, non partiti.
*5) 1/04/2023 Franco Meloni, I cattolici tornino in mare aperto. Su Aladinpensiero/Editoriali e L’Unione Sarda/Il dibattito dell’1/4/2023.
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E’ online Rocca n.8 del 15 aprile 2023.
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L’Editoriale di Mariano Borgognoni
Se fossi andato a votare ai gazebo piddini non avrei avuto dubbi nel mettere la mia croce sul nome di Elly. La rianimazione del partito (p rigorosamente minuscola) richiedeva infatti uno shok. Qualsiasi scelta che anche lontanamente somigliasse alla continuità sarebbe stata letale. Quel partito infatti era ormai diventato una sorta di partito tecnico, il cui segretario naturale sarebbe potuto essere Mario Draghi o Mario Monti o proprio mari e monti, come quelle cucine che scelgono di non scegliere. Con i rischi conseguenti: ricordate la storia dell’asino di Buridano? Gli iscritti sono andati dritti… pel tratturo antico. Gli elettori hanno dato uno schiaffo di correzione. Salutare. I primi frutti si intravedono dopo la glaciazione lettiana, una sorta di tutti a nanna nel supremo interesse nazionale, dell’Occidente (con la O rigorosamente maiuscola), della nuovo soggetto politico, appena Nato. Né riforma elettorale, né campo largo, né orizzonte lungo. Così il Pd, sorto con il proposito di mettere a frutto i riformismi comunista, socialista e cristiano, tenuti lontani dalla guerra fredda, li ha semplicemente rimossi. Anzi li ha fatti marcire, mischiati e irriconoscibili, nella poltiglia di correnti, divenute via via stagni di potere bisognosi, per sopravvivere fuori dal cimento del consenso, di qualunque porcellum elettorale. Oh! naturalmente non è tutta responsabilità di Letta. Molti sono andati ai gazebo, molti altri no. Anzitutto perché credono, questi ultimi, che a votare, in questo sistema elettorale, bisognerebbe andare per scegliere i candidati al Parlamento. Non i leader di partito. Per come la vedono costoro, che comprendo molto, i partiti sono associazioni in cui gli iscritti dovrebbero contare, se no perché consumare la suola delle scarpe per andare in sezione o nei circoli? Bisogna ammettere però che a partito mezzo morto è stato meglio chiamare il medico che il becchino. E stavolta sembra che l’elettore si sia messo il camice bianco piuttosto che il mantello nero. L’inatteso successo della Schlein non è stato tanto il frutto della scelta tra opzioni diverse che, per la verità, nella competizione con Bonaccini non sono apparse così nettamente, ma di un robusto voto di protesta, da parte di coloro che hanno resistito o desistito alle elezioni, contro il ceto politico che ha guidato il partito soprattutto in questi ultimi anni. Abili guidatori di un aereo mai decollato. Non ha vinto quindi una linea, ha perso una linea. Proprio per questo ora viene la prova più difficile e in essa impareremo a conoscere meglio la fisionomia politico-culturale di Elly Schlein e le sue doti di leader. Oltre al volto del nuovo Partito Democratico. Molti commentatori molto approssimativi hanno parlato di una ricollocazione del partito su posizioni di sinistra-sinistra. A parte l’inconsistenza della definizione non mi pare affatto che Schlein possa essere ricondotta ad un chiaro posizionamento ideologico. Lo stesso termine di radicalità, più volte evocato, è variamente declinabile; potrebbe per esempio riferirsi all’idea di dar vita ad un partito liberal o ad un partito radicale di massa o ad un partito laburista e popolare moderno. Non si tratta della stessa cosa. Nelle prime riunioni mi è parso di notare che la Schlein non usa il termine compagni, non evoca mai la parola socialismo, non fa riferimento al concetto di persona. Non sono affatto considerazioni banali come qualcuno astutamente obietterà: quasi sempre il linguaggio dice la cosa. I termini che ho citato, insieme ai simboli delle lotte per il lavoro e la libertà, sono lingua in uso in tutti i partiti socialisti, socialdemocratici e della sinistra europea. Si vuole rimanere creativamente o uscire da questo orizzonte? Che fa riferimento anche ad una base sociale tipica, sia pure profondamente cambiata, nel mondo del lavoro, nella centralità dei diritti sociali e nella capacità di proteggere gli strati sociali più fragili, senza sottovalutare i diritti civili ma anche senza prender su ogni pratica solo perché presente; ad un modo di stare in occidente aperto all’idea di un mondo multipolare e pacifico che veda nella prospettiva il recupero del ruolo di una Europa di cui siano parte, in qualche modo, sia l’Ucraina che la Russia; ad un governo delle migrazioni che salvi ed integri ma che si accompagni alla cooperazione internazionale e all’impegno internazionalista per l’emancipazione dei popoli e la liberazione da regimi corrotti sostenuti dalle classi dominanti dei Paesi dominanti. Dentro questo orizzonte si tratta altresì di attingere al patrimonio del solidarismo cristiano e a quell’idea di persona e di comunità che mette in discussione le opposte derive del collettivismo senza libertà e dell’individualismo senza uguaglianza che già Maritain da una parte e Adorno dall’altra avevano visto molti decenni fa. Si vuole far riferimento a queste fonti che sono sotto la pelle della nostra storia nazionale ed europea, si pensa ad un partito radicato nel territorio, comunità democratica organizzata e solida o si tenta una carta diversa che guarda all’esperienza americana, all’idea di un partito leggero, fortemente interclassista, molto tattico, veloce e iperleaderistico che marca la sua differenza prevalentemente sui diritti civili? Insomma quello che di solito viene definito un partito radicale di massa con un insediamento borghese colto largamente prevalente. In fondo il primo corso del Pd veltroniano si collocava lungo questa traiettoria ed anche la primitiva collocazione del Pds occhettiano tentava con un doppio salto di guadagnare la sponda liberal, immaginando lì la collocazione della cosa nuova. Ma oggi è lo stesso Occhetto che nell’intervista a noi rilasciata, oltre che nel titolo del suo ultimo libro, spiega «perché non basta dirsi democratici». Insomma avremo tempo per studiare la fenomenologia di Elly Schlein. Le prime schermaglie sui capigruppo di Senato e Camera e sugli assetti esecutivi piddini ci rimettono davanti la forza d’inerzia del corpaccione dei collocati da una parte e dall’altra il mandato che la nuova Segretaria sente essergli venuto dall’opinione democratica di dar vita a un vero mutamento. Anche se la domanda: quale mutamento? è quella sulla quale si registrano le maggiori opacità. E d’altra parte è ancora presto per poter dare una valutazione fondata. Insomma chi vivrà vedrà. Noi cercheremo di monitorare il cammino. Con questo editoriale, un po’ ruvido, si voleva solo aprire un confronto che non ci può vedere indifferenti. Per chi continua a credere nella fatica della democrazia l’alternativa alla politica può essere solo una politica alternativa, per cambiare la società nel segno che hanno lasciato sulla nostra Costituzione coloro che coltivarono l’ambizione di tenere insieme libertà ed uguaglianza.
P.S. Abbiamo voluto dedicare la copertina a quella grande parte del popolo israeliano che, con una mobilitazione senza eguali nella storia di quel Paese, ha per ora bloccato la riforma di Netanyahu, volta ad azzerare i poteri della Corte Suprema (il Parlamento, oltre a scegliere i giudici, potrebbe annullare le decisioni della Corte). La partita tuttavia rimane drammaticamente aperta. Nel prossimo numero approfondiremo la questione con l’attenzione che merita per l’importanza che, da diversi punti di vista, rivestono quel Paese e quella tormentata area del mondo.

ROCCA 15 APRILE 2023 l’editoriale di Mariano Borgognoni
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ffd713e0-6677-4082-a5ad-0478fb5c68bcEvento venerdì 21 aprile 2023.
L’incontro, dal titolo “Laicità e laicismo: una questione aperta”, si terrà venerdì 21 aprile 2023, alle ore 17.30, nell’Aula magna della Facoltà Teologica della Sardegna. Dopo i saluti del Preside della Facoltà, Mario Farci, interverrà Luca Diotallevi, docente ordinario di Sociologia all’Università Roma Tre. Modererà il giornalista Franco Siddi. L’evento è organizzato dalla Facoltà Teologica della Sardegna e dall’Associazione Suor Giuseppina Nicoli, con la collaborazione degli Amici del Cammino sinodale.
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7 Responses to Riflessioni & Dibattito

  1. […] A proposito del dibattito Cattolici e Politica. Forse c’entra poco, ma per irriverente connessione mi sono ricordato di una frequente citazione del mio amico Gianni Loy riferita al famoso Gruppo musicale I Gufi che “ironizzano sulle piccole e grandi ipocrisie, sulla devozione alla forma, motivata però da ciascuno con meschini scopi personali”: “È la domenica il giorno del Signore/ è la domenica il giorno dell’amore/ tutti ben rasati/ con su gli abiti belli/ è d’obbligo sentirsi tutti un po’ fratelli./ E poi andiamo in chiesa a pregare Dio/ ma tu ti preghi il tuo/ ed io mi prego il mio” (da: È la domenica il giorno del Signore) [fm] ——————————————————– […]

  2. […] direttore di Rocca, Mariano Borgognoni, nell’editoriale dell’ultimo numero di Rocca preannuncia un approfondimento della questione israelo-palestinese, anticipando questo impegno con […]

  3. […] Israele e Palestina Il direttore di Rocca, Mariano Borgognoni, nell’editoriale dell’ultimo numero di Rocca preannuncia, a partire dal prossimo numero, un approfondimento della questione israelo-palestinese, […]

  4. […] e Palestina Il direttore di Rocca, Mariano Borgognoni, nell’editoriale dell’ultimo numero di Rocca preannuncia, a partire dal prossimo numero, un approfondimento della questione israelo-palestinese, […]

  5. […] scritto in uno degli ultimi editoriali, il direttore di Rocca, Mariano Borgognoni, nell’editoriale dell’ultimo numero di Rocca ha preannunciato, a partire dal successivo numero, un approfondimento della questione […]

  6. […] è sviluppato, tra marzo e aprile, un dibattito sulla tematica “Cattolici e Politica” (ne abbiamo dato risalto nelle nostra News), a cui anch’io ho partecipato. Purtroppo tutto si è fermato lì, perché, si sa, gli […]

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