Diario di un Pellegrinaggio in Terrasanta

Terra Santa – Diario di un Pellegrinaggio solidale.
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Bozza
0a3e759b-7da0-4061-a589-d610e3d170ff Terra Santa – Diario di un Pellegrinaggio solidale della Caritas di Cagliari dal 26 dicembre 2022 al 2 gennaio 2023.
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84c13b87-1663-4bf2-bef5-34a7e421ba4aTerra Santa – Diario di un Pellegrinaggio solidale della Caritas di Cagliari dal 26 dicembre 2022 al 2 gennaio 2023.

Lunedì 26 dicembre 2022
Da Cagliari/Elmas a Roma/Fiumicino
Da Roma/Fiumicino a Tel Aviv
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Arrivo a Betlemme
Sistemazione al St Joseph Hotel.
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Martedì 27 dicembre 2022
Chiesa della Natività.
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Messa a San Girolamo nella Basilica di Betlemme.
Grotta della Natività e alla Mangiatoia.
Visita alla Cappella della grotta del latte.
Pranzo al ristorante Christmas Bells.
Visita ai Campi dei Pastori.
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Visita all’hotel “Walled Off”
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Visita al Campo profughi di Aida.
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Martedì 27 dicembre, a sera, la visita al campo profughi Aida di Betlemme, sulla strada per Gerusalemme, circondato dall’orribile muro di cui abbiamo parlato, ha concluso la giornata. Un incontro approfondito con il giovane referente del Lajee Center, che gestisce l’attività culturale del campo, dal quale è emersa una drammatica situazione di disagio per le popolazioni che abitano lo stesso campo, che non sembra allo stato avere prospettive di miglioramento, anzi. Martedì 27 dicembre, a sera, la visita al campo profughi Aida di Betlemme, sulla strada per Gerusalemme, circondato dall’orribile muro di cui abbiamo parlato, ha concluso la giornata. Un incontro approfondito con il giovane referente del Lajee Center, che gestisce l’attività culturale del campo, dal quale è emersa una drammatica situazione di disagio per le popolazioni che abitano lo stesso campo, che non sembra allo stato avere prospettive di miglioramento, anzi.

Una breve storia del campo.
Quello dell’Aida è uno dei 58 campi profughi per palestinesi distribuiti tra Libano, Giordania, Siria e Territori palestinesi. Ha oltre 5500 residenti registrati, in costante aumento. Due importanti colonie israeliane – Har Homa e Gilo, illegali in termini di diritto internazionale – esercitano al di là del muro, una presenza minacciosa, un vero affronto ai diritti (negati) dei rifugiati. È stato fondato nel 1950, dopo che più di 500 case in 35 villaggi diversi nell’area che va da Gerusalemme ad Hebron sono state distrutte e i terreni consegnati agli israeliani. L’agenzia delle Nazioni Unite Unrwa ha affittato delle terre vuote da adibire a campi profughi, tra cui quella del campo Aida, all’inizio con poco più di 1000 residenti che vivevano in tende durante i primi anni della fondazione del campo. Più tardi, furono costruite le prime case in cemento, quando ormai si era capito che non si sarebbe trattato di una soluzione temporanea, fino a 7 persone venivano ospitate in stanze di 3mx3, e molti di loro cominciarono a distruggere le stanze (…) Da allora le condizioni sono sempre peggiorate: la popolazione è aumentata e con la costruzione del muro, gli spazi si sono ridotti. L’acqua spesso manca, anche per un paio di settimane di fila e la fornitura di energia elettrica non è costante. Dalla Seconda Intifada sono inoltre aumentati gli scontri con le forze di sicurezza israeliane all’interno del campo, che tengono sotto stretto controllo. Le giovani generazioni ovviamente crescono “con un risentimento e voglia di vendetta nei confronti degli israeliani”. Le scuole all’interno del campo consentono l’istruzione dei giovani fino ai 15 anni, dopo chi può e vuole continua fuori. I bambini dell’Aida frequentano due scuole Unrwa, una all’interno del campo, l’altra al di fuori, e un piccolo asilo pubblico nei pressi dei Lajee Center. L’insieme delle scuole serve un totale di circa 1,600 alunni. Quello dell’Aida è uno dei 58 campi profughi per palestinesi distribuiti tra Libano, Giordania, Siria e Territori palestinesi. Ha oltre 5500 residenti registrati, in costante aumento. Due importanti colonie israeliane – Har Homa e Gilo, illegali in termini di diritto internazionale – esercitano al di là del muro, una presenza minacciosa, un vero affronto ai diritti (negati) dei rifugiati. È stato fondato nel 1950, dopo che più di 500 case in 35 villaggi diversi nell’area che va da Gerusalemme ad Hebron sono state distrutte e i terreni consegnati agli israeliani. L’agenzia delle Nazioni Unite Unrwa ha affittato delle terre vuote da adibire a campi profughi, tra cui quella del campo Aida, all’inizio con poco più di 1000 residenti che vivevano in tende durante i primi anni della fondazione del campo. Più tardi, furono costruite le prime case in cemento, quando ormai si era capito che non si sarebbe trattato di una soluzione temporanea, fino a 7 persone venivano ospitate in stanze di 3mx3, e molti di loro cominciarono a distruggere le stanze (…) Da allora le condizioni sono sempre peggiorate: la popolazione è aumentata e con la costruzione del muro, gli spazi si sono ridotti. L’acqua spesso manca, anche per un paio di settimane di fila e la fornitura di energia elettrica non è costante. Dalla Seconda Intifada sono inoltre aumentati gli scontri con le forze di sicurezza israeliane all’interno del campo, che tengono sotto stretto controllo. Le giovani generazioni ovviamente crescono “con un risentimento e voglia di vendetta nei confronti degli israeliani”. Le scuole all’interno del campo consentono l’istruzione dei giovani fino ai 15 anni, dopo chi può e vuole continua fuori. I bambini dell’Aida frequentano due scuole Unrwa, una all’interno del campo, l’altra al di fuori, e un piccolo asilo pubblico nei pressi dei Lajee Center. L’insieme delle scuole serve un totale di circa 1,600 alunni.
Sono queste solo alcune informazioni tra le molte riportate nel corso dell’incontro, che gli attivisti del Centro Lajee hanno anche fissato in alcune pubblicazioni a disposizione dei visitatori. È seguita una visita del campo. Sono queste solo alcune informazioni tra le molte riportate nel corso dell’incontro, che gli attivisti del Centro Lajee hanno anche fissato in alcune pubblicazioni a disposizione dei visitatori. È seguita una visita del campo.
Che fare? Resistere, ovviamente, nella speranza che gli accordi internazionali modifichino la situazione. Ma al riguardo alle viste nulla di nuovo. Non resta che sostenere quanto di buono già si fa a favore della popolazione dei profughi, specie delle categorie più fragili (giovani, anziani, malati) come fanno diverse organizzazioni umanitarie internazionali, tra le quali la Caritas. In tale direzione va anche l’impegno della Caritas di Cagliari. Vedremo praticamente quanto si deciderà e si potrà realisticamente fare all’insegna della solidarietà.
Che fare? Resistere, ovviamente, nella speranza che gli accordi internazionali modifichino la situazione. Ma al riguardo alle viste nulla di nuovo. Non resta che sostenere quanto di buono già si fa a favore della popolazione dei profughi, specie delle categorie più fragili (giovani, anziani, malati) come fanno diverse organizzazioni umanitarie internazionali, tra le quali la Caritas. In tale direzione va anche l’impegno della Caritas di Cagliari. Vedremo praticamente quanto si deciderà e si potrà realisticamente fare all’insegna della solidarietà.
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Per approfondimenti:
https://openmigration.org/analisi/viaggio-tra-i-rifugiati-palestinesi-di-betlemme/
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In appendice un contributo di Carlo Puddu, che ha il pregio di fornire in sintesi un’analisi equilibrata della complessa situazione della Palestina nel difficile rapporto con Israele.
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Mercoledì 28 dicembre 2022
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Gerusalemme
Santo Sepolcro
Visita al Golgota
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Messa solenne nella Chiesa del Santo Sepolcro.
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In pieno svolgimento il pellegrinaggio solidale in terra santa della Caritas diocesana, a cui partecipano 43 persone, tra le quali il direttore don Marco Lai. Giornate che prevedono un’intensa attività sul piano spirituale nella visita ai luoghi santi e su quello pratico degli incontri con realtà sociali per sviluppare aiuti e collaborazioni.
Tra le prime risulta centrale la visita al Santo Sepolcro: cominciata prima dell’alba, con una visita alla Basilica che lo contiene, a cui il gruppo arriva entrando dalla porta di Giaffa, dopo aver percorso i quartieri armeno, ebreo e latino. La prima messa alle 6,30, concelebrata da don Marco con altri sacerdoti. A lui il compito dell’omelia centrata sul messaggio dell’amore totale a cui ci chiama Gesù, qui morto, sepolto e risorto per la salvezza dell’umanità. Tra le prime risulta centrale la visita al Santo Sepolcro: cominciata prima dell’alba, con una visita alla Basilica che lo contiene, a cui il gruppo arriva entrando dalla porta di Giaffa, dopo aver percorso i quartieri armeno, ebreo e latino. La prima messa alle 6,30, concelebrata da don Marco con altri sacerdoti. A lui il compito dell’omelia centrata sul messaggio dell’amore totale a cui ci chiama Gesù, qui morto, sepolto e risorto per la salvezza dell’umanità.
Questo momento vale tutto il viaggio. Che però continua con la visita al muro del pianto e alla spianata delle moschee. Rientro nella città murata per percorrere insieme la via dolorosa con una coinvolgente via crucis fino al Santo Sepolcro. Questo momento vale tutto il viaggio. Che però continua con la visita al muro del pianto e alla spianata delle moschee. Rientro nella città murata per percorrere insieme la via dolorosa con una coinvolgente via crucis fino al Santo Sepolcro.
Dopo un pasto frugale il programmato incontro con il patriarca latino mons. Pierbattista Pizzaballa. Tutto da raccontare.
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Muro Occidentale (Muro del pianto)
Spianata delle Moschee
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Cupola della Roccia
Chiesa di Sant’Anna
Via Dolorosa.
Pranzo al Notre Dame Center
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Incontro con il patriarca latino Pierbattista Pizzaballa.
La Diocesi del Patriarcato latino di Gerusalemme comprende quattro stati tra essi molto diversi, sotto molteplici aspetti (popolazione, numerosità confessionale, cultura): Palestina, Israele, Giordania, Cipro. In cima alle preoccupazioni sta la Palestina e i palestinesi, di cui si è parlato nell’incontro con il patriarca mons. Pierbattista Pizzaballa. Con pacatezza e in estrema sintesi il prelato ha detto cose terribili sulla situazione politica dei territori, che riecheggiano i contenuti della sua omelia della Messa di Natale nella Basilica della Natività di Betlemme.

Purtroppo non ci sono alle viste prospettive di miglioramento. Le grandi potenze mondiali hanno altre priorità e si limitano alle misure che salvaguardano innanzitutto i propri interessi.
Preoccupante una ripresa di movimenti integralisti religiosi, con crescente consenso anche elettorale, nche utilizzano il nome di Dio per giustificare guerre e conflitti spesso in alternativa ai processi negoziali.

Al riguardo, ovviamente, importanti e apprezzabili le iniziative di Papa Francesco (come la dichiarazione di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019), che comunque al di là del rilievo mediatico non coinvolgono in modo significativo le popolazioni.
Tuttavia non si può cedere alla disperazione. La Chiesa cattolica è impegnata come sempre nell’evangelizzazione, nella ricerca della Pace e della fratellanza universale, e, insieme con le altre Chiese e organizzazioni umanitarie religiose e laiche , nell’aiuto ai più deboli, sviluppando soprattutto interventi nei settori della scuola, della formazione, della sanità.
La Caritas di Gerusalemme è uno strumento fondamentale per questi interventi. Non si può pertanto che gioire della visita della Caritas diocesana di Cagliari in Terra Santa, una promettente iniziativa ricca di solide prospettive (no a fuochi di paglia), che s’inserisce nella tradizione di solidarietà che le nostre Caritas manifestano nei confronti delle popolazioni dell’area del Mediterraneo, con peculiare attenzione ai temi della giustizia, pace e riconciliazione.
Il superamento dell’emergenza sanitaria consente già la ripresa delle collaborazioni e dei pellegrinaggi che uniscono la ricerca di spiritualità ai benefici economici per le popolazioni. E anche questo è ovviamente un segnale confortante.
L’incontro con mons. Pizzaballa si è concluso con una preghiera comunitaria e con la sua benedizione.
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Incontro con la Caritas di Gerusalemme
Gerusalemme.
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Giovedì 29 dicembre 2022
Monte degli Ulivi
Cappella dell’Ascensione
Pater noster
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Messa nella Chiesa del Dominua Flevit
Cammino sulla strada della domenica delle Palme
Getsemani
Basilica di tutti i popoli

Taybeh, Cisgiordania, l’unica città interamente Cristiana della Palestina.
Chiesa
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Visita alla casa di Charles de Foucauld.
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6d02e96b-42fe-46e8-a3e8-6067602989eaPranzo a Taybeh, organizzato da suor Marie-Martine, suor Claudine e suor Nelly. Semplicemente meravigliose. In quattro e quattr’otto hanno organizzato un pranzo per 43 e più persone, uno dei migliori dell’intero viaggio.
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Venerdì 30 dicembre 2022
Chiesa di San Pietro in Gallicantu. Casa di Caifa.
Chiesa del Cenacolo, Tomba del Re Dav
Ein Karem
Visita della Chiesa di San Giovanni Battista e della
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Chiesa della Visitazione.
Chiusura della porta del Santo Sepolcro.
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Sabato 31 dicembre 2022
Gerico
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Messa nella Chiesa dell’Annunciazione.
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Nazareth Chiesa dell’Annunciazione
Nazareth
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Domenica 1 gennaio 2023
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Mare di Galilea
Chiesa del Monte delle Beatitudini
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Messa presso la Chiesa di Magdala
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Giro in barca sul mare di Galilea
Nazareth. Visita alla Chiesa di San Giuseppe
Cena e pernottamento presso l’hotel Galilee
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Lunedì 2 gennaio 2023
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Cana
Haifa
Messa Chiesa Stella Maris
Trasferimento in aeroporto di Tel Aviv
Tel Aviv- Roma – Cagliari.
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Lunedì 2 gennaio è giunto al termine il Pellegrinaggio solidale in Terra Santa della Caritas di Cagliari cominciato il 26 dicembre dello scorso anno. Otto giorni intensi sulle orme di Gesù, nei diversi luoghi della Palestina in cui il nacque, visse, mori, risuscitò. Come abbiamo appreso negli incontri di presentazione, le motivazioni di questa attività erano in certa parte peculiari per ciascun partecipante, e non stiamo qui ad elencarle, piuttosto abbiamo cercato quanto più ci accumunava in profondità: una esigenza di trovare e ritrovare senso alla vita di ciascuno di noi, nella propria intimità e nel rapporto con gli altri. In sostanza una ricerca di conversione, avendo come stella polare il Vangelo. Anche per scoprire quanto il messaggio di Gesù Cristo può ancora parlare a noi e al nostro prossimo nella contemporaneità. Ecco perché ogni stata tappa del nostro pellegrinaggio è consistita nell’immergerci fisicamente nel luogo storico dei diversi eventi, resi attuali in quanto vivificati dalla lettura dei brani evangelici di riferimento, fuori e dentro la celebrazione della Santa messa e nella ripercorrere la “via dolorosa” di una partecipata “via crucis” del nostro gruppo, nel mezzo del tumultuoso svolgersi della vita della città con persone incuriosite, ma in gran parte estranee all’evento religioso. Anche questo motivo di riflessione per la nostra ricerca di attualizzazione del messaggio evangelico.
Ripercorriamo per estrema sintesi l’itinerario che su impulso di don Marco Lai, con la collaborazione di don Costantino e del diacono Luigi e, in modo particolare, della Caritas di Gerusalemme, abbiamo insieme condiviso: Betlemme, luoghi della Natività; Gerusalemme, luoghi della passione e della morte di Gesù; Nazareth, luoghi di Maria, di Giuseppe e di quanti accompagnarono i primi anni della vita di Gesù. Abbiamo visto, toccato, riflettuto, pensato, parlato, cantato… Il pellegrinaggio è stato poi un “evento solidale” in quanto occasione per capire la situazione economico-sociale-politica della Palestina in quanto tale e nel suo difficile, drammatico rapporto con lo Stato di Israele. Lo abbiamo fatto visitando i rifugiati del centro Aida di Betlemme (ne abbiamo scritto con nota a parte), incontrando il patriarca latino di Gerusalemme mons. Pierbattista Pizzaballa (anche di questo incontro abbiamo dato un breve resoconto con altra nota), nonché con le nostre passeggiate nelle strade e tra la gente delle città visitate. Abbiamo ovviamente preso maggiore consapevolezza della situazione, non suscettibile a breve di alcun miglioramento, anzi. Il che ci porta a riflettere sui nuovi e gravosi impegni che dovranno vedere protagonista la nostra Caritas. Ripercorriamo per estrema sintesi l’itinerario che su impulso di don Marco Lai, con la collaborazione di don Costantino e del diacono Luigi e, in modo particolare, della Caritas di Gerusalemme, abbiamo insieme condiviso: Betlemme, luoghi della Natività; Gerusalemme, luoghi della passione e della morte di Gesù; Nazareth, luoghi di Maria, di Giuseppe e di quanti accompagnarono i primi anni della vita di Gesù. Abbiamo visto, toccato, riflettuto, pensato, parlato, cantato… Il pellegrinaggio è stato poi un “evento solidale” in quanto occasione per capire la situazione economico-sociale-politica della Palestina in quanto tale e nel suo difficile, drammatico rapporto con lo Stato di Israele. Lo abbiamo fatto visitando i rifugiati del centro Aida di Betlemme (ne abbiamo scritto con nota a parte), incontrando il patriarca latino di Gerusalemme mons. Pierbattista Pizzaballa (anche di questo incontro abbiamo dato un breve resoconto con altra nota), nonché con le nostre passeggiate nelle strade e tra la gente delle città visitate. Abbiamo ovviamente preso maggiore consapevolezza della situazione, non suscettibile a breve di alcun miglioramento, anzi. Il che ci porta a riflettere sui nuovi e gravosi impegni che dovranno vedere protagonista la nostra Caritas.
Non diamo conto delle nostre ulteriori incursioni nei luoghi dell’ebraismo e dell’Islam (muro del pianto, spianata delle moschee). Tutto molto interessante.
Tutto documentato nei reportage abbondantemente presenti nella chat “Pellegrini in Terra Santa”.
Arrivederci a prossimi pellegrinaggi, non solo in Terra Santa.

E soprattutto a mettere a frutto nella nostra terra dell’esperienza fatta.
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Seguono i nomi dei pellegrini.
Don Marco Lai, don Costantino Tamiozzo, Franco Meloni, Lina Ibba, Amalia Trudu, Giuseppina Meloni, Aldo Aveni Cirino, Francesca Desogus, Cinzia Mullano, Carlo Puddu, Anna Luisa Locci, Maurizio Contu, Elena Pettinau, Marco Col, Luigia Lobina, Delio Medda, Luigi Puddu, Rita Farci, Maria Cristiana Cardia, Sergio Cassanello, Emma Crabu, Maurina Sias, Angela Congera, Amelia Zedda, Tito Aresu, Sergio Zuddas, Angela Rosa Pais, Sandro Catta, Nicola Usai, Matteo Putzu, Alessandro Seruis, Andrea Marcello, Giovanni Battista Secci, Marcella Corda, Cecilia Milone, Giancarlo Morgante, Maria Rosa Scalas, Claudio Caboni, Paola Mura, Margherita Casciu, Ilaria Inguaggiato, Stefania Russo, Nunzia Pica.
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Un ringraziamento particolare alla nostra competente guida, Salim (abbiamo avuto il piacere di incontrare anche la moglie e il figliolo) e a Mohamed, abilissimo autista del nostro pullman.
Ambedue campioni di disponibilità.
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Mercoledì 4 gennaio 2023
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Di rientro dalla Terra Santa con la santa messa concelebrata a Sant’Eulalia da don Marco e don Costantino, assisti dal diacono Luigi, si è formalmente concluso il pellegrinaggio organizzato dalla Caritas diocesana in collaborazione con la Caritas di Gerusalemme. Dal 26 dicembre 2022 al 2 gennaio scorso, 43 pellegrini hanno vissuto giornate intense percorrendo i luoghi della vicenda terrena di nostro Signore Gesù Cristo, di Maria, dei suoi apostoli e discepoli, accompagnando la visita alla lettura dei Vangeli dentro e fuori la quotidiana celebrazione eucaristica proprio nei diversi luoghi santi. Il pellegrinaggio definito solidale ha consentito di toccare con mano la drammatica situazione di quella terra, specie dei palestinesi, costretti in casa loro a vivere come stranieri sottoposti a costanti vessazioni. L’incontro con il patriarca latino mons. Pierbattista Pizzaballa ha chiarito il quadro socio-economico esistente, allo stato senza prospettive di miglioramento. C’è molto da impegnarsi comunque e meglio. Di rientro dalla Terra Santa con la santa messa concelebrata a Sant’Eulalia da don Marco e don Costantino, assisti dal diacono Luigi, si è formalmente concluso il pellegrinaggio organizzato dalla Caritas diocesana in collaborazione con la Caritas di Gerusalemme. Dal 26 dicembre 2022 al 2 gennaio scorso, 43 pellegrini hanno vissuto giornate intense percorrendo i luoghi della vicenda terrena di nostro Signore Gesù Cristo, di Maria, dei suoi apostoli e discepoli, accompagnando la visita alla lettura dei Vangeli dentro e fuori la quotidiana celebrazione eucaristica proprio nei diversi luoghi santi. Il pellegrinaggio definito solidale ha consentito di toccare con mano la drammatica situazione di quella terra, specie dei palestinesi, costretti in casa loro a vivere come stranieri sottoposti a costanti vessazioni. L’incontro con il patriarca latino mons. Pierbattista Pizzaballa ha chiarito il quadro socio-economico esistente, allo stato senza prospettive di miglioramento. C’è molto da impegnarsi comunque e meglio.
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Riflessioni
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Don Marco Lai
don Costantino Tamiozzo
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- Tito Aresu
PELLEGRINAGGIO SOLIDALE CARITAS DIOCESI DI CAGLIARI 26 DIC. 2022-3 GEN. 2023
44777e47-5c80-4043-836e-e5872e28eca2(Incipit)-Cercando di fare sintesi con un titolo rivelatore, si potrebbe scrivere:Ripercorrere le strade di Gesù incontrando le «PIETRE VIVE» della Palestina odierna”.
Ho pensato a lungo a quale modalità comunicativa poteva essere la più diretta per narrare l’esperienza con sensazioni, pensieri ed emozioni personali ma anche come appartenente a un gruppo che nato “sparpagliato” si è subito coeso grazie alla buona volontà di tutti.
PICCOLA MEMORIA DEL PELLEGRINAGGIO… IN DARE E IN …CARE
Tento di raccontare quanto vissuto con una serie di Verbi-guida che mi daranno spunto per pillole di esperienza: non un vocabolario esplicativo, ma operativo.
1. ABBOR…DARE(ANNO…DARE-APPRO…DARE): uno degli aspetti positivi, che deriva dalla particolarità dell’esperienza, riguarda la curiosità che è rimasta in tanti partecipanti, e il desiderio di ritrovare presto il contatto con luoghi e persone della Terra Santa. Quasi un saltare nella barca dei pescatori del Mare di Galilea per vivere l’esperienza con il Messia atteso. (Mt.14,22-32)
= Monte delle beatitudine-Lago di Tiberiade
2. ATTEN…DARE: doppio significato, uno nel ricordo evangelico “preparerò tre tende…”, l’altro nel pensare a quanto ci è stato raccontato nel campo di Aida. La memoria delle tende in cui a lungo la popolazione palestinese, sradicata dalla “sua terra e dalla sua casa”, ha vissuto e pur avendo sostituito le tende di fortuna con abitazioni continua a sperare in un ritorno nella propria CASA. Non facile capire l’attaccamento ad una realtà che forse non si modificherà più. (Mt.1-8)
= Aida
3. ACCOR…DARE: due significati che ho trovato negli 8 gg di viaggio:
a) l’impegno di don Marco a legare un gruppo eterogeneo per tanti versi. Età media abbastanza alta, ma compensata da un gruppetto di giovani che hanno permesso di vivacizzare i momenti di permanenza in albergo e non solo. Altra caratteristica da mettere in evidenza la presenza, di un terzo circa dei presenti, di partecipanti con esperienze pregresse di pellegrinaggio e conoscenza della Terra Santa e di altri che mai avevano partecipato a pellegrinaggi e della Terra Santa avevano sentito solo parlare. Obiettivo raggiunto.
b) Non di poco conto l’impegno di Marco Col, sempre disponibile con la chitarra, e Amelia nell’accordare lo strumento e il resto del gruppo che ha animato con i canti sia le celebrazioni che le “prove” serali prima della compieta.
c) La presenza silenziosa di molti che hanno operato perché tutto andasse bene, spesso rinunciando ad interesse personale a vantaggio di quello comunitario. Difficile fare nomi perché tutti hanno “messo il cuore” nel pellegrinaggio. (1Tim.4,7b-16)
= Gerusalemme
4. AN…DARE: la prima idea che mi viene relativamente al Pellegrinaggio è proprio la sua caratterizzazione intrinseca… andare verso una delle mete canoniche da sempre LA TERRA SANTA. Ricordare i pellegrini che hanno lasciato memoria (per esempio Egeria) o altri che hanno tenuto nel cuore l’esperienza di passaggio in quei siti (Fr. Charles de Foucauld). Il nostro andare è stato originato dalla solidarietà che ha caratterizzato il Pellegrinaggio dal suo inizio. Il “dare” si è poi manifestato in tante modalità. (Mt.21,1-11)
= Palestina-Taybeh
5. AFFON…DARE: triste ripetere “un concetto guida” di questo pellegrinaggio “in Israele non esiste il concetto di rispetto delle diversità per cui affondano i tentativi di pacificazione tra i due popoli presenti”. Spero non si sia “dato fondo” ai tentativi, nonostante le parole dette da S.E. Mons. Pizzaballa, e chi “sa nuotare” aiuti chi è in difficoltà… per non affondare. (GC. 5, 7-11)
Mar Morto – Piana di Jerico -Qumran
6. BA…DARE: parto da quel che ho vissuto personalmente. Devo ringraziare chi “ha badato” alla mia condizione fisica non ottimale, Sergio, Marco… tutti perché anche la stampella che cade è stata sempre raccolta “affettuosamente” …ho notato poi che questo verbo è stato utilizzato da tutti verso tutti, creando di un ottimo spirito di gruppo. Un secondo ambito da sottolineare: siamo stati sempre attenti a quanto capitava attorno a noi… non solo per vedere. (Lc.1,39-55)
= Betlemme
7. CONCOR…DARE: è l’effetto di quel che ho scritto. La generosità si mostra in tanti aspetti anche in quelli meno evidenti. Devo sottolineare i silenzi che hanno accomunato il gruppo anche di fronte alle evidenti difficoltà e l’accettazione delle soluzioni proposte, anche se talvolta risultava alternativa alle attese, tutto fatto “con cuore buono”. (At. 15, 1-33)
= Nazareth
8. COMAN…DARE: potrebbe apparire come azione “negativa”, ma nel nostro caso non lo è stato. La presenza di don Marco è stata ferma e decisa nel rispettare “l’idea di fondo” del Pellegrinaggio solidale. A costo di apparire “autoritario”. Tutto passava attraverso “una richiesta precisa e ferma”, per es. la recita della compieta, che senza obbligare nessuno è stata fatta tutte le sere con una partecipazione corale. Questo ha portato poi all’analisi della giornata ed alla programmazione del giorno successivo …decisa insieme dai presenti…(Ef. 4,1-16)
= Gerusalemme
9. CONFI…DARE: mi piace sottolineare che molti confidano in un “ritornare” in Terra Santa… conosco la situazione e confido in una prossima occasione anche per me. (Gv. 12, 12-19)
= Terra Santa
10. CONSOLI…DARE – CORRE…DARE: l’aspetto su cui ho riflettuto è un po’ “fuori schema”, ma si rifà al significato etimologico latino e che potrebbe essere l’impegno per la seconda parte della solidarietà. Non può fermarsi solo ad un semplice “dare materialmente”, ma anche il tentativo di operare “con il cuore e con le idee” per migliorare le condizioni disagiate di chi abita in Palestina. (At. 4, 32-37)
= Magdala – Tabga
11. DOMAN…DARE – considero questo verbo direi “ad extra”, cioè portare altri a farsi domande su quel che capita in Terra Santa e non solo. Nella mia memoria di insegnante esistono tanti ricordi di “risposte” avute alle domande fatte ai miei alunni. Queste risposte tante volte le ho viste poi realizzate nelle scelte fatte per la loro vita. La speranza è che questo capiti a tutti noi dopo il Pellegrinaggio e che non ci preoccupiamo solo “dare risposte”, ma di ascoltare le domande per capire quanto sta alla base delle stesse. (Lc. 7, 18-23)
= Muro Occidentale – Spianata delle Moschee

12. FRO…DARE: questo verbo mi porta ad un argomento che ci ha accompagnato nel racconto “storico” di quanto capitato dopo il 1948. Ho ripensato ai libri scritti da Abuna Elias Chacour, arabo-israeliano, già Arcivescovo della chiesa greco-cattolica melchita di Haifa dal 2006 al 2014. L’idea di fondo che portava avanti era che i due popoli “israeliani” dovevano considerarsi fratelli in quanto figli di Abramo, ma senza nascondere le frodi perpetrate dagli ebrei nei rapporti con i palestinesi per il possesso della terra e delle case. Problema che abbiamo poi visto tuttora presente. (Gv. 8,31-38)
= Haifa – Monte Carmelo
13. GUAR…DARE: non basta vedere per capire, ma quel che abbiamo visto nel quotidiano ci ha aiutato a capire meglio quanto sia difficile vivere in Terra Santa. (MC. 12, 41-43)
= Betlemme
14. H -Lettera che nel vocabolario italiano non corrisponde ad un suono identificativo. Nel Pellegrinaggio l’ho trovata tutte quelle volte in cui ho riflettuto sul fatto che la popolazione Palestinese, forse ancor di più quella Palestinese-cristiana, non ha diritto alla parola o pur parlando non viene ascoltata dagli Ebrei. Ancor di più, però, penso al silenzio che da tanti anni nei paesi occidentali si è fatto “silenzio” su un popolo che non ha Patria a casa sua… La parola che più ci ha colpito è stata “hummus” il cibo che sta alla base della cucina mediorientale e che, forse tra le poche cose, unisce le due popolazioni presenti in Terra Santa. Ci ha accompagnato, nella semplicità dei suoi ingredienti dalla colazione alla cena…
15. LO…DARE: forse non a tutti piacerà quanto scriverò, ma sicuramente la lode va al popolo ebraico per quel che sono riusciti a fare per la terra. Lo studio delle potenzialità dei diversi terreni, l’utilizzo intelligente della poca acqua disponibile e riuscendo a vivere una forma di socialismo che ha portato a rinforzare l’appartenenza ad una idea comune. Naturalmente “cum grano salis…”. (Lc. 18-30)
= Valle del Giordano – Via del mare
16. Ora due verbi in …CARE
17. UNIFI…CARE: da tutto quel che ho scritto emerge che questo è un verbo difficile da realizzare. Lo dice la storia e lo conferma quanto ci ha detto il Patriarca. Un invito forse ad impegnarci maggiormente sia nella preghiera che nell’impegno politico. (Ef. 2, 11-22)
= Gerusalemme
18. ZOPPI…CARE: forse la mia condizione fisica è simbolo di quel che si può fare per sperare che il futuro possa far decollare nel migliore dei modi quanto deciso al tavolo della pace post II guerra mondiale. Che le due unità politiche Israele-Palestina si possa realizzare nel concreto vivere e nel rispetto delle differenze di origine, di religione, politiche etc. (Ef. 4, 25-32)
= Caritas
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Franco Meloni
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- Lina Ibba
Pensando al viaggio che mi apprestavo a fare in Terrasanta, con gli amici della Caritas e di altre associazioni di volontariato, mi sono chiesta più volte cosa mi avrebbe colpito di più:
- la bellezza dei luoghi,
- la spiritualità che avrei respirato in quei territori così ricchi di storia, o
- la situazione socioeconomico della Palestina e di Israele, così vicine ed allo stesso tempo così lontane. Avevo comunque delle aspettative, che oggi posso dire siano andate oltre ogni previsione.
Mi è stato possibile vivere emozioni forti visitando i luoghi legati alla vita di Cristo. Ciò è stato possibile in quanto in ogni luogo, grazie alle letture, abbiamo rivissuto le storie raccontate nei testi
sacri: che fosse una chiesa, una basilica, una cappella, un orto, un fiume, un monte… riviveva ai miei occhi come l’avevano vissuta 2000 anni prima Gesù ed i suoi discepoli o i protagonisti di volta in volta rievocati.
Le letture e le spiegazioni di don Marco, di Tito e della nostra guida, ci hanno accompagnato in ogni momento del pellegrinaggio. Inoltre vedere e sentire persone di diverse nazionalità pregare nello stesso luogo lo stesso Dio è stato bello ed allo stesso tempo emozionante. Tutto questo è successo sia a Betlemme, nella basilica della natività, e soprattutto a Gerusalemme. Al Santo Sepocro abbiamo celebrato la messa alle 6,30 del mattino immersi nel silenzio di una basilica quasi vuota che si è pian piano riempita di altri pellegrini che celebravano e pregavano con un altro rito nella cappella adiacente. Il mescolarsi delle voci degli armeni alle voci del nostro coro è stato bello.
Mi ha altrettanto colpito, e non poco, sperimentare di persona le condizioni in cui vive il popolo palestinese sia nei territori sia nel campo profughi (Aida) che abbiamo visitato a Betlemme. Ma quello che più mi ha colpito è stato sentire dal patriarca di Gerusalemme, mons.
Pierbattista Pizzaballa, che la situazione è “IRRISOLVIBILE”, PER L’INDIFFERENZA DELLE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI.
Non posso pensare che ci si debba arrendere passivamente e che non ci sia altro modo per aiutare il popolo palestinese che con azioni di carità ed assistenza, pur apprezzabili. Credo che per aiutare il popolo palestinese sia necessario in primis promuovere la formazione delle nuove generazioni in modo che possano migliorare le loro condizioni socio economiche e riprendere in mano la loro vita. Chiudere i campi profughi deve essere un obiettivo che la comunità internazionale deve necessariamente porsi. I problemi sono tanti e le soluzioni, anche le più ragionevoli e razionali, appaiono al momento poco praticabili, ma non bisogna arrendersi.
In conclusione il pellegrinaggio in Terrasanta è stato per me un’esperienza molto interessante, che mi ha arricchito spiritualmente e mi ha dato nuovi elementi per capire la situazione socioeconomica dei territori che abbiamo visitato, anche per stimolare possibili interventi per quanto noi stessi possiamo fare. Penso soprattutto attraverso la Caritas.
Un grazie particolare a don Marco che è stato, costantemente, elemento di coesione del gruppo e grazie a tutti i compagni di viaggio che hanno vissuto con me questa esperienza.
Gerusalemme è una città bellissima ed ho voglia di tornare per rivederne i colori, risentirne gli odori e le mille voci che la popolano …e tanto altro.
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- Amalia Trudu

Ciao Don Marco,
sono Amalia Trudu, infermiera volontaria c/o l’ambulatorio Caritas di Cagliari, come detto nell’incontro all’inizio del nostro pellegrinaggio, non ne avevo mai fatto perché
pensavo non potesse interessarmi. Ho deciso invece di partecipare attirata
dal “solidale”, infatti, essendo credente ma non assidua praticante, pensavo che un pellegrinaggio convenzionale non sarebbe stato a mia misura.
Mi sono approcciata in punta di piedi ma quasi subito là spiritualità di quei luoghi e il modo di raccontarli di Don Marco, Don Costantino e Tito nonché le letture da loro proposte mi hanno conquistato, sono riuscita ad immergermi in essi” toccando con
mano” ciò che avevo letto e studiato e contemporaneamente mi sono chiesta perché avessi perso tanto tempo. Ho capito ciò che ho perso n tutti questi anni e ho deciso di riappropriarmene.
Ho pregato tanto per la pace in tutto il mondo, pace tanto difficile da raggiungere per gli egoismi e gli individualismi dei singoli popoli.
Ho pregato tanto per tutti quelli che sentendo del mio pellegrinaggio si sono affidati alle mie preghiere e in particolare per due persone a me care, in questo momento gravemente ammalate; mi sono sentita un po’ sollevata unendo la mia preghiera a quella dei miei compagni di viaggio che sentivo molto vicini. Mi ha commosso e toccato in particolare la Via Crucis.
Non mi interesso in modo particolare di politica ma pur conoscendo la situazione del popolo Palestinese, toccarla con mano mi ha sconvolto, quei muri sono stati per me e degli incubi notturni, li ho sognati e ho sognato chi ci vive dentro! Mi sono chiesta se veramente non ci sia niente da fare e questa è una ingiustizia terribile.
Non saprei che proposte fare, le lascio a chi è più addentro di me alla politica internazionale, io prego!
Ringrazio Don Marco in particolare per l’opportunità che mi ha dato e tutti voi, uno per uno, per ciò che mi avete dato, senza ognuno di voi non sarebbe stato lo stesso,
Ringrazio ancora Franco per il diario attento e particolareggiato del nostro viaggio ed ancora Claudio, presenza discreta ma sempre attenta ad ogni nostro piccolo/ grande problema.

Amalia
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- Giuseppina Meloni
In vita mia ho fatto diversi pellegrinaggi, tutti molto belli e appaganti, ma il mio più grande desiderio è sempre stato quello di recarmi in Terrasanta per pregare nei luoghi dove vissero Gesù, la Madonna, gli apostoli e discepoli. L’incoraggiamento dei miei fratelli che hanno corrisposto alla benevolenza del mio Signore, mio costante sostegno, ha consentito questo “miracolo”. Ne sono felice e ringrazio la Caritas, in primo luogo don Marco Lai, insieme con lo splendido gruppo che ha vissuto con me questa stupenda esperienza. Mi piacerebbe tornare in Terra Santa? Certo, anche domani, ma il mio obbiettivo prioritario è aiutare, anche da qui, chi in Palestina soffre una situazione drammatica, che abbiamo toccato con mano. Avanti con la Caritas!
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Aldo Aveni Cirino

- Francesca Desogus

- Cinzia Mullano

- Carlo Puddu

, Anna Luisa Locci

, Maurizio Contu

, Elena Pettinau

, Marco Col

, Luigia Lobina

, Delio Medda

, Luigi Puddu

- Rita Farci
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- Maria Cristiana Cardia
Ho sentito un forte impulso di solidarietà e di vicinanza quando, ultimando il percorso al museo “Hotel Wolled off”, ho accolto l’invito esposto in un cartello che recitava così: “Quando il telefono squilla, rispondi.”
La telefonata riportava, alla famiglia palestinese di turno, l’imposizione di uscire dalla propria casa, avendo solo 5′ di tempo, altrimenti sarebbe stata bombardata. Ecco è bastata quella manciata di secondi per immedesimarmi in quella situazione tragica, in cui tanti palestinesi hanno dovuto lasciare tutto. Successivamente poi, partecipando all’incontro con il rappresentante del campo profughi di Aida, ho conosciuto meglio la loro storia.
Qualcuno penserà che abbiamo sentito una “sola campana” ma io sto sempre dalla parte degli aggrediti e mai degli aggressori.
Ho partecipato con molto coinvolgimento all’aspetto religioso del viaggio, in particolare durante la Via Crucis fatta in mezzo alla gente che, freneticamente percorreva la stessa Via Dolorosa.
L’esperienza la definirei così: partecipata, coinvolgente, toccante e concreta in compagnia di uno splendido gruppo di persone!
Un’ultima cosa mi viene in mente a proposito di solidarietà: credo che sia importante documentarsi, prestare attenzione e partecipare anche fisicamente a pacifiche manifestazioni di protesta nei confronti dell’occupazione di territori palestinesi da parte degli israeliani.
Grazie a tutti.
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- Sergio Cassanello
- Emma Crabu
- Maurina Sias
- Angela Congera
- Amelia Zedda
- Sergio Zuddas
- Angela Rosa Pais
- Sandro Catta
- Nicola Usai
- Matteo Putzu
- Alessandro Seruis
- Andrea Marcello
- Giovanni Battista Secci
- Marcella Corda
- Cecilia Milone
- Giancarlo Morgante
- Maria Rosa Scalas
- Claudio Caboni
- Paola Mura
- Margherita Casciu
- Ilaria Inguaggiato
- Stefania Russo
- Nunzia Pica

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DOCUMENTAZIONE
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PS
(1) Martedì 27 dicembre, a sera, la visita al campo profughi Aida di Betlemme, sulla strada per Gerusalemme, circondato dall’orribile muro di cui abbiamo parlato, ha concluso la giornata. Un incontro approfondito con il giovane referente del Lajee Center, che gestisce l’attività culturale del campo, dal quale è emersa una drammatica situazione di disagio per le popolazioni che abitano lo stesso campo, che non sembra allo stato avere prospettive di miglioramento, anzi.

Una breve storia del campo.

Quello dell’Aida è uno dei 58 campi profughi per palestinesi distribuiti tra Libano, Giordania, Siria e Territori palest
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Appendice

Un articolo sulla pag. fb della Caritas diocesana di Cagliari:
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In questi giorni, il pellegrinaggio organizzato dalla Caritas diocesana in Terra Santa. Nella Grotta di San Girolamo a Betlemme si è celebrata la prima messa comunitaria che ha visto la partecipazione dei 43 pellegrini, tra cui il direttore della Caritas diocesana don Marco Lai che ha concelebrato la funzione religiose insieme agli altri sacerdoti presenti. Idealmente questo gruppo di pellegrini rappresenta i tanti che condividono con loro il desiderio di pace e giustizia, ancora più sentito in questo momento segnato da guerre.
Dopo la funzione religiosa, la visita alla basilica e alla grotta “della natività “ e alla cosiddetta “grotta del latte” , luogo di pellegrinaggio per famiglie cristiane e musulmane che desiderano avere figli, curata dai frati francescani. Ancora, la visita ai cosiddetti “campi dei pastori” dove la stella apparve ai pastori per condurli alla mangiatoia, sito recuperato dai francescani come luogo di preghiera. Inoltre, la visita al museo “Walled off” nei territori palestinesi occupati, e quella al campo profughi di Aida, gestito dalle Nazioni unite, con l’incontro con i referenti dell’organizzazione Lajee Center Diocesi di Cagliari Il Portico Comunicazioni Sociali Cagliari

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Un contributo per leggere la problematica di oggi.
(prima versione)
di Carlo Puddu

Piccolo riassunto personale senz’altro non esaustivo della complessa realtà della Palestina,
con il quale ho pensato di riassumere..le puntate precedenti di quella, anche ns storia.

Lo spunto è dato dalla vista del Muro il primo, visto e attraversato a Betlemme, all’arrivo !
Pensavo e penso
che quel muro abbia radici storiche antiche e sia il prodotto della storia del novecento.
Israele ha acquistato quei territori che potevano essere acquistati, spostando e spingendo verso l’esterno, il deserto, e le nazioni confinanti i Palestinesi.
Il sistema capitalista e il liberismo lo consentono e in punto di diritto è indubbiamente legittimo .

I Palestinesi dal canto loro non hanno approfittato, per diverse ragioni, economiche,politiche interne loro, sociali e anche strutturali e psicologiche non riconoscendosi come Gruppo e Unità sociale-etnico politica unitaria, dell’ occasione conseguente ai trattati stipulati con Israele.
E tra i tanti motivi principalmente le loro divisioni interne.
Gli irriducibili, che ritenevano di dover e poter negare l’esistenza dello stato di Israele e cioè quei variegati gruppi che andavano da quelli che inizialmente avevano accettato il principio di riconoscibilità dello Stato Sionista fino all’estremo opposto negazionista.

Nel frattempo, data la loro incapacità a organizzarsi sotto il profilo economico e politico, pochi si sono integrati con e nel sistema capitalistico viciniore e nel mondo, mentre la massa è rimasta inerme in attesa di chi gli avrebbe dovuti organizzare e unire statualmente e politicamente e cioè l’Autorità Palestinese.
Una riedizione degli odierni contrasti politici di casa nostra, made in Palestina…
Le divisioni che hanno prevalso sul desiderio e la necessità di creare una identità di Popolo .

Dall’altra parte,nello stato Sionista, la parte progressista maggioritaria andava man mano a sgretolarsi quanto al consenso , a favore delle frange estreme e più conservatrici e reazionarie, sfruttando il malcontento derivato dall’antagonismo politico,religioso,economico, etnico, raziale e storico con il mondo arabo e Palestinese in particolare, con la reviviscenza del bipolarismo strutturale e violento diretto ad annientare l’altro, colpevole secondo le opposte ma identiche ragioni di non voler accettare il coinquilino di quella terra.
Lo stato Sionista aveva ed ha grande e tragica esperienza conseguente alla Shoa e , alla mancanza e quindi ricerca storica culturale e religiosa della loro Terra Promessa quale biblico popolo eletto. Terra poi conquistata, con la compiacenza delle potenze coloniali europee e l’ appoggio degli Usa, dal 1946 in poi . Compiacenza motivata dalla necessità per l’Occidente, di riconoscere a quel gruppo etnico e religioso una sorta di compenso per aver permesso ad Hitler di operare indisturbato il massacro sistemico, fisico e ideologico del popolo Ebraico.
Di aver accettato e permesso e riconosciuto quella ideologia consentendogli di divenire ordine statuale. La dittatura Nazista ed anche quella Fascista di casa nostra.
Poi diventate ideologia e sistemi statuale pericolosi , ché ritenevano di poterlo estendere al Mondo. E questo perché l’Europa e gli Usa avevano ritenuto preferibile allearsi inizialmente con quella Germania o meglio, il patteggiamento con Hitler preferibile all’alleanza con Stalin.
Salvo poi essere sorpassati da quest’ultimo con la spartizione della Cecoslovacchia etc etc.

Dall’assedio di Leningrado in poi, le potenze cambiavano però strategia,non senza dubbi e perplessità, e si allevano in qualche modo con la Russia che però già stava resistendo e contrattaccando Hitler !

Vorrei insomma sottolineare che senza entrare nei necessari indispensabili approfondimenti della storia del XX secolo, la ragione meglio la fonte dei mali e per quanto ci riguarda del problema Palestinese è anche derivata dal nostro Occidente .
Non dimentichiamo che il progrom Staliniano, aveva consentito e anche agevolato i propri cittadini Ebrei , nel lasciare la Madre Russia per tornare in Israele, alla fine del secondo conflitto mondiale. Lo Stalinismo non aveva nulla di speciale rispetto a qualsiasi precedente o successiva Potere Assoluto, se non consolidarsi al.proprio interno salvaguardando i confini e allargando la propria zona di influenza.

Oggi il sistema economico è premiante per chi si è integrato ed è diventato motore nel proprio spazio e territorio, nel ns caso Israele . Acquista i territori e nessuno può impedirglielo, né lo Stato Sionista che lo incentiva e favorisce né altre realtà statali, perché in quei territori, non esiste !
E cioè fino ad oggi, lo Stato e comunque una unità di Popolo non si è mai realizzata ed è stata riconosciuta dai propri potenziali cittadini e cioè dal variegato e diviso popolo Palestinese.
Popolo anch’esso in gran parte sparso per il mondo .
La Storia si ripete, aggiornata al sistema economico e finanziario, società 2.1 …che reitera i propri errori.
Carlo P

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Palestina, il rapporto sui diritti umani della relatrice Onu: “Popolazione vive in un carcere a cielo aperto’. Amnesty: “Regime di apartheid”
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/01/13/palestina-il-rapporto-sui-diritti-umani-della-relatrice-onu-popolazione-vive-in-un-carcere-a-cielo-aperto-amnesty-regime-di-apartheid/6935712/amp/
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2 Responses to Diario di un Pellegrinaggio in Terrasanta

  1. […] che al riguardo sostiene un apposito progetto sociale/solidale della Caritas di Gerusalemme (vedasi il Pellegrinaggio di fine anno). La seconda ragione è che il filmato da conto esaurientemente della devozione per San Giuseppe […]

  2. […] che al riguardo sostiene un apposito progetto sociale/solidale della Caritas di Gerusalemme (vedasi il Pellegrinaggio di fine anno). La seconda ragione è che il filmato da conto esaurientemente della devozione per San Giuseppe […]

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