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Il Governo deve scegliere le energie rinnovabili anziché quelle fossili
2 Dicembre 2022 su Democraziaoggi.
Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Si’, Nostra
Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Alex Sorokin
E’ passata sotto silenzio una notizia di grande importanza data da Terna, società pubblica che gestisce la rete elettrica italiana.
La notizia è che le richieste di allaccio alla rete nazionale di nuovi impianti di eolico galleggiante vin mare sono pari a […]
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Preti e guide turistiche
Posted on 26 Novembre 2022 By Paolo Maninchedda, Sardegna E Libertà.
[segue]
Preti e guide turistiche
Nei giorni scorsi è stata pubblicizzata la notizia del varo di un corso per guide turistiche specializzate in turismo religioso finanziato dalla Regione Sardegna.
Niente da dire. Cosa ottima.
Il luogo in cui questo evento è stato presentato fa però pensare: la Facoltà Teologica della Sardegna.
La Facoltà Teologica della Sardegna sta decadendo paurosamente e con essa la formazione dei sacerdoti sardi.
I gesuiti che la gestiscono non inviano qui da noi le loro prime file intellettuali, riservate a più grandi e titolati atenei, e le risorse finanziarie sono così poche, stentate e contate, che valenti studiosi, specie se laici, che avrebbero voluto continuare a lavorare per la Facoltà, alla fine hanno dovuto optare per altre istituzioni accademiche e professionali.
Non che la chiesa sarda non sappia di questo vulnus formativo che la affligge, ma sa anche che, a carte perse, può porvi rimedio inviando i propri aspiranti sacerdoti nelle facoltà della penisola e così continua a dedicarsi a altre iniziative e ad altri progetti e non a edificare in Sardegna un contesto culturale di qualità per i sacerdoti.
È questa scelta programmatica verso la decrescita passiva che fa male.
Fa male perché la decadenza formativa del clero si sente nelle parrocchie.
Troppi giovani parroci fraintendono la spiegazione del Vangelo con la testimonianza personale; troppi preti che dicono ‘io’, che raccontano di sé, che psicologicizzano anche le zanzare. E troppi altri che, non essendo più attrezzati per capire né la realtà né il Vangelo, la buttano sul precettismo e sul diavolo, sul peccato e sul demonio.
Oscilliamo tra esistenzialisti inconsapevoli e lefreviani mascherati. Ma si può?
Fa male perché la debolezza del mondo cattolico (mi piacerebbe di più chiamarlo ‘cristiano’) si sente nel dibattito culturale.
I cattolici parlano tra di loro delle cose loro che è esattamente la strada attraverso cui l’autentico spirito religioso (cioè lo spirito di chi cerca ciò che profondamente gli corrisponde) si trasforma in rigido ritualismo, in tradizione e in superstizione. Oppure in lobbismo. Talvolta l’etica e l’estetica dei capi di talune associazioni sono le stesse dei presidenti dei Rotary.
Ma alla fine il problema è sempre la verità.
I ragazzi vengono a studiare storia da noi, in università, e scoprono, per esempio, che il Natale per secoli non è stato il Natale, ma una festa paganissima che festeggiava il solstizio d’inverno.
Glielo si vuole spiegare che si festeggia l’avvento di Dio nella storia, ma che questo fatto lo si sarebbe potuto festeggiare anche in altri periodi dell’anno e che la scelta cadde in quella data per uno spirito di sostituzione di una festa pagana, o se si vuole, per una antica prassi da cancel culture?
Quando i ragazzi scoprono la ‘verità’ della storia, confondono l’acquisizione della consapevolezza di un lungo processo, fatto di eventi, simboli e interpretazioni, con lo smascheramento di una grande menzogna e così buttano via il bambino con l’acqua sporca.
Glielo si vuole spiegare che le lettere di san Paolo sono terribili per il rapporto tra l’uomo e la donna di oggi, perché scritte da un settario in un tempo assolutamente sessista? Che cosa toglierebbe una sana critica di san Paolo alla sua santità? Nulla, perché anche la santità è storica. Di san Paolo, come di ogni cosa, bisogna saper prendere il buono, non tutto.
Si vuole dire ai cristiani che non tutta la Bibbia è parola di Dio, ma che tanta, tantissima, è parola d’uomo, che al suo interno sono stati inclusi testi simili alle cronache monastiche medievali o a testi letterari come il Cantico dei cantici (il tuo alito profuma di mele, il tuo ombelico è come un calice di vino…, chi non ha pensato a questi versetti stando al fianco e tra le braccia della donna amata? Chi non capisce quanto il piacere sia un antipasto di giustissima felicità che da sempre è stato guardato dai più lucidi come un dono divino e non come un diabolico tranello?)?
Si vuole dire ai cristiani che noi continuiamo a pregare con i Salmi, ma che sono state scritte nei secoli recenti e passati preghiere molto più intense e potenti dei salmi, ma che questi sono parola di Dio e quelle no?
Si vuole dire oppure no che Gesù non ha mai pronunciato una sola parola sulle abitudini sessuali delle persone, ma ha difeso con tutte le sue forze le donne e i bambini che ai suoi tempi venivano abbandonati, con una facilità estrema, e buttati per strada da uomini facili al ripudio?
Si vuol dire ai cristiani che più studiamo i vangeli, nati come banali catechismi di diverse comunità con diversi bisogni, più capiamo che sotto tante contraddizioni brilla una cosa essenziale: qualcosa di straordinario, inatteso, imprevisto è accaduto duemila anni fa. Senza questo evento i Vangeli sono filologicamente inspiegabili. L’essenziale nel cristianesimo è quell’evento: il ritorno di un uomo dalla morte. È questo evento che legittima il suo insegnamento e il suo insegnamento è semplice e non è gravoso.
Per capire queste e altre numerosissime cose bisogna studiare.
Per credere, bisogna incontrare anche testimoni, non retori o psicologi o manager: testimoni, ma non ho mai conosciuto un solo testimone che abbia detto ai suoi amici di rinunciare a capire, a conoscere.
Se si trovano i soldi per formare le guide turistiche, perché non trovarli per un serio impegno culturale, per far fiorire in Sardegna un grande e robusto polo culturale del mondo cristiano, una facoltà non della semplice concessione di titoli accademici, ma della comprensione della figura di Gesù Cristo? Perché ogni diocesi ha una sua strategia culturale nella quale butta una valanga e mezzo di denaro, competendo in mondanità con le altre diocesi, cioè in successo? Non lo capisco e mi rattrista almeno quanto l’assurda inattualità dei paramenti liturgici.
Semplicità, serietà e verità bastano e avanzano.
Forse sbaglio, ma vorrei incontrare più preti colti (meglio se capaci di fare un qualunque mestiere, perché lavorare migliora lo spirito, come insegnava san Paolo che non si è mai fatto campare da chicchessia) che guide turistiche agguerrite.
Perdonate l’intemerata. Sono così da quando ero ragazzo. Non riesco a starmi zitto.
Tralascio tutte le considerazioni avanzate da Paolo Maninchedda sulla Facoltà Teologica. Non ho elementi per esprimere giudizi sia di accordo che di disaccordo. Condivido invece in toto le ulteriori considerazioni di Paolo che ritengo utile riproporre, per poi fare una proposta: “(…) la decadenza formativa del clero si sente nelle parrocchie.
Troppi giovani parroci fraintendono la spiegazione del Vangelo con la testimonianza personale; troppi preti che dicono ‘io’, che raccontano di sé, che psicologicizzano anche le zanzare. E troppi altri che, non essendo più attrezzati per capire né la realtà né il Vangelo, la buttano sul precettismo e sul diavolo, sul peccato e sul demonio.
Oscilliamo tra esistenzialisti inconsapevoli e lefreviani mascherati. Ma si può?
Fa male perché la debolezza del mondo cattolico (mi piacerebbe di più chiamarlo ‘cristiano’) si sente nel dibattito culturale.
I cattolici parlano tra di loro delle cose loro che è esattamente la strada attraverso cui l’autentico spirito religioso (cioè lo spirito di chi cerca ciò che profondamente gli corrisponde) si trasforma in rigido ritualismo, in tradizione e in superstizione. Oppure in lobbismo. Talvolta l’etica e l’estetica dei capi di talune associazioni sono le stesse dei presidenti dei Rotary.
Ma alla fine il problema è sempre la verità.
I ragazzi vengono a studiare storia da noi, in università, e scoprono, per esempio, che il Natale per secoli non è stato il Natale, ma una festa paganissima che festeggiava il solstizio d’inverno.
Glielo si vuole spiegare che si festeggia l’avvento di Dio nella storia, ma che questo fatto lo si sarebbe potuto festeggiare anche in altri periodi dell’anno e che la scelta cadde in quella data per uno spirito di sostituzione di una festa pagana, o se si vuole, per una antica prassi da cancel culture?
Quando i ragazzi scoprono la ‘verità’ della storia, confondono l’acquisizione della consapevolezza di un lungo processo, fatto di eventi, simboli e interpretazioni, con lo smascheramento di una grande menzogna e così buttano via il bambino con l’acqua sporca.
Glielo si vuole spiegare che le lettere di san Paolo sono terribili per il rapporto tra l’uomo e la donna di oggi, perché scritte da un settario in un tempo assolutamente sessista? Che cosa toglierebbe una sana critica di san Paolo alla sua santità? Nulla, perché anche la santità è storica. Di san Paolo, come di ogni cosa, bisogna saper prendere il buono, non tutto.
Si vuole dire ai cristiani che non tutta la Bibbia è parola di Dio, ma che tanta, tantissima, è parola d’uomo, che al suo interno sono stati inclusi testi simili alle cronache monastiche medievali o a testi letterari come il Cantico dei cantici (il tuo alito profuma di mele, il tuo ombelico è come un calice di vino…, chi non ha pensato a questi versetti stando al fianco e tra le braccia della donna amata? Chi non capisce quanto il piacere sia un antipasto di giustissima felicità che da sempre è stato guardato dai più lucidi come un dono divino e non come un diabolico tranello?)?
Si vuole dire ai cristiani che noi continuiamo a pregare con i Salmi, ma che sono state scritte nei secoli recenti e passati preghiere molto più intense e potenti dei salmi, ma che questi sono parola di Dio e quelle no?
Si vuole dire oppure no che Gesù non ha mai pronunciato una sola parola sulle abitudini sessuali delle persone, ma ha difeso con tutte le sue forze le donne e i bambini che ai suoi tempi venivano abbandonati, con una facilità estrema, e buttati per strada da uomini facili al ripudio?
Si vuol dire ai cristiani che più studiamo i vangeli, nati come banali catechismi di diverse comunità con diversi bisogni, più capiamo che sotto tante contraddizioni brilla una cosa essenziale: qualcosa di straordinario, inatteso, imprevisto è accaduto duemila anni fa. Senza questo evento i Vangeli sono filologicamente inspiegabili. L’essenziale nel cristianesimo è quell’evento: il ritorno di un uomo dalla morte. È questo evento che legittima il suo insegnamento e il suo insegnamento è semplice e non è gravoso.
Per capire queste e altre numerosissime cose bisogna studiare.
Per credere, bisogna incontrare anche testimoni, non retori o psicologi o manager: testimoni, ma non ho mai conosciuto un solo testimone che abbia detto ai suoi amici di rinunciare a capire, a conoscere.
Se si trovano i soldi per formare le guide turistiche, perché non trovarli per un serio impegno culturale, per far fiorire in Sardegna un grande e robusto polo culturale del mondo cristiano, una facoltà non della semplice concessione di titoli accademici, ma della comprensione della figura di Gesù Cristo? Perché ogni diocesi ha una sua strategia culturale nella quale butta una valanga e mezzo di denaro, competendo in mondanità con le altre diocesi, cioè in successo? Non lo capisco e mi rattrista almeno quanto l’assurda inattualità dei paramenti liturgici.
Semplicità, serietà e verità bastano e avanzano.
Forse sbaglio, ma vorrei incontrare più preti colti (meglio se capaci di fare un qualunque mestiere, perché lavorare migliora lo spirito, come insegnava san Paolo che non si è mai fatto campare da chicchessia) (…)
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La mia proposta. Per straordinario impulso di Papa Francesco, che crediamo agisca davvero come “agente” dello Spirito Santo, la Chiesa universale come tutte le Chiese particolari – tra cui quella italiana – è impegnata da oltre un anno sui “percorsi sinodali” che intendono attivare tutto il popolo di Dio in posizione di ascolto con la finalità salvifica per tutta l’Umanita’. Ecco l’intervento di Paolo contribuisce a questa finalità. Cioè costituisce un “dato di ascolto” che potrà far migliorare la presenza della Chiesa nella nostra realtà. Pensiamoci e discutiamone. Ovviamente su tutto ciò che merita un approfondimento torneremo quanto prima.