Buon Natale
Scintille di p. Enrico Deidda sj
*Sabato 25 dicembre 2021 Solennità del Natale*
Amiche e amici carissimi e preziosi che ci sia dato di vivere questo giorno, stringendoci gli uni agli altri
attorno al Bambino che è nato: con stupore-gratitudine-fede.
*Liturgia della notte* – Testi: Is 9, 1-6 Sal 95 Tit 2,11-14 Lc 2,1-14
Oggi ci faremo aiutare e spronare a vivere con intensità la venuta del Figlio di Dio, uomo tra gli uomini, da persone che per quello che hanno scritto e detto si sono qualificate come non credenti o lontani dalla Chiesa. Ricorderete che il Cardinal Carlo Maria Martini aveva istituito la “Cattedra dei non credenti”, consapevole che l’ascolto e il confronto con loro avrebbe aiutato i fedeli a guardare con più rispetto “i lontani” e ad essere essi stessi più consapevoli della preziosità del dono della fede.
Io, forse paradossalmente, ho trovato, tra gli scritti dei così detti atei o indifferenti, pensieri che davanti al mio cuore hanno brillato come perle. Vorrei condividerne tre, disposti come passi di un percorso, riportando poi a conclusione un pensiero di Papa Francesco.
1) *All’inizio una preparazione*, un disporre l’animo. “Il Natale mi fa pensare a quelle anfore romane che ogni tanto i pescatori tirano fuori dal mare con le loro reti, tutte ricoperte di conchiglie e di incrostazioni marine che le rendono irriconoscibili. Per ritrovarne la forma, bisogna togliere tutte le incrostazioni. Così il Natale. Per ritrovarne il significato autentico, _bisognerebbe liberarlo_ da tutte le incrostazioni consumistiche, festaiole, abitudinarie, cerimoniose, eccetera, eccetera. _Poi si vedrebbe_”. (Alberto Moravia, _Questo freddo di Betlemme lo sentì il Bambino_, La Locusta, Vicenza). Ecco il primo passo: liberare il cuore dalle scorie degli affari, affanni, scadenze della quotidianità.
Riconosco quali scorie sono più insistenti e distraenti per il mio cammino di fede? Mi attivo per lasciare un reale spazio interiore al Signore che nasce per me?
2) Dal riconoscere il significato autentico del Natale a *liberare il desiderio*, che vibra nel nostro cuore, la via è aperta:
“Oggi siamo seduti alla vigilia
di Natale, noi, gente misera,
in una gelida stanzetta, il vento corre fuori,
il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi,
volgi lo sguardo:
perché tu ci sei davvero necessario”.
Come scaturisce vivo, semplice, autentico questo desiderio dal cuore, dalla penna del grande regista Bertold Brecht, un vero zampillare di sorgente che ci fa bene.
(Bertold Brecht, tratto da _Natale in poesia_, Interlinea, Novara 2000)
3) Ed eccoci ora stupiti, grati, emozionati, presi quasi da un senso di gioiosa vertigine *davanti alla mangiatoia* dove è deposto il Bambinello, sentendo su di noi lo sguardo caldo e accogliente di Maria e Giuseppe.
Siamo tra pastori, magi, e tanti altri – curiosi e credenti – con quelle briciole di fede che oggi più che mai desideriamo che brillino dentro di noi e riscaldino anche chi ci è vicino.
Siamo nel terzo passo. È Jean-Paul Sartre, un ateo dichiarato, uno dei più colti e accaniti, che ci offre con il suo modo pessimistico e sarcastico (ma forse illuminato per un attimo da un guizzo di fede) lo sprone, “l’assist” decisivo:
“Un Dio trasformarsi in un uomo! Che favola degna di una balia … un Dio che si induce a nascere, a restare nove mesi come una fragola di sangue!?…
Se un Dio si fosse fatto uomo per me io l’amerei con l’esclusione di tutti gli altri, ci sarebbe come un legame di sangue tra lui e me e _la mia vita non sarebbe troppo lunga per dimostrargli la mia riconoscenza_. *Ma quale Dio sarebbe così folle per questo*? …” (da _Bariona_, Marinotti Editore, Milano)
Sì, è un Dio folle, un Dio folle d’amore per noi, per me, per te. Ma è realtà. È questa la verità che Sartre ha inquadrato così bene, ma gli è mancato il passo decisivo: quello della fede, quello che il Signore ha dato in dono a noi. E’ questo amore folle, umanamente inspiegabile, che il Bambino Gesù nella mangiatoia senza parole ci presenta e ci spiega!
Ed ora a suggello della nostra breve meditazione la parola di Papa Francesco:
“Dio sta in una mangiatoia,
come a ricordarci
che per vivere abbiamo
bisogno di Lui come
del pane da mangiare.
Quante volte invece,
affamati di divertimento,
successo e mondanità,
alimentiamo la vita
con cibi che non sfamano
e lasciano il vuoto dentro!
Quella mangiatoia,
povera di tutto
e ricca di amore,
insegna che il nutrimento
della vita è lasciarci amare
da Dio e amare gli altri.
In questa tela di Rubens vediamo Maria che, con dolcezza e premura, svela il suo figlio Gesù ai pastori venuti ad adorarlo. E’ commossa e radiosa. La luce che rifulge da Gesù Bambino illumina la notte, si riflette sui volti dei presenti e accende di speranza i loro cuori. Tutti contemplano il Bambino meravigliati! Giuseppe è in piedi dietro Maria, sta in ombra e in silenzio, prega e veglia su Maria e il Bambino Gesù. E anche noi siamo invitati in questi giorni a sostare e ad adorare il Mistero fatto Bambino per portare a coloro che incontriamo la gioia del Natale!”
Ed eccoci agli auguri carissimi amiche e amici: questo Natale ci aiuti a riscoprire la gioia e la dignità nostra e di ogni uomo e a crescere in una più sincera e vissuta solidarietà. Vostro p. Enrico sj.
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