Una Casa comunità e un Ospedale di comunità nell’’ex Ospedale San Giovanni di Dio? Potrebbero essere realizzate sulla base degli indirizzi (e considerati i finanziamenti) del PNRR. Parliamone.

ospedale-sangiovannididio Approfondimenti.
La Casa della comunità
di Alvaro Bucci su Agire politicamente.
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Non avremo più il medico di famiglia? Anche se certamente spiace di dover rinunciare a questa figura “familiare”, punta di diamante della nostra sanità pubblica, che visita nel suo studio e con cui si costruisce un rapporto di fiducia lungo una vita, appare realistico cominciare a porsi questo interrogativo. In primo luogo perché si prospetta, nei prossimi anni, un vero e proprio “buco” di medici di famiglia, per effetto di un loro consistente numero di collocamenti a riposo senza la possibilità che vengano sostituiti, a causa di un’errata programmazione di tali figure. In secondo luogo per il processo di cambiamento che sta caratterizzando la sanità pubblica italiana, in cui si avanza la proposta, nel nuovo modello di strutture previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), di assorbire la figura del medico di famiglia in strutture multi-professionali. Con professionisti che si alternano su turni e competenze, in cui i medici di medicina generale non presterebbero più la loro assistenza relazionandosi con il paziente in maniera duratura ed empatica, ma si limiterebbero a fornire prestazioni standard.
Il nuovo modello di tali strutture è riconducibile a quello della “Casa della comunità” che figura nella prima delle due “componenti”, quella delle “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”, in cui si articola la “Missione 6 – Salute” del PNRR.
Tale modello si propone di superare le criticità che nel tempo hanno ostacolato altri percorsi finalizzati ad una piena integrazione, come sono le Case della salute, la cui sperimentazione fu avviata dalla legge finanziaria 2007 con uno stanziamento di 10 milioni, che sono risultate scarsamente realizzate ed in maniera disomogenea.
Il nuovo modello d’integrazione socio-sanitaria delineato dal PNRR può trovare come punto di partenza la sperimentazione di “strutture di prossimità”, già finanziata con il Decreto Rilancio dello scorso anno, che però si limita alla promozione della salute e alla prevenzione nonché “per la presa in carico e la riabilitazione delle categorie di persone più fragili”.
“La Casa della Comunità – si legge nel PNRR al punto “Investimenti 1: Case della Comunità e presa in carico della persona” – diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici. Nella Casa della Comunità sarà presente il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie. La Casa della Comunità sarà una struttura fisica in cui opererà un team multidisci- plinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà ospitare anche assistenti sociali”. La presenza degli assistenti sociali nelle Case della Comunità dovrebbe rafforzare il ruolo dei servizi sociali territoriali nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.

Politicamente 2/2021
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“La Casa della Comunità – continua a specificare il PNRR – è finalizzata a costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche attraverso un’infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica, e ha il fine di garantire la promozione, la prevenzione della salute e la presa in carico della comunità di riferimento”. Vi potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziane e fragili, variamente organizzati a seconda delle caratteristiche della comunità specifica.
L’investimento prevede l’attivazione di 1.288 Case della Comunità entro la metà del 2026, che potranno utilizzare sia strutture esistenti, sia nuove. Il costo complessivo dell’investimento è stimato in 2 miliardi di euro. Sono aggiunti ancora 4 miliardi per il potenziamento dei servizi domiciliari, con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali (COT), ed 1 miliardo per lo sviluppo delle cure intermedie, attraverso l’attivazione dell’Ospedale di Comunità, dotato da 20 a 40 posti letto, destinati a pazienti che necessitano di interventi prevalentemente infermieristici. Si tratta quindi di un investimento complessivo di 7 miliardi, cui sono da aggiungere 8,63 miliardi destinati alla seconda “componente” della Missione Sanità riguardante investimenti per l’aggiornamento tecnologico e digitale, soprattutto degli ospedali, nonché per la formazione e la ricerca scientifica.
Sulla Casa della Comunità si registrano numerose iniziative volte ad approfondirne la conoscenza e a proporre particolari percorsi attuativi, con valutazioni positive ma anche di perplessità soprattutto per quanto riguarda il superamento dell’attuale figura del medico di famiglia.
Le Case di Comunità: un nuovo modo di promuovere la salute
Per potenziare l’integrazione complessiva dei servizi assistenziali socio-sanitari per la promozione della salute e la presa in carico globale della comunità e di tutte le persone, siano esse sane o in presenza di patologie (una o più patologie) e/o cronicità, il PNRR prevede l’attivazione entro la metà del 2026 di 1,288 Case di Comunità: strutture fisicamente identificabili (nuove o già esistenti) che si qualificano quale punto di riferimento di prossimità e punto di accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza primaria di natura sanitaria, sociosanitaria e sociale per i cittadini, garantendo interventi interdisciplinari attraverso la contiguità spaziale dei servizi e l’integrazione delle comunità di professionisti che operano secondo programmi e percorsi integrati, tra servizi sanitari (territorio-ospedale) e servizi sociali.
Nella Casa di Comunità tutte le persone saranno accolte, ascoltate, riconosciute nella loro dignità e unicità e messe in condizione di poter trovare una risposta consapevole nella rete comunitaria.
L’obiettivo è quello di garantire parità di trattamento di cure e di accesso alle strutture, oltre che costruire percorsi personalizzati per la salute impegnando per questo tutte le risorse: sanitarie, sociali, culturali, economiche e relazionali.
Questa proposta viene messa in campo anche per superare la cultura ospedalocentrica che caratterizza da anni la nostra società e che la pandemia ha dimostrato essere inadeguata per le esigenze della persona. In ospedale bisognerà andarci solo per una malattia grave o un intervento chirurgico. Per ricoveri brevi, e per pazienti a bassa intensità di cura che non hanno la possibilità di ricevere prestazioni al proprio domicilio, il PNRR prevede 1 miliardo di euro per l’istituzione di 381 Ospedali di Comunità entro la metà del 2026, una struttura da 20 a 40 posti letto che avrà anche il compito di facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio, consentendo alle famiglie di avere il tempo necessario per adeguare l’ambiente domestico e renderlo più adatto alle esigenze di cura dei pazienti.
(Dal documento di Agire politicamente sulla riforma sanitaria)
Politicamente 2/2021

2 Responses to Una Casa comunità e un Ospedale di comunità nell’’ex Ospedale San Giovanni di Dio? Potrebbero essere realizzate sulla base degli indirizzi (e considerati i finanziamenti) del PNRR. Parliamone.

  1. Franco Meloni scrive:

    Su Casteddu online, venerdì 16 luglio 2021.
    Cagliari, rivoluzione a San Michele: all’ex Alagon la Casa della Salute e il commissariato di Polizia
    Di Ennio Neri 16 Luglio 2021 CAGLIARI
    Sarà riqualificato lo stabile della vecchia scuola media: la giunta Truzzu manda avanti il progetto approvato da quella di Zedda. In via Abruzzi 9 ambulatori (tra cui Ginecologia e Ostetricia), laboratori per cucina e attività artigianali, uffici della circoscrizione e locali per le forze dell’ordine.

    Addio all’ex scuola Alagon. In via Abruzzi arriva il Centro della salute di quartiere per anziani con 9 ambulatori e un Centro diurno con gli uffici circoscrizionali e i laboratori per il rione. Il progetto, studiato e approvato dalla precedente giunta di Zedda e mandato avanti in continuità ammnistrativa dall’esecutivo di Truzzu, prevede, la realizzazione del Centro Salute di quartiere per anziani, e un Centro diurno.
    “Abbiamo approvato solo la fattibilità dell’opera”, spiega Gabriella Deidda, assessore ai Lavori pubblici, “Ats deciderà poi l’utilizzo dello spazio concesso. I lavori partiranno dopo estate 2022. Dopo tutte le fasi di gara”
    Per il primo ( superficie di 392 mq) l’ingresso si troverà al piano rialzato collegato, tramite una terrazza esterna servita da una rampa per diversamente abili e da scale, con il piazzale di ingresso accessibile da via Abruzzi.
    Ci sarà una sala d’attesa con sedute e banco per la ricezione e l’orientamento degli utenti. E 9 ambulatori di cui 1 dedicato alla Ginecologia e 2 dedicati all’Ostetricia. Poi depositi, sala riunioni e ristoro per gli operatori e spogliatoi maschili e femminili.
    Per il Centro Diurno l’accesso sarà dall’area verde retrostante, accessibile dal piazzale di ingresso su via Abruzzi. Anche qui uno spazio d’attesa con sedute riservate gli utenti degli uffici, 4 uffici destinati all’Unità di Servizio Sociale Professionale territoriale (ex uffici di circoscrizione), 2 uffici destinati agli addetti amministrativi dell’unità territoriale di SSP e agli addetti amministrativi del Centro Diurno.
    E poi laboratori: uno spazio polifunzionale modulabile, uno destinato ad attività creative e/o artigianali, un altro per cucina e enogastronomia e un‘aula didattica.

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