Per i 150 anni della Camera di Commercio

CCIAA Ca palazzo largo c felice

di Franco Meloni

La Camera di Commercio di Cagliari, unitamente a molte altre camere delle province italiane, celebra quest’anno il 150° anniversario della sua istituzione. La circostanza è utile per parlare della Camera e dei suo ruolo nell’economia della provincia (l’ambito della Camera di Cagliari è costituito oltre che dall’omonima provincia anche da quelle del Mediocampidano e di Carbonia-Iglesias) ma anche per rammentare che oggi più che mai sarebbe necessaria una forte coesione tra tutte le istituzioni che operano nel territorio per lo sviluppo dello stesso, al fine di migliorare le condizioni di benessere dei cittadini che lo abitano. Saranno diverse le occasioni per realizzare questi intendimenti e  le programmate iniziative della Camera di Cagliari per il centocinquantennio (a partire da quelle previste nei giorni 14 e 15 aprile) ce ne daranno occasione. Intanto vogliamo riproporre un contributo di Rita Longhitano, bibliotecaria della stessa Camera, che si sofferma sulle prime relazioni annuali degli amministratori camerali rivolte al governo nazionale. Emerge un rapporto diretto, espresso con un linguaggio chiaro e senza fronzoli. Si capiva cosa volessero questi imprenditori, impegnati in una funzione pubblica, dallo Stato. Sebbene le richieste non venissero quasi mai tenute dal governo nella giusta considerazione, si coglie la consapevolezza e l’impegno degli imprenditori cagliaritani di rivendicare interventi pubblici a 360 gradi, muovendosi con interpretazione sistemica della realtà. Come non sottolineare, per esempio, le richieste in materia di formazione tecnica e manageriale o, ancora, la necessità di aprirsi alle migliori esperienze internazionali ? (In una parte della relazione citata si richiede “l’invio di giovani della nostra Provincia agli esteri stabilimenti, specialmente all’Inghilterra, che è l’emporio delle industrie”). Al riguardo giova riportare alcuni altri brani della relazione laddove si sostiene che “finchè non avremo buoni lavoranti, buoni industriali nei quali si consoci la teoria con l’esercizio, nei quali la conoscenza dei processi dell’arte, e delle qualità fisiche e chimiche della materia prima che si vuole tramutare e modificare vada unita ad una massima perizia dell’economia industriale, della meccanica e del disegno grafico, se vedremo sorgere gli stabilimenti non li vedremo però prosperare, se pure come è pur successo non li vedremo sottostare ad enormi perdite ed al fallimento, e ciò tutto in vista dell’inesperienza e dell’ignoranza di chi ne deve dirigere l’andamento. Istruzione pratica e popolare fu la prima idea che fece circolare per la Provincia questa Camera fin dai primi giorni del suo impianto, ed istruzione pratica e popolare ripete oggi. Ecco la più opportuna dottrina per lo svolgimento del commercio, delle industrie e delle arti, qualunque altra inapplicabile al mondo reale conduce a spostare gl’individui senza far progredire le classi”. Ma sentite una sorta di appello finale, dal tono perentorio e anche spazientito, contenuto nella  ”Prima relazione sovra la statistica e l’andamento del commercio e delle industrie della provincia di Cagliari nel 1863, approvata dalla Camera il 2 agosto 1864, al signo Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio”

”L’agricoltura per fiorire in Sardegna ha bisogno di braccia? Ebbene si colonizzi. Ha bisogno di capitali? Si istituisca la Banca Agraria. Le industrie abbisognano d’incoraggiamenti, d’istruzione tecnica? Si aiutino con i mezzi necessari al loro sviluppo. Si estenda l’istruzione pratica, e col mandare allievi ad apprendere negli empori del commercio e delle industrie si provveda la Sardegna di esperti imprenditori, di buoni e istruiti operai. Finalmente il commercio ha bisogno di un porto più ampio per meglio e più facilmente eseguire i legni a vapore ed a vela le loro operazioni? Ebbene si slarghi il porto. Ha bisogno di mezzi di raddobbo? Si pensi a provvederli, ed infine è necessario l’abbattimento dei bastioni? Il Governo ne autorizzi la demolizione, e così mentre si cancellano le tristi memorie del passato, si renderà più piacevole l’aspetto della città, si soddisferanno urgenti bisogni, si faran paghi i voti del pubblico, ed al commercio s’infonderà più vigore aprendogli gli sbocchi necessari” .

Certo va notata la poca sensibilità degli imprenditori dell’epoca rispetto alle vestigia del passato (tristi memorie) per nulla apprezzabile, tanto meno con l’attenzione al riguardo richiesta e a volte solo auspicata nei tempi presenti; invece, in positivo, balza agli occhi la determinazione e la chiarezza con la quale gli stessi si rivolgevano ai loro principali interlocutori istituzionali (il governo in primis, ma anche il municipio) per richiedere una serie di interventi, precisamente investimenti di carattere pubblico, condizioni per garantire alla provincia di Cagliari uno sviluppo economico.

Dal passato vengono dunque lezioni e stili di comportamento pubblico dai quali trarre giovamento imitando e riproponendo quanto di meglio possiamo cogliervi.

4 Responses to Per i 150 anni della Camera di Commercio

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