C’è da spostare una statua!
Mentre esplode il dibattito sul ruolo delle statue, in Sardegna l’associazione Figli d’Arte Medas propone la drammatizzazione “Processo alla statua di Carlo Felice” di Gianluca Medas.
Andrà in scena sabato 29 agosto alle 19:30 nella Sala Giunta del Palazzo Viceregio di Cagliari (Piazza Palazzo, quartiere Castello).
Io farò la parte del Pubblico Ministero e risponderò soprattutto a chi ritiene che “Spostare la statua di Carlo Felice” – come sostiene l’omonimo Comitato, significhi “cancellare la storia”.
Rimuovere la statua di un tiranno significa cancellare la storia?
di Francesco Casula
A questo interrogativo risponde con saggezza, una ricercatrice di storia dell’Università di Cagliari, Valeria Deplano: ”Le statue, come i monumenti commemorativi, o la toponomastica, non sono infatti ‘la storia’, ma uno strumento attraverso cui specifici personaggi o eventi storici, accuratamente selezionati, vengono celebrati; nella maggior parte dei casi – non sempre – sono le istituzioni, in particolare quelle statali, a scegliere chi o che cosa sia degno di essere ricordato e celebrato. Si tratta di un’operazione centrale per la costruzione di una narrativa nazionale funzionale alla visione del potere stesso: il modo con cui si sceglie di ricordare il passato e di celebrarlo infatti influisce sul modo con cui gli individui e le comunità guardano il mondo, sé stessi e gli altri. Questo vale ovunque, e in qualunque epoca”.
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Occorre dunque distinguere fra la storia e gli spazi che, a futura memoria, i tiranni sabaudi si sono riservati per continuare ad affermare il loro dominio, almeno simbolicamente.
E’ il caso della statua di Carlo Felice a Cagliari, in Piazza Yenne, come di tutte le statue sabaude: quella statua sta lì a “segnare” e “marchiare” il territorio, a dirti, dall’alto, che lui è il regnante e tu sardo, sei ancora suddito. Dunque devi continuare a omaggiarlo, a riconoscerlo come tale. Anche se da vice re come da re è stato il tuo carnefice e un tiranno famelico, ottuso e sanguinario.
Noi del Comitato “Spostiamo la statua di Carlo Felice” proponiamo di “rimuovere” la statua per collocarla nella sua “abitazione”: il Palazzo viceregio. Senza piedistallo. Con una didascalia breve e chiara, magari con le parole di uno storico filo sabaudo e filo monarchico come Pietro Martini: Carlo felice era “Alieno dalle lettere e da ogni attività che gli ingombrasse la mente”.
Insomma un perfetto imbecille. Oltre che, da vice re come da re, ottuso, famelico e sanguinario.
Proponiamo dunque di non abbattere la statua. La riteniamo infatti un “manufatto”, persino con elementi di “bene culturale”, architettonico, scultorio. E’ dunque giusto che venga conservato e non distrutto. Ma non esibito. Esposto in una pubblica Piazza. Come fosse un eroe da omaggiare e non un essere spregevole, oggetto di sprezzo e ludibrio.
Lo spostamento di quella statua, sarebbe un evento formidabile per l’intera Sardegna: innescherebbe processi di nuova consapevolezza identitaria e di autostima. E insieme – dato a cui sono estremamente interessato – potrebbe favorire la curiosità, il risveglio e l’interesse per la storia sarda.
Al suo posto? Giovanni Maria Angioy, il grande eroe e patriota sardo che cercò di liberare la Sardegna e i sardi dall’oppressione feudale e dai tiranni sabaudi. Tentativo fallito e osteggiato dagli ascari sardi, anche suoi ex compagni “democratici”, vendutisi per un piatto di lenticchie.
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