Raccontini estivi. La Martinica e altro ancora.

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di Franco Meloni
27b2311c-935f-49a8-b2b5-ddb1897ac164Correva l’anno 1967, anno scolastico 1967/68, quarta superiore, sezione B, la mia. Il programma scolastico era vasto, ma la difficoltà non era eccessiva in confronto con la terza e in previsione della quinta, quella del diploma. Insomma c’era molto tempo da dedicare ad altre attività oltre lo studio: sport, letture, cazzeggio, altri 6ee2c5f2-9de0-4ccf-8e4e-1332397093a6divertimenti. Io e altri compagni, anche di diverse sezioni, lo dedicammo a fare un giornalino studentesco. Lo chiamammo “La Martinica”. Ne venne fuori un bel prodotto, con articoli che si equilibravano tra il serio e il faceto. Spazio anche a una (forse) opportunistica esaltazione dell’Istituto soprattutto in onore del preside Remo Fadda. Ricordo un servizio di due pagine che fummo tentati di intitolare: “Martini, palestra d’Europa”. Probabilmente decidemmo diversamente. Ricordo ancora che il preside affidò a don Tarciso Pillolla (docente di religione, poi diventato Vescovo) la supervisione, prima della stampa. Qualcosa ci fece modificare, ma tutto sommato fu molto collaborativo, anzi ci indicò la tipografia dove stamparlo (Cooperativa Editrice Libraria, di via Logudoro), che ci fece un grosso sconto. In tipografia, credo rimanemmo a confezionare il giornale per almeno tre/quattro ore al giorno per almeno due settimane. [segue – anche su Giornalia] Fummo seguiti con particolare cura dai tipografi, capeggiati dal “proto” sig. Paolo Stecchi, lo “zio Paolo”, che ci insegnò qualcosa del mestiere e che ci raccontò un sacco di gustosi aneddoti del mondo editoriale (e non solo) cagliaritano. Come di famosi refusi editoriali di giornali locali (due ne riporto più avanti). Zio Paolo era un grande lavoratore, così come i suoi colleghi, ma l’atmosfera che respirammo in quella tipografia, insieme all’apprendimento di saperi e ai poco salutari vapori del piombo fuso delle linotype, era di esilarante allegria, fatta di contixeddus, risate e canzoni. Un tormentone di zio Paolo era un motivetto, cantato “in onore” di Giovanni, bravo linotipista, sulle note di “O sarracino”: “O sarracino, o sarracino, bellu guaglione”, che sostituiva con “0 Giovannino, o Giovannino, bellu coglione!”. Un altro fatterello raccontatoci da zio Paolo e che riporto, non senza qualche esitazione, considerata una certa volgarità, fu un famoso “incidente” che capitò a Cagliari in via Manno, dove si trovava un apprezzato negozio di vendita di strumenti musicali e dischi, di cui era titolare il signor Masala (tralascio il suo sopranome perchè irrilevante per il racconto). Il sig. Masala era solito diffondere dal suo negozio, attraverso potenti altoparlanti, brani di buona musica, che alliettavano le orecchie dei passanti. Una sera la scelta del brano da diffondere cadde sulla famosa canzone “Sul ponte di Bassano”, che tutti o quasi conosciamo e di cui comunque trascrivo il testo integrale:

Sul ponte di Bassano
noi ci darem la mano,
noi ci darem la mano
ed un bacin d’amor. (2v.)

Per un basin d’amore
succedon tanti guai,
non lo credevo mai
doverti abbandonar. (2v.)

Doverti abbandonare
volerti tanto bene,
è un giro di catene
che mi incatena il cor. (2v.)

Che mi incatena il core,
che m’incatena i fianchi,
in mona a tutti quanti
queli che mi voi mal. (2v.)

Attenzione alla penultima strofa, che nella frase finale recita: “che mi incatena il cor”.
Ora avvenne che il magnetofono s’incantò proprio lì, precisamente sulla frase “che mi incatena”, che nel fluire cantato faceva, specie per le orecchie del malizioso ascoltatore: “che minca te, che minca te, che minca te”. E così tendenzialmente all’infinito, fino a quando qualcuno avvisò il sig. Masala dell’inconveniente e che quindi staccò la puntina dal disco. Fuori dal locale si era intanto formato un bell’assembramento di parecchie persone che divertite facevano il verso all’inedito ritornello! Per il signor Masala fu senza dubbio una gratuita pubblicità
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Per concludere.
Non possiedo copia de La Martinica. So che almeno una è conservata nell’Archivio storico dell’Istituto di via Sant’Eusebio. Tempo fa richiesi alla preside di accedervi, ma non fu possibile in quanto – mi disse – che l’archivio era oggetto di ricognizione da parte di non ricordo quale Sovrintendenza. Ci riproverò quanto prima. Grazie a fb sono però entrato in contatto con alcuni ex compagni del Martini, che ricordavano il giornaletto. Uno di loro, l’amico Nanni Manca di Nissa, ha pubblicato la foto di alcune pagine de La Martinica sulla pagina fb “Ex studenti del P. Martini”, amministrata dall’amico Oscar Piano.
Tornerò sull’argomento, anche con l’auspicabile aiuto di qualche compagno di allora. Ciao a tutti.
Franco Meloni.
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Alcuni refusi giornalistici rimasti celebri.
Su Orientamenti: Raniero La Palle, anziché La Valle.
Su L’Unione Sarda a proposito della processione di Sant’Efisio: “…il Santo procedeva nel suo cacchio dorato”, anziché cocchio.
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