Per ricostruire l’Italia. Con il Sud. Il ruolo che la Sardegna deve conquistarsi.
La pandemia ha aggravato lo stato dell’economia del mondo, con pesanti ripercussione sui livelli di benessere delle popolazioni, specie dei ceti più poveri. Ovviamente la situazione cambia da paese e paese, ma tutti sono colpiti duramente. Anche l’Italia vive una fase drammatica e, in essa, la Sardegna. Purtroppo avvertiamo, realisticamente, che la situazione tende al peggio. Tuttavia rileviamo anche motivi di speranza (nella pratica del gramsciano “ottimismo della volontà”), che leghiamo soprattutto all’auspicio che l’Italia riesca a spendere bene le risorse che ha conquistato con la negoziazione tra i paesi dell’Unione Europea. Auspichiamo, in particolare per quanto riguarda la Sardegna, che si superi l’attuale suo marcato isolamento, nella ricerca di vie d’uscita positive. Quali? [segue] Innanzitutto dobbiamo puntare sulle scelte politiche per la spendita dei citati fondi europei, che dovranno arrivare anche alla Sardegna, in giusta misura (in certa parte sarebbero anticipatamente spendibili). Tali fondi devono finanziare programmi ben strutturati e credibili, che siano in grado di rispondere alle esigenze del popolo sardo. Chi fa questi programmi? Ecco il punto: è indispensabile una regia di cui facciano parte in primis il governo regionale e quello nazionale. Ovviamente si tratta di redigere programmi che abbiamo il massimo del consenso delle forze politiche, sindacali, sociali e culturali operanti in Sardegna. Ognuno per la sua parte di competenza e di responsabilità, ma uniti nella definizione e pratica di obbiettivi comuni e condivisi. Al riguardo nella nostra regione lo stato del dibattito appare sconsolatamente debole e inadeguato rispetto alle sfide del presente e del futuro. Manca soprattutto un comune sentire della gravità della situazione e non si vede nascere e crescere un impegno per affrontarla coralmente. In questo quasi-deserto è giusto segnalare un’iniziativa dei cattolici che per il tramite dell’ufficio della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Cagliari (ma crediamo anche delle altre diocesi sarde) stanno costruendo ipotesi di intervento, che porteranno come contributo al dibattito regionale. Bene! E gli altri? Probabilmente qualcosa si muove, ma non in tutta evidenza. Una cosa è certa: il tempo è tiranno e pertanto occorre pensare, discernere, decidere, agire. Il documento che pubblichiamo, redatto da 29 esperti meridionalisti riguarda in particolare il ruolo che il Sud può e deve avere nella ricostruzione dell’Italia. La Sardegna deve insersi a pieno titolo in questo dibattito, facendo valere le proprie peculiarità ed esigenze. Comunque: tutti facciano la propria parte! Noi, come operatori della comunicazione, ci siamo e ci saremo per fare la nostra!
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