Oggi domenica 2 agosto 2020
Ricordando Bologna 2 agosto 1980
di Mauro Contini (su fb)
02 AGOSTO 1980, BOLOGNA-ITALIA.
Era un sabato, quel due di agosto del 1980, era un sabato e ancora non sapevamo che sarebbe per sempre diventato un sabato fascista, un tragico prolungamento fuori storia, non crollò soltanto la stazione di Bologna, trascinando con sé i suoi morti e la nuova innocenza perduta in un boato, crollò il cuore dello stato, si spostò irrimediabilmente il cuore della nazione, impazzita l’anatomia dei sentimenti. Nessuno, da allora, è più lo stesso, anche le più recenti generazioni lontane da quello scoppio, da quel sangue innocente per sempre, sappiano che il volto di una nazione assomiglia sempre più al crollo di una stazione, agli intrighi e ai compromessi indegni che hanno intorbidito la ricerca di giustizia e verità storica. Ecco perché Bologna-Italia, un pezzo del nostro cuore è ancora sotto quelle macerie, non il meno importante.
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—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
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Estate 2020. La nostra news non va in ferie. Tuttavia vi accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile. Buona estate a tutti noi e non perdiamoci di vista!
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Carbonia. La vita politica in città, dall’intesa PCI-PSI ai rapporti con gli altri partiti
2 Agosto 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Anche ad agosto ogni domenica un post sulla storia di Carbonia. L’inizio il 1° settembre 2019.
Negli ultimi mesi del 1943 nasce a Carbonia, con un centinaio di iscritti, la sezione del Partito Socialista Italiano, primi segretari A. Craig e poi l’attivista veneto G. Piloni. Subito dopo, la creazione dei Nuclei Aziendali Socialisti in molti […]
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La pandemia sociale /8. Sardegna, crisi senza fine tra disoccupazione e anziani poveri
Su Avvenire, Mario Girau, Cagliari sabato 1 agosto 2020
Segue un commento del direttore.
Mario Girau con pochi giri di parole fa un quadro preciso della drammatica situazione dell’Isola, avvertendo che realisticamente la situazione tende al peggio. Tuttavia chiude con una nota di speranza, che lega all’auspicio che la Sardegna non sia isolata nella ricerca di vie d’uscita positive. Quali? Innanzitutto dobbiamo puntare sulle scelte politiche per la spendita dei fondi europei, che dovranno arrivare anche alla Sardegna, e che in certa parte sarebbero già spendibili. Tali fondi devono finanziare programmi ben strutturati e credibili, che siano in grado di rispondere alle esigenze del popolo sardo. Chi fa questi programmi? Ecco il punto: è indispensabile una regia di cui facciano parte in primis il Governo regionale e quello nazionale. Ovviamente si tratta di redigere programmi che abbiamo il massimo del consenso delle forze politiche, sindacali, sociali e culturali operanti in Sardegna. Ognuno per la sua parte di competenza e di responsabilità, ma uniti nella definizione e pratica di obbiettivi comuni e condivisi. Al riguardo lo stato del dibattito appare sconsolatamente debole e inadeguato rispetto alle sfide del presente e del futuro. Manca soprattutto un comune sentire della gravità della situazione e non si vede nascere e crescere un impegno per affrontarla coralmente. In questo quasi-deserto è da segnalare un’iniziativa dei cattolici che per il tramite dell’ufficio della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Cagliari (ma credo anche delle altre diocesi sarde) stanno costruendo ipotesi di intervento, che porteranno come contributo al dibattito regionale. Bene! E gli altri? Probabilmente qualcosa si muove, ma non in tutta evidenza. Una cosa è certa: il tempo è tiranno e pertanto occorre pensare, discernere, decidere, agire. Tutti facciano la propria parte!
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