In media nell’Ocse il 44% degli studenti tra i 25 e i 34 anni consegue la laurea, un aumento di quasi il 10% rispetto a 10 anni fa, ma l’Italia raggiunge solo il 28% e ha sempre più giovani che non studiano e non lavorano. La Sardegna sta peggio.

schermata_2019-10-03_alle_15-03-09
Education at glance 2019: più laureati, ma l’Italia resta indietro

In media nell’Ocse il 44% degli studenti tra i 25 e i 34 anni consegue la laurea, un aumento di quasi il 10% rispetto a 10 anni fa, ma l’Italia raggiunge solo il 28% e ha sempre più giovani che non studiano e non lavorano. 3/10/2019

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha pubblicato “Education at a glance”, il rapporto che fornisce ogni anno dati sulla struttura, i finanziamenti i e le performance dei sistemi educativi dei 36 Paesi dell’Ocse. L’edizione 2019 include un focus sull’istruzione terziaria.
asvis-schermata_2019-10-03_alle_15-03-18
Secondo il Report, nel 2018 il 44% delle persone di un’età compresa tra i 25 e i 34 anni ha concluso percorsi di istruzione terziaria, contro il 35% del 2008.Da un punto di vista lavorativo, nell’ultima decade il vantaggio occupazionale di questi giovani adulti rispetto a coloro che possiedono il solo diploma è rimasto costante, con un tasso occupazionale di nove punti percentuali maggiore rispetto a chi interrompe la propria formazione alla scuola superiore.

Anche in ottica retributiva coloro che possiedono un titolo di istruzione superiore hanno dei vantaggi, che crescono anche in relazione all’età: i ragazzi e le ragazze tra i 25 e i 34 anni guadagnano il 38% in più rispetto ai loro coetanei non laureati, mentre gli adulti tra i 45 e i 54 anni il 70% rispetto ai loro coetanei senza laurea.

Bene rispetto alle agevolazioni economiche per studenti e studentesse: negli Stati Ocse che hanno provveduto all’implementazione di meccanismi di supporto finanziario, è stato facilitato l’accesso all’istruzione terziaria. Infatti, nei Paesi con le tasse universitarie più alte, il 70% degli studenti beneficia di sovvenzioni e prestiti.

La decisione di continuare con un master o un dottorato è rimasta invariata nel corso delle generazioni, nonostante i vantaggi in termini di retribuzione rispetto all’investimento iniziale; il costo annuale di questi programmi infatti è simile a quello per la laurea in più della metà dei Paesi Ocse, mentre i guadagni in media sono superiori del 32%.

Tuttavia alcuni settori hanno ancora difficoltà a trovare lavoratori qualificati. Anche se l’ingegneria e le tecnologie della comunicazione sono i campi già comunemente associati alla richiesta di lavoro, nel 2017 solo il 14% dei laureati ha ottenuto un titolo nel primo ambito e il 4% nel secondo. Le donne sono particolarmente sottorappresentate: meno del 25% delle iscrizioni sono effettuate da ragazze.

Ma qual è la situazione nel nostro Paese? In Italia solo il 19% dei 25-64enni possiede un’istruzione terziaria; i dati migliorano se si considera la fascia di età che va dai 24 ai 34 anni, dove la percentuale si alza al 28%. Il vantaggio in termini di reddito per chi è in possesso di un titolo di studio terziario è del 39% tra i 25-64enni rispetto agli adulti con livello di istruzione secondario superiore, mentre il gap è del 19% tra i 25-34enni. Per quanto riguarda la formazione post laurea, in Italia il dottorato è conseguito dallo 0,5% degli adulti, contro l’1,2% medio Ocse.

Se da una parte aumentano i giovani laureati, dall’altra cresce anche il numero dei Neet, soprattutto nell’età compresa tra i 18 e i 24 anni, una categoria che in Italia raggiunge il 26% contro il 14% della media Ocse.

Durante la presentazione del Rapporto Ángel Gurría, segretario generale dell’Ocse, ha affermato: “È più importante che mai che i giovani apprendano le conoscenze e le competenze necessarie per esplorare il nostro mondo imprevedibile e in evoluzione. Dobbiamo espandere le opportunità e costruire ponti più forti con esigenze di competenze future in modo che ogni studente possa trovare il proprio posto nella società e raggiungere il loro pieno potenziale.”

Scarica il Rapporto

di Eleonora Angeloni su ASviS

giovedì 03 ottobre 2019
Foto e articolo tratto dal sito web di ASviS.
————–Per correlazione——–
Ocse, in dieci anni la scuola italiana perde un milione di studenti [di Ilaria Venturi]
By sardegnasoprattutto / 10 settembre 2019/ Conoscenza /
————————————
SARDEGNA
Dal Rapporto Crenos 2019
(…)
Capitale umano e Ricerca e Sviluppo: luci e ombre per la Sardegna
La Sardegna negli ultimi anni ha evidenziato una forte crescita dei laureati di 30-34 anni (dal 17% del 2013 al 23,6% nel 2017): nonostante questo, é da rimarcare il ritardo rispetto agli obiettivi programmati nel documento Strategia Europa 2020 (nel 2020 almeno il 40% dei giovani deve essere laureato) e la distanza rispetto alla media dei paesi dell’UE (39,9% nel 2017). Appaiono inoltre elevati i divari nelle conoscenze e competenze scientifiche che rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’innovazione: nel 2017 solo il 3,9% della forza lavoro fa parte della categoria “scienziati ed ingegneri”, rispetto al 7,2% della media UE.
Elementi di preoccupazione sono evidenziati anche dal tasso di abbandono scolastico (21,2% in Sardegna nel 2017, rispetto al 10,6% della media UE) e dalla percentuale di NEET, ovvero giovani scoraggiati, fuori dal mondo del lavoro e da attività di istruzione o formazione, che risulta ancora troppo alta (24,1% in Sardegna nel 2017, rispetto al 10,9% della media UE).
Sul fronte degli investimenti in ricerca e sviluppo, la Sardegna investe meno di un terzo rispetto alla media dei paesi UE (il 28%), con una quota di investimenti privata esigua (appena il 15% del totale rispetto al 61% dell’Italia e al 65% della media UE). Nonostante i bassi livelli di investimento in ricerca e sviluppo, le imprese isolane sembrano adattarsi alle nuove tecnologie in maniera strategica: il 37,5% di esse ha infatti intrapreso attività innovative nel 2016, dato inferiore alla media UE (52%) ma incoraggiante se rapportato ai bassi tassi di investimento in ricerca e sviluppo. Esiste quindi una componente privata che, nonostante la congiuntura negativa, si impegna per competere in mercati globali, scegliendo nuove tecnologie e sfruttando le opportunità che arrivano dallo sviluppo digitale.
Per quanto riguarda le startup innovative emerge il ruolo fondamentale di Cagliari (18,7 startup ogni 100.000 abitanti), superiore alla media nazionale (16,1) e al resto delle province isolane (13,5 per Sassari, 5,7 per Nuoro e 2,5 per Oristano). L’attività più diffusa si conferma la produzione di software e la consulenza informatica, sicuramente il settore meno dipendente dalla condizione di insularità.
(…)

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>