Monthly Archives: ottobre 2023
Per la Pace. Ostinatamente. Spes contra Spem
“Israele-Palestina: fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la #Pace”
Appello dell’associazionismo democratico
“Condanniamo l’ignobile e brutale atto di aggressione di Hamas contro la popolazione civile Israeliana, contro anziani, bambini, donne, in spregio di ogni elementare senso di umanità e di civiltà, alla quale si è aggiunta la barbara pratica della presa di ostaggi. Siamo di fronte alla violazione di tutti i trattati e le convenzioni internazionali, volti a salvaguardare le popolazioni civili dalle guerre e da ogni forma di occupazione.
Non vi è giustificazione alcuna per l’operato di Hamas, neppure la disperazione e l’esasperazione del popolo Palestinese, vittima da decenni dell’occupazione, della restrizione delle libertà, della demolizione delle case, dell’espropriazione dei terreni e delle continue provocazioni delle frange radicali della destra israeliana e dei coloni può trovare una risposta nell’azione terroristica e militare.
La nostra condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia Palestinese, sia Israeliana è assoluta.
Hamas deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità per il bene del popolo palestinese.
Israele non deve reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza o usare metodi di rappresaglia come togliere cibo, luce, acqua ad una popolazione anch’essa ostaggio della violenza scatenata da Hamas, senza vie di fuga ed impossibilitata a proteggere le famiglie, i bambini e gli anziani.
Per la Pace. Ostinatamente Spes contra Spem.
Costituente Terra Newsletter n. 133 dell’11 ottobre 2023 – Chiesadituttichiesadeipoveri Newsletter n. 314 dell’11 ottobre 2023
MAI PIÙ LA VENDETTA
Cari amici,
Non si uccidono i bambini. È questo il punto più alto della vendetta ed è il miraggio di una vittoria che, attraverso i piccoli si proietta sul futuro. E questo è ora l’orrore che soffre Israele (e il mondo con esso) dopo il racconto dei militari israeliani su ciò che hanno trovato nel kibbutz di Kfar Aza devastato da Hamas. E la conclusione non può essere che una sola: mai più la vendetta, mai più la vittoria nella soppressione dell’altro.
Ed ora dinanzi allo scempio che dilania la Palestina piangiamo su Gerusalemme, come racconta il Vangelo che fece Gesù dicendo: “Gerusalemme, se tu avessi conosciuto ciò che giova alla tua pace!”. Anche ora Gerusalemme non ha capito dove fosse la sua pace, ha creduto che fosse nella vittoria, mentre la guerra ora caduta su di lei è proprio il salario della vittoria.
Aveva vinto infatti Israele, o almeno così credeva, tanto che i partiti religiosi erano saliti al potere, dimentichi dei moniti a “non forzare il Messia”, e Netaniahu aveva istituito un “governo di annessione ed esproprio”, come scrive Haaretz, e anche il diritto interno era stato piegato, e le difese allentate, come se la pace fosse stata raggiunta, l’atto di fondazione fosse stato innocente e il problema palestinese fosse ormai cancellato e risolto.
A Israele non era bastato vincere tornando nella terra dei padri. Non era bastato occupare la Cisgiordania, non era bastato riaprire i kibbutz che ne erano stati espulsi, non era bastato aprire le terre occupate ai coloni, non era bastato demolire le case dei palestinesi e segregarli oltre muri e chekpoint, non era bastato salire a sfidarli sulla spianata delle Moschee, non era bastato sigillare le frontiere di Gaza e colpirla di embargo, come ora l’affama, le toglie l’acqua e la luce, ciò che l’ONU l’ammonisce a non fare. Israele voleva ormai anche negare, come ha fatto il suo ministro delle finanze Bezalel Smotrich in piena Europa, a Parigi, che i palestinesi esistano: «non esiste un “popolo palestinese”», aveva detto, si tratterebbe di una «finzione» elaborata un secolo fa per lottare contro il movimento sionista; dunque, causa finita.
Non ha capito Israele ciò che Raimundo Panikkar aveva letto in quei circa 8000 trattati di pace, scritti anche sui mattoni, che si sono susseguiti nella storia da prima di Hammurabi ai giorni nostri: che la pace non si raggiunge mai con la vittoria, sicché mentre l’inchiostro o i mattoni sono ancora freschi, già si approntano le lance e i cannoni, e prima o poi il vinto risorge e si vendica. Perciò Israele piange ora sulla vittoria e il rischio è che voglia vincere ancora, e procacciandosi sicurezze ancora maggiori, e devastanti per gli altri, quando il primo a piangere, nella sua tomba, è il premier Rabin, che al suo popolo voleva dare e stava per dare un’altra pace, fondata sulla riconciliazione e sul rispetto l’uno del volto dell’altro (secondo l’invito dell’ebreo Levinas), israeliani e palestinesi insieme: ma prima che la pace fiorisse, e perché non fiorisse, fu abbattuto da fuoco amico.
Ha scritto Ali Rashid, palestinese a Roma: “Come in una “discarica”, sono finiti a Gaza gli abitanti della costa meridionale della Palestina, vittime della pulizia etnica. Secondo i nuovi storici israeliani, per svuotare ogni città o villaggio palestinese furono compiuti piccoli o grande massacri, lo stesso è avvenuto nei luoghi dove sono sorte le nuove città e insediamenti intorno a Gaza che sono stati teatro degli ultimi eccidi compiuti da noi palestinesi. Mi addolora il fatto che abbiamo adottato il terrore e l’orrore che abbiamo subito per affermare il nostro impellente diritto alla vita. Ma questa catena di morte è inarrestabile? Eppure una volta eravamo fratelli.”
Noi dunque piangiamo con Israele su Gerusalemme, la città divisa che pur unisce due popoli nel dolore, e li abbracciamo nello stesso amore. Ma non così possono piangere quanti hanno concorso alle sciagure di oggi, e non solo in Israele, facendo propria e promulgando senza remore l’ideologia della vittoria, incurante della giustizia e tributaria solo della forza.
Nel sito pubblichiamo “Una voce da Gerusalemme”, il lamento di Ali Rashid e un articolo sulla piaga del militarismo di Richard E. Rubenstein. Pubblichiamo inoltre una riflessione sulla recente esortazione apostolica di papa Francesco sulla crisi climatica, e nel sito Biblioteca di Alessandria il testo di tale esortazione “Laudate Deum“.
Con i più cordiali saluti,
Costituente Terra (Raniero La Valle)
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“Israele-Palestina: fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la #Pace”
Appello dell’associazionismo democratico
“Condanniamo l’ignobile e brutale atto di aggressione di Hamas contro la popolazione civile Israeliana, contro anziani, bambini, donne, in spregio di ogni elementare senso di umanità e di civiltà, alla quale si è aggiunta la barbara pratica della presa di ostaggi. Siamo di fronte alla violazione di tutti i trattati e le convenzioni internazionali, volti a salvaguardare le popolazioni civili dalle guerre e da ogni forma di occupazione.
Non vi è giustificazione alcuna per l’operato di Hamas, neppure la disperazione e l’esasperazione del popolo Palestinese, vittima da decenni dell’occupazione, della restrizione delle libertà, della demolizione delle case, dell’espropriazione dei terreni e delle continue provocazioni delle frange radicali della destra israeliana e dei coloni può trovare una risposta nell’azione terroristica e militare.
La nostra condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia Palestinese, sia Israeliana è assoluta.
Hamas deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità per il bene del popolo palestinese.
Israele non deve reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza o usare metodi di rappresaglia come togliere cibo, luce, acqua ad una popolazione anch’essa ostaggio della violenza scatenata da Hamas, senza vie di fuga ed impossibilitata a proteggere le famiglie, i bambini e gli anziani.
Il 7 ottobre segna una radicale svolta militare, di guerra, che porterà nuove vittime e nuovo odio senza risolvere le cause che, da quasi un secolo, travolgono la popolazione e la terra di Palestina e d’Israele. E’ evidente per di più il rischio imponderabile del conflitto che potrebbe travolgere il Medio Oriente.
Solo con il rifiuto della guerra e della violenza possiamo tutti impegnarci per costruire giustizia, rispetto per i diritti di autodeterminazione delle due popolazioni, riparazione, convivenza, pace giusta e duratura.
Ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché assuma la propria responsabilità di organo garante del diritto internazionale chiedendo alle parti l’immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri, il rispetto del diritto umanitario per evitare ulteriore spargimento di sangue, con l’impegno di convocare, con urgenza, una Conferenza di pace che risolva, finalmente, la questione Palestinese applicando la formula dei “due Stati per i due Popoli”, condizione che porrebbe fine all’occupazione Israeliana ed alla resistenza armata Palestinese, ristabilendo così le condizioni per la costruzione di società pacifiche e democratiche.
Noi, come componenti della società civile italiana ed internazionale, siamo pronti a fare la nostra parte per sostenere il cammino della pace ed invitiamo le autonomie sociali Palestinesi ed Israeliane a schierarsi chiaramente per la fine della violenza, per il rispetto reciproco e per il reciproco diritto di vivere in pace e liberamente nel proprio stato.
Per questo lanciamo un appello alle associazioni e movimenti Palestinesi ed Israeliani a manifestare insieme, in Terra Santa, sfidando chi invece vuole distruggere con la violenza, con l’aggressione, con l’occupazione e l’assedio, il diritto dell’altro, la possibilità della convivenza e di un futuro di pace e di benessere per tutto il Medio Oriente.
Riprendiamo per mano la pace.
Assisi Pace Giusta
Rete Italiana Pace e Disarmo
Acli
Altromercato
Anpi
AOI – Associazione Ong Italiane
Arci
Arci Servizio Civile
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Associazione per il rinnovamento della sinistra
Assopace Nazionale
Auser
Beati i costruttori di Pace
Centro Studi Sereno Regis
Cisp
Cgil
CNCA – Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza
Coordinamento per la democrazia costituzionale
Emergency
Emmaus Italia Onlus
Fiom Cgil
Focsiv
Fondazione Lelio e Lisli Basso
Fondazione Fontana
Fondazione Giorgio La Pira e Centro Internazionale Studenti
Forum Trentino per la pace e i diritti umani
Glam Commissione globalizzazione ed ambiente della FCEI
Gruppo Abele
Gruppo Banca Etica
Idee per la sinistra
Ipri-Ccp
Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo
Legambiente
Libera
Libertà e Giustizia
Lunaria
Movimento Internazionale della Riconciliazione
Movimento Nonviolento
Nexus Emilia Romagna
Pax Christi
Portico della Pace Bologna
Pro Civitate Christiana
Rete NoBavaglio
Tavola della Pace
USAcli
Associazione Sulle Orme OdV
Comitato per la Pace di Terra di Bari
Coordinamento Democrazia Costituzionale Emilia Romagna
Erripa Centro Studi Achille Grandi
Fondazione Serughetti La Porta di Bergamo
Istituto Conestabile-Piastrelli di Perugia
Il mondo di Irene
Rete Pace di Rimini
Aladinpensiero (Associazione e News) Cagliari
Amici sardi della Cittadella di Assisi
CoStat
Democraziaoggi
CSS Confederazione Sindacale Sarda
(elenco in aggiornamento)
Paesaggio urbano, ricordando Franco Boi
Il paesaggio urbano, voglio dire della mia città, è certo costituito da viali e da alberi, da facciate e da scorci panoramici. Da sempre ci diamo un gran daffare per migliorarlo, quando prevalgono l’amore e le poesia, o anche a devastarlo, quando a prevalere, invece, sono l’egoismo e l’ansia del profitto.
Il paesaggio urbano di questa città, bianca e solare, che poggia il suo sguardo sul mare, quasi ad attendere che si compiano le promesse di un destino scritto ormai troppo tempo fa …. il mio paesaggio urbano è costituito anche dalle persone che la abitano, che la percorrono.
C’è mafia in Sardegna?
———————-Domani————————
Don Luigi Ciotti
a Cagliari, giovedì 12 ottobre presso la Facoltà Teologica della Sardegna, via Sanjust 11, ore 15.45.
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Laudate Deum
È INUTILE LODARE DIO SE SI DISTRUGGE LA TERRA
11 OTTOBRE 2023 / COSTITUENTE TERRA / L’ECOLOGIA INTEGRALE E LA LAUDATO SÌ /
Nel nuovo documento sull’ “ecologia integrale” Papa Francesco pone con forza il problema del potere, locale, nazionale e internazionale, primo responsabile della salvezza della Terra. Le anime e i corpi e la materia in cui è nascosto il cuore di Dio
di Raniero La Valle
Oggi mercoledì 11 ottobre 2023
Giochi di guerra a Teulada. Rilanciare un’opposizione di massa alle servitù militari a partire dalle elezioni regionali
11 Ottobre 2023. A.P. Su Democraziaoggi
Sono a Porto Pino e, mentre leggo amenamente il giornale, ecco improvvisamente dalla base di Teulada, prospiciente la spiaggia, una serie di colpi, infuria la battaglia. Cannonate, mitragliate, missili e botti assordanti. Il ritmo cresce e diventa frenetico, insoportabili, rispetto agli anni scorsi diversi. Evidentemente si tratta di nuovi sistemi d’arma. Insomma, si sperimenta l’arsenale da […]
“BINTITRES” – Buona la prima.
Ridere? Sì! Anche ridere. Ieri sera, nella splendida cornice del Teatro fortino di Monte Mixi, per ascoltare, per vedere, diciamo pure per godere della verve di Elio Turno Arthemalle. Ché lo conosciamo, da tempo, e tutte le volte che andiamo a vederlo, o lo ascoltiamo alla radio, possiamo immaginare cosa ci toccherà.
Ma le variazioni sul tema, a volte, sono sorprendenti. Ieri, per esempio, si è esibito in tono dimesso, in tonalità minore. Luce naturale, scenografia assente. Oltretutto, almeno nel primo tempo dell’atto unico, ha persino recitato contro sole, da doversi proteggere la vista con un cappellino da golf.
Il tema: classico, storie cagliaritane. Avremmo potuto aspettarci la congiura di Palabanda, la saga di Ottone Baccaredda, o una rivisitazione dei piccioccus de crobi. Classici. Ed invece, eludendo la censura del proprio Super Io, Elio Arhemalle è ritornato indietro nel tempo di neppure mezzo secolo. Ventitrè, meno altri ventitrè anni. Ritrovandosi, poco più che bambino, in balia di una periferia, urbana, che dopo la tragedia della guerra ed il miracolo economico, si infilava negli anni di piombo.
Era in avanzata fase di gestazione, in quegli anni, il progetto della futura città turistica, il disegno di una facciata perbenista, dove l’apparenza sia ordine ed armonia, e tutto ciò che potrebbe disturbare la vista della cognata …. beni accuau in unu corrunconi. Nei ghetti di periferia, insomma, dove le persone perbene fanno ingresso soltanto quando occorre …
E così, anziché raccontarci con ordine la storia della città, come probabilmente avrebbe fatto Alessandro Barbero – che ancora gli fischiano le orecchie – si è divertito a riportare alla luce storie, anche tremende, che pensavamo dimenticate. Arrabiu!
La guerra ieri oggi domani
[Da Wikipedia] La guerra dei sei giorni (ebraico: מלחמת ששת הימים, Milhemet Sheshet Ha Yamim; arabo: النكسة, al-Naksa, «la sconfitta», o حرب 1967, Ḥarb 1967, guerra del 1967; 5-10 giugno 1967) fu un conflitto facente parte dei conflitti arabo-israeliani che vide contrapposti Israele e le nazioni confinanti Egitto, Siria e Giordania. Anche per via dell’effetto sorpresa, la guerra si tramutò in una netta vittoria israeliana nonostante la superiorità numerica dei difensori arabi.
———————————————————————— Cosa pensavamo da giovani impegnati
Da Il disco volante del giugno 1967——————
Che succede a Gaza? Una tragedia. Che fare?
Dalla volontaria di Gazzella a Gaza: Gaza 9.10.2023
Nel corso della notte l’esercito israeliano ha lanciato una serie di attacchi massicci contro i sobborghi di Shujaiyya, Beit Lahya e Rafah e secondo fonti israeliane finora sono state sganciate oltre 100 tonnellate di bombe
Il rafforzamento del sostegno militare a Israele annunciato dal Pentagono che lavorerà per assicurare che Israele abbia “quello di cui ha bisogno per difendersi”, per il movimento di resistenza islamico a Gaza, equivale a “partecipare all’aggressione contro il nostro popolo”. Un inquietante scenario!
Anche oggi le strade di Gaza sono vuote e frettolosi palestinesi, vanno a fare rifornimento di generi alimentari. Ed è quello che faremo anche noi. Stamattina A. andrà a fare la scorta perché non sappiamo come evolverà la situazione e i negozi intorno a noi stanno svuotando gli scaffali. Le scuole dell’UNRWA sono oramai affollate, in ogni aula dalle 20 – 22 persone. Sono migliaia le famiglie che hanno dovuto abbandonare le loro case. Io e A., fatta eccezione per una veloce uscita per acquisto di generi alimentari e una visita di A. alla moglie e dai due figli, la più piccola ha 6 mesi, per il resto della giornata siamo chiusi nella struttura. La situazione è difficile e non sappiamo cosa ci aspetta nei prossimi giorni.
I giornali riportano che le sirene antiaereo suonano a Tel Aviv, negli insediamenti e a Gerusalemme. La gente si precipita nei rifugi. Nessun giornalista riporta che a Gaza le bombe non vengono annunciate, le senti quando colpiscono le case. A volte un messaggio telefonico informa che la tua casa sarà bombardata, ma se non l’ abbandoni velocemente rischi di restare sotto le bombe. È quello che è successo ieri ad una famiglia di Beit Hanun, 12 persone della stessa famiglia morte sotto le macerie della loro casa.
Il Ministero della Salute di Gaza ha aggiornato alle 10pm del 8.10.2023 i dati: 436 martiri di cui 91 bambini e 61 donne, 2.271 feriti di cui 224 bambini e 151 donne. In Cisgiordania ieri si contavano 8 martiri di cui un bambino e 70 feriti. Le vittime in Israele sono oltre 700 e 2.500 feriti.
Hamas ha dichiarato di avere fatto 150 prigionieri e che parte di questi, pare, siano deceduti sotto i bombardamenti israeliani.
Israele ha dichiarato di voler lanciare una vasta operazione via terra contro Hamas nelle prossime 24-48 ore e Netanyhau ha aggiunto “ridurremo in macerie i luoghi di Hamas” e ai civili dice “andatevene da lì adesso perché agiremo ovunque con tutte le nostre forze”. E dove possono andare i palestinesi di Gaza che da 17 anni vivono sotto assedio e sono per il 70% già profughi dal 1948!
Alla luce della complessa situazione è necessario che il governo italiano e il parlamento europeo prendano posizione a favore della legalità internazionale, perché non si tratta di manifestare pro Hamas e per i palestinesi. La questione palestinese è molto altro!
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Una densa riflessione del giornalista israeliano Levy che ricostruisce il contesto e le cause senza i quali non è possibile spiegare gli atroci fatti di questi giorni:
Gideon Levy: “Israele punisce i palestinesi dal 1948, senza fermarsi un attimo”
Dietro tutto quello che è successo, l’arroganza israeliana. Pensavamo che ci fosse permesso fare qualsiasi cosa, che non avremmo mai pagato un prezzo o saremmo stati puniti per questo.
Continuiamo senza confusione. Arrestiamo, uccidiamo, maltrattiamo, derubiamo, proteggiamo i coloni massacrati, visitiamo la Tomba di Giuseppe, la Tomba di Otniel e l’Altare di Yeshua, tutto nei territori palestinesi, e ovviamente visitiamo il Monte del Tempio – più di 5.000 ebrei sul trono.
Spariamo a persone innocenti, caviamo loro gli occhi e spacchiamo loro la faccia, li deportiamo, confischiamo le loro terre, li saccheggiamo, li rapiamo dai loro letti, effettuiamo la pulizia etnica, continuiamo anche l’irragionevole blocco di Gaza, e tutto andrà bene.
Costruiamo un’enorme barriera attorno alla Striscia, la sua struttura sotterranea costa tre miliardi di shekel e siamo al sicuro. Ci affidiamo ai geni dell’Unità 8200 e agli agenti dello Shin Bet che sanno tutto e ci avviseranno al momento opportuno.
Stiamo spostando metà dell’esercito dall’enclave di Gaza all’enclave di Huwara solo per garantire le celebrazioni del trono dei coloni, e tutto andrà bene, sia a Huwara che a Erez.
Poi si scopre che un primitivo, antico bulldozer può sfondare anche gli ostacoli più complessi e costosi del mondo con relativa facilità, quando c’è un grande incentivo a farlo.
Guarda, questo ostacolo arrogante può essere superato da biciclette e motociclette, nonostante tutti i miliardi spesi per questo, e nonostante tutti i famosi esperti e imprenditori che hanno guadagnato un sacco di soldi.
Pensavamo di poter continuare il controllo dittatoriale di Gaza, gettando qua e là briciole di favore sotto forma di qualche migliaio di permessi di lavoro in Israele – questa è una goccia nell’oceano, anch’essa sempre condizionata ad un comportamento corretto – e in al ritorno, mantenetelo come la loro prigione.
Facciamo la pace con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti – e i nostri cuori dimenticano i palestinesi, così che possano essere spazzati via, come molti israeliani avrebbero voluto.
Continuiamo a detenere migliaia di prigionieri palestinesi, compresi quelli detenuti senza processo, la maggior parte dei quali prigionieri politici, e non accettiamo di discutere il loro rilascio anche dopo decenni di prigione.
Diciamo loro che solo con la forza i loro prigionieri possono ottenere la libertà.
Pensavamo che avremmo continuato con arroganza a respingere ogni tentativo di soluzione politica, semplicemente perché non ci conveniva impegnarci in essa, e sicuramente tutto sarebbe continuato così per sempre.
E ancora una volta si è rivelato non essere così. Diverse centinaia di militanti palestinesi hanno sfondato la recinzione e hanno invaso Israele in un modo che nessun israeliano avrebbe potuto immaginare.
Alcune centinaia di combattenti palestinesi hanno dimostrato che è impossibile imprigionare due milioni di persone per sempre, senza pagare un prezzo elevato. Proprio come ieri il vecchio bulldozer palestinese fumante ha demolito il muro, il più avanzato di tutti i muri e le recinzioni, ha anche strappato di dosso il mantello dell’arroganza e dell’indifferenza israeliana.
Ha demolito anche l’idea che sia sufficiente attaccare Gaza di tanto in tanto con droni suicidi e vendere questi droni a mezzo mondo per mantenere la sicurezza.
Ieri Israele ha visto immagini che non aveva mai visto in vita sua: veicoli militari palestinesi che pattugliavano le sue città e ciclisti provenienti da Gaza che entravano dai suoi cancelli.
Queste immagini dovrebbero strappare il velo dell’arroganza. I palestinesi di Gaza hanno deciso che sono disposti a pagare qualsiasi cosa per un assaggio di libertà. C’è qualche speranza per questo? NO. Israele imparerà la lezione? NO.
Ieri già parlavano di spazzare via interi quartieri di Gaza, di occupare la Striscia di Gaza e di punire Gaza “come non è mai stata punita prima”. Ma Israele punisce Gaza dal 1948, senza fermarsi un attimo.
75 anni di abusi e il peggio l’attende adesso. Le minacce di “appiattire Gaza” dimostrano solo una cosa: che non abbiamo imparato nulla. L’arroganza è destinata a durare, anche se Israele ha ancora una volta pagato un prezzo elevato.
Benjamin Netanyahu ha una responsabilità molto pesante per quanto accaduto e deve pagarne il prezzo, ma la questione non è iniziata con lui e non finirà dopo la sua partenza.
Ora dobbiamo piangere amaramente per le vittime israeliane. Ma dobbiamo piangere anche per Gaza. Gaza, la cui popolazione è composta principalmente da rifugiati creati da Israele; Gaza, che non ha conosciuto un solo giorno di pace.
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[La documentazione che precede è stata tratta dai post del
nostro amico palestinese Fawzi, presidente dell’Associazione Sardegna Palestina, nella chat del Comitato Casa del quartiere Is Mirrionis].
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Israele critica il card. Pizzaballa
Attacco contro Israele: Ambasciata Israele presso Santa Sede risponde ai patriarchi di Gerusalemme
Un commento
di Franco Meloni
Hamas ha aggredito Israele usando una violenza spietata, causando moltissime vittime senza distinzione tra militari e civili. La contabilità dei morti è in continuo aumento. Mentre scriviamo da parte israeliana se ne contano oltre un migliaio. Da parte palestinese un po’ meno, ma con le rappresaglie e la controffensiva israeliana presto il conto sarà pareggiato e superato. Se, come è nelle dichiarazioni del governo Netanyahu, Israele per annientare Hamas annienterà un enorme numero di palestinesi tra gli oltre due milioni che abitano la striscia di Gaza, che conta com’è noto la più alta densità abitativa del mondo. Il responsabile numero uno di questa situazione è Netanyahu capo del governo sostenuto da una coalizione di destra. Le responsabilità di Hamas? Tremende. Non mi sentirei mai e poi mai di giustificare Hamas, ma bisogna chiederci come mai la stragrande maggioranza dei palestinesi sono oggi con Hamas. Insomma Hamas si è intestato la rappresentanza dell’intero popolo palestinese. È come se una persona angariata e violentata quotidianamente da un carnefice accettasse la protezione di un delinquente, che per un momento sapesse rendere pan per focaccia a detto carnefice. Per un momento, s’intende, di cui godere per il compimento della “vendetta riparatrice”, per poi tornare alla situazione di partenza o addiritura peggiore. In questo momento nessuno è in grado di evitare il baratro, fatto di distruzione e di morti. Solo una possibile quanto difficile azione diplomatica congiunta delle potenze mondiali (USA, Cina, Europa, in primis, insieme con i paesi arabi moderati, la Russia, la Turchia, i paesi emergenti (India, Brasile, …) e quanti altri nella misura del possibile, potranno fermare il conflitto e avviare una nuova inedita situazione. Jonathan Safran Foer, accreditato intellettuale statunitense di madre ebrea, auspicava che in questa nuova situazione non ci fossero più ne Hamas ne gli attuali politici al governo di Israele. La prospettiva? La coesistenza pacifica di due Stati: Israele e Palestina, che insieme fiorissero a nuova vita. Cosa potevano dire di più il card. Pizzaballa e gli altri Patriarchi della Terra Santa? Non hanno di certo praticato una “immorale ambiguità”, semplicemente si sono ispirati al Vangelo, in questa fase storica decisamente incomprensibile ed estraneo a chi reputa la guerra come unica soluzione dei problemi. Noi siamo con il card. Pizzaballa e gli alti Patriarchi: resistere, resistere, resistere alla rassegnazione al peggio. La lunga notte passerà.
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Oggi martedì 10 ottobre 2023
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Intimidazione dei giudici, Salvini ci riprova
10 Ottobre 2023 su Democraziaoggi.
La canea scatenata contro la giudice Apostolico, mira a colpire l’imparzialità dei giudici, attraverso l’intimidazione. L’effetto di questi atti d’intimidazione di norma non colpisce il magistrato “manganellato”, che ha dato prova di coraggio e di dirittura morale, ma tutti gli altri si, ed induce una crescita del conformismo nella corporazione dei giudici.
Domenico Gallo
[…]
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Il centrosinistra in confusione, futuro buio
10 Ottobre 2023
A.P. Su Democraziaoggi.
Che ci sia una difficoltà nelle forze di alternativa alla destra è ormai innegabile. Non parte il programma, c’è indecisione e confusione per la candidatura alla presidenza. È in campo la Todde, ma settori non secondari del centrosinistra non condividono, anzi fanno mano contraria. I progressisti, anzichè esprimere un giudizio di merito, ricorrono al vecchio trucchetto […]
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Addio a Franco Boi.
Riceviamo alle 9,25 di questa mattina una mail del presidente dell’Istituto Gramsci della Sardegna che ci comunica la triste notizia della morte del compagno e amico Franco Boi.
Care e cari tutti,
ho il triste compito di comunicarvi che Franco Boi, amico e compagno di mille lotte e di mille iniziative, è deceduto. Non so esattamente quando saranno i funerali, credo domani pomeriggio. Un saluto a tutti. Gianfranco Bottazzi
Che brutta notizia e che grande tristezza. Franco, 85 anni, era un compagno di assoluto riferimento, a Cagliari e in Sardegna, dell’antifascismo militante (presidente dell’Uaps – Unione autonoma dei partigiani della Sardegna). Non mancava a nessuna manifestazione della sinistra ed era il vero motore organizzativo della manifestazione unitaria di celebrazione del 25 aprile che si tiene ogni anno. Aveva tanti altri meriti, come docente, come sindacalista, come instancabile operatore culturale. Ricordiamo particolarmente il suo impegno nella dirigenza dell’Istituto Gramsci della Sardegna. Addio compagno e amico Franco, che rimanevi tale anche nei momenti di contrasto politico e rimarrai sempre nel nostro sentimento. Hai sempre badato all’essenziale sempre sulla medesima direzione di marcia.
Condoglianze alla moglie, alle figlie, a tutta la famiglia, ai compagni e agli amici.
Su L’Unione Sarda online: https://www.unionesarda.it/news-sardegna/cagliari/morto-franco-boi-colonna-dellantifascismo-in-sardegna-f4c121q9 .
Su Casteddu online: https://www.castedduonline.it/addio-a-franco-boi-cagliari-piange-il-custode-della-memoria-dei-partigiani-sardi/
I Funerali
I funerali di Franco Boi, si terranno domani, alle ore 16.00, nella chiesa di Sant’Eulalia.
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Oggi lunedì 9 ottobre 2023
Il centrosinistra si spacca? Soru fa una lista?
9 Ottobre 2023
A.P. Su Democraziaoggi
I rumors dicono che Soru vuol fare una sua lista, fuori dal centrosinistra. Solo voci, s’intende. Ma le sue azioni sembrano confermarlo. E’ sceso in campo con decisione con l’aiuto di Massimo Dadea, che ha presemtato un suo libro sulla giunta Soru di cui Dadea fu esponente. In realtà il volume contiene molti omissis […]
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L’aggressione di Hamas a Israele, frutto velenoso della politica di apartheid del governo Netanyahu
Le notizie che arrivano da Israele sono terribili, sia per quanto accaduto, sia per quanto potrebbe accadere, e che realisticamente accadrà. Stiamo alle parole del patriarca dei latini di Gerusalemme, il card. Pierbattista Pizzaballa, autorevole conoscitore delle questioni Israelo-palestinesi, che riportiamo dall’Agenzia giornalistica Sir.
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“Siamo in una emergenza molto grave e temo che si arriverà alla guerra”: così il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, commenta al Sir l’attacco sferrato all’alba di oggi da Hamas, con 5mila razzi lanciati, dalla Striscia di Gaza verso il sud e il centro di Israele (Tel Aviv e Gerusalemme comprese). Da Almeno 22 i morti israeliani, oltre 500 i feriti, ma il bilancio è provvisorio. I miliziani palestinesi, penetrati in vari modi in territorio israeliano, avrebbero anche fatto ostaggi tra i civili e i militari israeliani.
“Siamo davanti ad una situazione molto grave scoppiata improvvisamente, senza troppi preavvisi. È una campagna militare da ambo i lati, molto preoccupante per le forme, per le dinamiche e per l’ampiezza. Si tratta di novità molto tristi”. “La presa di ostaggi israeliani, fenomeno in nessun modo giustificabile – sottolinea il porporato – non farà altro che favorire una maggiore aggressività da ambo i lati, soprattutto da parte israeliana”. Il patriarca rivolge poi lo sguardo alla piccola comunità cristiana gazawa, poco più di 1000 fedeli dei quali solo un centinaio cattolici, appartenenti all’unica parrocchia latina della Striscia, dedicata alla Sacra Famiglia, incoraggiando “i cristiani della Striscia, impauriti”: “Sappiano che, come sempre, non saranno lasciati soli e che questo è un momento in cui dobbiamo essere uniti più mai”. Un ultimo appello lo rivolge alla comunità internazionale: “La comunità internazionale deve ritornare a prestare attenzione a quanto accade in Medio Oriente. Gli accordi diplomatici, quelli economici – conclude Pizzaballa – non cancellano un dato di fatto: esiste una questione israelo-palestinese che ha bisogno di essere risolta e che attende una soluzione”.
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La guerra dunque, ma tra chi? Tra Israele e Hamas? Certo, ma non solo.
Affermano il premier Benjamin Netanyahu e il ministero degli Esteri d’Israele che “I terroristi di Hamas hanno dichiarato guerra a Israele” e sottolineando come dietro l’attacco di oggi 7 ottobre 2023 vi sia l’Iran. Se si trattasse solo di Hamas, Israele sarebbe in grado di chiudere il conflitto in poco tempo, considerato la sproporzione di mezzi militari a sua disposizione. Vedremo. Ma, come dicevamo, all’orizzonte si appalesa un conflitto di enormi dimensioni e importanza. Gli Stati Uniti e le altre potenze loro alleate non sarebbero più in grado di fermare il confronto militare tra Israele e Iran, rimanendone impigliati. Questa sarebbe la vera partita da giocare. Sentite al riguardo una credibile ipotesi di Nicolò Migheli, attento studioso di questioni internazionali, esposta nella sua pagina fb.
“Il governo di Bibi Netanyahu è fortemente in crisi contestato dagli israeliani. Israele e Arabia Saudita sono nella fase finale delle trattative per il reciproco riconoscimento. La cosa è temuta dall’Iran che vede in quella alleanza un pericolo mortale per il regime. Oggi ricorre il cinquantesimo della guerra dello Yom Kippur. I servizi israeliani così ben informati sui programmi e progetti di Hamas, non dicono nulla e lasciano che si svolga un attacco devastante. Ho il tragico sospetto che l’operazione “Spada di Ferro”- nome che Tel Aviv ha dato all’operazione militare- avrà termine a Teheran, visto che sono anni che Netanyahu lo minaccia e fino a ora non ha avuto il benestare Usa. I palestinesi, come sempre, saranno le vittime sacrificali. Cosa c’è di meglio di una guerra per legittimare il governo di estrema destra al potere in Israele?”
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“Anthony Samaras capo redattore di Orient Le Jour, giornale libanese di lingua francese in un video afferma:
- Nessuno. compresi i vari servizi israeliani, ha previsto un’azione di queste dimensioni da parte di Hamas. Una sorpresa simile alla guerra dello Yom Kippur del 1973.
- La crisi interrompe il mutuo riconoscimento e il processo di pace tra Arabia Saudita e Israele;
- Hamas sta mostrando capacità belliche insospettate, frutto dei rapporti con Hezbollah libanese e l’Iran.
- Hezbollah interverrà a sostegno d’Hamas? I loro leader avevano definito quest’anno quello della “Unità delle Forze”.
- Israele allargherà il conflitto ad altri Paesi?
Il giornalista esprime il timore che il Libano venga coinvolto.”
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Dunque tornando alle dichiarazioni del card. Pizzaballa, si ha praticamente la certezza dell’escalation del conflitto. Solo l’azione diplomatica delle Cancellerie mondiali la potrà arrestare. Sappiamo però che l’attività diplomatica ha per definizione tempi non certo brevi. E Israele lo sappiamo non si ferma al “occhio per occhio, dente per dente”, va ben oltre. Mentre scriviamo la contabilità dei morti delle due parti sembra pareggiata: si contano oltre 200 morti israeliani provocati da Hamas e altrettanti della prima risposta di rappresaglia israeliana, che mira a distruggere completamente Hamas e ogni capacità di offesa da parte dei palestinesi.
Ora non c’è spazio alcuno per le ragioni della Pace.
La Pace non può che passare nel riconoscimento della dignità dei due popoli, quello israeliano è quello palestinese. Anche Israele deve farsene una ragione e assumersi le sue responsabilità. Oggi se interrogassimo i giovani palestinesi e non solo essi, troveremo che in stragrande maggioranza si sentono rappresentati da Hamas. Questo è il risultato della politica del governo di Netanyahu, oppressiva nei confronti dei palestinesi. Ricordiamolo anche quando condanniamo il terrorismo e la violenza esercitata e provocata da Hamas.
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L’analisi di Enrico Rossi (sulla sua pag.fb)
Buongiorno.
In modo fulmineo Hamas, dalla striscia di Gaza, ha sferrato un attacco a Israele lanciando migliaia di razzi e invadendo alcuni villaggi, seminando la morte anche tra i civili.
La stampa riferisce di 250 vittime e circa 150 ostaggi tra gli israeliani e altrettanti morti ci sono tra i palestinesi sotto i bombardamenti di Israele.
Ma chissà quale sarà il conto finale di questa tragedia?
Colpisce l’opinione pubblica internazionale che uno dei migliori eserciti del mondo, forse il più tecnologico e dotato di servizi segreti attentissimi, sia stato preso alla sprovvista e abbia tardato a reagire.
La reazione di Israele ora sarà tremenda e il rischio di una escalation della guerra in Medio Oriente è concreto.
Hamas è sostenuta dall’Iran.
L’obiettivo dell’attacco terroristico, secondo commentatori addentro ai problemi di quella parte di mondo, pare sia proprio il tentativo di accordo, sostenuto dagli USA, tra Israele e Arabia Saudita.
Un accordo che avrebbe lasciato fuori la questione palestinese e che escludeva i rappresentanti di quel popolo da ogni trattativa.
Alla striscia di Gaza e ai palestinesi avrebbero dovuto pensarci l’Arabia Saudita con qualche finanziamento in più da destinare a quella galera a cielo aperto dove vivono 1 milione e mezzo di persone.
L’azione terroristica di Hamas, quella che lo stesso Netanyhau definisce una vera e propria azione di guerra, ricorda a tutti che senza un coinvolgimento dei palestinesi, senza passi avanti concreti verso l’applicazione degli accordi di Oslo di 30 anni fa non può esserci pace in Medio Oriente.
Quell’accordo prevedeva il reciproco riconoscimento tra Israele e l’Autorità Palestinese, una serie di reciproche concessioni e il sostanziale avvio ad un riconoscimento di uno Stato palestinese.
Si è andati invece in direzione contraria con il sostegno degli USA e il silenzio dell’Europa che, ancora una volta, si mostra incapace di una politica estera adeguata sui conflitti che si sviluppano nel suo “vicinato”.
Ora, l’unica iniziativa possibile è un impegno internazionale a far cessare le armi da entrambe le parti, a fermare la guerra e le violenze.
La linea politica giusta in questo conflitto come in tanti altri casi di questa guerra mondiale a pezzetti è tregua, tregua e ancora tregua e subito trattativa, trattativa e ancora trattiva.
Solo così si può pensare di costruire la pace.
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