Monthly Archives: agosto 2023
Oggi 6 agosto 2023 domenica
Il disagio della società francese.
5 Agosto 2023 by Fabio | su C3dem.
di Sandro Antoniazzi.
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Gramsci e la sua infanzia a Ghilarza
6 Agosto 2023. Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Per Nino la vita è iniziata quasi subito in salita. E’ nato normalmente. Era un bel maschietto, con occhi azzurri, le complicazioni sono venute dopo, intormo ai due anni. Improvvisamente nella sua schiena compare una specie di noce. La madre Peppina cerca di fargliela sparire con continui massaggi. Ma la […]
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[sala stampa vaticana] Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Portogallo in occasione della XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù (2 – 6 agosto 2023) – Santa Messa per la Giornata Mondiale della Gioventù nel Parque Tejo, 06.08.2023Arrivederci a Roma per il Giubileo (2025) e a Seul per la XXXVIII GMG (2027) [B0551]
Santa Messa per la Giornata Mondiale della Gioventù nel Parque Tejo
Omelia del Santo Padre
Oggi sabato 5 agosto 2023
PD-Progressiti ovvero le candidature come “cosa nostra”. Che ne pensano gli alleati?
5 Agosto 2023. Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Negli ambienti ben informati si dice che Zedda voglia candidarsi per il comune di Cagliari, lasciando a Milia o altro notabile PD la candidatura alla presidenza regionale. Ne parlano come fosse ”cosa nostra”. Zedda si è dimesso da sindaco di Cagliari per candidarsi alla Presidenza della Regione regalando in un sol colpo comune e regione […]
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«Io seguo la Chiesa». In cammino nel solco della fraternità
Stefania Falasca domenica 30 luglio 2023 su Avvenire.
Servizio ai poveri, pace, sinodalità, dialogo interreligioso, unità dei cristiani, missionarietà: un pontificato come una risalita alle fonti
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La Costituzione via Maestra
Seguendo l’appello La via Maestra
[Redazione Sbilanciamoci!]
30 Luglio 2023 | Sezione: Italie, primo piano Sbilanciamoci.
Il titolo dell’Altra Cernobbio (*) di quest’anno (La strada maestra) prende ispirazione dalla iniziativa “ La via maestra”, promossa dieci anni fa da Rodotà, Landini, Zagrebelsky, Carlassarre, don Luigi Ciotti. A dieci anni di distanza, ripubblichiamo il testo dell’appello.
LA VIA MAESTRA
1. Di fronte alle miserie, alle ambizioni personali e alle rivalità di gruppi spacciate per affari di Stato, invitiamo i cittadini a non farsi distrarre. Li invitiamo a interrogarsi sui grandi problemi della nostra società e a riscoprire la politica e la sua bussola: la Costituzione. La dignità delle persone, la giustizia sociale e la solidarietà verso i deboli e gli emarginati, la legalità e l’abolizione dei privilegi, l’equità nella distribuzione dei pesi e dei sacrifici imposti dalla crisi economica, la speranza di libertà, lavoro e cultura per le giovani generazioni, la giustizia e la democrazia in Europa, la pace: questo sta nella Costituzione. La difesa della Costituzione non è uno stanco richiamo a un testo scritto tanti anni fa. Non è un assurdo atteggiamento conservatore, superato dai tempi. Non abbiamo forse, oggi più che mai, nella vita d’ogni giorno di tante persone, bisogno di dignità, legalità, giustizia, libertà? Non abbiamo bisogno di politica orientata alla Costituzione? Non abbiamo bisogno d’una profonda rigenerazione bonificante nel nome dei principi e della partecipazione democratica ch’essa sancisce?
Invece, si è fatta strada, non per caso e non innocentemente, l’idea che questa Costituzione sia superata; che essa impedisca l’ammodernamento del nostro Paese; che i diritti individuali e collettivi siano un freno allo sviluppo economico; che la solidarietà sia parola vuota; che i drammi e la disperazione di individui e famiglie siano un prezzo inevitabile da pagare; che la partecipazione politica e il Parlamento siano ostacoli; che il governo debba essere solo efficienza della politica economica al servizio degli investitori; che la vera costituzione sia, dunque, un’altra: sia il Diktat dei mercati al quale tutto il resto deve subordinarsi. In una parola: s’è fatta strada l’idea che la democrazia abbia fatto il suo tempo e che si sia ormai in un tempo post-democratico: il tempo della sostituzione del governo della “tecnica” economico-finanziaria al governo della “politica” democratica. Così, si spiegano le “ineludibili riforme” – come sono state definite –, ineludibili per passare da una costituzione all’altra.
La difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente. È un impegno, al tempo stesso, culturale e politico che richiede sia messa in chiaro la natura della posta in gioco e che si riuniscano quante più forze è possibile raggiungere e mobilitare. Non è la difesa d’un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa.
2. Eppure, per quanto si sia fatto per espungerla dal discorso politico ufficiale, nel quale la si evocava solo per la volontà di cambiarla, la Costituzione in questi anni è stata ben viva. Oggi, ci accorgiamo dell’attualità di quell’articolo 1 della Costituzione che pone il lavoro alla base, a fondamento della democrazia: un articolo a lungo svalutato o sbeffeggiato come espressione di vuota ideologia. Oggi, riscopriamo il valore dell’uguaglianza, come esigenza di giustizia e forza di coesione sociale, secondo la proclamazione dell’art. 3 della Costituzione: un articolo a lungo considerato un’anticaglia e sostituito dall’elogio della disuguaglianza e dell’illimitata competizione nella scala sociale. Oggi, la dignità della persona e l’inviolabilità dei suoi diritti fondamentali, proclamate dall’art. 2 della Costituzione, rappresentano la difesa contro la mercificazione della vita degli esseri umani, secondo le “naturali” leggi del mercato. Oggi, il dovere tributario e l’equità fiscale, secondo il criterio della progressività alla partecipazione alle spese pubbliche, proclamato dall’art. 53 della Costituzione, si dimostra essere un caposaldo essenziale d’ogni possibile legame di cittadinanza, dopo tanti anni di tolleranza, se non addirittura di giustificazione ed elogio, dell’evasione fiscale. Ecco, con qualche esempio, che cosa è l’idea di società giusta che la Costituzione ci indica.
Negli ultimi anni, la difesa di diritti essenziali, come quelli alla gestione dei beni comuni, alla garanzia dei diritti sindacali, alla protezione della maternità, all’autodeterminazione delle persone nei momenti critici dell’esistenza, è avvenuta in nome della Costituzione, più nelle aule dei tribunali che in quelle parlamentari; più nelle mobilitazioni popolari che nelle iniziative legislative e di governo. Anzi, possiamo costatare che la Costituzione, quanto più la si è ignorata in alto, tanto più è divenuta punto di riferimento di tante persone, movimenti, associazioni nella società civile. Tra i più giovani, i discorsi di politica suonano sempre più freddi; i discorsi di Costituzione, sempre più caldi, come bene sanno coloro che frequentano le aule scolastiche. Nel nome della Costituzione, ci si accorge che è possibile parlare e intendersi politicamente in un senso più ampio, più elevato e lungimirante di quanto non si faccia abitualmente nel linguaggio della politica d’ogni giorno.
In breve: mentre lo spazio pubblico ufficiale si perdeva in un gioco di potere sempre più insensato e si svuotava di senso costituzionale, ad esso è venuto affiancandosi uno spazio pubblico informale più largo, occupato da forze spontanee. Strade e piazze hanno offerto straordinarie opportunità d’incontro e di riconoscimento reciproco. Devono continuare ad esserlo, perché lì la novità politica ha assunto forza e capacità di comunicazione; lì si sono superati, per qualche momento, l’isolamento e la solitudine; lì si è immaginata una società diversa. Lì, la parola della Costituzione è risuonata del tutto naturalmente.
3. C’è dunque una grande forza politica e civile, latente nella nostra società. La sua caratteristica è stata, finora la sua dispersione in tanti rivoli e momenti che non ha consentito di farsi valere come avrebbe potuto, sulle politiche ufficiali. Si pone oggi con urgenza, tanto maggiore quanto più procede il tentativo di cambiare la Costituzione in senso meramente efficientistico-aziendalistico (il presidenzialismo è la punta dell’iceberg!), l’esigenza di raccogliere, coordinare e potenziare il bisogno e la volontà di Costituzione che sono diffusi, consapevolmente e, spesso, inconsapevolmente, nel nostro Paese, alle prese con la crisi politica ed economica e con la devastazione sociale che ne consegue.
Anche noi abbiamo le nostre “ineludibili riforme”. Ma, sono quelle che servono per attuare la Costituzione, non per cambiarla.
Lorenza Carlassare, Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky
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(*) Il programma dell’Altra Cernobbio a Como
Redazione di Sbilanciamoci
30 Luglio 2023 | Sezione: Politica, primo piano di Sbilanciamoci.
Il XIII Forum della Campagna Sbilanciamoci! a causa dei divieti del sindaco di Cernobbio si sposta a Como, presso lo Spazio Gloria, gestito dall’Arci, sempre nei giorni 1 e 2 settembre 2023.
Il XIII Forum della Campagna Sbilanciamoci! si tiene a Como, presso lo Spazio Gloria, gestito dall’ARCI nei giorni 1 e 2 settembre.
La prima giornata 1 settembre ha inizio alle 16.15 con la sessione dal titolo:
Un’Alleanza Clima Lavoro per la giusta transizione e la mobilità sostenibile.
Nella prima parte della giornata si discute di:
Le politiche per la giusta transizione sociale e ambientale e intervengono:
Enrico Giovannini – ASVIS, già ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili
Giovanni Mininni – Segretario generale della FLAI CGIL
Mariagrazia Midulla – Responsabile Clima del WWF Italia
Michele De Palma – Segretario generale della FIOM CGIL
Pippo Onufrio – Direttore generale di Greenpeace Italia (in collegamento).
Coordina: Giulio Marcon – Sbilanciamoci!
Il secondo dibattito della giornata è su
La mobilità di oggi e di domani e intervengono:
Stefano Malorgio – Segretario generale della FILT CGIL
Simone D’Alessandro – Università di Pisa
Giorgio Airaudo – Segretario della CGIL Piemonte
Carlo Tritto – Policy officer di Transport&Environment
Francesco Naso – Segretario generale di Motus-E (in collegamento),
Coordina: Rachele Gonnelli – Sbilanciamoci!
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Sabato 2 settembre si inizia alle 9.30 con la sessione su:
La pace che vogliamo, con gli interventi di:
Francesco Vignarca – Coordinatore della Rete Pace e Disarmo
Martina Pignatti – Presidente del Comitato Etico di Banca Etica
Emiliano Manfredonia – Presidente delle ACLI
Coordinano: Celeste Grossi – ARCI e Sara Sostini – ARCI Como ed Ecoinformazioni
La seconda sessione ha per titolo:
La società che vogliamo e partecipano:
Vittorio Agnoletto – Medicina Democratica, già presidente della LILA
Nicoletta Dentico – Society for International Development, già presidente di Mani Tese e direttrice di Medici senza Frontiere Italia
Don Virginio Colmegna – Fondatore Casa della Carità
Coordinano: Carlo Testini – Presidenza nazionale ARCI Massimo Cortesi – presidente ARCI Lombardia.
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Nel pomeriggio (inizio alle 14.30) altre due sessioni.
Alla prima, L’economia che vogliamo, intervengono:
Misha Maslennikov – Oxfam Italia, Responsabile del Rapporto Diseguitalia
Daniele Archibugi – IRPPS CNR
Lucrezia Fanti – Ricercatrice di Sbilanciamoci, Università La Cattolica
Simone D’Alessandro – Università di Pisa
Coordina: Sandro Estelli – Segretario della Camera del Lavoro di Como
L’ultima sessione ha per titolo: La costituente del cambiamento e intervengono:
Carlo Testini – ARCI, Direzione nazionale
Alessandro Pagano – Segretario CGIL Lombardia
Alfio Nicotra – presidente di Un Ponte per
Ludovico Ottolina – Unione degli studenti
Daniela Padoan – presidente di Libertà e Giustizia (in collegamento)
Alberto Poggio – tecnico Movimento No Tav
Barbara Meggetto – Presidente Legambiente Lombardia
Coordina: Giulio Marcon – Sbilanciamoci!
Per informazioni e se verrai anche tu all’altra Cernobbio faccelo sapere, in modo da organizzare al meglio la logistica, scrivi a: info@sbilanciamoci.org
Il forum si svolgerà in Via Varesina, 72, 22100 Como CO presso Arci Xanadù, Spazio Gloria, Como
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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Portogallo in occasione della XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù (2 – 6 agosto 2023) – Cerimonia di Accoglienza presso il Parque Eduardo VII, 03.08.2023
[B0545]
Cerimonia di Accoglienza presso il Parque Eduardo VII
Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua italiana
Nel pomeriggio, il Santo Padre Francesco ha lasciato la Nunziatura Apostolica e si è trasferito in auto al Parque Eduardo VII di Lisbona per la Cerimonia di Accoglienza della XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù.
Dopo alcuni giri in papamobile tra i giovani, alle ore 17.45 (18.45 ora di Roma), la Cerimonia di Accoglienza ha avuto inizio con l’esecuzione di un canto e un breve saluto di benvenuto del Patriarca di Lisbona, Em.mo Card. Manuel Clemente. Quindi hanno avuto luogo il programma di benvenuto dei giovani, l’entrata delle bandiere, della Croce e dell’Icona della GMG.
Dopo i riti introduttivi, l’orazione e la lettura di un brano del Vangelo, il Papa ha pronunciato il Suo discorso.
Al termine, dopo la recita delle Litanie e del Padre Nostro, la Benedizione finale e il momento di invio, Papa Francesco è rientrato in auto alla Nunziatura Apostolica di Lisbona dove ha cenato in privato.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha pronunciato nel corso della Cerimonia di Accoglienza dei Giovani presso il Parque Eduardo VII:
Discorso del Santo Padre
Queridos jóvenes: Boa tarde!
Cari giovani, buonasera!
Benvenuti! Benvenuti e grazie di essere qui, sono felice di vedervi! Sono felice di ascoltare il simpatico chiasso che fate e di farmi contagiare dalla vostra gioia. È bello essere insieme a Lisbona: siete stati chiamati qui da me, dal Patriarca, che ringrazio per le sue parole, dai vostri Vescovi, sacerdoti, catechisti e animatori. Ringraziamo tutti coloro che vi hanno chiamato e tutti quelli che hanno lavorato per rendere possibile questo incontro, e lo facciamo con un forte applauso! Però è soprattutto Gesù che vi ha chiamati: ringraziamo Gesù con un altro forte applauso!
Voi non siete qui per caso. Il Signore vi ha chiamati, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni. Tutti ci ha chiamati fin dall’inizio della nostra vita. Sì, Lui vi ha chiamati per nome: abbiamo ascoltato dalla Parola di Dio che ci ha chiamati per nome. Provate a immaginare queste tre parole scritte a grandi lettere; e poi pensate che stanno scritte dentro ciascuno di voi, nei vostri cuori, come a formare il titolo della vostra vita, il senso di quello che sei: tu sei chiamato per nome, tu, tu, tu, tutti noi che siamo qui, io, tutti siamo stati chiamati con il nostro nome. Non siamo stati chiamati automaticamente, siamo stati chiamati per nome. Pensiamo a questo: Gesù mi ha chiamato con il mio nome. Sono parole scritte nel cuore. E poi pensiamo che sono scritte dentro ciascuno di noi, nei nostri cuori, e formano una specie di titolo della tua vita, il senso di quello che siamo, il senso di quello che siete: sei stato chiamato per nome, sei stato chiamato per nome, sei stato chiamato per nome! Nessuno di noi è cristiano per caso: tutti siamo stati chiamati per nome. Al principio della trama della vita, prima dei talenti che abbiamo, delle ombre e delle ferite che portiamo dentro, siamo stati chiamati. Siamo stati chiamati, perché? Perché siamo amati. Siamo stati chiamati perché siamo amati. È bello! Agli occhi di Dio siamo figli preziosi, che Egli ogni giorno chiama per abbracciare e incoraggiare; per fare di ciascuno di noi un capolavoro unico e originale; ognuno di noi è unico, è originale, e la bellezza di tutto questo non la possiamo intravedere.
Cari giovani, in questa Giornata Mondiale della Gioventù, aiutiamoci vicendevolmente a riconoscere questa realtà: siano questi giorni echi vibranti di questa chiamata d’amore di Dio, perché siamo preziosi agli occhi di Dio, nonostante quello che a volte vedono i nostri occhi; a volte i nostri occhi sono annebbiati dalle negatività e abbagliati da tante distrazioni. Che questi siano giorni in cui il mio nome, il tuo nome, il tuo nome attraverso fratelli e sorelle di tante lingue e nazioni – vediamo tante bandiere! – che lo pronunciano con amicizia, risuoni come una notizia unica nella storia, perché unico è il palpito di Dio per te. Siano giorni in cui fissare nel cuore che siamo amati così come siamo, non come vorremmo essere: come siamo adesso. Questo è il punto di partenza della GMG, ma soprattutto il punto di partenza della vita. Ragazzi e ragazze: siamo amati come siamo, senza trucco! Capito, questo?
Siamo chiamati per nome, ciascuno di noi. Non è un modo di dire, è Parola di Dio (cfr Is 43,1; 2 Tm 1,9). Amico, amica, se Dio ti chiama per nome significa che per Dio nessuno di noi è un numero. È un volto, è una faccia, è un cuore. Vorrei che ognuno di voi noti una cosa: tanti, oggi, sanno il tuo nome, ma non ti chiamano per nome. Il tuo nome infatti è noto, appare sui social, viene elaborato da algoritmi che gli associano gusti e preferenze. Tutto questo però non interpella la tua unicità, ma la tua utilità per le indagini di mercato. Quanti lupi si nascondono dietro sorrisi di falsa bontà, dicendo di conoscere chi sei ma non volendoti bene, insinuando di credere in te e promettendoti che diventerai qualcuno, per poi lasciarti solo quando non interessi più. Queste sono le illusioni del virtuale e dobbiamo stare attenti a non lasciarci ingannare, perché tante realtà che oggi ci attirano e promettono felicità poi si mostrano poi per quello che sono: cose vane, bolle di sapone, cose superflue, cose che non servono e che ci lasciano il vuoto dentro. Vi dico una cosa: Gesù non è così, non è così! Lui ha fiducia in te, ha fiducia in ciascuno di voi, in ciascuno di noi perché per Gesù ciascuno di noi è importante, ciascuno di voi è importante. Questo è Gesù.
E allora noi, sua Chiesa, siamo la comunità di quelli che sono chiamati: non siamo la comunità dei migliori, no, siamo tutti peccatori, ma siamo chiamati, così come siamo. Pensiamo un poco a questo, nel nostro cuore: siamo chiamati così come siamo, con i problemi che abbiamo, con le limitazioni che abbiamo, con la nostra gioia travolgente, con il nostro desiderio di essere migliori, con il nostro desiderio di vincere. Siamo chiamati così come siamo. Pensate a questo. Gesù mi chiama così come sono, non come mi piacerebbe essere. Siamo la comunità dei fratelli e delle sorelle di Gesù, figli e figlie dello stesso Padre.
Amici, vorrei essere chiaro con voi, che siete allergici alle falsità e alle parole vuote: nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti. E questo Gesù lo dice chiaramente quando manda gli apostoli a invitare al banchetto di quell’uomo che lo aveva preparato, dice: “Andate e portate tutti, giovani e vecchi, sani e malati, giusti e peccatori: tutti, tutti, tutti”. Nella Chiesa c’è posto per tutti. “Padre, ma io sono un disgraziato…, sono una disgraziata, c’è posto per me?”. C’è posto per tutti! Tutti insieme, ognuno nella sua lingua, ripeta con me: “Tutti, tutti, tutti!”. [ripetono] Non si sente, ancora! “Tutti, tutti, tutti!”. E questa è la Chiesa, la Madre di tutti. C’è posto per tutti. Il Signore non punta il dito, ma apre le sue braccia. Questo ci fa pensare: il Signore non sa fare questo [puntare il dito], ma sa fare questo [abbracciare], ci abbraccia tutti.
Ce lo mostra Gesù in croce, che tanto ha aperto le sue braccia da essere crocifisso e morire per noi. Gesù non chiude mai la porta, mai, ma ti invita a entrare: “entra e vedi”. Gesù ti riceve, Gesù accoglie. In questi giorni ciascuno di noi trasmetta il linguaggio d’amore di Gesù: “Dio ti ama, Dio ti chiama”. Che bello che è questo! Dio mi ama, Dio mi chiama, vuole che io sia vicino a Lui.
Voi stasera mi avete fatto anche delle domande, tante domande. Non stancatevi mai di fare domande! Fare domande è giusto, anzi spesso è meglio che dare risposte, perché chi domanda resta “inquieto” e l’inquietudine è il miglior rimedio all’abitudine, a quella normalità piatta che anestetizza l’anima. Ciascuno di noi ha dentro di sé le proprie inquietudini. Portiamo con noi queste inquietudini e portiamole nel dialogo tra di noi, portiamole con noi quando preghiamo davanti a Dio. Queste domande che con la vita diventano risposte, dobbiamo soltanto aspettarle. C’è una cosa molto interessante: Dio ama per sorpresa, non è programmato. L’amore di Dio è sorpresa. Sempre sorprende, sempre ci tiene svegli e ci sorprende.
Cari ragazzi e ragazze, vi invito a pensare a questa cosa tanto bella: che Dio ci ama, Dio ci ama come siamo, non come vorremmo essere o come la società vorrebbe che fossimo: come siamo. Ci ama con i difetti che abbiamo, con le limitazioni che abbiamo e con la voglia che abbiamo di andare avanti nella vita. Dio ci chiama così. Abbiate fiducia perché Dio è Padre, ed è un Padre che ci ama, un Padre che ci vuole bene. Questo non è molto facile, e per questo abbiamo un grande aiuto nella Madre del Signore, che è anche nostra Madre. Lei è nostra Madre. Solo questo volevo dirvi. Non abbiate paura, abbiate coraggio, andate avanti, sapendo che siamo protetti dall’amore di Dio. Dio ci ama. Diciamolo insieme, tutti: “Dio ci ama”. Più forte, che non sento! [ripetono] Non si sente qui… [ripetono] Grazie!
[01188-IT.02] [Testo originale: Spagnolo]
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Oggi venerdì 4 agosto 2023
Tridico: «Meloni fa una cinica guerra ai poveri»
di Massimo Franchi.
30 Luglio 2023 | Sezione: Lavoro, Nella rete e su Sbilanciamoci.
Il «padre» del Reddito di cittadinanza: il governo cancella l’unico sussidio esistente a 600 mila persone. E si tagliano 4 miliardi. Oltre ai 250 mila di venerdì, dal 2024 altri 350 mila perderanno ogni tutela. E la «presa in carico» promessa è una presa in giro. Da il manifesto.
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Il carcere Palestina
«Dentro e fuori dalla cella, la Palestina è un carcere» CISGIORDANIA/GAZA. Intervista alla Relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati che ha presentato il suo ultimo rapporto al Palazzo di Vetro
https://ilmanifesto.it/dentro-e-fuori-dalla-cella-la-palestina-e-un-carcere
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[Pierpaolo Loi] Questo è solo un aspetto dello stato di profonda ingiustizia che dura da più di 70 anni nei confronti del popolo palestinese. La comunità internazionale se ne lava le mani.
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Oggi giovedì 3 agosto 2023
L’ingannevole unità del governo (su autonomia differenziata e presidenzialismo)
3 Agosto 2023
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
A cosa serve la forzatura in Senato della maggioranza di Giorgia Meloni che ha approvato un – imprevisto – ordine del giorno […]
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Papa Francesco a Lisbona per la GMG con i giovani di tutto il Mondo. Svegliati Europa, hai una urgente missione da compiere!
[Dal sito della sala stampa vaticana]
Alle ore 12.20 locali (13.20 ora di Roma), il Santo Padre Francesco ha incontrato le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico presso il Centro Cultural de Belém di Lisbona.
Al Suo arrivo il Papa è stato accolto dal Presidente della Repubblica del Portogallo, S.E. il Sig. Marcelo Rebelo de Sousa, all’entrata laterale del Centro ed insieme si sono recati sul palco.
Dopo il discorso introduttivo del Presidente, il Santo Padre ha pronunciato il Suo discorso.
Al termine dell’incontro, dopo essersi congedato dal Presidente della Repubblica, Papa Francesco si è trasferito in auto alla Nunziatura Apostolica di Lisbona dove, dopo l’accoglienza all’ingresso del personale della Nunziatura, ha pranzato in privato.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico:
Discorso del Santo Padre
Signor Presidente della Repubblica,
Signor Presidente dell’Assemblea della Repubblica,
Signor Primo Ministro,
Membri del Governo e del Corpo diplomatico,
Autorità, Rappresentanti della società civile e del mondo della cultura,
Signore e Signori!
Vi saluto cordialmente e ringrazio il Signor Presidente per l’accoglienza e per le cortesi parole che mi ha rivolto – è molto accogliente il Presidente, grazie! Sono felice di essere a Lisbona, città dell’incontro che abbraccia vari popoli e culture e che diventa in questi giorni ancora più universale; diventa, in un certo senso, la capitale del mondo, la capitale del futuro, perché i giovani sono futuro. Ciò ben si adatta al suo carattere multietnico e multiculturale – penso al quartiere Mouraria, dove vivono in armonia persone provenienti da più di sessanta Paesi – e rivela il tratto cosmopolita del Portogallo, che affonda le radici nel desiderio di aprirsi al mondo e di esplorarlo, navigando verso orizzonti nuovi e più vasti.
Non lontano da qui, a Cabo da Roca, è scolpita la frase di un grande poeta di questa città: «Aqui… onde a terra se acaba e o mar começa» (L. Vaz de Camões, Os Lusíadas, VIII). Per secoli si credeva che lì vi fosse il confine del mondo, e in un certo senso è vero: ci troviamo ai confini del mondo perché questo Paese confina con l’oceano, che delimita i continenti. Lisbona ne porta l’abbraccio e il profumo. Mi piace associarmi a quanto amano cantare i portoghesi: «Lisboa tem cheiro de flores e de mar» (A. Rodrigues, Cheira bem, cheira a Lisboa, 1972). Un mare che è molto più di un elemento paesaggistico, è una chiamata impressa nell’animo di ogni portoghese: «mar sonoro, mar sem fundo, mar sem fin» l’ha chiamato una poetessa locale (S. de Mello Breyner Andresen, Mar sonoro). Davanti all’oceano, i portoghesi riflettono sugli immensi spazi dell’anima e sul senso della vita nel mondo. E anch’io, lasciandomi trasportare dall’immagine dell’oceano, vorrei condividere alcuni pensieri.
Secondo la mitologia classica, Oceano è figlio del cielo (Urano): la sua vastità porta i mortali a guardare in alto e a elevarsi verso l’infinito. Ma, al contempo, Oceano è figlio della terra (Gea) che abbraccia, invitando così ad avvolgere di tenerezza l’intero mondo abitato. L’oceano, infatti, non collega solo popoli e Paesi, ma terre e continenti; perciò Lisbona, città dell’oceano, richiama all’importanza dell’insieme, a pensare i confini come zone di contatto, non come frontiere che separano. Sappiamo che oggi le grandi questioni sono globali, eppure spesso sperimentiamo l’inefficacia nel rispondervi proprio perché davanti a problemi comuni il mondo è diviso, o per lo meno non abbastanza coeso, incapace di affrontare unito ciò che mette in crisi tutti. Sembra che le ingiustizie planetarie, le guerre, le crisi climatiche e migratorie corrano più veloci della capacità, e spesso della volontà, di fronteggiare insieme tali sfide.
Lisbona può suggerire un cambio di passo. Qui nel 2007 è stato firmato l’omonimo Trattato di riforma dell’Unione Europea. Esso afferma che «l’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli» (Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull’Unione Europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea, art. 1,4/2.1); ma va oltre, asserendo che «nelle relazioni con il resto del mondo […] contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani» (art. 1,4/2.5). Non sono solo parole, ma pietre miliari per il cammino della comunità europea, scolpite nella memoria di questa città. Ecco lo spirito dell’insieme, animato dal sogno europeo di un multilateralismo più ampio del solo contesto occidentale.
Secondo un’etimologia discussa, il nome Europa deriverebbe proprio da una parola che indica la direzione di occidente. È certo invece che Lisbona è la capitale più a ovest dell’Europa continentale. Essa richiama dunque la necessità di aprire vie di incontro più vaste, come il Portogallo già fa, soprattutto con Paesi di altri continenti accomunati dalla stessa lingua. Auspico che la Giornata Mondiale della Gioventù sia, per il “vecchio continente” – possiamo dire l’“anziano” continente -, un impulso di apertura universale, cioè un impulso di apertura che lo renda più giovane. Perché di Europa, di vera Europa, il mondo ha bisogno: ha bisogno del suo ruolo di pontiere e di paciere nella sua parte orientale, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente. Così l’Europa potrà apportare, all’interno dello scenario internazionale, la sua specifica originalità, delineatasi nel secolo scorso quando, dal crogiuolo dei conflitti mondiali, fece scoccare la scintilla della riconciliazione, inverando il sogno di costruire il domani con il nemico di ieri, di avviare percorsi di dialogo, percorsi di inclusione, sviluppando una diplomazia di pace che spenga i conflitti e allenti le tensioni, capace di cogliere i segnali di distensione più flebili e di leggere tra le righe più storte.
Nell’oceano della storia, stiamo navigando in un frangente tempestoso e si avverte la mancanza di rotte coraggiose di pace. Guardando con accorato affetto all’Europa, nello spirito di dialogo che la caratterizza, verrebbe da chiederle: verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente? La tua tecnologia, che ha segnato il progresso e globalizzato il mondo, da sola non basta; tanto meno bastano le armi più sofisticate, che non rappresentano investimenti per il futuro, ma impoverimenti del vero capitale umano, quello dell’educazione, della sanità, dello stato sociale. Preoccupa quando si legge che in tanti luoghi si investono continuamente fondi sulle armi anziché sul futuro dei figli. E questo è vero. Mi diceva l’economo, alcuni giorni fa, che il migliore reddito di investimenti è nella fabbricazione di armi. Si investe più sulle armi che sul futuro dei figli. Io sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza; un’Europa che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e andando oltre i bisogni dell’immediato; un’Europa che includa popoli e persone con la loro propria cultura, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche. E questo ci aiuterà a pensare ai sogni dei padri fondatori dell’Unione europea: questi sognavano alla grande!
L’oceano, immensa distesa d’acqua, richiama le origini della vita. Nel mondo evoluto di oggi è divenuto paradossalmente prioritario difendere la vita umana, messa a rischio da derive utilitariste, che la usano e la scartano: la cultura dello scarto della vita. Penso a tanti bambini non nati e anziani abbandonati a sé stessi, alla fatica di accogliere, proteggere, promuovere e integrare chi viene da lontano e bussa alle porte, alla solitudine di molte famiglie in difficoltà nel mettere al mondo e crescere dei figli. Verrebbe anche qui da dire: verso dove navigate, Europa e Occidente, con lo scarto dei vecchi, i muri col filo spinato, le stragi in mare e le culle vuote? Verso dove navigate? Dove andate se, di fronte al male di vivere, offrite rimedi sbrigativi e sbagliati, come il facile accesso alla morte, soluzione di comodo che appare dolce, ma in realtà è più amara delle acque del mare? E penso a tante leggi sofisticate sull’eutanasia.
Lisbona, abbracciata dall’oceano, ci dà però motivo di sperare, è città della speranza. Un oceano di giovani si sta riversando in quest’accogliente città; e io vorrei ringraziare per il grande lavoro e il generoso impegno profusi dal Portogallo per ospitare un evento così complesso da gestire, ma fecondo di speranza. Come si dice da queste parti: «Accanto ai giovani, uno non invecchia». Giovani provenienti da tutto il mondo, che coltivano i desideri dell’unità, della pace e della fraternità, giovani che sognano ci provocano a realizzare i loro sogni di bene. Non sono nelle strade a gridare rabbia, ma a condividere la speranza del Vangelo, la speranza della vita. E se da molte parti oggi si respira un clima di protesta e insoddisfazione, terreno fertile per populismi e complottismi, la Giornata Mondiale della Gioventù è occasione per costruire insieme. Rinverdisce il desiderio di creare novità, di prendere il largo e navigare insieme verso il futuro. Vengono in mente alcune parole ardite di Pessoa: «Navigare è necessario, vivere non è necessario […]; quello che serve è creare» (Navegar é preciso). Diamoci dunque da fare con creatività per costruire insieme! Immagino tre cantieri di speranza in cui possiamo lavorare tutti uniti: l’ambiente, il futuro, la fraternità.
L’ambiente. Il Portogallo condivide con l’Europa tanti sforzi esemplari per la protezione del creato. Ma il problema globale rimane estremamente serio: gli oceani si surriscaldano e i loro fondali portano a galla la bruttezza con cui abbiamo inquinato la casa comune. Stiamo trasformando le grandi riserve di vita in discariche di plastica. L’oceano ci ricorda che la vita dell’uomo è chiamata ad armonizzarsi con un ambiente più grande di noi, che va custodito, va custodito con premura, pensando alle giovani generazioni. Come possiamo dire di credere nei giovani, se non diamo loro uno spazio sano per costruire il futuro?
Il futuro è il secondo cantiere. E il futuro sono i giovani. Ma tanti fattori li scoraggiano, come la mancanza di lavoro, i ritmi frenetici in cui sono immersi, l’aumento del costo della vita, la fatica a trovare un’abitazione e, ancora più preoccupante, la paura di formare famiglie e mettere al mondo dei figli. In Europa e, più in generale, in Occidente, si assiste a una fase discendente della curva demografica: il progresso sembra una questione riguardante gli sviluppi della tecnica e gli agi dei singoli, mentre il futuro chiede di contrastare la denatalità e il tramonto della voglia di vivere. La buona politica può fare molto in questo, può essere generatrice di speranza. Essa, infatti, non è chiamata a detenere il potere, ma a dare alla gente il potere di sperare. È chiamata, oggi più che mai, a correggere gli squilibri economici di un mercato che produce ricchezze, ma non le distribuisce, impoverendo di risorse e certezze gli animi. È chiamata a riscoprirsi generatrice di vita e di cura, a investire con lungimiranza sull’avvenire, sulle famiglie e sui figli, a promuovere alleanze intergenerazionali, dove non si cancelli con un colpo di spugna il passato, ma si favoriscano i legami tra giovani e anziani. Questo dobbiamo riprenderlo: il dialogo tra giovani e anziani. A questo richiama il sentimento della saudade portoghese, la quale esprime una nostalgia, un desiderio di bene assente, che rinasce solo a contatto con le proprie radici. I giovani devono trovare le proprie radici negli anziani. In tal senso è importante l’educazione, che non può solo impartire nozioni tecniche per progredire economicamente, ma è destinata a immettere in una storia, a consegnare una tradizione, a valorizzare il bisogno religioso dell’uomo e a favorire l’amicizia sociale.
L’ultimo cantiere di speranza è quello della fraternità, che noi cristiani impariamo dal Signore Gesù Cristo. In tante parti del Portogallo il senso del vicinato e la solidarietà sono molto vivi. Però, nel contesto generale di una globalizzazione che ci avvicina, ma non ci dà la prossimità fraterna, tutti siamo chiamati a coltivare il senso della comunità, a partire dalla ricerca di chi ci abita accanto. Perché, come notò Saramago, «ciò che dà il vero senso all’incontro è la ricerca, e bisogna fare molta strada per raggiungere ciò che è vicino» (Todos os nomes, 1997). Com’è bello riscoprirci fratelli e sorelle, lavorare per il bene comune lasciando alle spalle contrasti e diversità di vedute! Anche qui ci sono d’esempio i giovani che, con il loro grido di pace e la loro voglia di vita, ci portano ad abbattere i rigidi steccati di appartenenza eretti in nome di opinioni e credo diversi. Ho saputo di tanti giovani che qui coltivano il desiderio di farsi prossimi; penso all’iniziativa Missão País, che porta migliaia di ragazzi a vivere nello spirito del Vangelo esperienze di solidarietà missionaria nelle zone periferiche, specialmente nei villaggi all’interno del Paese, andando a trovare molti anziani soli, e questo è un’ “unzione” per la gioventù. Vorrei ringraziare e incoraggiare, accanto ai tanti che nella società portoghese si occupano degli altri, la Chiesa locale, che fa tanto bene, lontana dalla luce dei riflettori.
Fratelli e sorelle, sentiamoci tutti insieme chiamati, fraternamente, a dare speranza al mondo in cui viviamo e a questo magnifico Paese. Deus abençoe Portugal!
[01184-IT.02] [Testo originale: Italiano]
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[3 agosto 2012 Dalla sala stampa vaticana] Incontro con i Giovani Universitari presso la Universidade Católica Portuguesa di Lisbona
Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua italiana
Questa mattina, Papa Francesco ha celebrato la Santa Messa in forma privata in Nunziatura. Erano presenti quattro familiari della donna francese, animatrice di catechesi di 62 anni, venuta a Lisbona per la GMG e deceduta nei giorni scorsi a causa di un incidente nella casa in cui era ospitata.
Prima di lasciare la Nunziatura, Papa Francesco ha incontrato un gruppo di quindici giovani pellegrini dall’Ucraina accompagnati dal Sig. Denys Kolada, Consulente per il Dialogo con le organizzazioni religiose presso il Governo ucraino. Dopo aver ascoltato le loro toccanti storie, il Papa ha rivolto ai ragazzi alcune parole, manifestando la sua vicinanza, “dolorosa e di preghiera”. Nel concludere l’incontro, durato circa 30 minuti, il Papa e i ragazzi hanno recitato insieme il Padre Nostro, con il pensiero rivolto alla martoriata Ucraina.
Quindi, il Santo Padre Francesco ha lasciato la Nunziatura Apostolica e si è trasferito in auto all’Universidade Católica Portuguesa di Lisbona dove, alle ore 9.00 (10.00 ora di Roma), ha incontrato i Giovani Universitari nel piazzale antistante l’Università.
Dopo l’esecuzione di un brano musicale e il saluto di benvenuto della Prof.ssa Isabel Capeloa Gil, Rettore dell’Università Cattolica Portoghese, hanno avuto luogo due testimonianze, una ispirata alla Laudato si’ e un’altra ispirata dal Patto Educativo Globale. Poi, dopo un canto della Corale, hanno fatto seguito una testimonianza sull’Economy of Francesco e una di una giovane aiutata dal Fondo Papa Francesco per una cultura dell’incontro. Quindi il Papa ha pronunciato il Suo discorso.
Al termine, dopo la recita del Padre Nostro, la Benedizione finale e l’esecuzione di un ultimo brano musicale, il Santo Padre ha benedetto la Prima Pietra del Campus Veritatis. Secondo le autorità locali hanno partecipato all’incontro circa 6500 persone.
Quindi, il Papa ha lasciato l’Università e si è trasferito in auto alla sede di Scholas Occurrentes di Cascais.
Pubblichiamo di seguito il discorso che Papa Francesco ha pronunciato nel corso dell’incontro con i Giovani Universitari.
Discorso del Santo Padre
[01186-ES.02] [Texto original: Español]
Traduzione in lingua italiana
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Grazie, Signora Rettrice, per le sue parole. Obrigado! Ha detto che tutti ci sentiamo «pellegrini». È una parola bella, il cui significato merita di essere meditato; letteralmente vuol dire lasciare da parte la routine abituale e mettersi in cammino con un’intenzione, muovendosi «attraverso i campi» o «oltre i propri confini», cioè fuori dalla propria zona di comfort verso un orizzonte di senso. Nel termine “pellegrino” vediamo rispecchiata la condizione umana, perché ognuno è chiamato a confrontarsi con grandi domande che non hanno risposta, una risposta semplicistica o immediata, ma invitano a compiere un viaggio, a superare sé stessi, ad andare oltre. È un processo che un universitario comprende bene, perché così nasce la scienza. E così cresce pure la ricerca spirituale. Essere pellegrino è camminare verso una meta o cercando una meta. C’è sempre il pericolo di camminare in un labirinto, dove non c’è meta. E nemmeno uscita. Diffidiamo delle formule prefabbricate – sono labirintiche –, diffidiamo delle risposte che sembrano a portata di mano, di quelle risposte sfilate dalla manica come carte da gioco truccate; diffidiamo di quelle proposte che sembrano dare tutto senza chiedere nulla. Diffidiamo! Questa diffidenza è un’arma per poter andare avanti e non continuare a girare in tondo. Una delle parabole di Gesù dice che la perla di grande valore colui la cerca con intelligenza e con intraprendenza, e dà tutto, rischia tutto ciò che ha per averla (cfr Mt 13,45-46). Cercare e rischiare: ecco i due verbi del pellegrino. Cercare e rischiare.
Pessoa ha detto, in modo tormentato ma corretto, che «essere insoddisfatti è essere uomini» (Mensagem, O Quinto Império). Non dobbiamo aver paura di sentirci inquieti, di pensare che quanto facciamo non basti. Essere insoddisfatti, in questo senso e nella giusta misura, è un buon antidoto contro la presunzione di autosufficienza e contro il narcisismo. L’incompletezza caratterizza la nostra condizione di cercatori e pellegrini; come dice Gesù, “siamo nel mondo, ma non siamo del mondo” (cfr Gv 17,16). Siamo in cammino verso… Siamo chiamati a qualcosa di più, a un decollo senza il quale non c’è volo. Non allarmiamoci allora se ci troviamo interiormente assetati, inquieti, incompiuti, desiderosi di senso e di futuro, com saudade do futuro! E qui, insieme alla saudade do futuro, non dimenticatevi di mantenere viva la memoria del futuro. Non siamo malati, siamo vivi! Preoccupiamoci piuttosto quando siamo disposti a sostituire la strada da fare col fare sosta in qualsiasi punto di ristoro, purché ci dia l’illusione della comodità; quando sostituiamo i volti con gli schermi, il reale con il virtuale; quando, al posto delle domande che lacerano, preferiamo le risposte facili che anestetizzano. E le possiamo trovare in qualsiasi manuale sui rapporti sociali, su come comportarsi bene. Le risposte facili anestetizzano.
Amici, permettetemi di dirvi: cercate e rischiate, cercate e rischiate. In questo frangente storico le sfide sono enormi, e i gemiti dolorosi. Stiamo vedendo una terza guerra mondiale a pezzi. Ma abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. Ci vuole coraggio per pensare questo. Siate dunque protagonisti di una “nuova coreografia” che metta al centro la persona umana, siate coreografi della danza della vita. Le parole della Signora Rettrice sono state per me ispiratrici, in particolare quando ha detto che «l’università non esiste per preservarsi come istituzione, ma per rispondere con coraggio alle sfide del presente e del futuro». L’autopreservazione è una tentazione, è un riflesso condizionato della paura, che fa guardare all’esistenza in modo distorto. Se i semi preservassero sé stessi, sprecherebbero completamente la loro potenza generativa e ci condannerebbero alla fame; se gli inverni preservassero sé stessi, non ci sarebbe la meraviglia della primavera. Abbiate perciò il coraggio di sostituire le paure coi sogni. Sostituite le paure coi sogni: non siate amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!
Sarebbe uno spreco pensare a un’università impegnata a formare le nuove generazioni solo per perpetuare l’attuale sistema elitario e diseguale del mondo, in cui l’istruzione superiore resta un privilegio per pochi. Se la conoscenza non viene accolta come responsabilità, diventa sterile. Se chi ha ricevuto un’istruzione superiore (che oggi, in Portogallo e nel mondo, rimane un privilegio) non si sforza di restituire ciò di cui ha beneficiato, non ha capito fino in fondo cosa gli è stato offerto. Mi piace pensare al Libro della Genesi; le prime domande che Dio pone all’uomo sono: «Dove sei?» (Gen 3,9) e «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9). Ci farà bene chiederci: dove sono? Me ne sto chiuso nella mia bolla o corro il rischio di uscire dalle mie sicurezze per diventare un cristiano praticante, un artigiano della giustizia, un artigiano della bellezza? E ancora: Dov’è mio fratello? Esperienze di servizio fraterno come la Missão País e molte altre che nascono in ambito accademico dovrebbero essere considerate indispensabili per chi passa da un’università. Il titolo di studio non deve infatti essere visto solo come una licenza per costruire il benessere personale, ma come un mandato per dedicarsi a una società più giusta, una società più inclusiva, cioè più progredita. Mi è stato detto che una vostra grande poetessa, Sophia de Mello Breyner Andresen, in un’intervista che è una sorta di testamento, alla domanda: «Che cosa le piacerebbe vedere realizzato in Portogallo in questo nuovo secolo?», ha risposto senza esitare: «Vorrei vedere realizzata la giustizia sociale, la riduzione del divario tra ricchi e poveri» (Entrevista de Joaci Oliveira, in Cidade Nova, nº 3/2001). Giro a voi questa domanda. Voi, cari studenti, pellegrini del sapere, cosa volete vedere realizzato in Portogallo e nel mondo? Quali cambiamenti, quali trasformazioni? E in che modo l’università, soprattutto quella cattolica, può contribuirvi?
Beatriz, Mahoor, Mariana, Tomás, vi ringrazio per le vostre testimonianze. Avevano tutte un tono di speranza, una carica di entusiasmo realista, senza lamentele ma nemmeno senza fughe in avanti idealiste. Volete essere «protagonisti, protagonisti del cambiamento», come ha detto Mariana. Ascoltandovi, ho pensato a una frase che forse vi è familiare, dello scrittore José de Almada Negreiros: «Ho sognato un Paese in cui tutti arrivavano a essere maestri» (A Invenção do Dia Claro). Anche questo anziano che vi parla – ormai sono vecchio –, sogna che la vostra generazione divenga una generazione di maestri. Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza. E maestri che difendano la vita del pianeta, minacciata in questo momento da una grave distruzione ecologica.
Come alcuni di voi hanno sottolineato, dobbiamo riconoscere l’urgenza drammatica di prenderci cura della casa comune. Tuttavia, ciò non può essere fatto senza una conversione del cuore e un cambiamento della visione antropologica alla base dell’economia e della politica. Non ci si può accontentare di semplici misure palliative o di timidi e ambigui compromessi. In questo caso «le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro» (Lett. enc. Laudato si’, 194). Non dimenticatelo: le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Si tratta invece di farsi carico di quello che purtroppo continua a venir rinviato: ossia la necessità di ridefinire ciò che chiamiamo progresso ed evoluzione. Perché, in nome del progresso, si è fatto strada troppo regresso. Studiate bene questo che vi dico: in nome del progresso, si è fatto strada troppo regresso. Voi siete la generazione che può vincere questa sfida: avete gli strumenti scientifici e tecnologici più avanzati ma, per favore, non cadete nella trappola di visioni parziali. Non dimenticate che abbiamo bisogno di un’ecologia integrale, abbiamo bisogno di ascoltare la sofferenza del pianeta insieme a quella dei poveri; abbiamo bisogno di mettere il dramma della desertificazione in parallelo con quello dei rifugiati; il tema delle migrazioni insieme a quello della denatalità; abbiamo bisogno di occuparci della dimensione materiale della vita all’interno di una dimensione spirituale. Non creare polarizzazioni, ma visioni d’insieme.
Grazie, Tomás, per aver detto che «non è possibile un’autentica ecologia integrale senza Dio, che non può esserci futuro in un mondo senza Dio». Vorrei dirvi: rendete la fede credibile attraverso le scelte. Perché se la fede non genera stili di vita convincenti non fa lievitare la pasta del mondo. Non basta che un cristiano sia convinto, deve essere convincente; le nostre azioni sono chiamate a riflettere la bellezza, gioiosa e insieme radicale, del Vangelo. Inoltre, il cristianesimo non può essere abitato come una fortezza circondata da mura, che alza bastioni nei confronti del mondo. Perciò ho trovato toccante la testimonianza di Beatriz, quando ha detto che proprio «a partire dal campo della cultura» si sente chiamata a vivere le Beatitudini. In ogni epoca uno dei compiti più importanti per i cristiani è recuperare il senso dell’incarnazione. Senza l’incarnazione, il cristianesimo diventa ideologia – e la tentazione delle ideologie cristiane, tra virgolette, è molto attuale. È l’incarnazione che permette di essere stupiti dalla bellezza che Cristo rivela attraverso ogni fratello e sorella, ogni uomo e donna.
A tale proposito, è interessante che nella vostra nuova cattedra dedicata all’«Economia di Francesco» abbiate aggiunto la figura di Chiara. Il contributo femminile è indispensabile. Nell’inconscio collettivo, quante volte si pensa che le donne sono di seconda categoria, sono riserve, non giocano come titolari. Questo esiste nell’inconscio collettivo. Il contributo femminile è indispensabile. Del resto, nella Bibbia si vede come l’economia della famiglia è in larga parte in mano alla donna. Lei, con la sua saggezza, è la vera “reggente” della casa, che non ha per fine esclusivamente il profitto, ma la cura, la convivenza, il benessere fisico e spirituale di tutti, e pure la condivisione con i poveri e i forestieri. È entusiasmante intraprendere gli studi economici con questa prospettiva: con l’obiettivo di restituire all’economia la dignità che le spetta, perché non sia preda del mercato selvaggio e della speculazione.
L’iniziativa del Patto Educativo Globale, e i sette principi che ne formano l’architettura, includono molti di questi temi, dalla cura della casa comune alla piena partecipazione delle donne, fino alla necessità di trovare nuove modalità d’intendere l’economia, la politica, la crescita e il progresso. Vi invito a studiare il Patto educativo globale e ad appassionarvene. Uno dei punti che tratta è l’educazione all’accoglienza e all’inclusione. Non possiamo fingere di non aver sentito le parole di Gesù nel capitolo 25 di Matteo: «ero straniero e mi avete accolto» (v. 35). Ho seguito con emozione la testimonianza di Mahoor, quando ha evocato cosa significa vivere con «il sentimento costante di assenza di un focolare, della famiglia, degli amici […], di essere rimasta senza casa, senza università, senza soldi […], stanca, esausta e abbattuta dal dolore e dalle perdite». Ci ha detto di aver ritrovato speranza perché qualcuno ha creduto nell’impatto trasformante della cultura dell’incontro. Ogni volta che qualcuno pratica un gesto di ospitalità, provoca una trasformazione.
Amici, sono molto contento di vedervi comunità educativa viva, aperta alla realtà, e consapevoli che il Vangelo non fa da ornamento, ma anima le parti e l’insieme. So che il vostro percorso comprende diversi ambiti: studio, amicizia, servizio sociale, responsabilità civile e politica, cura della casa comune, espressioni artistiche… Essere un’università cattolica vuol dire anzitutto questo: che ogni elemento è in relazione al tutto e che il tutto si ritrova nelle parti. Così, mentre si acquisiscono le competenze scientifiche, si matura come persone, nella conoscenza di sé e nel discernimento della propria strada. Strada sì, labirinto no. Allora, avanti! Una tradizione medievale racconta che quando i pellegrini del Cammino di Santiago si incrociavano, uno salutava l’altro esclamando «Ultreia» e l’altro rispondeva «et Suseia». Sono espressioni di incoraggiamento a continuare la ricerca e il rischio del cammino, dicendoci reciprocamente: “Dai, coraggio, vai avanti!”. Questo è ciò che auguro anch’io a tutti voi, con tutto il cuore. Grazie.
[01186-IT.02] [Testo originale: Spagnolo]
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L’incontro con i giovani universitari: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/08/03/0544/01187.html
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Dibattito. Verso le elezioni sarde
Cari indipendentisti…
di Giorgio Seguro.
Io credo che la costellazione dei movimenti indipendentisti, non raramente in contrasto tra di loro, compiano l’errore, pur nella nobiltà dei loro valori, di considerare l’indipendentismo un punto programmatico di partenza, anziché di arrivo.
Da qui, la difficoltà di accordi solidi tra di loro e la scarsa presa che diverse e ripetute tornate elettorali hanno dimostrato di avere sui sardi in generale.
E, con tutto rispetto e anche rammarico, mi pare poco realistico accreditare una lista di questi movimenti (spesso, ahimè, ripeto, l’un contro l’altro armati!) di un potenziale 8% di elettorato!
Io credo che la lotta per un progressivo, seppur lento, cammino verso il più alto livello di riconoscimento della specificità della nostra sardità, non possa che passare per tappe, per accordi, chiari, per quanto faticosi, compromessi all’interno di una coalizione di sinistra, dove venga pattuito un impegno solido volto a ottenere:
Verso le Elezioni sarde
Elezioni regionali. La Sinistra sarda pubblica il suo documento programmatico. Forze politiche ed elettori hanno il dovere di pronunciarsi
2 Agosto 2023
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
La sinistra sarda mette a tacere le chiacchiere, le preclusioni pregiudiziali, e pubblica il suo⁷ documento programmatico per le elezioni Regionali. E’ un documento semplice e chiaro su cui, tutti, forze politiche ed elettori possono e debbono misurarsi.
I punti centrali sono quelli classici della sinistra: no alla guerra, agli armamenti, alle basi militari; difesa dei […]
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Regionali. Ecco il documento del Tavolo della sinistra
2 Agosto 2023 su Democraziaoggi
Lo schieramento della Sinistra sarda ha tenuto due incontri, il 24 e il 31 luglio, al termine dei quali ha deliberato il documento che pubblichiamo, sul quale chiama al confronto tutte le forze democratiche sarde. Ecco il documento.
Documento Politico
PREMESSA
C’è bisogno in Sardegna di un nuovo progetto politico.Le organizzazioni politiche in calce, […]
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Don Dino Pittau
È morto Don Dino Pittau
A 92 anni è morto oggi Don Dino Pittau. Ne danno notizia i suoi ex ragazzi della Toniolo* (nella chat Noi della Toniolo), con uno scarno comunicato pieno di pathos: “Cari amici della Toniolo, oggi è un tristissimo giorno, ci ha lasciato il nostro carissimo Assistente Spirituale Don Dino. Nella certezza che sia giunto nel meritato paradiso preghiamo per Lui come siamo sicuri che da lassù ci assisterà. R.I.P.”. Per noi che lo abbiamo conosciuto e amato sempre don Dino, anche se nella sua lunga carriera ecclesiastica ha meritato il titolo di monsignore, canonico della Cattedrale. Di lui scrive Mario Girau: “Da lassù non gli mancherà il “lavoro”. Deve pregare per i parrocchiani di Sant’Anna, dove è stato vice parroco dal 1956 al 1966; per quelli di San Biagio (Dolianova), di cui è stato parroco dal 1967 al 1975. Per la gente di Sanluri (1975- 1986), Monastir (1986-1990), sant’Avendrace (1990-1998) e della cattedrale (1998-2008). Anche per i numerosi alunni (è stato mio professore di religione in 1^ media nella scuola media n.3 – scalette San Sepolcro) incontrati nelle scuole statali di cagliari e della diocesi. Nella prima lezione ha parlato della sua vocazione al sacerdozio nata sulle orme scia di altri due fratelli sacerdoti. Il fratello più piccolo, don Tonio, forse muoveva i primi passi in seminario. Condoglianze ai ragazzi della “Toniolo” superbi testimoni di carità”. E Giacomo Meloni scrive: “Il Signore e la Madonna di Bonaria, alla quale don Dino era devoto per essere stato ordinato sacerdote nella Basilica a Lei dedicata, lo accoglieranno in Paradiso.
La camera ardente sarà preparata nella sagrestia dei canonici nella Cattedrale di Cagliari.
Don Dino, infatti, era canonico capitolare della Cattedrale,di cui è stato anche Parroco dopo suo fratello don Tonio, morto tragicamente”.
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*[Da Aladinpensiero del 4 aprile 2017] “A noi, ragazzi degli anni sessanta/settanta che frequentavamo nella Parrocchia di Sant’Anna l’associazione “Gioventù Italiana di Azione Cattolica Giuseppe Toniolo”, bastava essere identificati come “quelli della Toniolo”, fieri di appartenere a un’organizzazione laicale prestigiosa, in grado di coniugare impegno religioso, sociale, culturale, sportivo, la cui fondazione risaliva agli anni del secondo dopoguerra. Poco sapevamo del personaggio che le dava nome, che solo più tardi abbiamo appreso essere un grande scienziato economista e sociologo, impegnato cristianamente al servizio della società civile e fervente uomo di Chiesa, qualità che gli valsero nel 2012 la beatificazione. Nei nostri periodici appuntamenti di “ex soci della Toniolo”, che datano da diversi anni, abbiamo il piacere di ritrovarci, più o meno anziani, intorno al nostro storico assistente spirituale, mons. Dino Pittau (per noi sempre don Dino, oggi ottuagenario, per il quale preghiamo Dio che ce lo conservi a lungo)[…]”.
Oggi martedì 1 agosto 2023
Regionali. Orizzonte Sinistra per una coalizione ampia di cambiamento
1 Agosto 2023 su Democraziaoggi
Pietro Pani – Pres. Orizzonte Sinistra
Pubblichiamo molto volentieri, per il prezioso contributo unitario, questo intervento in risposta alla sollecitazione avanzata nel post di ieri da Andrea Pubusa.
. “Caro Andrea, come in parte già sai l’Associazione Orizzonte Sinistra sta cercando di fare -nel suo piccolo- la sua parte per far si che questo confronto sul merito dei problemi e delle scelte dirimenti da fare stia al centro del patto tra le forze del “centrosinistra”. La nostra scelta è stata quella di batterci, insieme con altri soggetti, per dar vita ad un Coordinamento delle Associazioni e dei Movimenti che proprio in questi giorni sta elaborando un comune “Manifesto” programmatico col quale vogliamo sollecitare la coalizione a definire, sostanzialmente sui temi che tu hai citato come esempio, delle scelte decise e dirimenti, contribuendo in questo modo a definire su questo criterio anche il perimetro della coalizione che andrà formandosi.
Verso le elezioni sarde
Nasce il secondo polo in Sardegna
Oggi, 31 luglio 2023, le organizzazioni politiche Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, ProgReS – Progetu Repùblica de Sardigna, Partito Comunista Italiano, iRS — indipendèntzia Repùbrica de Sardigna e RossoMori promuovono un’alternativa unitaria e antagonista al cartello di partiti oggi presenti in Consiglio Regionale. I valori ispiratori della nostra pratica politica sono quelli dell’antiliberismo, dell’autodeterminazione, dell’antifascismo, del pacifismo, dell’antimperialismo, del femminismo intersezionale, dell’anticolonialismo, dell’ambientalismo.