Monthly Archives: giugno 2023
Oggi martedì 6 giugno 2023
Zuppi, l’esploratore di Francesco a Kyiv. Cosa può fare
Di Riccardo Cristiano | 05/06/2023 – su formiche: https://formiche.net/2023/06/zuppi-ucraina-kyiv-papa-francesco-guerra/
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Il Kosovo, rischio di un’altra guerra
La Repubblica – 05 Giugno 2023
di Enzo Bianchi Sul suo blog
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Depositate in Senato le 100 mila firme contro l’Autonomia differenziata
6 Giugno 2023 su Democraziaoggi
Salvatore Toscano – L’Indipendente
Mentre nei palazzi romani le forze politiche discutevano del capitolo riforme costituzionali, con particolare riguardo per l’autonomia differenziata, l’Italia dal basso raccoglieva firme per presentare la propria proposta di legge. L’obiettivo è modificare gli articoli 116 (terzo comma) e 117 (primo, secondo e terzo comma) della Carta per introdurre una clausola di […]
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Oggi lunedì 5 giugno 2023
2 Giugno. Quella parata contro la Repubblica
5 Giugno 2023
Nell’imminenza del 2 giugno, festa della Repubblica, è stato scritto l’articolo di Domenico Gallo, che riassume il senso dell’involuzione in atto, confermata poi dalle celebrazioni ufficiali. Molti anni prima Lellio Basso, autorevole, costituente aveva inviato al Ministro della difesa una riflessione sulla deformazione della Festa della Repubblica ancora attuale.
Ecco i due scritti.
Domenico Gallo su Democraziaoggi
Povera patria/ […]
——————Oggi ultimo giorno di proiezione——
San Giuseppe
Ho visto il docufilm e ne sono stato contento per due fondamentali ragioni. La prima è che il ricavato della vendita dei biglietti è destinato a sostenere famiglie povere della Palestina. Ne hanno veramente bisogno e ringraziamo la Caritas di Cagliari che al riguardo sostiene un apposito progetto sociale/solidale della Caritas di Gerusalemme (vedasi il Pellegrinaggio di fine anno). La seconda ragione è che il filmato da conto esaurientemente della devozione per San Giuseppe nel mondo. Non pensavo così estesa e importante. Questo aspetto è interessante per credenti e non credenti. Personalmente non mi sono immedesimato nelle pratiche devozionali, che in certa misura non capisco e neppure mi interessa condividere e approfondire. Ho una sconfinata ammirazione per la figura di San Giuseppe, che anche una visione laica della stessa può confermare. Anzi per me il più bel panegirico del santo è quello che ne fece il nostro amico Piero Marcialis sulla nostra News. Colgo comunque l’occasione per rammentare l’iniziativa dell’associazione Giuseppe Toniolo che si batte per la riapertura al culto e alla fruizione sociale e culturale della chiesetta di Stampace dedicata a San Giuseppe . Saludos (fm).
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La preghiera quotidiana di Papa Francesco
Oggi domenica 4 giugno 2023
Carbonia. La replica di Lussu al sottosegretario Marazza, Dessanay in stato di fermo a Carbonia: “E’ un clima di fascismo questo, lo ha creato, arbitro assoluto della situazione, questo miserabile funzionario fascista… Voi tenete costui a rappresentare la nostra Repubblica, cioè la Resistenza, la Liberazione e gli ideali di giustizia per i quali tutti quanti ci siamo battuti”.
4 Giugno 2023
Gianna Lai su Democraziaoggi
Nuovo post domenicale sulla storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.
Conosce molto bene la storia di Carbonia Emilio Lussu, la condizione mineraria e il quadro sociale: in data 23 giugno, il senato aveva approvato un Ordine del giorno, presentato proprio da Lussu e da Giuseppe Cavallera, che invitava “il governo a voler sollecitamente provvedere […]
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“Prendete la vita con leggerezza”. La lezione di Italo Calvino che non abbiamo ancora imparato
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Rocca attiva un nuovo sito web
Benvenuti sul nuovo sito di Rocca
di Mariano Borgognoni, direttore
31 Maggio 2023
Carissime amiche e carissimi amici,
come vedete è attivo il nuovo sito della nostra Rivista.
Oggi sabato 3 giugno 2023
Blaise Pascal, Pensieri sulla religione. Da La Civiltà cattolica: https://www.laciviltacattolica.it/articolo/i-pensieri-sulla-religionedi-blaise-pascal/
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Autonomia, la lobby dei governatori
3 Giugno 2023
Massimo Villone su Democraziaoggi
Sono in svolgimento presso la I^ Commissione Affari
costituzionali del Senato le audizioni sull’ AS 615, a
firma Calderoli, volto all’attuazione dell’Autonomia
regionale differenziata. Molte le opinioni contrarie, che
hanno variamente argomentato la lesione di principi
fondamentali di eguaglianza dei diritti e di unità del
Paese. Nulla di nuovo. Dubbi e perplessità sono venuti in passato
da soggetti non sospettabili di partigianeria, […]
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2 giugno Festa della Repubblica W la Costituzione
- Unu contu casteddaiu: https://www.aladinpensiero.it/?p=99082#more-99082
Oggi venerdì 2 giugno 2023 Festa della Repubblica
2 GIUGNO: DALLA PARTE DELLA COSTITUZIONE CHE RIPUDIA LA GUERRA
2 Giugno 2023 su Democraziaoggi
Questo 2 giugno non possiamo non pensare all’escalation militare che rischia di far esplodere un conflitto ben al di là di quello in atto fra Russia e Ucraina. L’Italia è coinvolta per l’invio di armi all’Ucraina, che configura una sorta di cobelliberanza contro la Russia. Queste decisioni sono in palese contrasto con l’art. 11 della Costituzione che ripudia la guerra e ammette per l’Italia solo la difesa armata del proprio territorio e la soluzione diplomatica delle controversie internazionali.
Le parti in conflitto alimentano invece la guerra con azioni militari e l’incremento degli armamenti. Bisogna dunque levare alta e forte la voce per la pace, come fa ogni giorno Papa Francesco.
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A Cagliari si svolge una manifestazione per la pace con concentrazione alle ore 16 a Marina Piccola […]
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Noi, la Guerra e don Milani
Costituente Terra Newsletter n. 118 del 1 giugno 2023 – Chiesadituttichiesadeipoveri Newsletter n. 299 del 1 giugno 2023
UN SECOLO E L’ALTRO
Cari Amici,
meno male che Kissinger ha cento anni, perché se ne avesse cinquanta di meno farebbe dell’Ucraina un Vietnam, dettando tutto da solo le scelte della politica estera americana, come oggi dice di aver sempre fatto in passato.
Il Vietnam costò agli Stati Uniti 60.00 morti e 153.000 feriti, per non parlare dei milioni di Vietcong e civili vietnamiti che in quella guerra persero la vita. Ma Biden nonostante le promesse di sostenere l’Ucraina fino alla fine, si guarda bene dal farne il suo Vietnam, e per suo mezzo debellare la Russia. Il supporto incondizionato a Kiev si può in realtà rivelare come un bluff, nel momento in cui l’Ucraina, illusa dalla schiera dei suoi alleati di poter vincere la guerra contro la Russia, si accorge che questo è impossibile e non ha come uscirne: deve rinunziare all’annunciata controffensiva di primavera, non riesce a riconquistare le terre irredente, non ha la strada dei negoziati che essa stessa ha precluso, né può dettare la pace alle sue condizioni, come le fanno credere i suoi partners europei. Nè può farlo al suo posto l’America: sarebbe contro natura per gli Stati Uniti giungere a uno scontro armato e finale con la Russia, come essi stessi hanno dimostrato con ben diversa sapienza durante tutto il corso della guerra fredda: e ci sono illustri reduci di quella vecchia America che ormai lo gridano sui tetti lanciando appelli alla diplomazia sul “New York Times”. Proprio perché credono all’Armageddon, gli americani non ci vogliono passare.
Se finisce il bluff del “morire per l’Ucraina”, finisce anche il bluff, o l’illusione, del “nuovo secolo americano” e dell’Impero globale dominato dagli Stati Uniti, che non dovevano essere superati, ma nemmeno eguagliati, come dicono, da alcuna altra Potenza.
Possiamo così sperare che il conflitto in Europa si concluda prima che il suo contagio si diffonda o degeneri in una guerra mondiale, secondo l’avvertimento che viene dal Kosovo.
Ma per noi è troppo poco che questa guerra finisca, innescando magari un lungo periodo di guerra virtuale e di “competizione strategica” fino alla “sfida culminante” con la Cina, come minacciano i documenti sulla “Strategia nazionale” degli Stati Uniti. Dobbiamo invece uscire dal sistema di dominio e di guerra e passare a un’altra idea del mondo, come un mondo di mondi diversi in relazione tra loro, fondato sulla pace, sulla cura della Terra e sulla dignità di tutte le creature.
In questi giorni un altro secolo è stato celebrato, quello dalla nascita di don Lorenzo Milani, sul quale pubblichiamo nel sito [e anche qui] un importante articolo di Tomaso Montanari uscito sul “Fatto” di lunedì 29 maggio: la scuola – diceva don Milani alla fine della sua vita – non deve servire, “a produrre una classe dirigente, ma una classe cosciente”; e Montanari commenta: “Oggi , al tempo del ministero dell’Istruzione e del merito, la situazione è anche peggiore di quella che Milani combatteva. La scuola è stata messa al servizio dello stato esistente, non del suo scardinamento. Serve a trasformare i ragazzi in capitale umano, in merce nel mercato del lavoro, in pezzi di ricambio per il mondo così com’è. Fa ancora parti uguali tra diseguali, e lo chiama ‘merito’. Manda ancora via i malati e la chiama ‘selezione’’’. Per non dire, potremmo aggiungere, della guerra alla quale, caduta in disuso l’obiezione di coscienza, non è ammessa nemmeno “l’obiezione dell’intelligenza”.
Con i più cordiali saluti,
Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri
Costituente Terra
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A cento anni dalla nascita
ATTUALITÀ DI DON MILANI
1 GIUGNO 2023 / EDITORE / DICONO LA LORO /
Il prete di Barbiana, perseguitato in vita, è oggi esaltato a buon mercato ma il suo insegnamento è contraddetto dalle imperanti ideologie del merito, della selezione e della guerra. Un articolo di Tomaso Montanari
di Tomaso Montanari
Pubblichiamo questo articolo del Rettore dell’Università per stranieri di Siena uscito sul Fatto Quotidiano del 29 maggio 2023.
In una pagina mirabile, il gesuita Michel de Certeau ha ricordato che “la Chiesa è sempre tentata di contraddire ciò che afferma, di difendersi, di obbedire alla legge che esclude, di identificare la verità con ciò che essa ne dice, di censire i ‘buoni’ in base ai suoi membri visibili… La storia dimostra che la tentazione è reale… ma l’esperienza cristiana rifiuta radicalmente la riduzione alla legge del gruppo. Ciò si traduce in un movimento di superamento incessante. Potremmo dire che la Chiesa è una setta che non accetta mai di esserlo. È costantemente attratta fuori di sé da quegli ‘stranieri’ che le sottraggono i suoi beni, che prendono sempre di sorpresa le elaborazioni e le istituzioni faticosamente acquisite, e nei quali la fede vivente riconosce, poco a poco, il Ladro colui che viene”. Una Chiesa, insomma, sempre tentata di lasciare la profezia per essere una società chiusa di ortodossi: e però sempre provvidenzialmente “sconquassata” da “stranieri” (cioè non allineati, non omologati, non conformisti) che in un primo tempo avversa, per poi riconoscere in essi Dio stesso, che disse di sé: “Ecco, io vengo come un ladro” (Ap. 16, 15).
Don Lorenzo Milani, che avrebbe ora compiuto cento anni, è stato uno di quegli stranieri, di quei ladri: uno dei più grandi, dei più duri, dei più teneri. La sua storia è stata scritta una volta per tutte da Dostoevskij, alla fine dei Karamazov: quando Gesù torna sulla terra il Grande Inquisitore, cioè la Chiesa del potere, gli rimprovera di aver voluto la sciare gli uomini liberi, di averli amati quando avrebbe dovuto dominarli. È quello che la Chiesa rimprovera ad ogni profeta: troppo amore! Trattato in vita dalla gerarchia ecclesiastica come un eretico (lui che era invece scrupolosamente ortodosso da un punto di vista dogmatico, e attratto dai sacramenti in modo quasi mistico), Milani oggi viene celebrato con fiumi di retorica: e il rischio è che non si rammenti più che era uno straniero e un ladro, cioè un profeta incendiario. Nato ricco e colto, Lorenzo Milani segue nudo il Cristo nudo, nei suoi poveri, con due stelle polari: il Vangelo per primo, e la Costituzione per seconda. Egli consuma la sua vita per dare ai poveri quella parola, quella lingua, quella dignità che possano permettere loro di non essere più schiavi dei “padroni”: come chiamava, senza reticenze, i ricchi e gli imprenditori. “Ci ho messo venticinque anni a sortire dalla classe sociale che scrive e legge l’Espresso e Il Mondo scrive Non mi devo far ricattare nemmeno per un solo giorno. Mi devono snobbare, dire che sono un ingenuo e un demagogo, non mi devono onorare come uno di loro, perché non sono di loro”. Ascoltiamo lui, allora, quest’anno: rileggiamo i libri suoi (in realtà sempre libri collettivi, scritti con il suo popolo, con i suoi ragazzi) e quelli dei testimoni più stretti e fedeli (Michele Gesualdi, Adele Corradi). Capiremo che don Milani è solo dei suoi poveri, non dei potenti che sabato hanno invaso Barbiana: “Reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia patria, gli altri i miei stranieri”.
La statura politica del Priore di Barbiana è assodata da tempo. Diceva Tullio De Mauro: “Capiamo meglio oggi Gramsci grazie alla grande luce, alla grande protesta, alla forza intellettuale di penetrazione nelle cose sprigionata da don Milani”. E la sua più ardente eredità politica è racchiusa proprio nelle ultime parole che dice al suo Michele: la scuola non serve a “produrre una nuova classe dirigente, ma una massa cosciente”. Oggi, al tempo del ministero dell’Istruzione e del merito, la situazione è anche peggiore di quella che Milani combatteva. La scuola è stata messa al servizio dello stato delle cose, non del suo scardinamento. Serve a trasformare i ragazzi in capitale umano, in merce nel mercato del lavoro, in pezzi di ricambio per il mondo così com’è. Fa ancora parti eguali fra diseguali: e lo chiama ‘merito. Manda ancora via i malati, e cura i sani: ella chiama “selezione”. E la stessa democrazia è ormai a gravissimo rischio, tra astensionismo e ritorno del fascismo: Milani scrive che, in una classe, “ventotto apolitici più 3 fascisti eguale 31 fascisti”.
Non fosse morto prima, sarebbe stato condannato per apologia di reato: l’obiezione di coscienza, che difende con tutta la sua forza. Perché nell’età atomica, scrive, “non esiste piu una ‘guerra giusta’ ne per la Chiesa ne per la Costituzione”. Insegnava ai suoi ragazzi che “se un ufficiale dara loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura…. Poi forse qualche generale troverà ugualmente il meschino che obbedisce, e cosi non riusciremo a salvare l’umanità. Non e un motivo per non fare fino in fondo il nostro dovere di maestri. Se non potremo salvare l’umanità ci salveremo almeno l’anima”. Quanto ci manca, oggi: nell’Italia senz’anima che, celebrandolo, lo tradisce.
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Addio a Michele Di Martino, già Sindaco di Cagliari
Michele Di Martino. Democristiano sempre e per sempre. Uomo di sport, che lo faceva uno del popolo, lui, rampollo della borghesia cagliaritana, eppur capace di parlare anche ai più poveri. Sono stato cinque anni con lui (1980-85) in Consiglio comunale, sempre all’opposizione e pertanto in opposizione alla sua parte politica. Ma sempre con tanto rispetto e comune dedizione istituzionale. Per alcuni anni fu Sindaco, una carica a cui arrivò “naturalmente”, quasi vi fosse predestinato. Tra i tanti ricordi solo uno: quello di una serata nella quale i senzatetto assediarono il Municipio, la tensione era alle stelle, si rischiavano tafferugli e più gravi disordini. Michele arrivo’ senza alcuna scorta, puntò dritto sulla più facinorosa dei manifestanti, la riconosciuta leader signora Pina. La prese affettuosamente sottobraccio e la portò nel suo ufficio seguita da una ristretta delegazione. Le acque come d’incanto si calmarono. Non ricordo che risultato fu raggiunto dai manifestanti, ma senza dubbio tutto fu incanalato in una civile negoziazione. In questo senso era capace di immedesimarsi con il popolo, che sapeva ascoltare.
Addio Michele Di Martino, signor Sindaco di tempi forse non migliori degli attuali ma ricchi di passione politica, quella si non più attuale. Condoglianze e vicinanza alla famiglia e agli amici che gli hanno voluto bene.
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La guerra sempre più europea sempre più mondiale
Più cannoni e meno diritti!
30-05-2023 – di: Domenico Gallo
Il coinvolgimento dell’Unione Europea nella guerra prosegue a pieno regime. Dopo il Consiglio Europeo del 23 marzo, che si è posto l’obiettivo di fornire all’Ucraina «entro i prossimi dodici mesi, un milione di munizioni di artiglieria nell’ambito di uno sforzo congiunto», adesso la Commissione ha formulato la proposta di un atto legislativo, indicato con l’acronimo di Asap (Act to Support Ammunition Production). Secondo il commissario europeo Thierry Breton, si tratta di un piano «mirato a sostenere direttamente, con i fondi UE, lo sviluppo dell’industria della difesa, per l’Ucraina e per la nostra sicurezza». Una produzione, di straordinaria necessità e urgenza, che deve essere velocizzata al punto da consentire deroghe alla legislazione ordinaria perché le fabbriche di armi e munizioni possano funzionare giorno e notte, sette giorni su sette, entrando in «modalità economia di guerra». In pratica, per sostenere le imprese della difesa nella produzione di munizioni e missili destinati all’Ucraina, il provvedimento in questione preveda la possibilità di disapplicare le norme in materia ambientale, di tutela della salute umana e della sicurezza sul luogo di lavoro. Per il finanziamento di questa missione bellica, l’Asap permette agli Stati membri di utilizzare il Fondo di coesione, il Fondo sociale europeo e il Pnrr.
In verità il Trattato sull’Unione Europea esclude che, in materia di politica estera e di sicurezza comune si possano adottare atti legislativi, ed esclude la competenza della Corte di Giustizia dell’Unione, trattandosi di un settore di collaborazione intergovernativa, in cui le eventuali decisioni possono essere adottate solo dal Consiglio europeo e dal Consiglio, che deliberano all’unanimità (art. 21 TUE). Il Fondo Europeo di coesione, il Fondo sociale europeo e i fondi stanziati per il Pnrr sono destinati a finalità sociali per incrementare il benessere dei popoli europei, non possono essere distratti per la guerra o, nella migliore delle ipotesi, per incrementare i profitti dell’industria bellica. Senonché, come dicono i francesi: À la guerre comme à la guerre! Quando siamo coinvolti in una guerra, non si può andare troppo per il sottile, bisogna stringersi a Corte. Le regole del diritto sono le prime ad essere calpestate, i diritti sociali possono, anzi debbono essere sacrificati alle esigenze della produzione bellica, non ci si può preoccupare di tutelare l’ambiente o la salute dei lavoratori: più cannoni e meno diritti. E non si può neanche protestare senza il rischio di essere linciati come antinazionali.
Il Parlamento Europeo ha condiviso l’esigenza di fare presto (As soon as possible) e ha votato il 9 maggio per adottare, con procedure d’urgenza, l’atto legislativo (inammissibile secondo il TUE), con 518 voti a favore, 59 contrari e 31 astenuti. Secondo le cronache, fra gli italiani hanno votato contro solo i deputati del Movimento 5 stelle e l’on. Massimiliano Smeriglio del PD, in dissenso dal suo Gruppo. Per effetto della procedura d’urgenza, il Parlamento Europeo voterà sul disegno di legge durante la prossima sessione, che si terrà dal 31 maggio al 1° giugno a Bruxelles. Questo voto del Parlamento europeo sarà l’ulteriore certificazione che l’Unione Europea e tutti i suoi paesi membri sono coinvolti a pieno titolo nella guerra e sono pienamente impegnati ad alimentarla e a proseguirla, fino alla vittoria finale, come pretende Zelensky (https://volerelaluna.it/mondo/2023/05/22/vincere-il-sinistro-ritornello-di-zelensky/).
In un documento pubblicato dal New York Times del 16 maggio, firmato da 15 esperti – analisti, docenti, ex diplomatici, ex consiglieri per la sicurezza nazionale e soprattutto ex militari di grado elevato – viene rivolto un pressante appello al Presidente degli Stati Uniti e al Congresso perché si ponga fine al più presto alla guerra con la diplomazia. I firmatari denunciano «il disastro assoluto della guerra russo-ucraina», con «centinaia di migliaia di persone uccise o ferite, milioni di sfollati, incalcolabili distruzioni dell’ambiente e dell’economia» e il rischio di «devastazioni esponenzialmente più grandi dal momento che le potenze si avvicinano a una guerra aperta». Ricordano l’osservazione di John F. Kennedy, 60 anni fa: «Le potenze nucleari devono evitare un confronto che dia all’avversario la scelta fra ritirarsi umiliato o usare le armi nucleari. Sarebbe il fallimento della nostra politica e la morte collettiva». Della saggezza di Kennedy non è trapelato nulla nella zucca dei leaders politici europei. Per costoro la guerra non è un disastro assoluto, che bisogna fermare al più presto. La pretesa di realizzare la pace attraverso la vittoria punta proprio a quello che Kennedy voleva evitare, cioè mettere l’avversario dinanzi alla scelta di ritirarsi umiliato o di usare le armi nucleari (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2023/05/08/ripudiare-la-pace-e-giocare-a-scacchi-con-la-morte/).
Se oggi ci troviamo di fronte a un’urgenza indifferibile, questa non è velocizzare la produzione delle bombe. Come sostengono i firmatari dell’appello americano, l’impegno genuino deve essere quello a «un immediato cessate il fuoco e negoziati senza precondizioni squalificanti e proibitive. Provocazioni deliberate hanno portato alla guerra Russia-Ucraina. Allo stesso modo, una deliberata diplomazia può porvi fine».
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Rocca ha un nuovo sito web:
Benvenuti sul nuovo sito di Rocca
di Mariano Borgognoni
31 Maggio 2023
Carissime amiche e carissimi amici,
come vedete è attivo il nuovo sito della nostra Rivista.
Con la sua attivazione ed il suo progressivo arricchimento e “aggiustamento” vogliamo mettere a disposizione di voi tutti uno strumento dove siano contenute più notizie e riflessioni, offrire una modalità di lettura più agevole e dare la possibilità di definire online abbonamenti o acquisto di libri ed altri materiali.
Presto troverete anche uno spazio che ospiterà lettere, considerazioni e suggerimenti da parte di abbonati, lettori e naviganti in cerca di un luogo di confronto libero e critico.
Siamo consapevoli che Rocca cartaceo è assolutamente fondamentale ma che ad esso sia bene affiancare uno spazio di comunicazione che faccia vivere quotidianamente il nostro modo di leggere il mondo, la società, le dinamiche ecclesiali con una visione laica di ispirazione cristiana.
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Oggi giovedì 1 giugno 2023
Leggendo i risultati elettorali
31 Maggio 2023
Rosamaria Maggio su Democraziaoggi
Soffia un vento di destra in tanti paesi europei. Dopo la Svezia, la Polonia, l’Ungheria e l’Italia, i partiti conservatori conquistano la maggioranza. Anche in Spagna dove il governo Sanchez ha fatto una politica che ha raggiunto evidenti risultati: una riforma del lavoro che ha fatto registrare un aumento dell’occupazione (più 12,6%), la generalizzazione […]
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2 GIUGNO. L’ART 2 E LA PATRIA, NON L’ETNIA
DOMENICO GALLO 30 MAGGIO 2023
Povera patria/ Schiacciata dagli abusi del potere/di gente infame, che non sa cos’è il pudore. Tra i governanti/ Quanti perfetti e inutili buffoni…
I versi struggenti di Franco Battiato sono la colonna sonora che ci restituisce la migliore rappresentazione del tempo in cui siamo immersi. Anche quest’anno verrà il 2 giugno,